Chiarimenti 🦋
Capitolo 33
In mezzo a tutto quel casino trovai una nota comica, io che entravo nel miglior albergo della città conciata a metà tra una fan di slipknot e una barbie. Se mi avesse visto mio padre sarebbe stato indeciso se sgridarmi o scoppiare in una risata, se invece mi avesse vista mia madre sarebbe morta sul colpo... forse a pensarci bene, avrei dovuto fare una capatina a casa sua prima di presentarmi in hotel a traumatizzare il personale.
Lilibeth si era lasciata prendere la mano, la sua teatralità in certi momenti prendeva il sopravvento, per non farmi riconoscere (neanche fossi una celebrità) aveva optato per un travestimento, che a mio parere attirava tutti gli sguardi su di me: mi aveva costretta ad indossare una sua maglia, di sicuro un souvenir di qualche concerto rock, che attraverso strappi tenuti insieme da spille lasciava intravvedere il mio reggiseno di pizzo nero, sopra una gonna rosa plisettata e decisamente corta, quest'ultima presa in prestito dall'armadio di mia sorella, a mio parere non poteva nemmeno essere definito un capo di abbigliamento, sembrava più un costume per Halloween, tipo scolaretta sexy.
In altre parole Lilibeth mi aveva trasformato in lei, di certo da piccola non aveva bambole, quella fu la mia conclusione.
Quasi scoppiai a ridere quando Daisy, quello era il nome scritto sul cartellino spillato alla camicia della receptionist, rimase a bocca aperta nel vedermi, aveva la stessa espressione che avevo avuto io quando mi ero guardata allo specchio, avrei voluto dirle: "Eh sì mia cara, oggi qualcuno si è divertito a conciarmi così!.
<<Posso aiutarla?>> chiese provando a mascherare la sua disapprovazione.
Nessuno può purtroppo, forse solo l'Onnipotente, se risolverà i miei casini al posto mio.
<<Salve, ho chiamato un'ora fa per prenotare...>> mi interruppi non appena vidi il suo sopracciglio alzarsi, lo avevo soprannominato "sopracciglio giudicante", ed era la prima volta che qualcuno lo rivolgeva a me.
<<Cognome?>> voce squillante che grondava scetticismo, capelli ossigenati e labbra rifatte oltre il limite consigliato, quella donna non poteva piacermi di meno.
<<Graham.>> non ero mai stata una di quelle che ostentava quello che possedeva o sfoggiava il suo cognome, mi ero sempre tenuta ben lontana dal somigliare a "Virgin succhia soldi", ma davanti ad un personaggio come quello deicisi di mettere in mostra il fatto di essere una ricca ereditiera. Mi gustai i suoi occhi spalancati e la graziosa "o" che formarono le sue labbra a canotto.
<<Mi scusi non l'avevo riconosciuta.>> si affrettò a dire.
E come avrebbe potuto? Non ero mai stata in quella struttura prima e dubitavo che Evie si facesse vedere in quei posti, di solito era troppo orgogliosa.
<<La suite è pronta, la faccio accompagnare e le faccio portare i bagagli in camera.>>
<<Mi serve solo la chiave, viaggio leggera.>> strappai la chiave elettronica dalle sue mani e mentre andavo in ascensore mi colpì un pensiero con la forza di una meteora: "e se mio padre fosse venuto a sapere che ero in uno degli alberghi della catena? Oh oh! Dovevo avvisare Evie."
Non riuscivo a non combinare un disastro dietro l'altro.
24 piani di eleganza e comfort, linee pulite e geometrie perfette, un vero colosso di design contemporaneo che fondeva enormi vetrate e grandi strutture di metallo alla bellezza naturale dei giardini pensili.
Mio padre andava molto fiero dell'andamento di quel ramo dei suoi investimenti, una catena di hotel di lusso sparsi per il mondo, gestiti dalla Graham.ac Corporation, garantiva ogni tipo di servizio, dal cibo esotico all'abbigliamento d'alta moda e ospitava eventi esclusivi come mostre d'arte, sfilate e raccolte fondi. Dovevo riconoscere che era magnifico.
