Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Questa è follia🦋

Capitolo 36

A gambe incrociate sul divano, sotto il suo sguardo attento, mi torcevo le mani in grembo alla ricerca delle parole giuste che tardavano ad arrivare.
<<Sono pronto.>> disse dopo essersi schiarito teatralmente la voce con due colpi di tosse.
Lo guardai male, io ero lì a morire d'ansia alla ricerca di un modo semplice per risolvere tutto e lui mi prendeva in giro?
Improvvisamente mi venne un'idea per avviare la conversazione.
Era una buona idea? Non ne ero sicura. Molto teatrale sicuramente, ma come si suol dire: "via il dente via il dolore."
Mi alzai alla ricerca del mio cellulare.
<<Evie dove diavolo scappi, torna qui!>> mi urlò dietro fraintendendo le mie intenzioni.
<<Un attimo e ti sarà tutto chiaro.>> era quello che mi auguravo, non ero certa che fosse la cosa giusta da dare, forse sarebbe stato un disastro epocale. Tornai con il telefono in mano, e anche se la mia convinzione vacillò, avviai la telefonata pregando di non fare l'ennesimo errore.
<<Stai chiamando i servizi segreti?>> scherzò lui.
<<Più o meno.>> in quel precisò istante la vera Evie rispose al telefono.
<<Due volte in un giorno, non so se sentirmi fortunata o essere preoccupata.>>
<<Uhmm la seconda credo, puoi salutare qualcuno?>>
"Scusami sorellina!"
<<Cosa stai tramando?>> aguzzò lo sguardo facendosi sospettosa o forse intuendo le mie intenzioni, in fondo eravamo gemelle ed io tra le due ero quella più semplice da leggere.
Girai il cellulare, basta procrastinare.
Quando Dylan vide la mia copia identica sullo schermo strabuzzò gli occhi.
<<Erin io ti uccido piccola serpe fifona!>> urlò Evie, ed era tutto meritato, più tardi mi sarei consegnata nelle sue mani così poteva strigliarmi per bene. <<Ciao stronzo!>> salutò provocatoria.
<<Oh Cazzo!>> lo sguardo stralunato di Dylan passava dallo schermo a me e viceversa <<Che cazzo significa Evie?>> disse rivolto a me.
<<Ok faccio io>> disse Evie esasperata <<la mia cara sorella è una codarda, e una traditrice, non dimentichiamo traditrice, a quanto pare è una dote che ha acquisito da poco.>> dovevo solo subire in silenzio <<Allora mio caro bestione, la bellezza seduta davanti a te con la quale hai quasi scopato...>>
<<EVIEEE>> urlai indignata per la sua sfacciataggine.
<<Evie?>> Dylan era sempre più confuso.
<<Scusa...>>prosegui mia sorella <<lei si chiama Erin, quindi no, non è me, di me c'è ne solo una, quindi non preoccuparti, la tua integerrima morale è a salva, non stai contravvenendo ai tuoi principi. Lei è dolce, carina e buona, ama i cuccioli e anche il football, ed è al 98 % inglese, una di quelle che prende il tè con il mignolino alzato... ed è vergine.>>
Non poteva ovviamente tralasciare quel dettaglio imbarazzante che mi aveva causato fin troppi problemi.
<<Oddio, questa è follia!>> poi si rivolse a Evie <<Quindi se ho capito bene tua sorella si fa passare per te e tu per lei?>>
<<Proprio così.>>
<<Che gioco malato è?>> la sua voce si alzò di qualche ottava.
<<Uno che sta rubando il mio tempo, quindi vedetevela tra di voi, io ho altri problemi da risolvere e non mi siete d'aiuto, au revoir.>> e chiuse la chiamata.
Dylan non mi guardò, non parlò, con gesti calmi, troppo calmi e misurati, posò il telefono sul divano, si sistemò i capelli in un gesto che denotava solo tanta insofferenza e poi, quando ormai io stavo lì per lì per avere un infarto, disse:
<<Inizia a parlare...>>
<<Erin.>> lo aiuta sentendomi scoraggiata dal fatto che non sapesse neanche il mio vero nome.
<<Non ci posso credere.>> disse più a sé stesso.
