Incontri del terzo tipo🦋
Capitolo 18
Tutto il sonno arretrato e la stanchezza erano il giusto prezzo da pagare per la leggerezza che finalmente sentivo, avevamo parlato fino a notte fonda e scoperto tante cose l'una dall'altra, eravamo più simili di quanto immaginassi, e allo stesso tempo diametralmente opposte: io ero silenziosa e lei una chiacchierona, io ero aperta alle manifestazioni di affetto e lei preferiva tagliarsi un braccio piuttosto che ricevere un abbraccio, lei ascoltava deadmetal ed io del pop abbastanza scadente (parole sue)...ma amavamo i romanzi, anche quelli che potevano sembrare banali, preferiva la verità anche quando portava sofferenza e odiava i bulli (come mia sorella, ci era tenuta a specificare).
Ero certa di aver fatto la scelta giusta e ad ogni minuto che passava mi sentivo meno in colpa per aver vuotato il sacco. Avrei potuto inventare tante scuse per giustificare le mie azioni, avevo violato la condizione principale stabilita da Evie, ma la verità era che egoisticamente mi serviva una amica, una persona fidata che mi aiutasse a mantenere il mio equilibrio, l'attacco di panico era stato un chiaro segnale dei miei limiti, ero certa che Evie alla fine avrebbe capito e forse anche approvato.
La reazione di Lilibeth era stata quella che mi aspettavo, era rimasta sconvolta dopo che le avevo spiegato le ragioni che ci portavano ad agire così, beh le avevo spiegato le mie di ragioni nel dettaglio, quelle di Evie solo superficialmente, non spettava a me divulgare i suoi fatti privati. Dopo averle snocciolato i dettagli del piano a malincuore aveva ammesso che eravamo dei veri geni, secondo me iniziava segretamente ad ammirare un po' mia sorella, senz'altro per il coraggio.
La mia coinquilina e nuova complice non vedeva tutto nero come me, o bianco come Evie, era più il tipo di persone che vedeva tutta la gamma di colori di una situazione, e secondo il suo parere potevamo cavarcela, bastava limare alcuni dettagli del piano.
La situazione sembrava essersi ribaltata, mi sentivo più tranquilla a camminare per il campus, le lezioni della mattina erano andate lisce come l'olio, mi ero seduta al posto giusto e fortunatamente avevo potuto seguire senza distrazioni di nessun tipo, niente finte amiche fastidiose o giocatori di football problematici, avevo addirittura trovato dei compagni di corso molto simpatici, i quali nonostante fossero sorpresi delle mie attenzioni, si erano dimostrati molto disponibili con me.
Mi apprestavo a raggiungere l'area picnic allestita nel prato sud, proprio dietro la mensa, dovevo incontrare Lilibeth. Non avevamo molti corsi in comune e a lei sembrava una buona idea incontrarci lì per aggiornarci e darmi eventuali consigli.
"Che bella giornata!" Pensai allegra mentre aprivo la porta a doppio battente che dava sul retro del palazzo e uscivo sotto al sole.
Controllai l'orologio e avevo ancora del tempo prima d'incontrare la mia coinquilina, quindi puntai il tavolo da picnic più lontano e mi ci accomodai, tirai fuori dalla borsa un libro che avevo iniziato prima della partenza da Londra, "I sette mariti di Evelyn", non era male.
<<Ti verrà un'ustione di terzo grado.>>
Chiusi il libro di scatto per lo spavento <<Nooo adesso ho perso la pagina.>> mi lagnai.
<<Se vuoi ti racconto la fine, l'ho già letto.>> disse Lilibeth.
<<Oh no grazie, passo, se mi dici anche la minima cosa perderò interesse.>> non stavo esagerando bastava il minimo accenno di spoiler e il mio interesse calava in picchiata.
<<La giornata è perfetta!>> Lilibeth prese posto accanto a me e si stiracchiò come un gatto.
