Tu devi solo essere me🦋
Capitolo 6
Dopo quello che mi sembrò un'eternità, la mia identica fotocopia mi apparve nello schermo.
<<Hey bellissima, ma lo sai di essere uno schianto?>> asserì lei tutta sorridente <<Ops! Che sbadata che sono, certo che lo sai, siamo uguali.>> disse mettendosi a ridere. Tipica battuta alla Evie, possedeva un senso dell'umorismo particolare. Eravamo due gocce d'acqua, fisicamente ci differenziava solo la fossetta che mi si formava sulla guancia destra quando ridevo, ma col tempo avevo imparato a mascherarla in modo da renderci davvero indistinguibili l'una dall'altra. Caratterialmente, invece... era tutta un'altra storia.
A vederla era chiaro che non pativa le mie stesse pene e di certo non si lasciava prendere dall'ansia, sembrava godersi la situazione o almeno trarne il meglio, quanto avrei voluto essere capace di fare lo stesso.
<<Come va il tuo sogno americano? È quello che ti aspettavi? Come sta la nostra cara mammina?>> aveva l'insopportabile abilità di blaterare quando non era proprio il caso, era evidente che non voleva arrivare al punto.
<<Evie basta con tutte queste domande, il sogno americano per ora è più un incubo, il mio inferno personale, e questo anche a causa di nostra madre.>> in quel momento non avevo alcun desiderio di parlare di lei, le sue mancanze per una volta non erano il problema principale della mia vita <<So che quello che ti sto per chiedere è quasi impossibile ma ti prego stai in silenzio per un attimo che devo parlarti.>> ero seria <<Io non c'è la faccio più!>> sputai fuori le parole insieme a tutta la mia disperazione.
In tutta risposta lei roteò gli occhi esasperata dalle mie lamentele.
<<Erin sei così teatrale... passi la vita a dire quanto sei diversa da nostra madre ma la verità è che hai la stessa vena drammatica mia cara gemellina. >>
<<Ti prego stammi a sentire, questa cosa non fa per me, rinunciamo a questa follia, mettiamole fine prima che sia troppo tardi. Se qualcuno dovesse scoprirci... pensa alle conseguenze...>> deglutii rumorosamente, avevo un groppo in gola e al solo pensiero mi sentivo male. Ritornare sui nostri passi mi sembrava la cosa giusta da fare, le conseguenze delle nostre azioni potevano essere più gravi di quello che pensavamo, non era una bravata da bambine, era quasi una truffa.
<<Erin ne abbiamo già parlato, questo è il tuo attacco di coscienza numero 8000, non ci fermeremo, punto, abbiamo un piano e lo porteremo a termine.>> dichiarò con fermezza.
<<Tu hai un piano, io non ero d'accordo.>> replicai.
<<Non sei d'accordo "ora">> rimarcò <<ma non ricordo di nessuna obiezione quando abbiamo elencato i vantaggi di questa cosa, anzi se non ricordo male e l'età non mi gioca qualche brutto scherzo, ricordo anche che hai contribuito attivamente alla sua pianificazione.>> Il suo sarcasmo a volte mi dava sui nervi, ma non mentiva <<Non puoi prenderti il bello senza passare per il brutto, non funziona così.>>
Aveva assolutamente ragione, ne ero consapevole, ma ero anche certa che ci avrebbero sgamato, Io non potevo in nessun modo essere scambiata per lei. Lei era un vulcano di energia, di vitalità, era il centro di tutto, sì era anche leggermente stronza e anche molto egocentrica ma erano effetti collaterali acquisiti durante la crescita, io al contrario ero riservata oltremisura, silenziosa, solitaria, anonima era l'aggettivo giusto per descrivermi al meglio, il mio unico scopo era quello di mimetizzarmi con l'ambiente e non farmi notare, non potevamo essere più diverse di così.
<<Nessuno ci sgamerà, devi solo seguire il piano, esattamente come abbiamo stabilito. Sono solo sei mesi e poi tutto si sistemerà, per sempre, capisci l'importanza di questa cosa? Sorella, nessuno può immaginare quello che stiamo facendo, poche persone sono a conoscenza che ho una gemella, e poi... nessuno potrà più separarci e non ci imporranno nient'altro, faremo solo quello che abbiamo sempre voluto, devi avere fiducia in me, ce la farò, ho in fondo io la parte più difficile no? Tu devi solo essere "me", solo questo.>>
"Essere lei, solo questo" non era semplice come lo faceva sembrare.
<<Solo questo!>> ripetei ad alta voce sconsolata, lei non avrebbe mai capito.
