Il mondo sta andando a rotoli🦋
CAPITOLO 12
<<Bene così, brava, svegliati.>>
Sentii dire ad una voce bassa e gutturale.
<<Evie apri gli occhi, svegliati piccola.>>
Quel tono così profondo mi accompagnò nel mio viaggio di ritorno verso me stessa, verso la coscienza.
Provai a muovermi, ad aprire gli occhi, volevo dargli ascolto. Ci misi qualche secondo, il mio corpo era restio ad eseguire i comandi impartiti dal mio cervello.
<<Sì, proprio così piccola, puoi farcela, apri gli occhi.>>
Le palpebre si erano fatte troppo pesanti.
<<Perché mi chiami Evie?>> dissi con la voce un po' impastata e confusa.
"Ecco un'altra persona che mi scambiava con la mia gemella"
<<Sono Erin.>>
Qualcosa di fresco mi bagnò le tempie rendendomi subito più lucida. Aprii gli occhi del tutto e la luce mi aggredì le pupille.
<<Fai piano Evie.>> disse il ragazzo.
Appena i miei occhi si adattarono alla luce individuai il proprietario di quella voce, c'era quel ragazzo, quello bellissimo e anche tanto stronzo, quello che mi aveva incasinato il cervello a lezione.
<<Oh diavolo!>> dissi subito registrando l'informazione compromettente che avevo appena rivelato.
<<Oh cazzo!>> imprecò una voce alla mia sinistra, girai un po' la testa e individuai Lilibeth <<Ha perso la memoria, hai sentito cosa ha detto?>> sembrava seriamente preoccupata, anzi esterrefatta.
<<Scusate sono un po' intontita.>> dissi dopo essermi schiarita la gola sperando che anche i pensieri lo facessero.
Lui mi chiuse il viso tra le sue mani, alzandolo per esaminarlo e incrociare il mio sguardo. Cercava qualcosa, non ero certa di cosa, ma sembrava volersi assicurare delle mie condizioni di salute. Mi metteva un po' di soggezione essere così vicini, e non potei fare a meno di imbambolarmi a guardare i suoi lineamenti così virili, ora un po' corrucciati dall'apprensione.
<<Hai avuto un attacco di panico.>> decretò scuro in volto <<Ti capita spesso?>>
"E ora cosa rispondo?"
<<No!>> abbassai gli occhi subito dopo aver buttato fuori quella enorme bugia.
Dopo il divorzio dei miei, la situazione si era fatta così tesa che per me era diventata difficile da gestire, la battaglia legale, i tribunali, l'allontanamento da mia sorella, avevano scombinato qualcosa nella mia testa, avevo perso il mio equilibrio. Solo le lunghe sedute con lo psicologo e le innumerevoli telefonate tra me ed Evie mi avevano restituito la pace, ma ora grazie a tutto quel casino, i miei attacchi di panico erano tornati, sperai che si trattasse di un episodio isolato dovuto al rilascio della tensione.
Volevo sfuggire al suo sguardo inquisitore, sembrava leggere la bugia nei miei occhi. Mi guardai attorno e mi resi conto di essere seduta sul marmo accanto alla serie di lavandini, ero ancora nel bagno delle donne, con lui fermo tra le mie gambe che mi reggeva con un braccio attorno alla mia vita. Una posizione troppo intima ma non era il caso di farglielo notare.
<<Grazie a tutti e due!>> ero veramente grata del loro aiuto, e anche parecchio incredula, erano le due persone che mai avrei immaginato mi avrebbero dato una mano in una situazione del genere. Non sapevo com'erano andate le cose, né come mai tutti e due si erano ritrovati nello stesso momento nel bagno delle donne, ma di certo era stata una fortuna.
<<Oh cielo, il mondo sta andando a rotoli!>> disse Lilibeth, polemica come sempre, e a me sfuggì una risatina, lei era sempre melodrammatica.
Guardai il ragazzo ancora fermo a scrutarmi e diventai seria all'istante.
<<Ora stai meglio?>> chiese rude.
"Mica era stata colpa mia?"
E di certo non lo stavo costringendo a stare lì, gli ero grata ma se voleva poteva anche andarsene.
<<Eh sì, sto molto meglio, mi dispiace di avervi fatto preoccupare.>>
<<Non devi ringraziare, sono qui perché ho sentito la pazza urlare, non per mio volere.>> fece cenno in direzione della mia compagna di stanza.
<<Grazie lo stesso. >> risposi un po' piccata.
Si allontanò dal mio corpo, facendomi sbilanciare per la mancanza del suo sostegno e se ne andò sbattendosi la porta alle spalle. Cosa avevo fatto per farlo arrabbiare era un mistero, ma la mia testa non era nelle condizioni ottimali per rimuginarci sopra.
<<Andiamo in stanza?>> domandai speranzosa a Lilibeth che aveva assistito alla scena in silenzio e con la fronte corrugata.
<<Ok>> acconsentì dopo un attimo <<ma non ti fare strane idee, non diventeremo amiche, sappilo. Ci vuole di più di un attacco di panico per renderti simpatica ai miei occhi.>> era la persona più scontrosa che avessi mai conosciuto, ma ero certa che fosse anche la più buona, si nascondeva dietro quella corazza ma io riuscivo ad intravedere uno spiraglio di luce dietro tutto quel cinismo, in fin dei conti era ancora con me e mi aveva prestato soccorso.
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