𝑝 𝑟 𝑜 𝑙 𝑜 𝑔 𝑜 ;
Jeon Jungkook non riusciva a dormire.
Percorreva inquieto i corridoi dell'Istituto di Seoul ascoltando il rumore sordo dei suoi passi rimbalzare sulle fredde pareti di pietra.
Sbuffò, scompigliandosi i capelli scuri come la notte che avvolgeva la città.
Andava così da una settimana, ormai: incubi di demoni e sangue lo facevano rimanere sveglio e lui si ritrovava a girare per l'Istituto come un'anima in pena.
Non che avesse paura dei demoni. Pff, lui le distruggeva quelle schifezze.
Un sorrisetto gli fiorì sulle labbra appena scorse la porta di legno massiccio sul lato del corridoio. La spinse con una spalla, controllando dietro di sé.
Bene, non ho svegliato nessuno, pensò sollevato. Il cigolio della porta lo accompagnò mentre entrava nell'ampia stanza e accendeva le luci.
La palestra dell'Istituto sembrò guardarlo incuriosita, vuota e silenziosa. Jungkook le restituì lo sguardo e si diresse subito all'angolo che preferiva. Il sacco da boxe.
Gli diede una pacca amichevole, come per scusarsi di tutte le botte che avrebbe ricevuto.
Poco dopo, l'aria della sala si riempì dei suoi ansimi e dello sbattere secco dei suoi pugni nudi sul sacco oscillante.
Il dolore pungente sulle nocche lo distraeva dagli incubi e dalle immagini sanguinolente che erano come tatuate nel suo cervello.
Più le dita lo imploravano di fermarsi, più lui picchiava forte.
Non sono solo sogni, non potè fare a meno di dirsi, sta per succedere qualcosa.
«Non riesci a dormire?»
Una voce lo fece sussultare e scattò in posizione difensiva. Riflesso incondizionato.
Un ragazzo sorridente lo fissava, appoggiato allo stipite della porta.
I capelli nocciola in disordine e la maglia rossa stropicciata gli fecero intuire che doveva essersi appena svegliato.
Scoppiò a ridere quando si accorse che l'altro si era spaventato.
«Calmati, Kookie, sono solo io!» esclamò con voce incredibilmente energica per quell'ora della notte.
«Hobi-hyung, giuro che la prossima volta ti tiro addosso qualcosa. Di pesante» borbottò Jungkook con tono leggermente irritato.
L'altro alzò le spalle, incurante. «Mi mancheresti. Comunque non mi hai risposto.»
Uscì nel corridoio, seguito dall'altro.
La luce della luna filtrava dalle finestre, creando pozze d'argento sul pavimento scuro.
«No, non riesco a dormire. Incubi» disse il corvino, affacciandosi a una finestra.
«Anche tu? Ultimamente mi perseguitano.» Anche Hoseok si avvicinó, lasciando che l'aria fresca della notte gli accarezzasse gli zigomi alti.
Il silenzio fluttuò tra di loro, ma entrambi si conoscevano così bene che non servirono parole per capire che entrambi avevano lo stesso presentimento.
Ascoltavano il respiro della città dormiente, facendo scivolare lo sguardo sulle luci al neon che ne illuminavano le strade.
Il giovane Jungkook sospirò guardando l'orizzonte coperto di nuvole grigie.
Era così annoiato. Negli ultimi tempi aveva combattuto solo qualche demone minore e dei Nascosti ribelli. Ma lui voleva sentire l'elettricità sotto la pelle, ne voleva di più.
I suoi pensieri furono interrotti all'improvviso. Una coltre di fumo nero e denso come inchiostro si era alzata poco lontano dall'Istituto. Si muoveva e si attorcigliava come se fosse ripiena di... cose.
I due si guardarono, uno preoccupato, l'altro con un ghigno eccitato.
«Andiamo a vedere che succede», decise Jungkook, cominciando ad andare verso le scale.
«Kook! Dobbiamo avvisare Namjoon, se non ci trova ci uccide!» sibilò il castano, lanciandogli uno sguardo terrorizzato.
«Non c'è tempo, hyung! Diamo solo un'occhiata e torniamo a riferirgli tutto» cercò di persuaderlo il corvino.
Vedendo che l'amico non era convinto, si girò e si incamminò per le scale. «Allora ci vado da solo» esclamò.
Con la coda dell'occhio scorse Hoseok lanciare uno sguardo al fumo dalla finestra.
Pochi secondi dopo, gli fu accanto mentre scendeva i gradini. Un arco scuro era apparso sulla sua spalla insieme a una faretra piena di frecce, acuminate e temibili come l'espressione che aveva ora sul viso.