<<Erin ascoltami, vai alle lezioni, vai agli allenamenti, dai il meglio di te, dovrai solo fingere con le mie amiche e fare la presenza a qualche festa ogni tanto, ti divertirai, scatenati non lo hai mai fatto, è il tuo momento, per una volta non dovrai soddisfare le aspettative di nessuno, solo le tue.>>
<<Non ne sono convinta, ho conosciuto la tua coinquilina.>> il mio tono lasciava trasparire tutto lo sconforto che sentivo, non era stato per nulla piacevole.
<<Lei è uno splendore non trovi?>> disse lei ridacchiando <<Di certo allieta le mie giornate, ricordati tutto quello che ti ho detto su di lei, stai attenta è molto furba.>>
<<A quanto pare sa tenerti testa, non come me.>> non potei reprimere la nota di rimprovero nella mia voce.
<<È velenosa come una vipera e scaltra come una volpe, fai attenzione.>>
<<Se le tue parole potessero essere, in qualche universo parallelo, scambiate per complimenti, direi che tu l'ammiri.>>
<<Puoi ben dirlo, le sue sono qualità rare, vanno apprezzate.>>
Mia sorella era terribile, veramente incorreggibile. Meglio chiudere la telefonata tanto non avrei cavato un ragno dal buco, non mi rimaneva che continuare la recita. Evie sentendo l'odore della vittoria fece un sorriso a 32 denti, uno di quelli che, nonostante tutto, mi mettevano di buon umore.
<<Ti adoro sorellina, vedrai che tutto andrà bene.>> solo con me tirava fuori quel suo lato dolce, dentro di sé nascondeva un mondo, immaginai che quel periodo mi avrebbe aiutato a conoscerlo meglio.
<<Ti voglio bene anch'io.>>
Lei chiuse la telefonata, ma io rimasi nella stessa posizione a guardare la mia immagine riflessa nello schermo, così identica a quella che l'occupava qualche secondo prima. I miei capelli castano chiaro, che ora avevano delle schiariture per somigliare di più a quelli di Evie, erano lunghi fino alla vita. Mi mancavano moltissimo i miei occhiali, mi sentivo protetta da quella spessa montatura, ora i miei occhi celesti spiccavano come fari nella notte grazie alle lenti a contatto che Evie mi aveva obbligato a mettere, e le mie labbra, già piene, ora con il lucidalabbra sembravano oscenamente provocanti, non mi piacevo, quella non ero io, era Evie.
<<Sei finalmente rinsavita.>> disse una voce profonda al mio orecchio. Una voce che mi riempii di brividi.
Provai a mettermi in piedi per lo spavento, ma non avevo calcolato di avere le gambe sotto la maglia e caddi in avanti in una posa scomposta, fortunatamente riuscii a fermare il colpo con le mani. Mi girai sedendomi a terra e guardando chi fosse il responsabile del tentato omicidio.
<<Ma che dia...>> le parole di rimprovero mi rimasero incastrate in gola quando i miei occhi si fermarono sul gigante che mi guardava con occhi che brillavano di divertimento dall'altro lato della panchina, con le mani ancora poggiate sullo schienale. Ero certa di avere la bocca aperta, non mi aspettavo un tipo così... così ... ok! Non avevo parole per descriverlo, anzi forse una sì, bellissimo. Capelli neri un po' lunghi, occhi scuri, pelle leggermente abbronzata e spalle larghe, davvero larghe, avete presente un armadio? Ecco lui era l'armadio più bello che avessi mai visto.
<<Chiudi la bocca piccola Evie!>> disse in tono sardonico, si era reso conto dell'esame accurato che gli avevo fatto.
La mia mente registrò il nome che aveva detto, Evie, non ero più Erin, e quindi non ero più la timida e sprovveduta fanciulla, ero una ragazza sfacciata, spigliata e dalla battuta pronta. Dovevo uscire dalla paralisi imbarazzante che aveva attaccato il mio sistema nervoso.
Nel frattempo, si era fatto avanti e ora mi sovrastava, ignorai la mano che mi stava tendendo per aiutarmi e mi alzai con uno slancio.
<<Guarda che io non mordo! Hai paura di me piccola Evie?>> continuò con il suo tono da presa in giro mentre io mi ripulivo dall'erba e dal terriccio, che grande figuraccia, ma chi diavolo compariva alle spalle di qualcuno in quel modo?
Sentii un bruciore e mi accorsi di essermi sbucciata il ginocchio destro. Lui fece un passo in avanti, voleva forse controllare se mi fossi fatta male? Non gli diedi il tempo di controllare, meglio togliersi subito da quella situazione.
