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Noi non siamo amiche🦋

Capitolo 13

Camminammo fianco a fianco senza dire niente, non avrei saputo come intavolare una conversazione con una ragazza che era convinta io fossi la sua acerrima nemica. Ai suoi occhi ero Evie, una delle ragazze più popolari del campus, quella che l'aveva snobbata, giudicata, se non addirittura bullizzata in ogni occasione possibile, di certo le sue intenzioni nel prossimo futuro non erano quelle di essermi amica, io d'altro canto avevo disperatamente bisogno di averne una. Le cheerleader alle quali mia sorella si accompagnava erano troppo lontane da me, dal mio modo di essere e di pensare, e avevo il sospetto che non fossero così amiche in fondo, la loro lealtà verso mia sorella dipendeva da quanto in alto lei fosse, e forse Evie ne era consapevole.
Entrammo nel nostro alloggio e lei fece per andare a chiudersi nella sua stanza, ma io non volevo rimanere da sola con i miei pensieri che facevano troppo rumore.
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<Ti va di venire nella mia stanza?>> chiesi esitante, e subito dopo avrei voluto rimangiarmi la domanda non appena ricevetti il suo sguardo da "ti sto prendendo le misure per la bara" . Però dovevo essere messa davvero male perché si ammorbidì quasi subito e acconsentì.
<<Ok, ma sappi che ho smesso di giocare alle bambole molto tempo fa, quindi non provare a trascinarmi nel tuo mondo tutto rosa.>>
Poteva andarmi peggio, un po' di sarcasmo potevo sopportarlo, era il prezzo da pagare per avere la sua compagnia. Mi seguì dentro la stanza, e ci sedemmo sul letto agli estremi opposti, io vicino alla testiera e lei ai piedi del letto.
<<Non so come dirti quanto tutto questo sia assurdo, mi aspetto che tu da un momento all'altro cacci fuori dal capello una battuta idiota sul mio modo di vestire, o sul mio trucco o su quanto io sia sfigata perché sono qui con una borsa di studio, ma passano i minuti e tu non lo fai, e allora diventa sempre più strano.>> stava blaterando e non sembrava voler finire.
Non volevo sminuire le sue ansie ma era veramente una scena comica.
<<Dico davvero, sembri un'altra persona, che diamine ti è successo a Londra, quasi mi manca il tuo essere una vipera velenosa, almeno sapevo cosa aspettarmi da te, mi hai dato addirittura il buongiorno, e a lezione non si parla d'altro che di te che scappi dalle tue seguaci e ti siedi accanto allo scimmione.>>
<<Solo un piccolo appunto nella tua analisi, che è stata perfetta tra l'altro, ma è stato lui a sedersi vicino a me e non il contrario, io cercavo solo un posto isolato.>>
<<Dai lo sanno tutti che quello è il suo posto, è più grande e si siede sempre all'ultimo banco dal primo giorno, sei tornata alla carica o hai dei vuoti di memoria? Dimmi di sì perché l'altra mia teoria è assurda.>>
<<Alla carica? E di quale teoria parli.>> domandai confusa non seguendo per niente il suo ragionamento.
<<Sì tutti lo sanno che avete avuto qualcosa e che poi lui ti ha rifiutato, anche se in realtà nessuno sa com'è andata esattamente, si dice anche che sei diventata perfida per colpa sua, anche se ci credo poco, tu c'è l'hai nel sangue, ho conosciuto tua madre ed è ancora peggio di te.>> lei fece una pausa vedendo la mia espressione confusa <<Sembri sorpresa?>>
<<Non sapevo si dicesse questo in giro scusami, davvero sembro diversa?>> domandai curiosa di sentire la sua opinione.
<<Oh sì, sei stata rapita dagli alieni?>>
<<Sembra che lo abbiate notato solo tu e lo scimmione, come lo chiami tu, le mie amiche non mi hanno detto niente.>>
<<Quelle stupide non noterebbero nemmeno se diventassi un elefante, basta che ti vesti con pagliette e lustrini.>> disse sbuffando, anche loro non le andavano a genio e non potevo biasimarla non le sopportavo nemmeno io <<Anche sugli abiti sei diversa, è scioccante, che diavolo ti è successo, sono certa che ti hanno impiantato un innesto sottocutaneo e ti controllano da remoto, rivoglio la stronza di sempre, rivoglio la mia normalità.>>
Scoppiai a ridere perché quello che diceva, era surreale, beh in effetti tutta la situazione lo era, ed ormai era assodato che ero una pessima attrice.
<<Oh non ridere di me, non ci provare, e poi cos'era tutta quella cosa in bagno? Non ne hai mai avuto uno e adesso bom! attacchi di panico>>
Tagliai corto non volevo parlare di quello che era successo.
<<Parlami della tua teoria.>> provai a deviare la conversazione.
<<No non se ne parla.>>
<<Dai cosa avevi pensato di così assurdo?>> insistetti , ero davvero incuriosita.
<<Non ridere o ti faccio fuori>> minacciò prima di cedere <<So che hai una gemella, e non so perché, ma per un secondo, quando sei entrata, ho pensato fossi lei. Sembravi spaesata, e anche i tuoi lineamenti erano più morbidi. Ovviamente non ho mai visto tua sorella potresti anche averla inventata per quanto ne so.>> lei ovviamente sorrise perché pensava che quello che diceva era un'assurdità.
Nel momento di silenzio che seguì la sua affermazione, io valutai quali erano le mie opzioni, per strano che fosse quella ragazza era la persona che veramente la conosceva, per alcuni versi più di me, lei aveva avuto a che fare con la corazza che Evie mostrava al mondo, ed io avevo bisogno di aiuto, disperatamente. Da sola non avrei potuto farcela a fingere, e lei aveva bisogno di risposte, quindi forse poteva essere uno scambio equo.
Ma potevo fidarmi di lei?
<<Sembra che tu stia cercando la risposta a tutti i misteri dell'universo>> il suo sarcasmo mi riportò alla realtà <<ti prego fammi un fischio quando capirai chi ha ucciso Kennedy, quell'uomo era uno schianto è stato veramente un peccato.>>
Ok! Avevo deciso! Sì, era la persona che poteva aiutarmi, e se riusciva a vedere me e non mia sorella poteva anche essermi amica, e forse non mi sarei sentita tanto sola. I pro superavano i contro quindi...
<<Lilibeth devo dirti...>> iniziai a dire, ma il destino maledetto volle che il mio cellulare si mettesse a squillare giusto in quel momento.

