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La caccia


Isobel

Sorrisi e salutai le mie amiche all'uscita di scuola. 

-Ci vediamo più tardi- dissi. Di certo non sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta che le avrei viste.

Mi diressi alla fermata dell'autobus, impegnata a messaggiare con Troy, il mio ragazzo. Attraversai la strada senza prestare troppa attenzione e per poco non venni investita dall'auto del professor Kirk che premette sul clacson infuriato.

-Sta un po' attenta, Isobel!- mi rimproverò. Mi scusai con un cenno della mano senza troppi convenevoli e proseguii per la mia strada.

L'autobus era stranamente in ritardo. Il display che segnava i minuti mancanti non forniva molte spiegazioni, la scritta ricalcolo continuava a lampeggiare insistentemente.

Un furgone bianco appartenente probabilmente ad una ditta di elettricisti mi passò davanti per poi accostare alle mie spalle. Non vi trovai nulla di sospetto: a scuola stavano ristrutturando l'ala est e vedevo spesso elettricisti ed idraulici impegnati nel rifare gli impianti.

Il dlin di un altro sms riportò la mia attenzione sul cellulare.

Troy insisteva perché andassi ad una festa insieme a lui quella sera, ma continuavo a ripetergli che avevo da studiare per il compito in classe e non sarei uscita.

Ero talmente presa dalla discussione che non feci caso nemmeno ai passi dietro di me che si avvicinavano sempre di più. Fu tutto così veloce che non mi capacitai di cosa stesse accadendo.

Un fazzoletto bagnato si posò sul mio viso, occludendo bocca e narici. Un sapore dolciastro raggiunse la mia lingua e poi il buio.

Aaron


-Allora? Qual è?- chiese Dylan con troppa insistenza. Lui adorava quel genere di cose.

- Un po' di pazienza e la vedrai- lo acquietò Richard, mio fratello sapeva diventare davvero fastidioso quando ci si metteva. Scalpitava peggio di un bambino viziato.

-È lei- indicai una ragazza sul ciglio della strada intenta a digitare qualcosa sul suo smartphone.

-Cazzo che sventola!- sbottò Dylan con un ghigno fastidioso.

-Dylan!- Richard non faceva altro che rimproverarlo.

-Scusa, però per uno a cui non piace La Caccia, le scegli bene le tue prede.

La Caccia era il modo in cui la mia famiglia definiva un rapimento, per loro era tutto un gioco.

-Cosa sappiamo su di lei?- domandò Richard.

-Famiglia borghese, scuola privata, il padre lavora in banca e la madre è una ricca ereditiera. Ha un fratello più piccolo che va ancora all'asilo e un ragazzo di nome Troy che gioca a football.

-Qualcuno ha fatto i compiti!- Dylan mi canzonò come al suo solito.

-Le sto addosso da settimane ormai...

Mio padre accostò il più vicino possibile alla ragazza, lei era girata di spalle e nemmeno se ne rese conto.

Scesi dall'auto muovendomi con molta cautela. Avevo hackerato le telecamere di quella strada e non vi era anima viva in giro, perciò non fu necessario coprirmi il volto.

Con delicatezza posai il foulard che avevo preso in prestito da Samantha sulla sua bocca. L'avevo precedentemente  imbevuto di cloroformio e in pochi secondi cadde tra le mie braccia. Era leggera, proprio come mi aspettavo.

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