1. High Infidelity
[Se si vuole ascoltare durante il capitolo ❤]
https://youtu.be/-qee6dFKlw4
Do you really want to know where I was April 29th?
Do I really have to chart the constellations in his eyes?
Do I really have to tell you how he brought me back to life?
La musica non era sufficientemente alta da coprire i gridolini delle damigelle d'onore. Erano tutte sedute strette ad un piccolo tavolo rotondo, circondate da pacchetti color pastello. Sopra le loro teste uno striscione di cartone con su scritto a caratteri cubitali: BRIDE TO BE. Indossavano tutte delle coroncine, tranne la presunta sposa che oltre al diadema, aveva i capelli nerissimi nascosti sotto un velo di finto tulle abbastanza scadente, che ogni tanto si toglieva infastidita da davanti al viso.
Una delle cinque ragazze seduta attorno al tavolo, una coi capelli color nocciolina lunghi fino alle spalle, sollevò un bicchiere dal contenuto palesemente alcolico, e gridò, così che tutti la potessero sentire.
«Tini si sposaaaaaaaa!» seguita quasi immediatamente dal gridolino stridulo delle altre ragazze presenti.
L'amica sorrise davanti all'affermazione e mandò giù il contenuto di quel bicchiere. A quel bicchiere fece compagnia il secondo, poi il terzo.
Lui la guardò per tutta la sera, perdendo la cognizione del tempo. Tanto che, a fine serata, gli sembrò quasi di conoscerla.
Erano passate le due quando finalmente decisero di lasciare quel tavolo, ora più che mai pieno di bicchieri di vetro vuoti. Le amiche si alzarono per raccogliere i pacchetti e lei disse loro qualcosa, probabilmente di aspettarla fuori mentre pagava il conto.
Si avvicinò al bancone di legno e di conseguenza a lui, che venne investito dal suo profumo come uno schiaffo in faccia. La donna non fece caso a lui e si sporse per cercare uno dei tizi che lavorava lì con l'intento probabilmente di pagare e andarsene finalmente a casa – dal futuro sposo.
Lui terminò il contenuto del suo bicchiere e poggiò il pugno chiuso sulla guancia sinistra, decidendosi ad osservarla meglio e senza preoccuparsi di farlo di nascosto.
Aveva gli occhi di un blu mistico, quasi antico: lapislazzuli, corse a dire la sua mente, come quando si risponde soddisfatti ad una domanda posta dalla maestra alle elementari. I suoi lineamenti erano delicati come una carezza, il naso lo teneva sempre all'insù, come una dama del primo Novecento, che ti guarda dall'alto in basso. Avrebbe giurato che una bellezza così l'aveva vista solo nei ritratti colo seppia dei tanti polverosissimi libri di storia che aveva svogliatamente sfogliato nel suo tempo libero.
E negli ultimi tre anni, di tempo libero, ne aveva avuto tantissimo... quasi troppo.
«Io ne avrei già approfittato per uscire senza pagare, Tini» disse, nel vano tentativo di attirare la sua attenzione.
Lei si voltò a guardarlo e si rese conto in quel momento della sua presenza. Gli rivolse una lunga occhiata: la camicia aperta color verde militare che indossava su una t-shirt nera aveva le maniche arrotolate, mostrandole così un paio di tatuaggi un po' sbiaditi che gli accarezzavano le braccia ampie e ben definite. I suoi capelli erano biondicci, tendenti al castano. I suoi occhi grandi brillavano di una strana luce, come una stella nel cielo buio.
La donna aprì la bocca per rispondergli: voleva chiedergli come sapesse il suo nome ma si ricordò che Mila lo aveva praticamente urlato quindi lo sapevano tutti.
«Ma io e tu non siamo uguali, giusto?»
La sua voce era dolce come lo zucchero. A giudicare dal modo in cui parlava inglese non era la sua prima lingua, anche se sicuramente aveva vissuto negli Stati Uniti abbastanza da parlarlo fluentemente.
Lui si sporse un po' sullo sgabello, fino a trovarsi a poco spazio dal suo viso.
«Secondo me un po' uguali lo siamo» le sussurrò, abbassando gli occhi sulle sue labbra tinte di un rossetto rosso mattone che le risaltava la pelle diafana.
Atena Costa non si accorse di aver schiuso le labbra e di essersi fatta più vicina a lui, come se si stesse via via sporgendo per guardare il suo riflesso in un lago limpido, estivo, nuovo.
Spinta da un senso di ribellione che non aveva mai provato in vita sua, Atena gli afferrò la mano grande e lui si fece toccare fino a farsi trascinare nel bagno stretto e poco accogliente del bar.
Il bagno era in penombra, i grandi specchi a parete erano crepati, il pavimento piastrellato bianco, sporco.
Atena si fece seguire in un cubicolo che chiuse a chiave non appena si accertò che lui fosse dietro di lei e si fece baciare. Le labbra del giovane sconosciuto avevano il sapore dolceamaro dell'alcol ed erano calde ed umide contro le sue.
Le mani del giovane uomo si fecero inquiete. I tacchi vertiginosi della donna portavano i suoi occhi blu alla sua altezza e lui si perse una frazione di secondo lì dentro, chiedendosi che cosa stessero nascondendo e perché avesse deciso di concedersi a lui prima di sposarsi. Poi, si disse che non poteva fottergliene di meno.
