Ritornammo nell'insediamento in silenzio. Quello che era successo all'interno della Sala della Gilda aveva creato una cappa pesante sopra di noi che sembrava rendere il cielo più buio e l'aria più fredda, nonostante il clima in realtà non fosse cambiato.

Tra Samantha e quello che aveva ipotizzato Konrad, non vedevo come poteva essere altrimenti.

Elaine si era ubriacata fino a svenire quindi solo io, Konrad e Aine stavamo andando verso l'insediamento. Konrad stava camminando dietro di noi, completamente assorto nelle sue elucubrazioni, mentre Aine continuava a guardare alternativamente me o il mio compagno.

"Quindi... qual è il prossimo passo?" chiese la ragazza quando ormai eravamo vicini al cancello.

"Tornare alle nostre case. Ho bisogno di tempo per trovare questa Forbudt e ce ne vorrà altrettanto per prepararsi" rispose Konrad.

"Bene. Dove andiamo quindi?"

"Andiamo? Non hai un posto dove tornare?" domandò, incredulo.

"Assolutamente no. Voglio vedere la fine di questa storia".

"Stai scherzando?"

"No" disse, con tanta innocenza che se non l'avessi vista combattere avrei pensato che fosse una semplice ragazzina sciocca.

Konrad parve molto infastidito da quella risposta e decisi di avvicinarmi a lei.

"A me non dispiace che ti unisca a noi. In fondo potrebbe anche darci una mano" dissi.

"E come?" mi chiese Konrad

"A parte essere molto più agile di voi due ed essere in grado di usare un attributo di mana che a voi manca, possiedo molti contatti e risorse. Con il mio aiuto sarà molto più facile trovare Forbudt" rispose la ragazza.

Konrad non parve per nulla convinto ma non disse niente mentre entravamo nell'insediamento.

Nonostante tutto quello che era successo in realtà erano passate poche ore e le attività continuavano esattamente come prima: i mercanti esponevano le proprie mercanzie, i facchini trasportavano casse e barili pieni di chissà cosa e la gente chiacchierava normalmente dei fatti propri.

Quando fummo davanti al cancello di teletrasporto – e io mi stavo già infilando in bocca un po' di radice – Konrad mi superò e andò dall'addetto.

"Destinazione Etistin" disse.

Per un momento la sorpresa mi impedì di dire qualsiasi qualcosa, appena il tempo sufficiente perché Konrad facesse attraversare – praticamente spingendola – ad Aine il portale.

"Ricalibra il cancello per Blackbend" ordinò Konrad, con una forza che non ammetteva repliche.

Per un attimo l'addetto parve sorpreso ma la pressione che Konrad emanava lo costrinse ad eseguire il comando e il portale all'interno del cancello ebbe un sussulto mentre veniva impostato per Blackbend.

"Ma che cazzo!" riuscii infine a dire, sputacchiando un po' della radice.

Konrad non rispose, invece mi prese per un braccio e mi trascinò oltre il cancello di teletrasporto. Fu un viaggio breve ma ebbe come al solito l'effetto di farmi stare male e quando ci trovammo sotto la struttura di marmo che la Gilda aveva fatto costruire attorno al portale per coprirlo stavo trattenendo i conati.

"Sei davvero uno stronzo a volte" gli dissi tra i denti.

"Lo so" si limitò a dire, guardando gli intarsi con nonchalance.

Mentre il nuovo edificio regio veniva costruito la Gilda degli Avventurieri aveva deciso di erigere una struttura per coprire il grande portale, adornandolo con imprese eroiche di avventurieri famosi. Il messaggio non poteva essere più eloquente: Blackbend rimaneva di proprietà della Gilda.

"Cavolo, poteva davvero aiutarci. Perché le hai fatto questa carognata?" gli domandai.

"Non ci serve il suo aiuto. Inoltre lo so benissimo perché volevi che rimanesse" rispose, continuando a distogliere lo sguardo.

Mi ripresi abbastanza da rimettermi dritto e sputai la radice in un secchio che si trovava a lato del portale. Nel frattempo diverse altre persone stavano entrando e uscendo dal portale a ritmo sostenuto, costringendoci a uscire dal riparo, proprio sul lato del Pugno del Re.

L'edificio era stato completato e ora giganteggiava su quel lato della piazza. Nonostante l'eleganza e un certo gusto per il fasto era innegabile si trattasse di una vera e propria fortezza, circondata in tutto il suo perimetro da piastrelle decorate con rune che solo uno sprovveduto avrebbe potuto scambiare come semplicemente ornamentali.