«Okay,» acconsentì Hoseok, «ma facciamo in fretta.» Non avrebbe mai lasciato il più piccolo da solo.
I due uscirono nella notte, silenziosi e sicuri come pantere. Scivolavano per le vie di Seoul, mimetizzandosi tra le ombre, percependo ogni movimento attorno a loro.
Jungkook sentiva le sue fidate spade angeliche contro i fianchi mentre seguiva il più grande. Scosse di adrenalina bruciavano sotto la sua pelle, il suo cuore rombava come un cavallo al galoppo.
Finalmente, si disse con un sorriso impercettibile.
Dopo qualche minuto di ricerca, Hoseok fece un cenno a Jungkook.
Lui si fermò fino quasi a non respirare.
Avevano raggiunto la cortina di fumo. O meglio, avevano raggiunto ciò che era fumo, e che ora era una massa scura e dannatamente viva.
Sotto la debole luce di un lampione, un essere grigiastro stava chino su un corpo esanime sull'asfalto della strada.
Gli organi interni erano scoperti, pulsanti e confusi, e trasudavano pus e sangue mentre il demone divorava la sua vittima.
«Merda, è un Dantalion» imprecò Jungkook a bassa voce. «Che facciamo?»
Il compagno non ebbe il tempo di rispondere. Il demone si era girato e ora guardava i due Shadowhunters con il suo unico occhio giallo e lacrimante. Scoprì le zanne affilate come in un grottesco ghigno.
"Cibo", ringhiò prima di gettarsi su di loro.
Hoseok aveva già in mano il suo fidato arco, e una freccia luccicante partì, veloce e precisa. Colpì il demone alla spalla, ma la sua corsa fu solo rallentata.
Jungkook sguainò una spada, mentre il compagno saltava su un cassonetto e si appollaiava sul lampione per avere una postazione migliore dalla quale lanciare i suoi dardi.
«Arariel» chiamò, e la lama si accese, bianca e pericolosa.
Il Dantalion sibilò, ma saltò sul corvino, che fece appena in tempo a scivolare di lato.
Nel movimento, il suo polso si mosse rapido e infiló la spada nel fianco del demone.
Dalla ferita cominciarono a fluire sangue denso e nero insieme a pus puzzolente. Jungkook trattenne un conato e fendette ancora il corpo informe del demone.
Il dolore delle ferite non fece altro che irritare il demone ancora di più. Costrinse Jungkook a sbattere le spalle contro il muro, aprendo la bocca, un tunnel scuro ricoperto di denti.
Prima che il demone potesse azzannare una gamba del corvino, la punta di una freccia apparve all'altezza del suo cuore grigio e pulsante. Hoseok stringeva il suo arco con espressione pericolosa da sopra il lampione.
Il Dantalion allora indietreggiò sibilando e sputando liquidi giallastri.
Una goccia raggiunse una scarpa di Jungkook, che sfrigolò e fumó. L'aria cominciò a puzzare di marcio e gomma bruciata.
Hoseok raggiunse il compagno con un balzo, atterrando leggero come un gatto. I due, uno con la spada sporca, l'altro con l'arco teso, minacciarono il demone, che arretró ringhiando.
"Il Male sta tornando. I miei signori vi distruggeranno. Preparatevi, umani."
Il Dantalion li guardó un'ultima volta con il singolo occhio giallo. Poi si dissolse in una nube di fumo grigio.
«Hai distrutto le mie scarpe preferite e sparisci senza che io prima ti ammazzi?» Jungkook inveì, lanciando la spada dove pochi secondi prima si trovata il demone.
Hoseok sospiró con aria stanca e abbassó l'arco. Raggiunse il corpo inerme, la vittima del demone, e lo osservó impietosito per un po'.
Poi si giró a guardare Jungkook, che nel frattempo aveva pulito la lama nella maglietta.
«E ora come lo spieghiamo a Namjoon?»
— ꒰ ❛ Angolo autrice ❜ ꒱
ciao a tutti!🧸✨
ecco il prologo di questa storia^^
che ne pensate? ˖⋆࿐໋₊
se vi è piaciuto e/o desta il vostro interesse lasciate un commento e una stellina, mi farebbe molto piacere🥰🌟
per tutti coloro che non conoscono la saga originale di Cassandra Clare, "Shadowhunters, The Mortal Instruments", non preoccupatevi, piano piano ogni cosa verrà spiegata + anche se questa ff non si concentrerà sui personaggi originali ma sui bangtan, ovviamente consiglio di leggerla, ne vale davvero la pena!🎐
spero di non avervi annoiato, a presto! 🖇💌
♡
p.s. comincerò a pubblicare tra un po' per avere più capitoli pronti, questo prologo è stato pubblicato per spronarmi a scrivere e per non "impigrirmi"🙈🌟
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