Non era la prima volta che mi mettevano ai polsi le manette di soppressione del mana – con il tipo di compagnia con qui avevo girato prima o poi capitava di essere invischiato in queste cose – ma era sempre una sensazione sgradevole di cui avrei volentieri fatto a meno. A rendere la cosa ancora più insopportabile fu che non avevo idea di cosa stava succedendo.

E questa volta probabilmente non c'entrava zia Elaine.

Dopo averci tolto le armi e ammanettati avevano portato me e Wil fuori dalla strada e poi fatti entrare in un tunnel buio sorvegliato da coppie di guardie ogni poche centinaia di passi, abbastanza vicino da potersi sentire e vedere. Non ci volle molto prima di attraversare una barriera e arrivare a quella che era probabilmente la base della guardia fluviale in quella zona. Non c'era molto da vedere, dato che si trattava di due tunnel perpendicolari su cui si affacciavano delle porte chiuse.

Ci portarono a quella che sembrava una stanza degli interrogatori, una camera rettangolare occupata per metà da una cella. Nella stanza erano presenti un tavolo e alcune sedie. Una di esse in particolare mi fece rabbrividire dato che aveva delle cinghie per tenere ferme mani e piedi e degli schizzi di sangue lasciati su di essa e attorno.

Ci misero entrambi dentro la cella e, dato che non c'erano panche di sorta o simili da quel lato delle sbarre, fummo costretti a sederci per terra. Le guardie ci lasciarono da soli, chiudendosi la porta dietro.

"Mi ricorda i vecchi tempi" disse Wil, ironico.

"Sta' zitto, è perché hai parlato a sproposito che siamo in questa situazione" dissi, piccato.

"Ehi, io non ho fatto niente. Sono quei bastardi che ci hanno arrestati appena hanno sentito il nome di quel luogo. Ma che cazzo gli è preso?"

"Me lo chiedo anch'io".

Alzai la testa verso il soffitto, dove era incastonato qualche cristallo di mana che illuminava debolmente l'ambiente, rendendolo poco più che in penombra. La mia mente girava vorticosamente, tornando spesso al macabro spettacolo di quei nani penzolanti. Mi ricordavano in maniera inquietante il modo in cui quel generale della famiglia Flamesworth aveva represso il popolo degli Helyg e mi chiesi se stesse succedendo qualcosa del genere, anche se non riuscivo a capire cosa c'entrasse con noi.

Passammo del tempo da soli, rinchiusi in quella cella ristretta, finché alla fine entrò un uomo. Non era ne alto ne basso, ma il suo viso sfregiato incuteva timore. Una grossa cicatrice sulla parte sinistra del volto probabilmente gli era stata procurata nelle Beast Glades quando era ancora un avventuriero, ma la cicatrice più recente che gli partiva dal cuoio capelluto fin quasi allo zigomo non sembrava essergli stata causata da una bestia di mana. Non potevo percepire la sua firma di mana in quel momento, ma la pressione che esercitava e la fattura della sua armatura rendevano chiaro il suo status superiore rispetto alle guardie che ci avevano portato sin lì.

"Wilhelm Ironside, ventitre anni, nato nell'Unione di Lyn da Adalbert e Agatha Ironside, avventuriero di classe A. Konrad Rootsawer, diciannove anni, nato nell'Unione di Lyn da Alfred e Carol Rootsawer, avventuriero di classe AA" disse l'uomo, snocciolando informazioni che sembrava aver preso da qualche documento. La cosa mi provocò un brivido lungo la schiena e la mia preoccupazione crebbe ancora di più. Ero finito diverse volte nei guai a causa di zia Elaine, ma non mi sarei mai aspettato che nostre informazioni fossero arrivate fin nel regno di Darv.

"Perché ci avete arrestato? Lavoriamo per conto della Gilda" disse Wil, anche se potevo percepire chiaramente l'esitazione nella sua voce.

"Andiamo, so benissimo come sua zia deve aver convinto il Gran Priore a firmare" disse. Quell'ultima frase aggiunse anche la vergogna alla miscela di brutte sensazioni che stavo provando in quel momento.

L'uomo tirò fuori dalla tasca i nostri anelli dimensionali, che le guardie ci avevano sequestrato insieme alle armi, e iniziò a tirare fuori le nostre cose: denaro, provviste, ricambi di vestiti, il documento che mi aveva dato mia zia e lo strumento musicale di mio padre. Quando tirò fuori il manufatto degli antichi maghi trattenni a stento un gemito che purtroppo l'uomo riuscì a cogliere. Guardò con più attenzione l'oggetto metallico, ma poi decise di metterlo da parte e continuare a cercare.

Alla fine tirò fuori dall'anello dimensionale di Wil una lettera piegata in quattro parti, che l'uomo lesse con soddisfazione come se fosse riuscito a trovare un tesoro in un dungeon.

"Vedete, noi sappiamo che alcuni anni fa avete lavorato alla strada reale in mezzo alla palude a sud di Marlow" disse l'uomo, poggiando la lettera sul tavolo. "Dopo l'attacco avete dichiarato di non sapere dove fosse finito lo schiavo Scrag, ma sembra che le cose non siano andate in questo modo".

"Ci avete arrestato per via di Scrag?" domandai, incredulo. "Se è per questo possiamo risarcire il suo proprietario".

"Pensate davvero che il motivo per cui vi ho arrestato sia per aver lasciato andare uno stupido schiavo fuggitivo?" disse, accennando un sorriso che a causa delle sue cicatrici era diventata una smorfia orribile. "A noi non interessa nulla se padroni negligenti o passanti impietositi lasciano che i loro schiavi fuggano dopo che noi li abbiamo venduti".

"E allora cosa vuoi da noi?" chiese Wil, spazientito.