Fino a quel momento il re non aveva imposto un grande cambiamento dello status quo ma la minaccia era più che sufficiente – e abbastanza palese – da irritare tutti gli avventurieri. Anche i non pochi, come me e Konrad, a cui non interessava nulla della lotta di potere tra la Gilda e la Monarchia non potevano non sentire un certo disagio a passarci davanti.

"Ascolta, io vado a vendere il nucleo agli uomini degli Helstea, poi farò un salto in biblioteca per vedere se riesco a trovare qualcosa" disse Konrad.

"Vuoi vendere il nucleo senza dare niente ad Aine?" gli chiesi con una smorfia.

"È di famiglia nobile, non gli mancherà certo il denaro".

"Sembri Elaine in questo momento".

"Non dire stronzate. Vai a casa, tornerò per cena".

Mentre Konrad si dirigeva all'interno della Sala della Gilda io discesi lungo una delle cinque direttrici di Blackbend. L'aria lì sapeva leggermente di fuliggine, sebbene non fosse niente di paragonabile all'area delle manifatture fuori dalle mura. In quella zona l'aria era a malapena respirabile, motivo per qui solo gli schiavi e i poveracci ci vivevano.

L'edificio in cui mi fermai aveva due ingressi, sebbene uno solo portasse all'abitazione vera e propria. Presi un mazzo di chiavi dal mio anello dimensionale e aprii proprio quella, facendo suonare una serie di campanelli e ritrovandomi all'interno di un corridoio che si divideva in due, con una parte che andava dritto avanti a me mentre l'altra che saliva attraverso delle scale.

Era proprio quest'ultimo che stavo prendendo quando una serie di passi affrettati mi fermò appena sul secondo gradino.

"Zio Wil, sei tornato!" mi urlarono due vocine acute praticamente all'unisono.

Sbuffando, ma anche con un mezzo sorriso sulle labbra, guardai verso l'alto.

"Ciao ra-"

Non ebbi tempo di finire la frase che i due bambini mi saltarono addosso.

"Ti prego, raccontaci le tue avventure" mi chiese Kevan, il bambino più grande.

"Sì, ti prego" fece eco Sarah, la bambina più piccola.

"Va bene, ma dove sono i vostri genitori?" gli domandai.

"Papà è nella forgia mentre mamma è con il piccolo" rispose il maschio.

Ad un certo punto, dopo anni in cui avevo vissuto a casa della signora Rootsawer, avevo deciso di volere un posto tutto mio. Stranamente Konrad decise in quel momento che anche lui voleva vivere in maniera più indipendente e mi chiese di comprare un edificio insieme. Non era strano che i membri di un gruppo di avventurieri decidessero di comprare un grosso edificio o un complesso di edifici insieme, specie in città costose come Blackbend, ma non mi piaceva l'idea di dividere una casa con lui.

Alla fine, quando mi resi conto che tutte le case all'interno delle mura che potevo permettermi con i soldi che guadagnavo in quel periodo erano occupate e che potevo permettermi solo case al di là delle mura fui costretto ad accettare la sua proposta.

La casa che comprammo era piuttosto grande, con molti spazi che non sapevamo come utilizzare e che avremmo comunque dovuto abbandonare per la maggior parte del tempo, quindi decidemmo di affittare parte dell'edificio a un armaiolo che voleva un'officina all'interno delle mura e un'abitazione più spaziosa per la sua famiglia.

"Dai ragazzi, sono un po' stanco adesso" dissi per cercare di svincolarmi, pur sapendo benissimo che non avrebbe funzionato.

"Andiamo, andiamo!" si lamentò la bambina, tirandomi la gorgiera creata da suo padre.

"Sì. Non sarai mica un pappamolle" aggiunse il bambino.

"Vorrei vedere te a giocare e scherzare dopo aver combattuto un Verme Sanguinario Titanico" risposi, mettendo enfasi sull'ultima parte.

"Tu e zio Konrad avete combattuto contro un Verme Sanguinario Titanico?" domandò Kevan, estasiato. Per qualche ragione i bambini avevano preso a chiamarci entrambi zii, nonostante Konrad non avesse ancora vent'anni.

"Oh sì".

"E com'era?" mi chiese Sarah.

"Era enorme, più alto dell'intera casa e con una bocca così" raccontai, mettendo entrambe le mani davanti alla mia faccia per rendere l'idea. "Inoltre sputava un liquido bollente che scioglieva le rocce in pochi secondi".