Spinto da quella consapevolezza, lasciò correre le mani aperte sulle sue cosce fino a tirare su il vestito color oro che indossava, rivelandone un paio di semplici mutande scure: non aveva chiaramente programmato quell'esito per la serata.
Strinse le cosce tra le sue mani e la invitò a fare un piccolo salto per schiacciarla tra il suo corpo e la parete del bagno. Lei sussultò e avvolse le dita attorno ai suoi capelli, cercando di nuovo la sua bocca e lui gliela fece trovare.
Le dita sottili della ragazza si agganciarono alla sua cintura che slacciò rapida. Abbassò poi la cerniera dei pantaloni, e cercò la sua erezione pulsante per avvolgerci la mano. Lui soffocò un gemito nella sua bocca e scese a cercare la carne delicata dietro all'orecchio per poi esitare sul collo e sulla scollatura a cuore del vestito che abbassò con mani avide, rivelandone un seno quasi perfetto, di quelli che potevano entrare in una coppia di champagne.
Lei continuava a esitare sulla sua erezione mentre lui cercava la carne tenera di quel seno con la lingua e le labbra, succhiando e mordendo la carne soffice, lasciando un piccolo segno rosso all'altezza del capezzolo destro – si doveva ricordare di quello che aveva fatto.
Lei gemeva silenziosa, mordendosi le labbra per non fare troppo rumore e lui continuava a fare sempre di più: voleva sentirla gridare.
Tornò alla sua altezza e si scambiarono uno sguardo pieno, disperato, urgente...
Quando entrò dentro di lei la sentì cacciare un pugno contro la porta del bagno producendo un rumore sordo, piacevolmente sconvolta da quell'intrusione.
Lui le afferrò il viso, inchiodandolo ai suoi occhi stringendolo tra il pollice e l'indice.
«Guardami», le disse.
Atena lo guardò con un'espressione indecifrabile e schiuse le labbra, in cui lui infilò dentro la lingua, continuando a penetrarla in profondità.
Lei gli artigliò la carne nascosta sotto il tessuto della maglietta, infilzandolo all'altezza dei fianchi con la punta delle sue unghie. Lo sconosciuto poggiò la fronte contro la sua e le artigliò le labbra con un morso, sentendola gemere ancora più forte.
La mano di Atena scese verso il suo centro: la stava facendo impazzire e sentiva il bisogno fisico di venire contro di lui.
La sua mano venne bloccata da quella del giovane, che la inchiodò con la sua, intrecciandoci le dita in un contatto fin troppo profondo per due sconosciuti che stavano scopando in un bagno.
«Ti faccio venire io, sta' tranquilla», le sussurrò sulle labbra con la voce roca, eccitata.
Atena si sentì come se stesse per perdere il lume della ragione. Buttò la testa all'indietro, esponendo il collo alla sua lingua e ai suoi morsi, stringendo la sua mano sempre più forte, fino a quasi fargli male.
«Oddio... ti prego, non smettere...», sussurrò lei quando lui cambiò angolazione, facendolo andare letteralmente fuori di testa.
Il corpo della donna si tese contro il suo, tremando e venendo in uno dei migliori orgasmi della sua vita – forse il migliore, si disse.
Cercò le labbra del giovane uomo e lo attirò di più a sé, cercando ancora la sua lingua.
Le sue spinte si fecero via via più rapide, percorrendo ancora l'ondata del suo orgasmo finché non venne a sua volta, in un gemito roco e tremando a sua volta, svuotandosi dentro di lei.
In quel momento, Atena ringraziò il Cielo per non essersi ancora decisa a sospendere la pillola.
Lui si poggiò stremato con la fronte contro la sua e si scambiarono un'occhiata: Atena avrebbe potuto mappare tutte le costellazioni dentro quegli occhi così profondi.
Poi, la realtà la colpì facendola sussultare, come i treni quando passano a velocità nelle stazioni: le sue amiche la stavano aspettando, non aveva ancora pagato il conto, si sarebbe sposata la settimana successiva e aveva appena fatto sesso con uno sconosciuto in un bagno lurido.
Il giovane lesse quella consapevolezza nei suoi occhi e si scostò un poco per farla scendere dal suo abbraccio.
Atena si sistemò di corsa il vestito e raccolse il tulle caduto per terra. Dopodiché lasciò il bagno senza guardarlo un'ultima volta.
La donna pagò frettolosamente il conto ed uscì dal locale: non si era resa conto che erano passati appena venti minuti. Strano, si disse: il tempo doveva essersi fermato in quel bagno.
Spazio autrice
Eccoci quaaa! Questa storia - e altre due - è sul mio computer da un mesetto e non avevo ancora avuto il coraggio di pubblicarla. Qualcuno - tu sai chi sei 🤣❤ - mi ha fatto prendere di coraggio per farlo.
Che dire? Questa storia nasce tra un capitolo di Invisible String e un altro... mi sono affezionata troppo a questi nuovi personaggi per non dare loro un piccolo spazietto tra le mie storie! In ogni caso, è una mini storia, sono giusto dodici capitoli. Non voglio spoilerarvi niente ma io mi sono emozionata molto a scriverla! Il prologo - e la storia in realtà - prende ispirazione dalla canzone che vi ho menzionato sopra, High Infidelity di Taylor Swift.
Qui sotto la traduzione 💕✨✨
https://youtu.be/2GPjErja7uI
Vi lascio con il nostro 'lui' che, diciamocelo: è partito col botto.
Insomma, la finisco col monologo: fatemi sapere che cosa ne pensate se ne avete voglia ❤
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