Capitolo terzo
Finalmente è il primo giorno di lavoro per Alex, il quale è molto teso.
Si vestì con le prime cose che ritenne che potessero andargli bene e si lanciò subito fuori di casa.
Senza rendersene conto arrivò addirittura in anticipo ma di questo non si stupì più di tanto dato che gli capitava sempre di arrivare sempre in anticipo.
Anzi, addirittura, qualche giorno fa, pensando che fosse lunedì, anche se era Domenica, arrivò comunque in anticipo e, trovando il locale chiuso, si diede dello scemo e se ne tornò a casa scocciato perché era uscito dal suo appartamento a casaccio.
Daria appena lo vide davanti al locale lo raggiunse.
<Siamo mattinieri eh?>
<Eh si; Buongiorno>
Le rispose Alex ridacchiando imbarazzato.
<Allora mi darai una mano a sistemare il locale ok?>.
Gli disse Daria sorridendogli.
<Certo con piacere>
Quindi passò il tempo restante a preparare il locale con Daria prima dell'orario di apertura.
<Prima di aprire ti spiegherò alcune regole di quest'attività, cosicché tu non abbia problemi>.
Gli disse d'un tratto
<Ok, si mi dica>
Le rispose Alex tranquillamente, anche se era comunque in tensione.
<Prima di tutto, dammi del tu perché mi fai sentire vecchia>.
Gli disse Daria con tono serio a riguardo e rivolgendogli per un attimo uno sguardo intimidatorio.
<V-va bene si, ci proverò>
Daria come risposta fece un cenno con la testa e si apprestò a continuare il suo discorso.
<Allora, tu servirai i clienti in generale, ma, se per caso un cliente dovesse richiedere l'esclusiva su di te, pagherà una certa somma e ogni volta che questo determinato cliente si dovesse presentare te dovrai dargli priorità.
Tra i vari servizi che il potrà chiedere, ci sono: la possibilità di intrattenimento e di fare una foto con te. Tutto chiaro?>
Alex era un po' confuso quindi...
<Ma perché dovrei preoccuparmi di questo se lavoro se sono un addetto alla cucina?>.
Chiese giustamente alla proprietaria.
<Ma ovvio, dato che ho notato le tue capacità, ho deciso di metterti a lavorare anche ai tavoli, quindi è giusto che tu sappia>.
<Ah...>
Rispose basito Alex, poiché non seppe cosa dire in quel momento.
<Il nostro è un locale a tema, che cambia ogni due settimane e, voi dipendenti, oltre a essere camerieri e quant'altro, siete come degli intrattenitori per gli ospiti che spesso vengono qua per staccare dalla solita routine quotidiana>.
<O-ok va bene immagino di non aver altra scelta vero?>.
Chiese Alex pur sapendo la risposta che gli avrebbe dato.
<Vedo che sei perspicace>
Gli disse scherzosamente Daria sorridendo come al solito.
Alex intanto, dopo che ebbe finito di pulire anche l'ultimo tavolo, prima che il locale aprisse, si diresse verso il suo armadietto, che si trovava in una stanza, affianco al bagno assieme a quelli degli altri dipendenti.
Una volta che aprì il suo, vi notò un abito molto elegante.
Una giacca nera, con una camicia bianca, una cravatta rossa, un pantalone nero con una coda da gatto, che già Alex detestava, e delle scarpe anch'esse nere.
Alex non voleva avere quella coda, e quelle orecchie da gatto nere che trovò subito dopo, ma non aveva altra scelta che indossarle.
Dopo di che, stava per andare in cucina quando qualcuno lo fermo bloccandolo al muro.
<Ma salve, chi abbiamo qui?>
Gli disse un ragazzo dai capelli castani e degli occhi color ambra con voce sensuale mentre lo squadrava da capo a piedi.
Alex era abituato ad essere scambiato spesso per una ragazza per via del fatto che lui porta sia i capelli lunghi e il suo viso, così come il suo fisico, è molto più femminile che maschile, di solito si tiene un po' di barba per non far confondere le persone, ma quel giorno non l'aveva, perché voleva essere, diciamo impeccabile.
<Mi chiamo Alex e sono un maschio quindi vedi di piantarla ok?>.
Disse Alex con tono scocciato allontanandolo da se.
Il ragazzo inizialmente rimasto basito, forse per via della rivelazione, rimase fermo per un po', ma poi gli bisbigliò all'orecchio con voce profonda, mentre Alex si stava per allontanare per andare da Daria.
<Per te farei un'eccezione...>
Alex lo ignorò e si allontanò da lui allungando il passo, non rendendosi conto che era diventato rosso per l'imbarazzo.
Quando Daria lo vide, i suoi occhi s'illuminarono.
<Ma stai benissimo!>
<G-grazie?...>
Disse Alex imbarazzato non essendo abituato ai complimenti.
<Però...manca qualcosa...>
Disse Daria facendo una faccia riflessiva mentre con sguardo serio gli squadrava l'abito che indossava.
Dopodiché rovistò nella sua borsa e dopo un po' tiro fuori un collare di pelle nero con un campanellino.
Poi lo mise al collo di Alex soddisfatta.
<Ora è perfetto! >
Alex stava per tornare in cucina, non volendo porsi domande sul perché abbia avuto quel collare in borsa, ma Daria lo fermò subito.
<Oggi lavori al bancone, non vorrai mica rovinare questo bellissimo abito vero?>.
Gli disse facendo gli occhi da cerbiatto.
<No, no, certo che no>
Disse alex, anche se pensava veramente di usare quell'abito anche per cucinare.
Appena si diresse al bancone servì alcuni clienti al meglio che egli potette.
D'un tratto entrò nel locale, una cliente che Daria detestava.
Era Noemi, una ragazza figlia di una ricca famiglia.
La classica ragazzina snob e viziata che si da sempre delle arie assurde.
Appena vide Alex, si stava per dirigere al bancone quando Daria la fermò.
<Vedo che ti piace il nostro nuovo acquisto heheheh>.
<Può darsi, e allora?>
Rispose la ragazza spostandosi con un colpo di mano i suoi lunghi e boccolosi capelli biondi.
<Si chiama Alex, e l'ho assunto giusto una settimana prima>.
Le disse Daria con voce altezzosa per prenderla in giro, anche se la ragazza non ha mai colto questo particolare nonostante gli anni che assiduamente si recasse lì.
<Ah, bene...voglio l'esclusiva su di lui!>
<Molto bene, ma sappi che il ragazzo ha un costo, e bello consistente, sei sicura di volere proprio lui?>.
Gli disse Daria per provocarla, e la cosa funzionò, eccome se funzionò.
<Nessun problema, come ben sai ho talmente tanti soldi che volendo potrei comprarmi ogni cosa, dimmi il costo?>
Disse Noemi con fare altezzoso, mentre Alex, nel mentre stava servendo un cliente, vedendo le due parlare, si chiedeva quale fosse l'argomento del loro discorso, ignorando che stettero parlando di lui.
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