La bambina pareva schifata dalla descrizione, ma suo fratello al contrario era completamente rapito e praticamente saltellava sulle mie ginocchia per l'eccitazione.

"E come sei riuscito a sconfiggerlo?" mi chiese.

"Quel coso aveva una corazza durissima, divisa in vari segmenti lungo tutto il suo corpo, ma tra una e l'altra c'era uno spazio. Ho infilato la mia ascia e il mio coltello proprio in uno di questi spazi e ho sradicato uno di questi segmenti dalla bestia. Sotto c'era una massa orribile e pulsante di-"

"Cosa stai raccontando ai miei figli?" mi interruppe improvvisamente una voce femminile.

Lavinia, la madre dei ragazzi, mi stava guardando con disappunto dalla fine del corridoio. I suoi occhi castano chiari erano fissi su di me mentre con le braccia cullava il figlio più piccolo, Philip.

Era una donna attraente, seppur appesantita dalle gravidanze, con lunghi capelli castani che le incorniciavano il viso e un naso leggermente all'insù che in quel momento accentuava la sua disapprovazione. Il bambino di due anni che teneva in braccio mi stava guardando incuriosito con occhi dello stesso colore di quelli della madre. A differenza però degli altri due bambini, che avevano ereditato un colore dei capelli più simile a quello della madre, i suoi erano biondi come quelli del padre, sebbene nei bambini della sua età i capelli tendessero a essere più chiari di quanto lo sarebbero stati da adulti.

"Mi hanno chiesto di raccontargli cosa ho fatto nelle Beast Glades e lo stavo facendo" mi difesi.

"Con meno dettagli, per piacere" mi chiese la donna.

"E dai, mamma" si lamentò Kevan, che adorava quei 'dettagli'.

"Non voglio che vi racconti queste cose. Siete ancora troppo piccoli".

"Non mancano molti anni al mio risveglio. Quando accadrà voglio diventare un grande avventuriero come lui" disse, alzandosi impettito in tutta la sua statura non proprio imponente.

Lavinia alzò gli occhi al cielo, più scocciata che realmente preoccupata delle sue spacconate infantili.

"Non si può sapere quando ti risveglierai, ne se lo farai proprio".

"Certo che lo farò! Anche Wil aveva solo il padre mago" ribatté.

Loro padre, George, era un potenziatore piuttosto scarso che dopo non essere riuscito a diventare un avventuriero aveva ripreso il lavoro di armaiolo di suo padre. Campo in cui – secondo me – era molto migliore e aveva fatto bene a riprendere. Le armi dei nani erano probabilmente le migliori ma non erano assolutamente in grado di fare un armatura su misura per un fisico umano, motivo per il quale i suoi servigi erano molto richiesti. Almeno da chi sapeva il fatto suo e 'non comprava delle trappole mortali pacchiane e costose', come amava definire le armature fatte dai nani.

"Un caso non fa una regola. Potrebbe risvegliarsi tua sorella piuttosto, come è successo con Kendall" disse, facendo gongolare la bambina e infastidendolo.

"Mi risveglierò e diventerò un avventuriero!" ribatté con ostinazione.

Per un momento rividi Samantha, il suo volto stravolto dalle lacrime e le gambe che giacevano inerti mentre si aggrappava alla finestra per buttarsi ed ebbi una stretta al petto.

"Ascolta, anche se ti risvegliassi non è detto che tu riesca a diventare un avventuriero. Non buttarti subito in quella direzione, prova altro prima di scegliere".

I due bambini mi guardarono con sorpresa. Quasi subito Kevan iniziò a scaldarsi, ma prima che potesse dire qualcosa intervenne la madre.

"Bambini, Wil sarà sicuramente stanco dopo essere stato tutto questo tempo nelle Beast Glades. Andate nell'altra stanza a giocare" intervenne la loro madre.

"Ma vogliamo sentire altre storie" disse la bambina, imbronciata.

"Più tardi, ora andate" replicò, praticamente scacciando i due bambini che continuarono a guardarmi con aria abbattuta mentre ritornavano di sopra.

"Grazie, ho bisogno di stendermi" le dissi.

"È successo qualcosa?" mi chiese, con aria preoccupata.

"Perché?"

"In genere quando fa così lo assecondi".

"Sai che non dico sul serio" dissi, facendo un gesto come per scacciare una mosca.

"E perché questa volta è diversa?"

La donna continuò a guardarmi dritto negli occhi e alla fine cedetti con un sospiro.