Evie era molto più interessata di me agli affari di famiglia, e sicuramente più ferrata sull'argomento, mi ricordai che l'ultima volta che era venuta a Londra a farci visita, lei e papà avevano trovato una grande e inaspettata sintonia, alla mia gemella brillavano gli occhi mentre sentiva mio padre blaterare cose tipo: "Il comfort esclusivo va oltre il mero benessere bla bla bla... è un'arte che abbraccia i sensi e calma lo spirito bla bla bla..." per me erano solo parole accattivanti per accalappiare clienti e per vendere, per mia sorella invece, era oro colato.
Il trillo del campanello mi distolse dalle mie elucubrazioni annunciandomi l'arrivo al piano, le porte a specchio si aprirono, e la mia mascella toccò terra per lo stupore.
Non mi sorprese vedere che l'ascensore era arrivato direttamente nella suite, era prevedibile, a lasciarmi senza parole fu lo spettacolo di un giorno soleggiato di Los Angeles dal XXIV piano, dove non c'erano muri, ma solo vetrate ad incorniciare quella bellissima città. Buttai la borsa a terra vicino all'ingresso e camminai come un automa fino alla portafinestra che collegava con l'esterno, la spalancai e uscii sul terrazzo, dove una bellissima piscina a sfioro completava la magia. Era veramente stupefacente e per qualche minuto mi beai di quel fantastico Panorama. Quella città era magnifica, era una vita che fantasticavo di tornare a viverci.
"Toxic" si diffuse come una melodia lontana riportandomi alla realtà, corsi dentro perché proprio lei volevo sentire. Acciuffai il cellulare e trascinai il tasto verde mentre portavo l'aggeggio vicino all'orecchio.
<<Dove sei?>> esordì mia sorella, e per un secondo pensai che potesse essere una veggente.
<<E tu dove sei?>> rilanciai per evitare di rispondere.
<<Hai vinto, mi faccio gli affari miei, volevo solo capire se potevi dedicarmi giusto qualche minuto, devo assolutamente parlarti di Ryan.>> le sue parole prevedevano grossi guai.
<<Sospetto che sappia che non sono te.>> Evie sganciò la bomba, e confesso che se lo avesse detto solo un paio di giorni addietro sarei andata nel panico, ma in quel momento, dopo tutti i casini che avevo combinato, sapevo che quello era il male minore.
<<O forse ha una cotta anche per me, non lo so.>> aggiunse poi con finta noncuranza.
Avevo catalogato la situazione come "da risolvere in seguito" decisamente troppo presto, mi affrettai a chiederle:
<< Evie che diavolo stai combinando?>>
<< Io assolutamente nulla>> scattò sulla difensiva <<giuro che sono tutta studio e noia infinita, lo vedo il meno possibile>>
Quello poteva essere una parte del problema, di sicuro a Ryan sembrava sospetto
<< imparo tutto quello che posso da nostro padre e addirittura sono riuscita a prendere un periodo di pausa dalla ginnastica senza far insospettire tutti.>>
Sì a sentirla si poteva dire che era stata più diligente di me in tutto.
<<E qual'e il problema allora?>> chiesi provando a tagliare corto, avevo cose di cui parlargli e mi sembravano anche più urgenti.
<<Ci siamo baciati!>> sputò fuori talmente veloce che per un secondo non capì cosa mi stesse dicendo, ma quando le parole si sbrogliarono nella mia mente e misero radici nel mio cervello, scattai come una molla.
<<Cosa?>> urlai inorridita.
<<Non urlare ti prego, non trasmettere tutta la tua ira oltreoceano, non è mica colpa mia, era da un po' che si comportava in modo strano, e poi c’erano queste scintille>>
Mi pizzicai il ponte del naso con indice e pollice per calmarmi.
<<Accetta la videochiamata.>> dissi andando a sedermi su una sdraio fuori al terrazzo.