<<E cosa di preciso dovrebbe farmi paura di te? Ti dai troppa importanza, e poi piccola dillo a tua sorella!>> dissi usando la mia disapprovazione come un'arma.
Sentendo il mio tono spocchioso, il suo viso si adombrò per un attimo, le mie parole sembrarono toccarlo in qualche modo, ma fece del suo meglio per non darlo a vedere.
<<Bella maglietta!>> disse alzando un sopracciglio.
Cazzo! Ebbi un'illuminazione, Evie odiava il football, mai e poi mai avrebbe indossato quella divisa.
<<Felice che ti sia ricreduta, fa sempre piacere avere un'altra tifosa.>> disse avvicinandosi al mio viso ed io indietreggiai d'istinto, non c'era bisogno di rubarmi l'aria ulteriormente, ero già invasa dal suo profumo, non era uno di quelli artificiali, ma uno fresco, forse pino, con una nota di sudore. A quanto pareva anche lui stava correndo, o facendo esercizi, era sudato e i capelli erano leggermente umidi, era un vero spettacolo per gli occhi.
<<Quando ti stancherai del tuo fidanzatino? Perché sono sicuro che lo farai. Un giorno odierai la sua faccia da culo!>>
Non riuscivo a capire a cosa si riferisse, avevo le sinapsi in corto, lui era troppo vicino perché io riuscissi a mettere in ordine le idee, era ad un soffio dalle mie labbra.
<<E quando arriverà quel giorno...>> fece una pausa allusiva lasciando intendere tante cose <<non venire a cercarmi Evie!>> disse il bastardo.
Si era preso gioco di me, e non era stato nemmeno troppo difficile perché io, come una cretina, mi ero lasciata fregare dal suo sguardo sexy, dalle sue belle labbra, e dall'improvvisa e irrazionale voglia di baciarlo che mi era venuta.
Si scostò velocemente da me ridendo come un idiota, era molto soddisfatto di sé, il coglione.
<<Evie, piccola Evie, ancora credi che tu possa piacermi in qualche modo? Sei più ingenua di quanto pensassi, il tuo momento è passato, ormai di te non me ne faccio più niente.>>
Mai nessuno si era rivolto a me con quel tono derisorio, e nemmeno con tanto disprezzo, mi sentii andare a fuoco il viso per l'imbarazzo di essermi ficcata in un'altra situazione che non sapevo come gestire.
<<Mmm penso che oggi sia il mio giorno fortunato, arrossisci pure, devo dire che sembri quasi umana>> mi posso un dito sulla guancia come a sentire il calore del mio viso <<se non sapessi che razza di stronza sei, avrei potuto anche cascarci.>>
<<Lasciami stare>> spinsi la sua mano lontana dal mio viso <<e non ti avvicinare nuovamente a me con le tue sudice mani>> facendomi coraggio feci un passo avanti provando a fare una espressione minacciosa aggiunsi:<<e sappi che della tua attenzione posso farne a meno, non ci perdo nulla di importante, e questa>> dissi indicando la maglietta <<è un souvenir di un vero giocatore di football, non di uno scimmione con il cervello sottosviluppato che gioca a fare l'atleta.>> prima di girare i tacchi e andarmene vidi il suo sguardo che lanciava saette d'odio, tutte indirizzate a me. Se lo meritava, avrei tanto voluto dargli uno schiaffo o mettermi a piangere ma temevo entrambe le reazioni gli avrebbero procurato solo un'enorme soddisfazione.
Mi allontanai in tutta fretta evitando di guardare alle mie spalle, lo sentivo che era ancora fermo lì con i suoi occhi fissi sulla mia schiena. Inviai subito un messaggio a Evie.
-Lo scimmione, giocatore di football che mi ha quasi aggredita chi è? -
Mentre continuavo la mia fuga fissai il telefono provando a far arrivare la risposta di Evie con la sola forza del pensiero.
"Eccolo!"
-Occhi neri come la pece e viso d'angelo? -
Non lo avrei mai paragonato ad un angelo, semmai al diavolo in persona.
-Penso di sì, aggiungerei anche stronzo, bastardo e altri aggettivi alla tua descrizione-
-Stai alla larga da lui Erin -
Il suo messaggio era semplice e conciso, era un avvertimento che io intendevo eseguire alla lettera.
Eccoci ancora qui...nuova settimana nuovo capitolo😍
🔖Cosa ne pensate di questo scambio tra Erin e Evie? Si sono gemelli identiche.
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