"Non fate i finti tonti. Dopo essere scappato Scrag è rimasto per quasi due anni nel Regno di Sapin, e gli avvistamenti sono quasi tutti concentrati nell'Unione. Si è convinto che le vostre assurde tradizioni siano il modo migliore per governare e da quando è tornato a Darv non ha fatto altro che incitare disordine e caos".

"Ma noi non sapevamo niente di tutto questo" dissi, allarmato per la piega che stavano prendendo gli eventi.

"Volete forse farci credere che non sapevate niente di tutto quello che sta facendo Scrag? È stato per due anni nella vostra terra natale e ora vi presentate qui con dei documenti falsi per incontrarlo".

"Se avessimo saputo che Scrag era un ribelle non ci saremmo presentati così alla leggera davanti a un posto di blocco" ribattè Wil.

Quell'osservazione parve colpire nel segno perché per un attimo l'uomo parve incerto, ma l'idea di apparire uno stupido sopravanzò la possibilità di aver preso un granchio. Entrò nella cella con aria furente e sollevò di peso la non piccola mole di Wil, poi lo trascinò fino alla sedia, dove lo scaricò come un sacco di patate.

"Dove si trova Scrag?" sbraitò l'uomo.

"Non lo so, credevamo si trovasse a Bubblinstone ma-"

L'uomo gli diede un pugno sulla bocca dello stomaco e Wil, che non poteva proteggersi con il mana, si piegò in due. Mi scagliai sulle sbarre furente, ma a causa delle manette incespicai in modo goffo contro di esse.

"Come comunicate?"

"Non comunichiamo" disse Wil, con il fiato corto.

L'uomo lo prese per i capelli e gli sbatté la faccia sul tavolo una, due, tre volte, finché il labbro non si aprì e dal sangue iniziò a uscirgli dal naso.

"Smettila, noi non sappiamo niente" gridai attraverso le sbarre della mia cella.

"Fin'ora ci sto andando leggero perché siete umani, ma se non parlate subito prenderò gli attrezzi e vi avverto, il fisico dei nani è molto più robusto di quello degli esseri umani".

Improvvisamente la terra tremò in maniera violenta e da fuori si sentì un gran trambusto. L'uomo sfregiato corse immediatamente la porta e si affacciò verso il corridoio esterno.

"Cosa cazzo è successo?" urlò a pieni polmoni.

Un uomo dai capelli chiari, forse poco più che ventenne, si presentò alla porta. Era magrolino e indossava una divisa più simile a quella della donna che avevamo incontrato a Werybrim che degli altri potenziatori, quindi probabilmente era un prestigiatore.

"Comandante, ci hanno attaccato" disse, apparentemente cercando di riprendere fiato dopo aver corso. "Sono i ribelli".

"Merda! Devono essere qui per loro" imprecò. "Rimani qui a sorvegliarli, io vado ad aiutare gli altri".

Quello che era evidentemente il comandante della struttura uscì in fretta e furia dalla stanza degli interrogatori, lasciandoci soli con il ragazzo. Questo rimase sulla soglia per un po' guardando il suo superiore allontanarsi. Dopo un po' alla fine chiuse la porta, si avvicinò al tavolo e si mise i nostri anelli dimensionali alle dita. Prima ancora che potessimo dire qualcosa li attivò e mise tutte le cose che avevamo sul tavolo dentro di essi.

"Cosa cazzo stai facendo?" chiese Wil, con la bocca un po' impastata.

"State zitti" ci ammonì il ragazzo, improvvisamente senza più il fiatone.

Il ragazzo estrasse una chiave dalla sua cintura e, con nostro stupore, sbloccò le manette di mana di Wil.

"Chi cazzo sei?" domandai, perplesso.

"Nessuno che vi interessa" rispose bruscamente mentre entrava nella cella. "Mi hanno chiesto di liberarvi".

"Chi, Scrag?"

"Probabilmente lui, anche se non direttamente".

Il ragazzo sbloccò le mie manette e sentii nuovamente il mana che fluiva nelle mie vene con forza, come un fiume chiuso da una diga che improvvisamente crollava. La guardia non perse tempo e andò subito o controllare se la via era libera. Quando fu ragionevolmente convinto di ciò uscì facendo cenno con la mano di seguirlo.

Corremmo per tutta la lunghezza del braccio sinistro della struttura, saltando un paio di guardie svenute che doveva aver ridotto in quello stato lo stesso ragazzo, sicuramente di sorpresa data la mancanza di segni di colluttazione. Intanto dalla parte opposta a quella in cui eravamo diretti si sentivano scoppi e violente fluttuazioni di mana.

"Aspetta, e le nostre armi?" chiese improvvisamente Wil.

"Sono nel mio anello dimensionale, ve le darò se dovessimo incontrare resistenza" disse. "Per fortuna questa non è una struttura grande o importante il numero di guardie è limitato".

Ad un certo punto il corridoio ben squadrato lasciò il posto a una galleria dozzinale scavata in fretta e furia usando il mana, e proprio sulla soglia un prestigiatore nano con la lunga barba nera riccioluta coperta di terra.

"Sbrigatevi prima che si accorgano di noi" disse il nano, iniziando subito a chiudere la galleria di terra dietro di noi.

Corremmo lungo il tunnel per alcune centinaia di passi, fino ad arrivare in un punto dove erano stati inseriti alcuni strani manufatti lungo la galleria, che probabilmente servivano a creare un varco nella barriera. Aveva senso che la barriera contenesse l'intera base e non solo le aperture, ma non potei fare a meno di chiedermi come avesse potuto un gruppo di ribelli fondato da uno schiavo fuggitivo procurarsi dei manufatti in grado di deviarle. Le barriere, specie quelle così grandi, erano complesse e molto resistenti, quindi per deviarle serviva qualcosa di ancora più complesso e sicuramente costoso.

