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11. I Tredici Giorni e la Tempesta


Erano passati tredici giorni. In quei tredici giorni, Atena aveva lasciato il letto di Gray solo lo stretto necessario e cioè per andare a lavoro per poi tornare a rintanarsi sotto le sue coperte a farsi stringere da lui.

Atena Costa aveva ritrovato il sorriso e di quello se n'erano accorti tutti. In quel momento, mentre la giovane donna canticchiava per la sala e sorrideva ai clienti, suo padre la guardava felice da lontano.

«Scommetto che fa tanto sesso», stava dicendo Karima a Mila.

««Anche tu», rimbeccò Mila, legandosi i capelli in una coda alta.

Karima alzò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente. «Per l'ultima volta, mi dispiace che tu abbia dovuto vederlo ma non pensavo che saresti entrata senza bussare.»

«Perché cavolo avrei dovuto bussare prima di entrare in dispensa, Rims?!»

Karima strinse le braccia al petto. «Si chiama privacy.»

Atena si intrufolò tra le sue amiche e le strinse a sè per le spalle. «Di che parlate?»

«Della tua amica che fa sesso in dispensa.»

Atena sollevò l'indice. «Primo: ew, lì dentro c'è roba da mangiare», poi aprì le labbra in un sorriso che salì vino alle guance. «Secondo: con chi? È stato bravo?» le diede una gomitata per incitarla a parlare.

«Con Massimo.»

«Oh», il suo sorriso si fece, se possibile, ancora più ampio. «Il cuoco... l'ho sentito battere una bistecca l'altro giorno... deve essere bravo.»

Mila massaggiò le tempie, rassegnata. «Tini, ti prego», lo disse con il principio di un sorriso ad incorniciarle le labbra sottili: Atena era tornata.

Karima si fece pensierosa. «Non avrei usato la metafora della bistecca ma non mi sento di dire che non corrisponda alla realtà.»

«Signorina, scusi?»

Atena si voltò cordiale verso un cliente e lo raggiunse a grandi passi, chiedendo di che cosa avesse bisogno.

Gray entrò al ristorante in quel momento e i suoi occhi corsero immediatamente a cercarla: quel giorno indossava un vestito con la gonna morbida e svolazzante, tutto pieno di fiorellini di ogni colore. Teneva i capelli legati in uno chignon che mostrava la curva delicata del collo: poco più giù, nascosto sotto il tessuto del vestito, avrebbe trovato ancora il segno rosso del passaggio delle sue labbra su quella carne.

«Gray – mangi qualcosa?» lo richiamò Mila, sventolandogli davanti la mano.

«Hm?»

Mila alzò gli occhi al cielo. «Lascia perdere.»

Gray si voltò a guardarla quando riconobbe un tono ostile, senza capire cosa avesse fatto o non detto per meritarselo.

«Credo che faccia poco sesso» fu la giustificazione di Karima, comparsa alle sue spalle come un fantasma.

«Io non posso aiutarla» si limitò a rispondere. Anche se avesse voluto – e non voleva – Atena lo faceva andare a letto distrutto quasi tutte le sere. Distrutto, poi, si fa per dire.

Karima alzò le mani in segno di resa. «Oh, credimi: nemmeno io.»

«Gray!» tuonò la voce scura di Carmine, che lo raggiunse a grandi passi. «Ti ho tenuto da parte un bel piatto di bucatini all'Amatriciana.»

Gray non aveva idea di che cosa fosse, anche perché quando parlava Carmine non capiva nulla. Ma siccome ultimamente sembrava essere entrato nelle sue grazie – perché era evidentemente la causa del sorriso di Atena –, non se la sentiva di dargli torto, qualsiasi cosa dicesse.

«Fantastico», si limitò a rispondere.

Carmine gli diede una pacca sulla spalla così forte che a momenti gliela fece uscire fuori. «Siediti, te li faccio portare», fece una breve pausa. «Karima!»

«Arrivo boss!»

Carmine aveva smesso di sgridarla per dirle di non chiamarlo boss, visto che a quanto pareva avrebbe continuato a farlo comunque.

Atena approfittò di un momento di pausa per raggiungere Gray al bancone: si metteva sempre al solito posto vicino all'angolo, perché così poteva guardarla meglio mentre passava da un tavolo all'altro.