<<Vorrei rimanere qui per sempre.>> lo pensavo davvero: sole, solitudine e un bel libro, di cos'altro avevo bisogno?
<<Adesso non esageriamo, fuori di qui c'è una vita, un mondo che ci aspetta, una marea di ragazzi.>>
<<Ok non mi ci far pensare, basta che dalla tua bocca esca la parola "ragazzo" ed io penso alla scena di ieri.>>
Lei ridacchiò per nulla in imbarazzo.
<<Axel è un po' eccentrico nel sesso se capisci cosa intendo, mi diverto tanto con lui e per ora non mi dispiace, non abbiamo nessun impegno e per me va bene così, e anche per lui credo.>>
<<Sono definitivamente fatti tuoi ma la prossima volta avvisami o rimarrò traumatizzata a vita.>>
Annuì e cambiò discorso.
<<Allora, prima lezione, e forse la più importante, quindi apri bene le orecchie: non farti vedere con me in mensa o da nessuna parte, può costarti la reputazione da stronza che ti sei costruita con tanto veleno e sacrificio.>> la guardai confusa.
"Ma faceva sul serio?"
La sua faccia terribilmente seria mi disse che sì, era proprio quello che pensava.
<<Non sono d'accordo penso che questo sia un dettaglio che possiamo cambiare, chi noterà mai con chi vado a pranzo, penso che abbiano cose più importante di cui preoccuparsi, sono al college.>>
<<Oh cocca>> disse scuotendo il capo <<sei così ingenua e pura che mi fai pena, hai proprio bisogno di me o ti faranno a pezzi, è giusto per questo che si faranno gli affaracci tuoi, sono al college e non c'è argomento più importante per queste teste vuote e snob che la vita sociale di chi è al vertice, e tu carissima sei il loro argomento numero uno.>>
<<Non puoi lasciarmi da sola, sei crudele!>> protestai.
<<Non piagnucolare e vai dalle tue finte amiche, con un po' di fortuna scoprirai che sotto tutti quei strati di cattiveria e stoffe firmate esistono ragazze intelligenti e perbene.>>
La guardai dubbiosa.
<<Volevo solo infonderti un po' di coraggio ma non penso che realmente succederà quindi non ti mentirò, ti annoierai a morte ma tu sorridi e annuisci e tutto andrà bene, puoi farcela. Dammi il tuo telefono.>>
Glielo passai sbloccato, lei digitò qualcosa e me lo passò.
<<Adesso hai il mio numero, per qualsiasi cosa fammi un fischio.>>
<<Liam??>> domandai dubbiosa, si era registrata sotto questo nome.
<<Nessuno deve sapere che hai il mio numero, è un nome incognito.>>
"Ok, era matta da legare"
<<Fila dentro, quelle oche saranno felici di aver trovato il cervello, io prendo qualcosa e vengo a mangiare all'aperto.>>
Entrammo facendo finta di non conoscerci nemmeno, ma una volta dentro spalancai gli occhi poiché mi trovai di fronte un'immensa distesa di tavoli gremita di studenti.
<<Dove mi siedo di solito?>> domandai senza guardarla e a bassa voce, senza neanche muovere le labbra, usando quelle abilità da ventriloquo che non sapevo di possedere.
<<Non farai fatica ad individuarlo.>> rispose lei e senza degnarmi di uno sguardo andò a prendere da mangiare. Ma che genere di spalla era una che ti abbandonava nel momento del bisogno?
In ogni caso aveva ragione, neanche mezzo secondo che fui assalita dalle mie compagne di squadra che mi trascinarono in un tavolo vicino alla finestra e mi venne quasi il voltastomaco quando alcune ragazze, evidentemente matricole, andarono a prendere il nostro pranzo, non dovetti nemmeno aprire bocca, sembrava che io prendessi sempre il solito.