Non ebbi però il tempo di pensarci perché arrivammo subito a un bivio dove ci aspettava invece una nana, vestita con un armatura pesante e un martello da guerra più alto di lei.

"Bene, avete fatto in fretta. Andiamocene subito" disse, con voce compatibile con il suo aspetto poco femminile.

"Bene, allora io vado" disse il ragazzo biondo che ci aveva accompagnati sin lì, iniziando a imboccare l'altra galleria.

"Aspetta! Devi darci le nostre cose" disse Wil, prendendolo per una spalla e fermandolo.

"Dopo oggi sono senza lavoro, quindi è giusto che mi prenda un pagamento sostanzioso".

"Cosa cazzo dovrebbe significare? Ci stai derubando!"

"Vi ho salvato il culo e non ci vorrà molto prima che arrivino, quindi se volete scappare vi conviene andare in fretta".

"Vedremo di risarcirvi, ma dobbiamo muovere i nostri culi via da cui" si intromise il nano che aveva chiuso la galleria dietro di noi fino ai manufatti per deviare lo scudo.

Raccolsi il mana ambientale, iniziando a formare un incantesimo.

"Può anche prendere il nostro denaro, ma nei nostri anelli dimensionali ci sono cose che dobbiamo necessariamente prendere. Sono di vitale importanza" insistette Wil.

"Non abbiamo tempo, dobbiamo-" il nano si interruppe bruscamente quando si sentì il suono della terra che squarciava la carne. La guardia saettò gli occhi freneticamente, l'ultimo spasmo di vita mentre il suo corpo rimaneva inerte a pochi pollici da terra. Dalla bocca emergeva una punta di roccia coperta di sangue, che continuava dietro la sua nuca fino alla parete da cui l'avevo evocata.

"Cosa cazzo hai fatto?" esclamò la nana che ci aveva aspettato.

"Mi spiace, ma non potevo lasciare che prendesse quello che c'è dentro i nostri anelli. Inoltre, come ha detto, non c'è tempo per discutere".

Mi avvicinai a lui e iniziai a sfilargli i nostri anelli dimensionali. La mia mano tremò leggermente quando afferrò la sua, ma repressi sul nascere quel moto d'orrore.

"Cazzo, le informazioni che ci dava ci hanno salvato un sacco di volte il culo. Hai idea di quanto sia difficile trovare qualcuno disposto a correre rischi e farsi corrompere, anche tra mercenari? Già è stata una disgrazia dovercelo bruciare, ora che lo hai ucciso sarà ancora più difficile trovarne altri" disse il nano, guardando nervosamente verso la parete che aveva nuovamente eretto.

Improvvisamente si sentì un botto e fluttuazioni di mana che indicavano chiaramente che il tempo concesso dal diversivo era scaduto.

"Andiamo!" disse la nana.

Ci precipitammo nella galleria alla nostra sinistra, ma non facemmo che pochi passi prima di scontrarci contro uno scudo che, a giudicare dalla reazione sconvolta dei nani, prima non c'era.

Poco dopo esserci scontrati con la barriera di mana il muro di pietra eretto dal nano crollò e dal varco che si era creato si riversarono venti guardie fluviali, guidate dall'uomo che ci aveva interrogati poco fa. Questo guardò il ragazzo che ci aveva liberati e poi aveva tentato di derubarci con disgusto, scuotendo la testa.

"Ecco cosa si ottiene a trattare con i ribelli" disse con un grugnito prima di rivolgersi a noi. "Arrendetevi, il vostro stupido diversivo è fuggito a gambe levate e abbiamo esteso la nostra barriera. Non potete scappare".

I due nani strinsero le loro armi, ma erano chiaramente spaventati. Le loro mascelle erano strette, i muscoli possenti tesi e il sudore gli imperlava le fronti. Wil invece mi guardava con aria interrogativa. Non c'era ansia o paura nella sua espressione, semmai c'era soltanto una domanda che aleggiava sul suo volto, che riconoscevo benissimo dopo innumerevoli missioni ed esplorazioni dei dungeon nelle Beast Glades.

'Ti serve aiuto o fai tutto tu?'

"State indietro. Il tunnel è troppo stretto e rischio di colpire uno di voi" dissi, rispondendo alla domanda inespressa di Wil e avvertendo i due nani.

"Cosa? Non vorrai-"

"No, è meglio se vi fate da parte" disse Wil, interrompendo il nano femmina che stringeva il suo martello.

Mi avvicinai, mettendomi al dito l'anello dimensionale del ragazzo ed estraendo il mio bastone.

"Che aspettate? Attaccatelo!" gridò il loro capo.

A quell'ordine perentorio i primi di loro partirono all'attacco, ma a causa delle dimensioni della galleria non poterono partire tutti insieme senza intralciarsi a vicenda. Un potenziatore armato di ascia bipenne, che se non fosse stato alto quasi come Wil sarebbe sembrato in tutto e per tutto un nano, provò a tagliarmi in due con un colpo di ascia dall'alto in basso, ma evocai un guanto di roccia e bloccai la lama con una mano deviando la forza a terra. A quel punto una ragazza, che non doveva essere molto più vecchia di Kendall, provò a pugnalarmi sfruttando la mia parata. Mi spostai all'indietro, schivando il colpo e tirando in avanti l'uomo già sbilanciato che franò sopra la sua compagna.

Dietro di loro una prestigiatrice mi sparò contro un getto d'acqua che parai con uno scudo dello stesso elemento. Quando due incantesimi dello stesso elemento si scontrano prevale quello puramente più potente, quindi il suo attacco fu completamente annullato.