Gli poggiò una mano sulla spalla e a lui fece quasi paura la rapidità con la quale riconobbe quel tocco senza nemmeno voltarsi.

«Ciao», lo salutò lei.

Lui catturò la sua bocca con lo sguardo prima di parlare. «Ci prova con tutti i clienti, signorina?»

Atena si avvicinò al suo orecchio e gli sfiorò il lobo con la punta delle labbra. «Solo con pochi fortunati.»

Gray incurvò le labbra in un sorriso appena accennato e continuò a fissare quelle labbra carnose e rosse che adorava sentire sul suo corpo.

«Atena!»

Atena fece una smorfia e lui le sfiorò la mano che si era debolmente poggiata sulla sua spalla con la sua.

«Ti piace il gelato?» domandò, ignorando suo padre.

«Sì», il suo tono di voce si fece più roco. «Vuoi farci qualcosa di molto sporco?»

Atena alzò gli occhi al cielo. «L'ho fatto stamattina», poi sorrise, la sua lingua sfiorò un punto particolarmente sensibile dietro l'orecchio di Gray, lui schiuse le labbra. «Ma sì: perché non portarlo da te stasera?»

Gray aprì la bocca per rispondere.

«Atena! C'è gente!»

Atena imprecò. Lui sorrise. «Giuro che non me ne vado senza salutarti.»

Atena gli schioccò un bacio sulla guancia. «Te ne porto una coppetta quando hai finito i bucatini», indicò con lo sguardo il piatto davanti al suo naso.

...Karima era passata a portargli il pranzo e lui nemmeno se ne era reso conto.

Gray abbassò di nuovo le ciglia sulle sue labbra. «Dillo di nuovo.»

Lei sorrise imbarazzata. «Gray...»

Le afferrò il fianco e l'attirò a sé, facendola sussultare: Atena dimenticò che con ogni probabilità suo padre la stava ancora guardando.

«Bucatini» disse lei, scandendo le lettere sulle sue labbra.

Gray le strinse la carne del fianco e poi scese rapido sulla gonna del vestito, infilandoci un attimo sotto la mano per toccare la sua pelle. «Ti ascolterei parlare italiano tutto il giorno...»

Atena sentì un paio di passi indistinti alle sue spalle: con ogni probabilità suo padre stava andando lì a farle una bella ramanzina.

«Attento a quando ti insulta, però. In quel caso non sarà poi così divertente.»

La voce di Spencer le fece gelare il sangue nelle vene e sperò fino all'ultimo che si trattasse della sua immaginazione. Avrebbe preferito essere pazza al dover di nuovo avere a che fare con lui.

Gray si alzò dallo sgabello su cui era seduto e si parò davanti al corpo di Atena che, mandando al diavolo l'orgoglio, si lasciò proteggere dalle sue spalle e da quelle di suo padre.

Spencer guardò con l'accenno di un sorriso Gray e si trovò titubante di fronte agli occhi blu di Carmine.

«Non sono venuto qui a... rapire la principessa Peach, piccolo idraulico», disse con disprezzo, guardando Gray che ora più che mai gli avrebbe volentieri piantato un pugno in faccia.

«Sono venuto a darti questo», allungò la mano verso Atena e Gray bloccò quella mano stringendogli il polso. Spencer teneva nella mano una busta di carta bianca.

«Pensi che abbia paura di te?» domandò, guardando Gray.

«Un po' penso che ce l'hai», gli rispose con nonchalance. Riusciva a leggerlo nei movimenti del suo corpo: ogni tanto distoglieva lo sguardo e sobbalzava lievemente ai suoi movimenti.

Spencer non rispose e si liberò dalla stretta di Gray, e gli premette contro il petto la busta di carta in una spinta.

«Non finisce qui, è una promessa, Atena.»

«Stai minacciando mia figlia in casa mia?» domandò Carmine, facendo un paio di passi nella direzione dell'uomo.

Spencer si morse l'interno della guancia e indietreggiò di un paio di passi. «È un avvertimento», disse, prima di lasciare il locale davanti agli occhi attoniti dei presenti.