Un paio di secondi e il volto corrucciato di mia sorella comparve sullo schermo.
<<Ti prego spiega>> la esortai.
<<Ummm dove sei?>> domandò legittimamente <<Non ricordo il campus così elegante.>>
Non era il momento, il tema "Ryan" aveva la priorità.
<<Dicevi qualcosa a proposito delle scintille.>>
<<Non voglio mentirti, non sono del tutto innocente in questa situazione, ma a mia discolpa devo dire che Ryan ha qualcosa che mi attrae, sono elettrica quando è nei paraggi, è una tensione che sentiamo entrambi, io ho provato a fuggire, in tutti i modi, lo sai>> ricordai la strana telefonata di mia sorella da uno stanzino <<ma lui è un gran testardo, capisci?>> Certo che capivo, ero nei pasticci anch'io per colpa della maledetta chimica tra i corpi <<E infine per non farla lunga ieri ci siamo baciati, ho avuto un momento di debolezza, e ora lui continua a chiamare, e io contimnuo ad ignorarlo, e non so quanto tempo mi rimane prima che si fiondi qui, e non so quanto io sia capace di mantenere il punto perché quello stupido è bellissimo...>> Scoppiai a ridere, non riuscivo a fermarmi, era una di quelle risate che sgorgavano dalla pancia, poi piano piano diventò una risata isterica e convulsa.
<<Oh! Questa non è di certo la reazione che mi aspettavo.>> era stranita ovviamente, a lei mancava il quadro generale del casino che stavamo combinando <<Ero pronta ad affrontare una te che diventava la Gorgone, non una te che rideva come una iena fatta di crack.>>
<<Beh, se pensi che questo sia un casino, immagina che il tuo nemico è attratto da te.>>
<<Cosa?>> ora era il suo turno di urlare.
<<È tutto un grande disastro Evie, al momento mi riesce difficile pensare a come aiutarti con Ryan quando io stessa sto affogando in un mare di guai. Posso dirti solo di prendere tempo, però ti chiedo di non spezzargli il cuore, se non è una cosa seria prendi le distanze, ci tengo a lui, quasi quanto tengo a te... vedi di non fare ulteriori casini ti prego.>>
La vidi buttarsi sul letto della mia camera da letto a Londra disperata per la piega che aveva preso tutta la situazione.
<<Ci proverò, ma non sono certa di farcela. Dai raccontami un po', che ti succede?>>
<<Ho fatto un casino anch'io, e forse anche più grave del tuo, deve essere qualcosa intriso nel nostro DNA. Comunque sono in albergo.>> spiegai.
<<La Ac?>>
<<Proprio quello, ti prego di essere pronta, se nostro padre te lo chiede, digli che me lo hai prenotato tu.
E' incredibile, la prima volta che vengo e lo faccio per nascondermi.>>
<<Il mistero s'infittice ma se vuoi fuggire tanto vale farlo con stile.>> una cosa tipica di Evie.
<< Ieri sera è andato tutto a rotoli, c'era tutto quell'alcool, tutta quella musica e tutta quella stramaledetta chimica.>>
"Com'era potuto accadere? Come ero potuta lasciarmi trascinare così tanto? Era colpa di virgin."
<<Eeee...>>
<<E abbiamo fatto peggio di te Ryan.>> mi coprii gli occhi con la mano libera dal telefono.
<<Hai scopato con Dylan?>> era scandalizzata più che sorpresa.
<<Nooo>> urlai di rimando <<Ci siamo solo lasciati andare un po' troppo e quando la situazione era diventata seria...>>
<<Hai detto di essere vergine.>> concluse per me, lei era la mia gemella non mi sorprendeva che finisse le mie frasi. <<Tutto ciò è sbagliato da più punti di vista di quanti ne riesco a contare ma sono anch'io nella merda e non so come uscirne quindi ti capisco e non ti giudicherò. Posso solo dirti la stessa cosa che hai detto a me, beh non proprio la stessa, se non è importante lascia perdere, ma nel caso remoto che per te lo sia, vedi solo di tutelare il tuo cuoricino, Dylan non è quello che si può definire un ragazzo casa e chiesa>> fece una pausa prima di aggiungere <<e se puoi tutela anche il nostro piano.>>
<<Tutto colpa di Virgin>> demonio scappato dall'inferno, figlia di Satana uscita dalle viscere incandescenti dell'inferno.