La massa d'acqua del mio scudo si restrinse rapidamente, fino a diventare poco più di una pallina grossa come un dito sulla punta del mio bastone magico. Lo feci oscillare e la donna, capendo subito cosa stava per accadere, eresse un muro d'acqua che coprì tutta la galleria e che fu sufficiente a salvare quelli dietro di lei, ma non se stessa. Il getto sottile ad altissima pressione penetrò attraverso la barriera, colpendola in diagonale con un taglio da cui uscì una cascata di sangue. I due che mi avevano attaccato invece, che si trovavano al di qua della barriera, nonostante lo strato protettivo di mana furono praticamente tagliati a metà e morirono sul colpo.

Mentre la prestigiatrice crollava a terra altri due potenziatori la oltrepassarono e si avventarono su di me. Evocai una selva di spuntoni che trafissero un terzo potenziatore armato di spada che si trovava più indietro e costrinse i due a separarsi, intralciando quello alla mia sinistra mentre mi preparavo a colpire quello a destra.

Sulla punta del mio bastone si formò una palla di roccia che lo rese una lunga mazza e il potenziatore creò una barriera di vento attorno alla sua scimitarra, che riuscì ad evitargli solamente di morire all'istante perché le sue braccia furono spappolate e lui si schiantò sul muro.

L'uomo alla mia sinistra riuscì a districarsi appena un attimo dopo e provò a puntarmi con la sua lancia, ma a quel punto oscillai violentemente il mio bastone e la palla di roccia, tenuta da una corda di acqua formò una parabola diretta verso di lui. A differenza del suo compagno non riuscì a richiamare l'arma in tempo e lo strato di mana che lo ricopriva non fu sufficiente a impedire che la sua testa fosse strappata dal collo.

A quel punto venne incontro un uomo più anziano, che sembrava più forte dei precedenti e che era armato di un falcione che turbinava di acqua. Richiamai la palla di pietra e gliela scagliai contro come il colpo di una frusta, ma la guardia riuscì a schivarla e puntarmi. Sciolsi quindi l'incantesimo e la palla schizzò velocemente contro il gruppo, venendo tagliata in due dal comandante armato con le sue doppie daghe. Mentre però questo avveniva affrontai direttamente l'uomo armato di falcione, parando il suo colpo con il mio bastone coperto da un velo d'acqua. L'uomo sfruttò l'inerzia per saltarmi, forse sperando di prendermi di sorpresa, ma mentre si trovava a mezz'aria lo colpii con una mano di pietra grossa quanto lui e inchiodandolo alla parete.

Avevo scoperto nei lunghi periodi di sperimentazione con il manufatto che potevo manipolare la terra creando micro cavità simili alle vene e ai canali di mana, in cui potevo far passare più facilmente il mio mana per creare incantesimi più complessi e potenti. Il risultato fu evidente quando la mano iniziò a brillare di calore. L'uomo iniziò a urlare sempre più forte e disperatamente, ma ben preso il calore divenne così intenso che il suo corpo fu carbonizzato e smise di colpo di urlare.

Quando fui sicuro della sua morte tirai fuori la mano dalla roccia incandescente e mi voltai verso il gruppo delle guardie. Nessuno di loro mi attaccava più, invece se ne stavano indietro con gli scudi alzati, i volti pallidi che grondavano di sudore freddo. Eppure non scappavano ancora, bloccati nell'incertezza tra l'ordine ricevuto e l'istinto di autoconservazione.

Alzai in alto il mio bastone e poi con forza lo piantai a terra. Le punte di roccia che avevo evocato vennero sparate contro il gruppo di mercenari come una pioggia letale. Scudi di ferro e barriere di mana si levarono, ma molti vennero feriti gravemente e qualcuno fu anche ucciso.

Ma non era quello il vero attacco.

Dalle crepe nel terreno filtrò acqua carica di terra, che l'avevano praticamente resa marrone. Man mano che però saliva lungo il mio corpo fino alle mani tese in avanti tutti i minerali più teneri vennero filtrati, lasciando nell'acqua particelle nere e brillanti.

Sperimentando con il mio incantesimo del fango mi ero reso conto che non tutti i componenti della terra si comportavano allo stesso modo in acqua. Si sapeva che la terra non era un composto omogeneo, come l'aria, ma la manipolazione dei singoli minerali era considerato un incantesimo estremamente difficile, ancora più della manipolazione dell'atmosfera, e una pratica troppo dispendiosa. Ma proprio come i cercatori d'oro del fiume Aureia, uno degli affluenti del Sehz, avevo capito che attraverso l'acqua potevo separare con più facilità i minerali. Anche così ci volle molto tempo per perfezionare il procedimento e l'incantesimo era lungo da preparare, ma le guardie fluviali, gettate nel caos dal mio ultimo incantesimo, non riuscirono a reagire prima che riuscissi a finire il mio incantesimo.

Quando Black Scourge fu ultimato le mie braccia fino al gomito furono coperte di acqua, al cui interno si diramavano una serie di schegge nere che culminavano con dieci lame lunghe come daghe in corrispondenza di ogni dito.

Appena iniziai ad agitare le mani iniziò il massacro.

Le dita si allungarono come una serie di fruste affilate che dilaniavano mana, armature, carne e ossa. Chi provava a pararle vedeva i suoi scudi distrutti, e se resistevano venivano colpiti da altre due o tre fruste provenienti da direzioni opposte, stessa cosa per chi provava a schivarle. Un prestigiatore deviante del ghiaccio provò a congelarle, ma l'acqua era così carica di minerali che sarebbe servito un freddo ben maggiore di quello che poteva produrre per ottenere l'effetto che sperava e il braccio che teneva la bacchetta fu staccato di netto insieme alla sua testa.

Il loro comandante, l'uomo che ci aveva interrogato, in un disperato tentativo di attaccarmi riuscì a districarsi dal groviglio mortale a costo della gamba. Mentre si trovava a mezz'aria con la gamba amputata che vomitava sangue staccai le estremità del mio incantesimo sulla mano destra e provai ad afferrarlo a mezz'aria come l'uomo con il falcione di prima, ma il comandante sfruttando la magia del vento riuscì a riposizionarsi ed atterrare davanti a me con la gamba buona.