Decisi che quella sarebbe stata la prima l'ultima volta, da domani quello sarebbe cambiato, anzi decisi che avrei mangiato fuori, non potevo sopportare quella forma di nonnismo, sapevo che in quel tipo di università faceva parte del rito di passaggio, era una specie di tradizione, ma non potevo sopportarlo.
Spaziando con la vista nell'ambiente che mi circondava, capii che quella non era l'unica tradizione ad essere rispettata, qualche metro più in là c'era il tavolo della squadra di football e ovviamente c'era anche lui con la piovra umana in braccio, erano imbarazzanti, distolsi lo sguardo non appena lui alzò il suo su di me ,e ignorai il fastidio che la scena mi causava, era un altro classico che non riuscivo a digerire.
Mi concentrai sulle chiacchiere e il cibo per nulla appetibile, ma dopo un pò mi alzai di scatto, non riuscivo più a fingere di essere ineressata alle chiacchiere sui vestiti e sul sesso, non ne potevo più, ero esasperata.
<<Ci vediamo agli allenamenti.>> dissi provando a sembrare affabile, loro non avevano fatto niente di male erano solo se stesse.
<<Ti sono arrivati i nuovi orari?>> chiese Piper ed io annuii, in mattinata mi era arrivato l'intero calendario di allenamento sia nostro che della squadra football, insieme alle partite, era molto serrato.
Quello sarebbe stato un altro ostacolo da superare, un ostacolo bello grosso, il primo incontro con l'allenatore non era andato benissimo e avevo la sensazione le co se non sarebbero migliorate, le mie abilità nei salti forse lo avevano insospettito quasi quanto la mia inettitudine nelle coreografie.
Avevo fatto ginnastica agonistica ma non ero stata mai una cheerleader, nella mia università erano sopravalutate. Evie aveva passato quasi tutti i pomeriggi a farmi imparare coreografie, balletti, e frasi di incitazione, ma io ero una vera frana nel trasmettere energia.
<<Ci sarà tutta la squadra di football!>> disse Katy maliziosa.
<<Non vedo l'ora di vederli all'opera.>> esclamai genuinamente interessata a vedere come se la cavavano, avevo sentito che non erano niente male, anzi che erano tra i migliori, l'anno scorso erano arrivati secondi ma quest'anno erano intenzionati a rubare il podio.
<<E da quando?>> domandò curiosa, dimenticavo sempre questo particolare, Evie era la capo cheerleader ma odiava profondamente quello sport, e lo odiava per lo stesso motivo per cui io lo amavo: nostro padre. Lei lo faceva solo per la popolarità.
Dovevo rimediare in fretta a quella gaffe.
<<Da quando sono single mie care.>> si misero a ridere.
Ad Evie non dispiacevano i bei corpi che si aggiravano per il campus, quindi decisi di sfruttare quel suo modo di vivere apertamente la sessualità.
"Pericolo scampato"
Ultime parole famose... vidi i loro occhi sgranarsi e la loro risata scemare, non capii cosa stesse succedendo finché due braccia forti si allacciarono alla mia vita stringendomi ad un corpo solido con decisione, mi irrigidii per la vicinanza inaspettata.
<<Baby sei sicura di quello che stai dicendo? Single? Veramente?>>
Ero pietrificata, non respiravo neanche.
"Che cavolo?"
Vidi con la coda dell'occhio Lilibeth che dall'ingresso della mensa mi guardava e mimava qualcosa, ma non capivo cosa. Ovviamente le stronze al tavolo ridacchiavano mentre io ancora davo elettrocardiogramma negativo.
<<Fino all'ultima volta che ho controllato non lo eri, mi sono perso qualcosa?>> mi disse il nuovo arrivato all'orecchio e mi baciò la guancia.
Mi bastò per destarmi dal momento di assenza mentale e mi staccai con veemenza.
<<Lasciami e non ti permettere di toccarmi di nuovo.>>
<<Che stai facendo?>> domandò confuso.