"Evie"

Lessi il mio nome sullo schermo, era mia sorella che prevedibilmente aveva sentito il mio messaggio e voleva sincerarsi che non mandassi tutto a puttane, giusto quello che stavo per fare.
Guardai Lilibeth, era in attesa di quello che stavo per dire, nonostante mia sorella si fosse comportata male con lei, lei era lì che pendeva dalle mie labbra, pronta ad ascoltare qualsiasi cosa io avessi da dire, e soprattutto c'era stata quando avevo avuto bisogno di aiuto. Ma non potevo ignorare che questo sembrava essere un segno del destino, dovevo prendermi del tempo per pensare. Non ero ancora sicura che vuotare il sacco sarebbe stata una buona idea, io e mia sorella stavamo provando a cambiare la vita di entrambe e anche quella dei nostri genitori.
<<Scusami devo rispondere.>> dissi con rammarico, ben sapendo che con la mia richiesta velata di uscire dalla mia camera stavo forse chiudendo una porta.
I tratti del suo viso mutarono istantaneamente, distinsi il momento esatto in cui Lilibeth alzò mattone dopo mattone il muro dietro al quale si nascondeva, un muro fatto di ironia, sarcasmo e commenti pungenti. Si alzò e si avviò alla porta, ma prima di uscire si girò vero di me e disse:
<<Noi non siamo amiche, e forse non lo saremo mai, siamo troppo diverse, ma ricorda che qualunque cosa ti sia successa per ridurti nello stato in cui eri in quel bagno non è da sottovalutare, dovresti condividerla con qualcuno. Fingere non risolve i problemi, non li fai scomparire, li nasconde solo sotto al tappeto, come la polvere, e prima o poi usciranno di nuovo.>>

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