Stava per colpirmi con una delle sue daghe cariche di mana del vento, ma a quel punto il mio bastone magico, ancora piantato a terra, lo colpì senza preavviso. A un occhio esterno sembrava che lo avessi abbandonato lì per lasciare libere le mani e fare il mio incantesimo, ma in realtà ero costantemente collegato ad esso attraverso i piedi e i canali di mana che avevo scolpito attraverso la terra.

Il colpo non era violento, ma era così inaspettato che lo lasciò sorpreso per un secondo, che fu più che sufficiente per ritirare l'acqua nella mia mano sinistra e sbatterlo a terra con essa. Tutte e cinque le lame nere insieme a innumerevoli altre schegge penetrarono su tutto il suo corpo attraverso anche l'armatura e la prigione d'acqua in cui era rinchiuso si tinse ben presto di rosso.

"Hai ragione, il fisico dei nani è più robusto di quello degli esseri umani" dissi, ripetendo la minaccia che ci aveva fatto meno di un ora prima.

"M-maledetto" riuscì a dire, con la bocca piena di sangue.

Evocai una punta di pietra che gli trapassò il cranio, uccidendolo all'istante, poi feci la stessa cosa con chi non era ancora morto dopo il mio incantesimo. Quando finii quel compito ingrato mi voltai verso i miei compagni, che erano rimasti indietro. I nani erano ancora terrorizzati, forse anche più di prima, ma stavolta era me che guardavano, completamente sconvolti da quella dimostrazione di potere.

"Prendete i manufatti e aprite un altro varco in questa barriera" dissi, spezzando la loro paralisi.

Mentre si apprestavano a fare questo mi voltai verso Wil, che mi stava guardando. Non era sconvolto come i nani, anche se quella parte di me lo aveva sempre messo a disagio. Quando zia Elaine ci aveva abbandonato e avevamo iniziato a muoverci da soli un gruppo di avventurieri che aveva dei trascorsi con lei provò a catturarci, forse nella sciocca idea che questo l'avrebbe in qualche modo stanata. Li ammazzai tutti, in maniera anche più feroce di quanto avevo fatto in quel momento dato che non ero ancora consapevole della reale estensione dei miei poteri rispetto ai comuni avventurieri. Forse in quel momento si chiese davvero se continuare a viaggiare con me, ma si trattava comunque di un caso di estrema necessità. Anche così, ci volle del tempo perché le cose tornassero alla normalità.

I nani alla fine aprirono un altro varco e insieme percorremmo di corsa tutto il tunnel, fino ad arrivare a un punto in cui la galleria si interrompeva bruscamente con un muro alla cui base era depositato un cumulo di sabbia. Il nano prestigiatore fece scorrere il muro dentro le pareti del tunnel e per un momento fummo accecati dalla luce mentre altra sabbia entrava.

"Salite sulla barca da sabbia, vi porteremo in un luogo sicuro" disse la nana.

Quando i nostri occhi si abituarono alla luce del sole riuscimmo a vedere che c'era una montagnola di sabbia. Il nano con un incantesimo levò via la copertura, rivelando quella che più che una barca sembrava una grande slitta, con una grande vela che la nana si affrettò a tirare su.

Mentre lo facevano sentii nuovamente una fluttuazione di mana proveniente dalla galleria che mi fece voltare.

"Hai sentito qualcosa?" chiese Wil, che conosceva la mia sensibilità al mana.

Controllai meglio, estendendo i miei sensi, ma non sentii più nulla. Non volendo rischiare nulla presi il mio bastone ed evocai una selva di punte all'incirca dove avevo percepito la fluttuazione, provocando un rumore di schianto che arrivò fin dove ci trovavamo.

"Cos'è stato?" chiese il nano prestigiatore.

"Mi è sembrato di sentire qualcuno che ci seguiva" dissi.

"E lo hai preso?" chiese la sua compagna dopo aver assicurato l'ultima cima.

"Non lo so, ma di sicuro questo lo rallenterà. Allontaniamocisubito da qui".

English version

It wasn't the first time I had mana suppression cuffs on my wrists – with the kind of company I had been keeping, sooner or later, it was bound to happen – but it was always an unpleasant sensation I could have done without. What made it even more unbearable was that I had no idea what was happening.

And this time, it probably had nothing to do with Aunt Elaine.

After disarming and handcuffing us, they took Wil and me off the street and into a dark tunnel guarded by pairs of guards every few hundred steps, close enough to be seen and heard. It didn't take long before we crossed a barrier and arrived at what was probably the river guard base in that area. There wasn't much to see, as it consisted of two perpendicular tunnels with closed doors along them.

They took us to what seemed like an interrogation room, a rectangular chamber half-occupied by a cell. The room contained a table and some chairs. One of them, in particular, made me shudder as it had straps to hold hands and feet in place and blood splatters on and around it.

They put us both inside the cell, and since there were no benches or anything similar on that side of the bars, we were forced to sit on the floor. The guards left us alone, closing the door behind them.

"This reminds me of the old days" Wil said, sarcastically.

"Shut up, it's because you spoke out of turn that we're in this situation" I said, annoyed.

"Hey, I didn't do anything. Those bastards arrested us as soon as they heard the name of that place. What the hell got into them?"

"I wonder that too."

I looked up at the ceiling, where some mana crystals were embedded, dimly lighting the room, making it barely more than twilight. My mind was spinning, often returning to the macabre spectacle of those hanging dwarves. They eerily reminded me of how that general from the Flamesworth family had suppressed the Helyg people, and I wondered if something similar was happening, even though I couldn't understand what it had to do with us.