<<In che senso?>> vidi Evie raddrizzarsi sul letto facendosi più attenta.
<<Evie, cosa ti ha fatto fare nostra madre per conto suo?>> via il dente via il dolore, avevo bisogno di saperlo.
<<Non è il momento di parlare di questo argomento.>> provò a deviare.
<<Evie, penso che questa sia la cosa più importante di tutte, il cuore può aspettare, il piano anche, ma questo no, e giuro che se ora non mi dici la verità, chiamerò nostro padre con il rischio di far saltare tutto e gli racconto l'idea che mi sono fatta.>> Non le lasciai scelta.
<<Virgin non è una brava madre, questo lo sai, è piena di rancore verso nostro padre>> fin qui nulla di nuovo dopo il divorzio ci aveva divise per fare un dispetto a lui, e per riuscire a mettergli almeno una figlia contro, non aveva mai pensato a noi e al danno che avrebbe recato al sangue del suo sangue.
<<Con gli anni ha ottenuto soldi che erano destinati alla mia crescita, li spendeva in viaggi, interventi chirurgici, e anche i suoi compagni sperperavano i miei fondi, mentre io dovevo essere perfetta per il suo piano. Nel mentre mi ricattava, diceva che mi avrebbe messo nostro padre contro, io sono la ribelle.>>
Nemmeno quella parte mi era nuova, lo sapevo da anni, mio padre si era spesso lamentato del comportamento scriteriato della mia gemella e aveva, nonostante l'acredine, dato a nostra madre il timone della vita di Evie, pensando che, essendo cresciuta con lei, sapeva come prenderla.
<<Ero quella problematica, insomma, e...Erin riesco ad andare all'università solo perché ho acconsentito di uscire con Mason. Suo padre ha una compagnia molto conosciuta a Losa Angeles, possiedono alberghi importanti e vogliono una fusione con la Graham ac. Corporation>> cominciavo a capire e non mi piaceva.
<<Per caso parli della Edison.co?>>
Nostro padre non voleva legami con loro, diceva che c'erano dei problemi di trasparenza.
<<Proprio così, quindi per avere le mie quote, dovrò sposarmi, e secondo nostra madre dovrei sposare Mason per fare la fusione.>>
<<Non succederà>> dissi con foga <<Non farai nulla di tutto ciò, Virgin non ha più il controllo della tua vita e non ti lascerò sposare quel cretino. Hai altre opzioni.>>
<<Si, ora lo so, ma devo capire solo come mettere tutto a posto.>>
<<Dimmi solo una cosa, giuro che non ti giudicherò, questo è il motivo per il quale hai messo in atto tutto?>>
Ci pensò su un attimo ma il suo viso già mi aveva dato la risposta.
<<Sì, mi dispiace di averti mentito.>> non potevo biasimarla, capivo quello che aveva passato.
<<Evie l'università è pagata fino alla fine, provvederò oggi stesso, e il tuo fondo lo recupereremo, lei non ha più nulla con cui ricattarti.>> Vidi una lacrima scivolare sul viso di mia sorella <<E riusciremo a fargliela pagare a quella arpia devo solo capire come dirlo a nostro padre. Dovresti parlargli.>>
<<E come? Lui pensa che io sia te.>>
<<Hai ragione, troveremo il modo.>> Lo squillo del telefono nella stanza mi distolse dalla conversazione.
<<Vai che hai visite, ci sentiamo più tardi, e... grazie!>>
<<Ne usciremo Evie.>> promisi più a me stessa che a mia sorella, lo avrei fatto per lei.
Lei annuì e riattaccò.
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