Poverino ero quasi certa che la colpa non fosse sua, ma della mia quasi defunta sorella che forse mi aveva ingannato.
Lo guardai in viso e riconobbi i lineamenti che avevo visto in decine di fotografie, non c'era che dire, Mason era bellissimo: alto, capelli biondi tagliati molto corti occhi verdi e pelle abbronzata, ma non era il mio tipo, e poi, era stato con mia sorella e pensava che io fossi lei.
<<Non baciarmi un'altra volta!>> lo minacciai puntandogli contro un dito.
<<A te piacciono i miei baci>>
"Oddio che male avevo fatto al mondo?"
<<e non solo sulla bocca.>> finì la frase in un bisbiglio.
Uccidimi adesso, sono pronta per incontrare il creatore, basta che questa tortura finisca. Che schifo pensare alla vita sessuale di mia sorella.
<<Ma la vuoi smettere?>> gli dissi.
Stavamo dando spettacolo, che vergogna, avevo ricevuto più attenzioni quel giorno che in tutta la mia vita, attenzione indesiderata tra l'altro.
<<Ti ho chiesto scusa baby, non puoi avercela per sempre con me.>>
Non sapevo cosa avesse fatto, Evie non me ne aveva parlato e non sapevo se, perché era troppo grave e faceva male anche solo pensarci, o semplicemente perché non le importava, forse voleva disfarsene e aveva preso la palla al balzo usando il suo errore come scusa.
Mi strinse a sé nuovamente con decisione e incollò la sua bocca alla mia, facendomi quasi mancare il fiato, che situazione di merda.
Mi sentii strattonare all'indietro e...
<<Prova a mettergli le mani addosso un'altra volta senza il suo consenso e non avrai più le dita per afferrare la palla in acqua Mason.>> disse una voce alle mie spalle.
Mason lo guardò in cagnesco ed io approfittai del momento per mettere maggiore distanza tra me e lui e capire che diavolo stava succedendo.
<<Non sono fatti che ti riguardano Dylan, fatti i cazzi tuoi e tornatene al tuo tavolo a farti infilare la lingua in bocca da qualche cheerleader.>> disse sprezzante, non correva buon sangue tra loro, mi pareva evidente.
<<Oh io ho tutte le intenzioni di farmi ficcare la lingua in bocca da una cheerleader stanne certo.>> disse con voce beffarda, poi mi prese per mano e mi trascinò fuori dalla mensa, sotto lo sguardo curioso dei presenti, e quello sbigottito delle mie compagne di squadra.
Era una situazione surreale, sembrava una candid camera.
Una volta fuori dalle porte a doppio battente puntai i piedi a terra e lo obbligai ad arrestare la marcia, temevo che potesse trascinarmi per tutto il campus, lui esasperato dalla mia resistenza si voltò.
<<Ora che c'è?>> domandò seccato.
<<Ora che c'è?>> ripetei scioccata <<Che cavolo era quello? Perché hai fatto intendere che c'era qualcosa tra di noi?>> domandai leggermente isterica.
<<Abbassa la voce e non dare spettacolo, odio questa vena drammatica di voi donne.>>
<<Ora ti preoccupi di non dare spettacolo? Dopo che hai lasciato intendere a tutti i presenti in mensa che c'è qualcosa tra me e te?>>
<<Ti ho solo aiutato, e me ne sto già pentendo, forse ti piace essere trattata così e toccata contro la tua volontà, in fondo lui è una testa di cazzo e tu una stronza di primo livello, potrebbe essere un vostro gioco malato.>>
Quelle parole maligne sparate a caso mi lasciarono a bocca aperta, alzai di scatto la mano per schiaffeggiarlo ma avevo fatto male i conti con i suoi riflessi da lince, me la afferrò.