We spent some time alone, locked in that cramped cell, until finally a man entered. He was neither tall nor short, but his scarred face was intimidating. A large scar on the left side of his face had probably been inflicted in the Beast Glades when he was still an adventurer, but the more recent scar running from his scalp almost to his cheekbone didn't seem to have been caused by a mana beast. I couldn't perceive his mana signature at that moment, but the pressure he exerted and the craftsmanship of his armor made it clear that he was of higher status than the guards who had brought us there.

"Wilhelm Ironside, twenty-three years old, born in the Union of Lyn to Adalbert and Agatha Ironside, Class A adventurer. Konrad Rootsawer, nineteen years old, born in the Union of Lyn to Alfred and Carol Rootsawer, Class AA adventurer," the man said, reciting information that seemed to have been taken from some document. It sent a shiver down my spine, and my concern grew even more. I had gotten into trouble several times because of Aunt Elaine, but I never expected our information to have reached the kingdom of Darv.

"Why did you arrest us? We work for the Guild" Wil said, though I could clearly sense the hesitation in his voice.

"Come on, I know very well how his aunt must have convinced the Grand Prior to sign" he said. That last sentence added shame to the mix of bad feelings I was experiencing at that moment.

The man pulled out our dimensional rings, which the guards had confiscated along with our weapons, and began to take out our belongings: money, supplies, spare clothes, the document my aunt had given me, and my father's musical instrument. When he pulled out the artifact of the ancient mages, I barely stifled a groan that the man unfortunately caught. He looked more closely at the metallic object but then decided to set it aside and continue searching.

Finally, he pulled out a letter folded into four parts from Wil's dimensional ring, which the man read with satisfaction as if he had found a treasure in a dungeon.

"You see, we know that a few years ago you worked on the royal road in the swamp south of Marlow" the man said, placing the letter on the table. "After the attack, you claimed not to know where the slave Scrag had gone, but it seems things didn't go that way."

"You arrested us because of Scrag?" I asked, incredulous. "If that's the case, we can compensate his owner."

"Do you really think the reason I arrested you is for letting a stupid fugitive slave go?" he said, hinting at a smile that, due to his scars, had become a horrible grimace. "We don't care if negligent owners or compassionate passersby let their slaves escape after we've sold them."

"Then what do you want from us?" Wil asked, impatiently.

"Don't play dumb. After escaping, Scrag stayed in the Kingdom of Sapin for almost two years, and the sightings are mostly concentrated in the Union. He has convinced himself that your absurd traditions are the best way to govern, and since he returned to Darv, he has done nothing but incite disorder and chaos."

"But we didn't know anything about this" I said, alarmed by the turn of events.

"Do you want us to believe that you knew nothing about what Scrag is doing? He spent two years in your homeland, and now you show up here with false documents to meet him."

"If we had known Scrag was a rebel, we wouldn't have shown up so lightly in front of a checkpoint," Wil retorted.

That remark seemed to hit the mark because for a moment the man seemed uncertain, but the idea of appearing foolish outweighed the possibility of having made a mistake. He entered the cell furiously and lifted Wil's not-so-small frame, then dragged him to the chair, where he dumped him like a sack of potatoes.

"Where is Scrag?" the man shouted.

"I don't know, we thought he was in Bubblinstone but—"

The man punched him in the stomach, and Wil, unable to protect himself with mana, doubled over. I hurled myself at the bars in fury, but due to the cuffs, I clumsily stumbled against them.

"How do you communicate?"

"We don't communicate" Wil said, short of breath.

The man grabbed him by the hair and slammed his face on the table once, twice, three times, until his lip split and blood started to flow from his nose.

"Stop it, we don't know anything" I shouted through the bars of my cell.

"So far, I've been going easy on you because you're human, but if you don't talk soon, I'll get the tools, and I warn you, dwarves' bodies are much more robust than humans'."

Suddenly, the ground shook violently, and a great commotion was heard from outside. The scarred man immediately ran to the door and looked out into the corridor.

"What the hell happened?" he shouted at the top of his lungs.

A fair-haired man, perhaps just over twenty, appeared at the door. He was thin and wore a uniform more similar to the woman we had met in Werybrim than the other agumenters, so he was probably a conjurer.

"Commander, we've been attacked" he said, apparently trying to catch his breath after running. "It's the rebels."

"Damn! They must be here for them," he cursed. "Stay here and guard them, I'll go help the others."

The man, evidently the commander of the facility, hurriedly left the interrogation room, leaving us alone with the guy. He stood in the doorway for a while, watching his superior leave. After a while, he finally closed the door, approached the table, and put our dimensional rings on his fingers. Before we could say anything, he activated them and put all the things we had on the table inside them.

"What the hell are you doing?" Wil asked, his mouth a bit slurred.

"Shut up" the guard warned us, suddenly no longer out of breath.

The boy took a key from his belt and, to our astonishment, unlocked Wil's mana cuffs.

"Who the hell are you?" I asked, puzzled.

"No one you care about," he replied brusquely as he entered the cell. "I've been asked to free you."

"Who, Scrag?"

"Probably him, though not directly."

The young man unlocked my cuffs, and I felt the mana flowing through my veins again with force, like a river released from a dam that had suddenly collapsed. The guard wasted no time and immediately went to check if the way was clear. When he was reasonably convinced, he exited, gesturing for us to follow him.

We ran the entire length of the left arm of the structure, jumping over a couple of unconscious guards that the boy must have knocked out, surely by surprise given the lack of signs of a struggle. Meanwhile, from the opposite direction to where we were headed, explosions and violent mana fluctuations could be heard.

"Wait, what about our weapons?" Wil suddenly asked.

"They're in my dimensional ring, I'll give them to you if we encounter resistance," he said. "Fortunately, this isn't a large or important facility, and the number of guards is limited."

At some point, the well-squared corridor gave way to a makeshift tunnel hastily dug using mana, and right at the threshold was a dwarf conjurer with a long curly black beard covered in dirt.

"Hurry up before they notice us" said the dwarf, immediately starting to close the earthen tunnel behind us.

We ran along the tunnel for several hundred steps until we reached a point where some strange artifacts had been inserted along the gallery, probably to create a breach in the barrier. It made sense that the barrier enclosed the entire base and not just the openings, but I couldn't help but wonder how a group of rebels founded by a fugitive slave had managed to procure artifacts capable of diverting them. Barriers, especially large ones, were complex and very resistant, so diverting them required something even more complex and certainly expensive.

However, I didn't have time to think about it because we soon arrived at a fork where a dwarf woman, dressed in heavy armor and wielding a war hammer taller than her, was waiting for us.

"Good, you were quick. Let's get out of here immediately" she said, her voice matching her unfeminine appearance.

"Well, then I'm off" said the blond boy who had accompanied us there, starting to take the other gallery.

"Wait! You have to give us our things" Wil said, grabbing him by the shoulder and stopping him.

"After today, I'm out of a job, so it's only fair I take substantial payment."

"What the hell does that mean? You're robbing us!"

"I saved your asses, and it won't be long before they arrive, so if you want to escape, you'd better go quickly."

"We'll see to compensating you, but we need to move our asses out of here" the dwarf who had closed the gallery behind us up to the shield-diverting artifacts intervened.

I gathered the ambient mana, starting to form a spell.

"He can take our money, but there are things in our dimensional rings that we absolutely need to take. They are of vital importance," Wil insisted.

"We don't have time, we must—" the dwarf abruptly stopped when the sound of earth tearing through flesh was heard. The guard's eyes darted frantically, the last spasm of life as his body remained inert a few inches from the ground. A rock spike covered in blood emerged from his mouth, continuing behind his neck to the wall from which I had summoned it.

"What the hell did you do?" exclaimed the dwarf woman who had been waiting for us.

"I'm sorry, but I couldn't let him take what's inside our rings. Besides, as he said, there's no time to argue."

I approached him and began to remove our dimensional rings from his fingers. My hand trembled slightly as it grasped his, but I suppressed that initial surge of horror.

"Damn, the information he gave us saved our asses many times. Do you have any idea how hard it is to find someone willing to take risks and be bribed, even among mercenaries? It was already a misfortune to have to burn him, now that you've killed him, it will be even harder to find others" said the dwarf, nervously looking towards the wall he had re-erected.

Suddenly, a bang and mana fluctuations were heard, clearly indicating that the time granted by the diversion had run out.

"Let's go out here!" said the dwarf woman.

We rushed into the gallery to our left, but we only took a few steps before crashing into a shield that, judging by the dwarves' shocked reaction, hadn't been there before.

Shortly after we collided with the mana barrier, the stone wall erected by the dwarf collapsed, and twenty river guards, led by the man who had interrogated us earlier, poured through the gap that had formed. He looked at the young man who had freed us and then tried to rob us with disgust, shaking his head.

"This is what you get for dealing with rebels" he said with a grunt before turning to us. "Surrender, your stupid diversion has fled, and we've extended our barrier. You can't escape."

The two dwarves tightened their weapons, but they were clearly scared. Their jaws were clenched, their powerful muscles tense, and sweat beaded their foreheads. Wil, on the other hand, looked at me questioningly. There was no anxiety or fear in his expression, if anything, there was only a question hovering on his face, which I recognized very well after countless missions and dungeon explorations in the Beast Glades.

'Do you need help, or will you handle it yourself?'

"Stand back. The tunnel is too narrow and I might hit one of you" I said, answering Wil's unspoken question and warning the two dwarves.

"What? You don't mean—"

"No, it's better if you step aside" said Wil, interrupting the female dwarf who was gripping her hammer.

I approached, putting the boy's dimensional ring on my finger and drawing my staff.

"What are you waiting for? Attack him!" their leader shouted.

At that peremptory order, the first of them launched their attack, but due to the gallery's dimensions, they couldn't all charge at once without getting in each other's way. An agumenter armed with a double-edged axe, who would have looked like a dwarf if he weren't almost as tall as Wil, tried to cut me in two with a downward axe strike, but I summoned a rock gauntlet and blocked the blade with one hand, deflecting the force to the ground. At that point a girl, who couldn't have been much older than Kendall, tried to stab me, taking advantage of my parry. I stepped back, dodging the blow and pulling the already unbalanced man forward, who crashed onto his companion.

Behind them, a conjurer shot a jet of water at me, which I blocked with a shield of the same element. When two spells of the same element clash, the purely more powerful one prevails, so her attack was completely nullified.

The mass of water from my shield quickly shrank until it was little more than a finger-sized ball on the tip of my magic staff. I swung it and the woman, immediately understanding what was about to happen, erected a water wall that covered the entire gallery and was enough to save those behind her, but not herself. The thin, high-pressure jet penetrated through the barrier, striking her diagonally with a cut from which a cascade of blood flowed. The two who had attacked me, on the other hand, who were on this side of the barrier, despite the protective layer of mana were practically cut in half and died instantly.

As the conjurer collapsed to the ground, two more agumenters passed over her and charged at me. I summoned a forest of spikes that impaled a third agumenter armed with a sword who was further back and forced the two to separate, hindering the one on my left while I prepared to strike the one on the right.

A rock ball formed on the tip of my staff, turning it into a long mace, and the agumenter created a wind barrier around his scimitar, which only managed to save him from instant death because his arms were shattered, and he crashed into the wall.

The man on my left managed to disentangle himself just a moment later and tried to aim his spear at me, but at that point I violently swung my staff, and the rock ball, held by a water cord, formed a parabola directed towards him. Unlike his companion, he couldn't recall his weapon in time, and the layer of mana covering him wasn't enough to prevent his head from being torn from his neck.