"Ho fatto visita a Samantha, un'amica della famiglia di Konrad, prima di venire qui. Sai che c'è stato un incidente in un dungeon?"

"Sono giorni che non si parla di altro a Blackbend. Come sta la ragazza?"

"Non bene. Ha subito delle ferite molto gravi e non può più camminare".

La donna si portò una mano alla bocca, gli occhi spalancati per l'orrore. Il bambino, percependo il turbamento della madre, iniziò ad agitarsi e lei dovette cullarlo per farlo calmare.

"È una cosa orribile. Mi dispiace tanto".

"La nonna di Konrad dice che potrebbe aiutarla ma non so quanto lo dicesse per circostanza o per sincera convinzione di poterlo fare".

La donna abbassò lo sguardo verso il bambino, che dopo un po' si calmò nuovamente e iniziò ad addormentarsi.

"Qualche volta ho paura per i miei bambini, che possano davvero rivegliersi e diventare avventurieri. Non c'è quasi nessuno in questa città che non abbia perso qualcuno nelle Beast Glades, non vorrei che capitasse anche a noi. Non potrei reggere al dolore".

"Non è passato così tanto tempo da quando mia madre mi aveva lasciato a Elaine per addestrarmi. Voleva che diventassi forte, per darmi delle opportunità che a casa non avrei mai avuto".

"Noi madri vogliamo sempre il meglio per i nostri figli ma non sempre è facile capire quale è".

Annuii, poi mi incamminai verso i piani superiori della casa, dove si trovava la mia stanza.

In fondo alla prima rampa di scale, alla mia sinistra, la porta era stata tenuta aperta e si poteva intravvedere l'appartamento della famiglia Gowan. La parte principale dell'appartamento era formato da una grande stanza che fungeva sia da cucina che da zona giorno e si apriva su altre tre stanze più piccole dove dormivano i genitori e i bambini.

Andai oltre, salendo un'altra rampa di scale fino all'appartamento che condividevamo io e Konrad. Presi un'altra chiave del mazzo e aprii la porta.

Il nostro appartamento era disposto in maniera identica a quello del piano di sotto. Lavinia aveva una copia della chiave del nostro appartamento e lo puliva ogni settimana o due quando non c'eravamo, motivo per cui l'aria non aveva quel sentore di stantio che hanno le stanze abbandonate per tanto tempo. 

La casa era quasi completamente al buio, rischiarata dai raggi del sole che filtravano attraverso le tapparelle.

La zona giorno era piuttosto spoglia: c'era una stufa a legna in ghisa per cucinare, un tavolo con due sedie e un paio di casse – vuote – che servivano per contenere il cibo da cucinare. Le decorazioni erano costituite da una pelle di Lupo dalle zanne nere appeso sopra le casse e qualche quadro paesaggistico che il precedente proprietario aveva lasciato e che avevamo deciso di mantenere al loro posto. C'era anche un orologio a pendolo che diceva che erano da poco passate le cinque del pomeriggio.

Mi tolsi gli stivali, percependo immediatamente sollievo ai piedi, poi mi diressi nella mia stanza e entrai al suo interno.

Il mio letto si trovava addossato alla parete, proprio sotto una finestra coperta da una tenda verde, e accanto c'era un comodino sopra cui era poggiato un ritratto mio e di mia madre che mi aveva costretto a fare tre anni prima. Ai piedi del letto c'era un baule e addossato alla parete un armadio di legno massiccio.

Ero troppo stanco per mettere le cose a posto, quindi mi spogliai e buttai tutto di fianco alla porta, proprio sotto l'ascia da battaglia appesa al muro che avevo usato prima di comprare una testa adatta per il mio manico in legno degli elfi.

Dopo essere usciti dal dungeon mi ero tolto l'armatura completa e indossavo solo una gorgia metallica, polsiere e gli schinieri sopra dei pantaloni spessi e una camicia.

Quando rimasi in mutande crollai sul letto che scricchiolò rumorosamente a causa del suo scarso utilizzo e mi addormentai praticamente all'istante.

Quando il suono di una porta che veniva aperta mi risvegliò la stanza era notevolmente più scura e sentii la bocca secca e impastata.

Scostai la tenda, vedendo che il sole era calato e il cielo era diventato scuro, a eccezione di una sfumatura arancione verso occidente. Il cortile interno, dove George lavorava il ferro per farne armature, era vuoto e la fornace sembrava essere stata spenta da poco. Si potevano intravedere le sottili volute di fumo che ancora uscivano lentamente dal comignolo.

"Sei tu, Konrad?" domandai ad alta voce.

"Sì, sono io" rispose dalla sala.

Il mio stomaco gorgogliò e mi resi conto che non mangiavo dall'ora di pranzo.

"Pensi che la signora Gowan abbia finito di preparare la cena?" gli domandai.

Quando rientravamo dalle Beast Glades in genere non avevamo niente da mangiare in casa, quindi ci faceva la cortesia di preparare anche per noi.

"Mentre stavo salendo si sentiva un buon odore".

"Bene, sto morendo di fame".

Mi allungai un po' il collo, poi mi rimisi i pantaloni e la camicia che avevo lasciato sul pavimento. Appena fui di nuovo presentabile uscii e trovai Konrad seduto al tavolo che controllava alcune carte. Si era tolto le sue vesti magiche e indossava una maglia di cotone non tinto e dei pantaloni marroni che lo facevano sembrare un ragazzo come tanti.

"Hai venduto il nucleo?" gli chiesi.

"Sì, la tua quota è lì" rispose, indicando un sacchetto per le monete piuttosto gonfio lasciato sul tavolo.

"Secondo me era giusto lasciare una parte ad Aine".

"Se vuoi darle l'altra metà che non darai a tua madre accomodati, fallo però dopo che avremo trovato il luogo menzionato da mio bisnonno".

"Quindi non hai trovato niente?"

"No, ancora niente. Domani continuerò a cercare, quindi starò lì tutto il giorno. Per favore, vai tu a comprare da mangiare e a sistemare le nostre cose".

"Ehi, non sono il tuo domestico e quindi non trattarmi come tale" gli dissi, infastidito da come parlava.

"Va bene. Per favore, domani va' a fare la spesa e metti a posto le 'tue' cose" mi rispose con un roteare degli occhi molto enfatico.

"Senti, ne parliamo più tardi. Adesso ho voglia di andare a mangiare".

"Va bene, anch'io".

Konrad mise giù le carte e insieme scendemmo a mangiare.

Sebbene la disposizione delle stanze fosse la stessa il loro appartamento era molto diverso rispetto al nostro: accanto al tavolo c'erano diverse sedie, comprese due per noi, e la signora si era sforzata molto di più per rendere più accogliente l'ambiente mettendo due tappeti e qualche vaso con dei fiori vicino alle finestre. C'era anche un manichino di legno che indossava la vecchia armatura che indossava suo marito negli anni in cui aveva tentato di fare l'avventuriero.

George era seduto sul divano, sfinito dopo essersi diviso tutto il giorno tra fucina e negozio. L'uomo aveva barba e capelli biondi ancora un po' umidi per essersi lavato prima della cena e la camicia copriva il suo corpo muscoloso, leggermente inspessito in vita.

La moglie stava preparando le ultime cose ma non sembrava che dovesse volerci ancora molto prima che la cena fosse pronta.

I bambini, che stavano giocando per terra con dei pupazzi di legno che rappresentavano avventurieri e bestie di mana, furono i primi a notarci e ci vennero subito incontro.

"Zio Wil, zio Konrad, ci raccontate altre storie?" ci chiese Kevan.

"Sì, ti prego" si aggiunse Sarah.

Loro padre fu svegliato di soprassalto dallo schiamazzo dei bambini e gli ci volle qualche secondo per rendersi conto di cosa stava succedendo.

"Oh, ciao ragazzi. Come state?" ci chiese.

"Bene, e tu?" gli risposi.

"Un po' affaticato ma in sostanza sto bene".

"Come sono andate le cose mentre eravamo via?"

"Come al solito. Kendall sta imparando velocemente e ora gli posso dare dei compiti un po' più complessi" mi raccontò.

Kendall era sua nipote, figlia del fratello maggiore. A differenza dei fratelli e delle sorelle lei si era risvegliata come lo zio e quando aveva compiuto sedici anni suo padre l'aveva mandata qui per imparare. Entrambi i fratelli erano fabbri armaioli e il primogenito aveva preso le redini dell'attività nella loro città natale, c'era però una grossa differenza tra i due dato che uno era un mago e l'altro no. Per questo le aveva mandato la figlia, in modo che potesse imparare cose che non poteva imparare da lui.

"Ah, avrei bisogno di qualche aggiustata all'armatura. In alcuni punti le guide si sono ammaccate e devo fare più forza per muovermi" gli spiegai.

"Certo. Se lo tiri fuori posso subito-"

"No! È ora di cena, ci penserete dopo mangiato" ci rimproverò sua moglie, che nel frattempo stava apparecchiando la tavola.

"Ok amore, adesso arriviamo".

"Anche voi bambini, smettete di importunarlo e sedetevi" ordinò a Kevan e Sarah, che stavano praticamente assediando Konrad per farsi raccontare tutto quello che avevamo fatto.

Lavinia prese il piccolo Philip in braccio e insieme iniziammo a mangiare, chiaccherando per il resto della serata prima di tornare nelle nostre stanze e andare a dormire.

English version

We returned to the settlement in silence. What had happened inside the Guild Hall had created a heavy pall over us that seemed to make the sky darker and the air colder, even though the climate hadn't actually changed.

Between Samantha and what Konrad had hypothesized, I didn't see how it could be otherwise.

Elaine had drunk herself into passing out so only me, Konrad and Aine were on our way to the settlement. Konrad was walking behind us, completely absorbed in his ruminations, while Aine continued to look alternately at me or my companion.

"So... what's the next step?" the girl asked when we were close to the gate.

"Back to our homes. I need time to find this Forbudt and it will take just as much to prepare," Konrad replied.

"Good. Where are we going then?"

"'Where we go'? Don't you have a place to go back to?" he asked, incredulous.

"Absolutely not. I want to see the end of this story."

"Are you joking?"

"No" she said, so innocently that if I hadn't seen her fight I would have thought she was just a silly little girl.

Konrad seemed very annoyed by that answer and I decided to approach her.

"I don't mind you joining us. After all, you might as well give us a hand" I said.

"And how?" Konrad asked me.

"Aside from being much more agile than you two and being able to use a mana attribute that you lack, I have many contacts and resources. With my help it will be much easier to find Forbudt" the girl replied.

Konrad didn't look at all convinced but he didn't say anything as we entered the settlement.

Despite everything that had happened, in reality only a few hours had passed and activities continued exactly as before: merchants displayed their wares, porters transported crates and barrels full of who knows what and people chatted normally about their own business.

When we were in front of the teleportation gate – and I was already stuffing some root into my mouth – Konrad passed me and went to the attendant.

"Destination Etistin" he said.

For a moment my surprise prevented me from saying anything, just long enough for Konrad to push Aine through the portal.

"Recalibrate the gate to Blackbend" Konrad ordered, with a force that brooked no reply.

For a moment the attendant looked surprised but the pressure emanating from Konrad forced him to follow the command and the portal inside the gate shuddered as it was set for Blackbend.

"What the fuck!" I finally managed to say, spitting out some of the root.

Konrad didn't answer, instead he grabbed my arm and dragged me through the teleportation gate. It was a short journey but as usual it had the effect of making me feel sick and when we found ourselves under the marble structure that the Guild had built around the portal to cover it I was holding back retching.

"You really are an asshole sometimes" I told him through my teeth.

"I know" he simply said, looking at the inlays nonchalantly.

While the new royal building was being built, the Adventurers' Guild had decided to erect a structure to cover the great portal, adorning it with the heroic deeds of famous adventurers. The message could not have been more eloquent: Blackbend remained the property of the Guild.

"Damn, she could really help us. Why did you do this to her?" I asked him.

"We don't need her help. Besides, I know exactly why you wanted her to stay" he replied, still looking away.

I recovered enough to stand upright and spat the root into a bucket that stood at the side of the portal. Meanwhile several other people were entering and exiting the portal at a rapid pace, forcing us out of cover, just on the King's Fist side.

The building had been completed and now loomed large on that side of the square. Despite the elegance and a certain taste for pomp, it was undeniable that it was a real fortress, surrounded throughout its perimeter by tiles decorated with runes that only an unwary could have mistaken as simply ornamental.

Up to that point the king had not imposed a major change in the status quo but the threat was more than sufficient - and obvious enough - to irritate all the adventurers. Even the many, like me and Konrad, who didn't care about the power struggle between the Guild and the Monarchy couldn't help but feel a certain uneasiness walking past it.

"I'm going to sell the core to the Helstea men, then I'll pop into the library to see if I can find anything" Konrad said.

"Do you want to sell the core without giving anything to Aine?" I asked him with a grimace.

"She are from a noble family, certainly won't lack money."

"You looks like Elaine right now."

"Don't talk bullshit. Go home, I'll be back for dinner."

While Konrad headed into the Guild Hall I descended one of Blackbend's five routes. The air here smelled slightly of soot, though it was nothing like the manufacturing area outside the walls. In that area the air was barely breathable, which is why only slaves and poor people lived here.

The building I stopped at had two entrances, although only one led to the actual house. I took a set of keys from my dimensional ring and opened that one, ringing a series of bells and finding myself inside a corridor that split in two, with one part going straight ahead of me while the other went up through of the stairs.

It was the latter that I was taking when a series of hasty steps stopped me just on the second step.

"Uncle Wil, you're back!" two high-pitched voices shouted at me practically in unison.

Huffing, but also with a half-smile on my lips, I looked up.

"Hello k-"

I didn't have time to finish the sentence before the two children jumped on me.

"Please tell us about your adventures" Kevan, the older boy, asked me.

"Yes, please" echoed Sarah, the youngest child.

"Okay, but where are your parents?" I asked them.

"Dad is in the forge while mom is with the baby" the male replied.

At some point, after years of living in Mrs. Rootsawer's house, I decided to take a place of my own. Strangely enough, Konrad decided at that moment that he also wanted to live more independently and asked me to buy a building together. It wasn't unusual for members of an adventuring party to decide to buy a large building or complex of buildings together, especially in expensive towns like Blackbend, but I didn't like the idea of ​​sharing a house with him.

When I realized that all the houses within the walls that I could afford with the money I earned at the time were occupied and that I could only afford houses beyond the walls, I was forced to accept his proposal.

The house we bought was quite large, with many spaces that we didn't know how to use and that we would have to abandon most of the time anyway, so we decided to rent part of the building to a blacksmith who wanted a workshop within the walls and a more spacious home for his family.

"Come on guys, I'm a little tired now" I said to try to free myself, even though I knew full well that it wouldn't work.

"Let's go let's go!" the little girl complained, pulling the ruff made by her father.

"Yes. You're not going to be a softie" added the boy.

"I'd like to see you playing and joking after fighting a Titan Blood Worm" I replied, putting emphasis on the last part.

"Did you and Uncle Konrad fight a Titan Blood Worm?" Kevan asked, entranced. For some reason the children had taken to calling us both uncles, even though Konrad was not yet twenty.

"Oh yes".

"And what was it like?" Sarah asked me.

"It was huge, taller than the whole house and with a mouth like that" I said, putting both hands in front of my face to get the idea. "It also spit out a boiling liquid that melted rocks in seconds."

The little girl seemed disgusted by the description, but her brother on the contrary was completely enraptured and practically jumped on my lap with excitement.

"And how did you manage to defeat it?" he asked me.

"That thing had very hard armor, divided into various segments along its entire body, but there was a space between one and the other. I stuck my ax and my knife right into one of these spaces and uprooted a of these segments from the beast. Below was a hideous, pulsating mass of-"

"What are you telling my kids?" a female voice suddenly interrupted me.

Lavinia, the kids' mother, was looking at me with disappointment from the end of the corridor. Her light brown eyes were fixed on me as she cradled her youngest son, Philip, in her arms.

She was an attractive woman, albeit weighed down by her pregnancies, with long brown hair that framed her face and a slightly upturned nose that at that moment accentuated his disapproval of her. The two-year-old baby was holding was looking at me curiously with eyes the same color as her mother's. However, unlike the other two children, who inherited a hair color more similar to their mother's, his were blond like his father's, although in children of this age the hair tended to be lighter than usual that they would have been as adults.

"They asked me to tell what I did in the Beast Glades and I was doing it" I defended myself.

"With less detail, please" the woman asked me.

"Come on, Mom" Kevan moaned, loving those 'details.'

"I don't want you to hear these things. You're still too young."

"There aren't many years left until I awaken up. When that happens I want to become a great adventurer like him" he said, standing up straight to his not-so-imposing height.

Lavinia rolled her eyes, more annoyed than actually concerned about her childish bluster.

"There's no telling when you'll wake up, or even if you will."

"Of course I will! Wil also only had a mage father" he retorted.

Their father, George, was a rather poor agumenter who had taken over his father's work as a blacksmith after failing to become an adventurer. A field in which – in my opinion – he was much better and had done well to resume. The dwarves' weapons were probably the best but they were absolutely unable to make armor tailored to a human physique, which is why his services were in great demand. At least from those who knew about this question and 'didn't buy tacky and expensive death traps', as he liked to call the armor made by dwarves.

"One case doesn't make a rule. Your sister might wake up instead, like what happened with Kendall" she said, making the little girl gloat and annoy him.

"I will wake up and become an adventurer!" he retorted stubbornly.

For a moment I saw Samantha again, her face twisted with tears and her legs lying limp as she clung to the window to throw herself and I had a tighteness in my chest.