<<Non ci provare mai più, non so come tratti quei coglioni che ti fai alle spalle di Mason, ma su di me non hai nessun controllo, e togliti dalla faccia quella maschera di finta innocenza che indossi quest'anno, sappiamo tutti quanto poco ti si addice.>>
Voltò le spalle lasciandomi lì sconvolta per le sue parole severe, mi rattristava parecchio venire a conoscenza della pessima reputazione di mia sorella, lei era molto più di una snob, era molto altro che la cheerleader fidanzata con il capitano della squadra di pallanuoto, io conoscevo la Evie protettiva, intelligente e dal cuore d'oro, loro si erano fermati solo alla corazza che si era creata attorno per sopravvivere ad un' adolescenza di merda.
Anche Dylan odiava Evie, ma nonostante tutto mi aveva aiutato, anche se poi mi aveva insultato e vomitato addosso tutto quello che pensava di Evie, le sue azioni entravano in contrasto con le sue parole, aveva uno strano modo di fare.
<<Non crucciarti, lui è sempre scontroso tranne quando scopa, lì dicono sia irruente.>> esordì Lilibeth avvicinandosi, non aveva filtri. <<Non fare quella faccia scioccata sono certa che un giro sul suo cazzo te lo faresti pure tu!>>
Vedendo la mia faccia andare a fuoco spalancò la bocca <<Noooo, non me lo dire>>
Pensai avesse intuito che ero vergine, e stavo per andare a prendere una pala per andare a sotterrarmi nel lato più isolato de campus, quando lei aggiunse:
<<ti sei pressa una cotta per lui>>
Uff meno male... aspetta un attimo, cosaaaa?
<<Ma che dici, non ho una cotta per nessuno, e di sicuro non per lui che peggio non può trattarmi.>> il mio discorso non faceva una piega se non tenevamo in conto di come mi si contorceva lo stomaco ogni volta che lo vedevo, di come il mi cervello s'inceppava, o di come diventavo scontrosa a volte senza motivo. Il mio migliore amico chiamava questo atteggiamento "modalità pre-cotta".
<<Sarà pure uno stronzo ma quello che ha fatto in mensa è stato spettacolare, cavolo la faccia di Mason quando ti ha preso per mano portandoti via con lui era da fotografare, giuro che la scena non poteva essere migliore nemmeno ve ne foste andati su un cavallo bianco galoppando verso il tramonto.>>
<<Frena la tua euforia ti prego, non trovo per niente spettacolare passare per la sgualdrina che se la fa con il capitano della squadra di pallanuoto nei giorni feriali e con un giocatore di football in quelli feriali.>>
<<Quarterback.>> precisò lei.
<<Ancora peggio cavolo, te ne rendi conto? Sono una sgualdrina intersportiva.>> mi presi il volto tra le mani sconsolata.
<<C'è di peggio mia cara, pensa che non è neanche vero, se almeno te li scopassi ne varrebbe davvero la pena, ci pensi?>>
<<No che non ci penso, puoi smettere di dire quella parola.>>
<<Quale? Scopare? S-c-o-p-a-r-e, dilla anche tu, così al meno atterri in questo secolo, dove alle donne è permesso parlare con un linguaggio colorito senza essere accusate di stregoneria ed essere bruciate sul rogo. Comunque penso che non ti devi preoccuopare perché alcuni pensino che tu sia una sgualdrina, per molti lo eri già prima.>>
Come al solito non aveva peli sulla lingua.
<<Tu si che sai dare conforto.>> mi lamentai.
<<Tua sorella e Mason si lasciano di continuo, e Evie non ha mai fatto mistero di quelli con cui esce, nessuno dei due è fedelissimo.>>
Immaginavo che non si amassero, ma non sapevo che addirittura arrivassero a tradirsi, avevo sempre saputo che ci fosse qualcosa di strano nella loro relazione da come lei ne parlava, ma sapevo anche che Evie non amava i traditori.