At that point, an older man, who seemed stronger than the previous ones and was armed with a halberd swirling with water, came forward. I recalled the rock ball and hurled it at him like a whip, but the guard managed to dodge it and aimed at me. I dissolved the spell, and the ball quickly shot towards the group, being cut in two by the commander armed with his double daggers. However, while this was happening, I directly faced the man armed with the halberd, parrying his blow with my staff covered by a veil of water. The man used the momentum to jump at me, perhaps hoping to take me by surprise, but while he was mid-air, I struck him with a stone hand as large as him, pinning him to the wall.

During the long periods of experimentation with the artifact, I discovered that I could manipulate the earth by creating micro-cavities similar to veins and mana channels, through which I could more easily pass my mana to create more complex and powerful spells. The result was evident when the hand began to glow with heat. The man started screaming louder and more desperately, but soon the heat became so intense that his body was charred, and he abruptly stopped screaming.

When I was sure of his death, I pulled my hand out of the incandescent rock and turned towards the group of guards. None of them attacked me anymore; instead, they stood back with their shields raised, their pale faces dripping with cold sweat. Yet they didn't flee, caught in the uncertainty between the order they had received and the instinct for self-preservation.

I raised my staff high and then forcefully planted it into the ground. The rock spikes I had summoned were shot at the group of mercenaries like a deadly rain. Iron shields and mana barriers were raised, but many were seriously injured, and some were even killed.

But that wasn't the real attack.

From the cracks in the ground, water laden with earth seeped through, making it practically brown. However, as it rose along my body to my outstretched hands, all the softer minerals were filtered out, leaving black, shiny particles in the water.

While experimenting with my mud spell, I realized that not all components of the earth behaved the same way in water. It was known that the earth was not a homogeneous compound, like air, but manipulating individual minerals was considered an extremely difficult spell, even more so than manipulating the atmosphere, and a too costly practice. But just like the gold prospectors of the Aureia River, one of the Sehz's tributaries, I understood that through water I could more easily separate the minerals. Even so, it took a long time to perfect the process, and the spell was long to prepare, but the river guards, thrown into chaos by my last spell, couldn't react before I managed to finish my spell.

When Black Scourge was completed, my arms up to the elbows were covered in water, within which a series of black shards branched out, culminating in ten dagger-length blades at each finger.

As soon as I started waving my hands, the massacre began.

The fingers extended like a series of sharp whips that tore through mana, armor, flesh, and bones. Those who tried to block them saw their shields destroyed, and if they resisted, they were hit by two or three more whips coming from opposite directions, the same for those who tried to dodge them. An ice magician tried to freeze them, but the water was so laden with minerals that it would have taken much more cold than he could produce to achieve the effect he hoped for, and the arm holding the wand was severed along with his head.

Their commander, the man who had interrogated us, in a desperate attempt to attack me, managed to extricate himself from the deadly tangle at the cost of his leg. While he was mid-air with his amputated leg spewing blood, I detached the ends of my spell on my right hand and tried to grab him mid-air like the man with the halberd earlier, but the commander, using wind magic, managed to reposition himself and land in front of me on his good leg.

He was about to strike me with one of his wind-charged daggers, but at that point my magic staff, still planted in the ground, hit him without warning. To an outside eye, it seemed I had abandoned it there to free my hands and cast my spell, but in reality I was constantly connected to it through my feet and the mana channels I had carved through the earth.

The blow wasn't violent, but it was so unexpected that it left him surprised for a second, which was more than enough to retract the water into my left hand and slam him to the ground with it. All five black blades, along with countless other shards, penetrated his entire body, even through the armor, and the water prison he was trapped in soon turned red.

"You're right, dwarves' bodies are more robust than humans'" I said, repeating the threat he had made to us less than an hour earlier.

"D-damn you," he managed to say, his mouth full of blood.

I summoned a stone spike that pierced his skull, killing him instantly, then did the same to those who weren't yet dead after my spell. When I finished that unpleasant task, I turned to my companions, who had stayed behind. The dwarves were still terrified, perhaps even more than before, but this time they were looking at me, completely shocked by that display of power.

"Take the artifacts and open another breach in this barrier" I said, breaking their paralysis.

As they set about doing this, I turned to Wil, who was watching me. He wasn't as shocked as the dwarves, although that part of me had always made him uncomfortable. When Aunt Elaine abandoned us, and we started moving on our own, a group of adventurers with a history with her tried to capture us, perhaps in the foolish idea that this would somehow flush her out. I killed them all, in an even more ferocious manner than I had just done, as I was not yet aware of the full extent of my powers compared to ordinary adventurers. Perhaps at that moment, he really wondered if he should continue traveling with me, but it was still a case of extreme necessity. Even so, it took time for things to return to normal.

The dwarves opened another breach and together we ran through the tunnel until we reached a point where the gallery abruptly ended with a wall at the base of which a pile of sand was deposited. The dwarf magician made the wall slide into the tunnel walls, and for a moment, we were blinded by the light as more sand entered.

"Get on the sand boat, we'll take you to a safe place" said the dwarf woman.

When our eyes adjusted to the sunlight, we saw that there was a mound of sand. The dwarf, with a spell, removed the cover, revealing what looked more like a large sled than a boat, with a large sail that the dwarf woman hurried to raise.

As they did so, I again felt a fluctuation of mana coming from the gallery that made me turn.

"Did you hear something?" Wil asked, knowing my sensitivity to mana.

I checked again, extending my senses, but felt nothing more. Not wanting to take any chances, I took my staff and summoned a forest of spikes roughly where I had perceived the fluctuation, causing a crashing sound that reached where we were.

"What was that?" the dwarf magician asked.

"It seemed to me that someone was following us" I said.

"And did you get them?" his companion asked after securing the last rope.

"I don't know, but this will surely slow them down. Let's get out of here immediately."