<<Io sono la gemella di Evie, mi chiamo Erin.>> ripetei quasi a voler imprimere a forza il mio nome nel suo cervello <<Ci siamo scambiate le vite, non per un gioco perverso, o per un capriccio, come hai detto, ma per necessità, e in questi ultimi due giorni ho scoperto altri buoni motivi che giustificano quello che stiamo facendo.>>
<<Tua madre?>> chiese capendo a cosa mi riferivo.
<<Ho scoperto che ricatta mia sorella, la minaccia di non pagare la sua istruzione e ha intenzione di fare in modo che non ottenga mai quello che le spetta, se non l'aiuta a portare a termine il suo piano, che come sempre ha come scopo finale sottrarre soldi a mio padre. Vuole che Evie sposi Mason così da fondere l'azienda del padre a quelle del nostro, ma ancora nonconosco bene i dettagli.>>
<<È ancora peggio di quello che avevo intuito, ma perchè lo stavate facendo prima di scoprire questo?>> la curiosità era una buona cosa, se voleva sapere fino in fondo allora non voleva scappare o andare a spifferare tutto, no?
<<Volevamo entrambe qualcosa che l'altra aveva, e abbiamo deciso di prenderci quello ci è stato tolto: lei voleva più tempo da trascorrere con nostro padre, conoscerlo come lo avevo conosciuto io, godere della mia vita agiata, e io volevo convincere nostro padre a farmi trascorrere del tempo in America.>>
<<Perché non chiederlo?>> detto così sembrava semplice, ma non era affato semplice parlare con mio padre, evevo sempre timore di deluderlo.
<<Dylan non è così semplice, io sono cresciuta con le mille aspettative che mio padre riponeva in me, una vita pianificata, una che non posso cambiare, con la costante paura che se mi fossi opposta sarei stata paragonata a mia madre.>>
<<Lo hai fatto per fuggire.>> le sue parole non mi sembrarono una critica, ma una conclusione logica.
<<Sì, e per decidere della mia vita in libertà, voglio capire chi sono realmente senza tutto quello che mi hanno costruito attorno negli anni, voglio essere una ragazza normale, che fa le sue esperienze.>> sapevo di essere arrossita per il sottinteso ma ormai era inutile tenersi dentro le cose.
<<Quindi non mentivi. Questo spiega tante cose.>> lasciò cadere la testa sulla spalliera del divano passandoci le dita tra i capelli prima di tornare a guardarmi.
Non parlò, si chiuse di nuovo nel mutismo, ormai avevo capito che quando era confuso, o non sapeva cosa dire, non straparlava, diventava riflessivo.
Mi guardava e basta, avrei tanto voluto fuggire dal suo sguardo attento, cosa cercava? Cosa si aspettava di trovare? Tracce di menzogna? Non ne avrebbe scovata neanche mezza, mi ero aperta con lui per una ragione, non volevo mentirgli.
Dopo quello che mi sembrò un tempo infinito, Dylan finalmente reagì, ma non come mi aspettavo.
<<Scusami, ho bisogno di un momento.>> si alzò di scatto e andò verso l'ascensore, non sapevo cosa fare, rimasi seduta lì come una ameba, incapace di connettere. Non mi sembrava il caso di fermarlo, stava chiedendo spazio, e io dovevo concedeglielo. Dovevo rimanere seduta dov'ero, anche se quello significava lasciare nelle mani di Dylan non solo il futuro del rapporto tra di noi, ma anche il mio futuro.
Lo seguii solo con lo sguardo mentre entrava in ascensore, un attimo dopo le porte cominciarono a chiudersi, ma lui non si guardò indietro, fu solo per una frazione di secondo che intravidi i suoi occhi confusi nello specchio dell'elegante cabina, poco dopo le porte mi tagliarono fuori dalla mente di Dylan.
Il nodo in gola cresceva piano piano e mi faceva mancare il respiro, le lacrime cominciarono a sgorgare dai miei occhi senza freni. Non potevo chiamare mia sorella, avrei voluto tanto una sua parola di conforto ma mi vergognavo del mio egoismo, lei mi aveva avvertito, in fondo cosa mi aspettavo, che Dylan mi stringesse tra le braccia e mi baciasse dicendomi "piccola bugiarda mia ti perdono per il mare di bugie che mi hai rifilato"? Ero un'illusa! Avevo sperato che lui capisse, che potesse accettare chi ero e quello che avevamo architettato, ma quella speranza si infranse al suolo con un tonfo, e fece malissimo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro