Capitolo 1.
"Buongiorno stronzi, spero che questa sorpresa vi sia piaciuta.
Non sono potuto stare fermo piú di tre giorni, come avete potuto vedere.
Adesso siamo a quota 22 vittime, tenete sempre gli occhi aperti perché questo ragazzo nascosto sotto un velo nero puó colpire anche mentre voi state leggendo questa lettera.
Divertente, no?
-The Black Monster."
"Vaffanculo." Sputai, buttando il foglio di carta a terra, pestandolo e ottenendo l'attenzione del mio superiore, Don, che acceleró il passo verso di me.
"L'ennesima lettera?" Chiese, io annuii, raccogliendola nuovamente da terra e porgendogliela.
Subito i suoi occhi si posarono su di essa, assetati di curiositá.
"Prenderemo quel bastardo. Ho affidato il caso a te perché so quanto tu sia in gamba." Disse poi, una volta che ebbe finito di leggere la lettera, piegandola e mettendosela nella tasca posteriore dei pantaloni neri.
"Lo troveró, lo giuro. A costo di farmi ammazzare, fermeró quel bastardo." Risposi, sospirando.
Il mio sguardo era buttato a terra, come il mio morale quella mattina in cui mi ritrovavo dentro una traversa ad osservare uomini intenti a trasportare l'ennesimo corpo senza vita raccolto dalla strada.
Era la ventiduesima persona innocente che moriva, e questo mi mandava su tutte le furie.
Come poteva una mente umana essere cosí crudele e spietata?
Lavorando nell'FBI ed essendo specializzato in grandi crimini mi era capitato di vederne tante, eppure quella volta era diverso.
La persona in questione era veramente pericolosa, piú dei precedenti killer in circolazione.
La sua era una mente ancora piú malata, oscura, solo il pensiero che potesse passarmi affianco in una normalissima giornata senza sapere chi fosse, mi dava i brividi.
Dovevo lavorare e lavorare sopra questo caso, dovevo dedicarci ogni secondo della mia giornata, cercando di scoprire qualunque cosa possibile e presente al mondo.
Doveva esserci un indizio, anche minimo, lasciato per distrazione.
Col tempo avevo imparato che, per quanto la tecnica di una persona potesse essere perfetta, almeno una volta nella sua carriera avrebbe sbagliato comunque: cosí scoprivo li omicida e li sbattevo in galera, rendendo fiero me e il mio superiore.
Ero considerato il migliore lá dentro e dovevo dimostrare di esserlo continuamente.
"Ragazzi, mezz'ora di pausa. Ci ritroviamo in ufficio." Annunció Don, passandosi una mano sul viso, distrutto.
Aveva una cera tremenda.
"Come pausa? Non possiamo. Dobbiamo lavorare, non abbiamo la possibilitá di prenderci trenta minuti per un caffé. In quel lasso di tempo potrebbe uccidere ancora, capisce?" Ribattei immediatamente, ma il mio superiore non mi ascoltó, dileguandomi con un "Ho detto di fare una pausa, signor Tomlinson.".
Perció abbassai la testa rassegnato e presi la mia valigetta poggiata a terra, pronto ad avviarmi verso il bar che mi era solito frequentare la mattina prima di andare a lavoro.
Adoravo quel posto, era un luogo accogliente, piccolo e caldo e il ragazzo che stava dietro il bancone era proprio come il piccolo locale: bello.
Harry, questo era il suo nome, Harry Styles, un ragazzo dolce, con un sorriso mozzafiato e degli occhi verdi a dir poco meravigliosi.
Ebbene sí, mi ero preso una cotta per l'intero metro e ottanta che lavorava al Janny's e anche a lui non sembrava dispiacere la mia presenza.
"Buongiorno." Salutai appena entrai nel bar, ricevendo un sorriso da parte di Harry che mi intimó di andare al bancone.
"Come sta oggi il mio FBI man preferito?" Mi chiese, cominciando a prepararmi il caffé: un cappuccino con tantissimo latte.
"FBI man?" Ridacchiai, sedendomi su uno sgabello e togliendo il giubbino per ripiegarlo ordinatamente sulle mie gambe.
"Non far caso al nomignolo. Quindi, come va?" Ripeté, porgendomi la tazza bianca e lucida accompagnata da un cornetto che non avevo chiesto, ma con un buon aspetto da non potermelo far rifiutare.
"Diciamo, The Black Monster é tornato in cittá, se mai se ne fosse andato. Abbiamo avuto solo tre giorni di pausa e stanotte l'ennesimo omicidio. Che rabbia, il punto é che non riusciamo a prendere quel bastardo, é come se l'FBI neanche stesse lavorando a questo caso: ha piazza libera. Abbiamo studiato ogni vittima fino in fondo, abbiamo cercato qualunque cosa che potesse legarle ma niente. Poi, cosa puó collegare tre bambini di 12 anni a diciotto donne di 30?" Sospirai, distrutto.
Harry alzó leggermente l'angolo della bocca, improvvisando un sorriso breve.
"Forse dovreste cercare meglio, gli indizi si trovano quando meno si ci aspetta." Disse, continuando a pulire il bancone del bar, caricando la lavastoviglie di tazzine, cucchiaini e piattini sporchi.
"Cosa vorresti dire?" Chiesi quindi, finendo il mio cappuccino e dando un morso al cornetto che avevo temporaneamente dimenticato.
"Niente, tu lavori all'FBI, non io. Non posso incastrare il killer al posto tuo. Non andrebbe a mio favore." Rispose, ma decisi di non dire piú niente riguardo quell'argomento.
"Mi piacerebbe stare ancora qua ma la pausa termina tra 7 minuti e devo avviarmi!" Annunciai, prendendo il mio giubbino per indossarlo e la mia valigetta pronto ad andarmene dopo aver pagato.
Prima che potessi varcare la soglia della porta peró Harry mi richiamó.
"Non mi dai neanche un bacio, dolcezza?" Mi sorrise, costringendomi ad avvicinarmi a lui.
Non riuscivo a resistere a quelle fossette.
"Dove lo vuoi il bacio?" Chiesi, guardandolo negli occhi con una punta di maliziositá nella voce.
"Per adesso mi accontento di un bacino sulla bocca, poi quando ti inviteró a casa mia approfondiremo le cose." Rispose, portandomi a ridacchiare.
Poi gli lasciai un bacio veloce sulle labbra, sorridendogli.
"Che schifo, ci sono bambini qua dentro, non potete fare queste cose." Sentimmo dire da una donna, poco lontana da noi.
Questa infatti era seduta al tavolo affianco a quello di una signora con tre bambini.
Stava sorseggiando probabilmente un thé caldo visto il formato della tazza da sola, e non mi stupiva questa cosa visto che era una scostumata, con pochi peli sulla lingua.
"Le conviene non farmi arrabbiare, signora." Rispose perció Harry, rivolgendole un dolce sorriso.
La signora, peró, lo guardó disgustata e vidii come le mani di Harry si erano chiuse a pugno, cercando di mantenere la calma.
"Stai tranquillo Harry, lascia perdere gente del genere." Gli sussurrai, lui sospiró e mi guardó un'ultima volta, prima di lasciarmi un altro bacio per salutarmi, tornando dietro al bancone.
Meglio se fossi subito andato a lavorare.
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