Lilibel mi trascinò fino alla stessa panchina di prima, quella più lontano dall'ingresso della mensa e ci sedemmo.
<<Adesso che ci penso c'è qualcosa che non mi torna, vuoi sapere cosa?>> disse in modo cospiratorio.
<<Spara, tanto non ho nè la forza nè la capacitò di fermarti.>>
<<In tutto quello che è successo in mensa, c'è solo una cosa che non capisco, cioè, mi è chiaro che tua sorella non ti abbia detto esattamente come stavano le cose tra lei e Mason, secondo me ti ha usato per porre fine alla cosa perché lei non ci riusciva, e mi è chiaro che tu non vuoi averci a che fare, anche se non so come sia possibile, certo nemmeno io lo vorrei come fidanzato, è uno scopatore seriale come tutti gli sportivi di questo campus, no, aspetta, di tutta la nazione ma me lo farei certamente, quello che non capisco è l'atteggiamento di Dylan, perché è intervenuto? Lui non è il tuo fan numero uno, in realtà non siete nemmeno amici>>
<<Ma non eri uscita dalla mensa?>>
<<Si ma poi sono rientrata a portare il vassoio, fortuanamente direi perchè se mi fossi persa quella scena sarei morta, ma vuoi sentire cosa ho visto o no?>>
<<Vai avanti.>> la esortai.
<< Lui era al suo solito tavolo, con le solite persone, giocatori pompati e bionde starnazzanti>>
Amava gli stereotipi quanto me
<<Lisa era seduta sulle sue gambe appiccicata a lui come una ventosa, Dio quanto è scema, lui vuole solo scoparla.>>
<<Lilibeth!>> la rimproverai per il linguaggio.
<<Oh scusa, vuole solo avere un rapporto fisico con scambio di fluidi>>
Così era molto peggio
<<comunque, si strusciava su di lui, che non la calcolava minimamente, guardava la scena con interesse e non appena Mason ti ha abbracciata è scattato in piedi, e il sedere finto di Lisa ha conosciuto da vicino il marmo pregiato del pavimento dalla mensa, secondo me ha una cotta per te!>> concluse lei con tono solenne, il che mi fece capire che non era uno scherzo, ci credeva veramente.
<<Non so se riderti in faccia o portarti a fare un controllo, non siamo più all'asilo dove il bambino che ti tira le trecce è quello a cui piaci, alla nostra età chi ti tratta di merda è perché ti odia, mi dispiace deluderti.>> poi ci pensai meglio e aggiunsi <<E non so se io debba ricordarti che lui pensa che io sia Evie, quindi se avesse una cotta non sarebbe per me, ma per mia sorella.>> e chissà come mai quella eventualità mi procurava una strana fitta alla bocca dello stomaco.
<<Uhhm, non lo so, sempre parlando per ipotesi, credo che la cotta sia per te, lui Evie non la sopporta, pensa che non se l'è fatta, il che è strano, quasi ogni ragazza e donna nel raggio di 20 kilometri, è passata dal suo letto.>>
Il fastidio allo stomaco non fece che aumentare, ed io feci del mio meglio per ignorarla, forse non aveva niente a che vedere con quello che aveva detto Lilibeth, forse mi stavo solo ammalando. Ero patetica nel mio tentativo di nascondere l'evidenza.
<<Ma passiamo alle cose importanti>> c'è n'erano cose ancora più importanti? <<Come ti comporterai quando Mason passerà al dormitorio a chiederti spiegazioni? È abituato a risolvere le cose sempre con scambio di fluidi, e poi come gestirai la situazione con lo scimmione, fingerete di avere una storia o vi ignorerete? Dimmi che almeno gli chiederai qualche spiegazione.>>
Avevo il sospetto che la delusione di Lilibeth sarebbe stata enorme perché la risposta a tutto era la stessa, mi sarei nascosta nella mia stanza o mi sarei finta morta, mai nella vita avrei affrontato quei due.
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