Fu Carmine a strappare la busta dalle mani di Gray, aprendola e leggendo il suo contenuto.

Atena si sporse oltre la spalla di Gray e fece un paio di passettini più avanti, sentendosi subito dopo avvolta nella stretta dolce di Gray, la cui mano si avvolse attorno al suo fianco.

I nasi impiccioni di Karima, Mila e della mamma di Atena, si strinsero tutti attorno a quel pezzo di carta.

«È un assegno», disse stizzita Mila.

«Con tutti i soldi che ha ti chiede pure di pagare la tua parte di matrimonio!» rincarò Karima.

«Papà...» Atena allungò la mano in direzione della busta e Carmine la poggiò sulla sua. «Me ne occupo io.»

Gli occhi risoluti di suo padre si puntarono nei suoi. «Non ti fare carico di cose che non ti riguardano.»

«Ma papà...»

«Atena.»

Atena si tacque e si strinse maggiormente a Gray che, furibondo, stava facendo di tutto per rimanere calmo.

«Va' a chiedere a quei clienti se vogliono un tavolo», si limitò a dire, intascando l'assegno e sparendo in cucina.

*

Atena stava mangiando talmente tanto di quel gelato direttamente dalla vaschetta che Gray si chiese come facesse a non stare male.

Atena indossava una sua vecchia maglietta con sopra il nome sbiadito di una band e nient'altro addosso. Teneva la vaschetta del gelato pericolosamente in equilibrio sulle ginocchia nude e i capelli le ricadevano arruffati sulle spalle.

Gray fece il giro del divano e si sedette accanto a lei; tolse poi la vaschetta di gelato dalle sue mani e ringraziò che gli sguardi non potessero uccidere visto quello che gli rivolse Atena. L'uomo poggiò la spalla contro la spalliera e si mise di profilo, allungandosi ancora verso di lei.

Poggiò infine il palmo aperto sulla sua guancia e si fece guardare: aveva tutte le labbra sporche di cioccolato. Gray sorrise, strofinò il pollice contro il suo labbro inferiore e cercò di pulirla quanto poteva.

«Cosa ti frulla in quella testolina, Atena?»

«Ha detto che non sarebbe finita...»

Gray si sporse per sfiorarle la fronte con un bacio. «Lascialo perdere, quel coglione.»

«Sì, ma-»

«Atena», un altro bacio. «Lascialo perdere.»

Atena annuì e sollevò gli occhi nei suoi - nelle sue costellazioni, per meglio dire.

«Non lavori oggi?»

Lui sbuffò. «Stasera», sfiorò il naso con il suo facendola sorridere. «Non sono più abituato a lavorare tutte le sere. Quando avevo il mio bar alcune volte potevo prendermi il lusso di non andare...»

Atena gli sfiorò il viso con la punta delle dita, disegnò la linea della sua mascella, accarezzò la sua barba incolta.

«Perché non ci torni?»

...perché tu sei qui, avrebbe voluto risponderle.

«Lo gestivo con il mio... amico» disse, con un pizzico di amarezza a incrinargli la voce.

«Non ci hai più parlato?» rispose lei, a voce bassa.

Gray scosse la testa. «Le nostre strade si sono separate. Anche se gli affiderei ancora la mia stessa vita.»

«Nonostante... tutto?»

Gray annuì. «Nonostante tutto.»

«Me lo presenterai un giorno, Andreas?» chiese, con un pizzico di imbarazzo nella voce.

«Vuoi incontrare quella parte della mia vita?»

«Voglio conoscere tutto di te, Gray Halley.»

Gray cercò le sue labbra, il suo sapore, la sua lingua...

«Un giorno ti farò fare un giro al Supernatural, downtown.»

Atena lo spinse per le spalle, mettendosi a cavalcioni su di lui. «Mi farai ubriacare, Gray?»

Gray disegnò la linea del suo collo a labbra aperte, facendola aderire meglio contro il suo corpo. «Sì, basta che alla fine torni a casa con me.»

«Promesso.»

Spazio autrice

Eccoci con un nuovo capitolo. Sto Spencer continua ad essere una bella piaga 🥲
Insomma, grazie a chi legge come sempre e spero che il capitolo vi sia piaciuto ❤️

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