"Listen, even if you wake up it doesn't mean you'll be able to become an adventurer. Don't jump in that direction straight away, try something else before choosing."

The two children looked at me with surprise. Almost immediately Kevan began to warm up, but before he could say anything his mother intervened.

"Children, Wil must be tired after being in the Beast Glades all this time. Go into the other room and play" their mother interjected.

"But we want to hear other stories" said the little girl, pouting.

"Later, now go" she replied, practically shooing away the two children who continued to look at me dejectedly as they returned upstairs.

"Thanks, I need to lie down" I told her.

"Did something happen?" she asked, looking worried.

"Why?"

"Usually when he does that you go along with him."

"You know I'm not serious" I said, making a gesture as if swatting a fly.

"And why is it different this time?"

The woman continued to look me straight in her eyes and I finally gave in with a sigh.

"I visited Samantha, a friend of Konrad's family, before coming here. Do you know there was an incident in a dungeon?"

"There's been no talk of anything else in Blackbend for days. How's the girl?"

"Not well. She suffered very serious injuries and she can no longer walk."

The woman clapped a hand over her mouth, her eyes wide in horror. The baby, sensing her mother's upset, began to get agitated and she had to rock him to calm him down.

"It's a horrible thing. I'm so sorry."

"Konrad's grandmother says that she could help her but I don't know whether she was saying it out of circumstance or out of a sincere belief that she could do it."

The woman looked down at the child, who after a while calmed down again and began to fall asleep.

"Sometimes I fear for my children, that they might actually awaken and become adventurers. There is almost no one in this city who hasn't lost someone in the Beast Glades, I wouldn't want it to happen to us too. I couldn't handle the pain." .

"It wasn't that long ago that my mother left me with Elaine to train. She wanted me to be strong, to give me opportunities I would never have had at home."

"We mothers always want the best for our children but it's not always easy to understand which is which."

I nodded, then walked towards the upper floors of the house, where my room was located.

At the bottom of the first flight of stairs, to my left, the door had been held open and the Gowan family's apartment could be glimpsed. The main part of the apartment consisted of a large room that served as both a kitchen and a living area and opened onto three other smaller rooms where parents and children slept.

I went further, up another flight of stairs to the apartment Konrad and I shared. I took another key from the bunch and opened the door.

Our apartment was laid out identically to the one downstairs. Lavinia had a copy of the key to our apartment and cleaned it every week or two when we were gone, which is why the air didn't have that musty smell that rooms that been abandoned for a long time have.

The apartment was almost completely dark, illuminated by the sun's rays filtering through the shutters.

The living area was rather bare: there was a cast iron wood stove for cooking, a table with two chairs and a couple of boxes – empty – which were used to contain the food to be cooked. The decorations consisted of a black fanged wolf pelt hanging over the crates and some landscape paintings that the previous owner had left and which we had decided to keep in place. There was also a grandfather clock that said it was just after five in the afternoon.

I took off my boots, immediately feeling relief in my feet, then headed to my room and stepped inside.

My bed was against the wall, right under a window covered by a green curtain, and next to it there was a bedside table on which there was a portrait of me and my mother that she had forced me to paint three years earlier. At the foot of the bed there was a trunk and against the wall was a solid wood wardrobe.

I was too tired to put things away, so I stripped and threw everything next to the door, right under the battle ax hanging on the wall that I had used before buying a suitable head for my elven wood handle.

After exiting the dungeon I had removed my full armor and was wearing only a metal gorget, wrist guards and greaves over thick trousers and a shirt.

When I was left in my underwear I collapsed onto the bed which creaked loudly due to its lack of use and fell asleep practically instantly.

When the sound of a door being opened woke me up, the room was noticeably darker and my mouth felt dry and stuffy.

I pulled back the curtain, seeing that the sun had set and the sky had turned dark, except for a shade of orange in the west. The inner courtyard, where George worked iron into armor, was empty and the furnace seemed to have recently been turned off. I could glimpse the thin curls of smoke still slowly coming out of the chimney.

"Is that you, Konrad?" I asked out loud.

"Yes, it's me" he replied from the room.

My stomach gurgled and I realized I hadn't eaten since lunch.

"Do you think Mrs. Gowan has finished making dinner?" I asked him.

When we returned from the Beast Glades we usually had nothing to eat at home, so she would do us the courtesy of preparing for us too.

"As I was going up it smelled good."

"Well, I'm starving."

I craned my neck a little, then put back on the pants and shirt I'd left on the floor. As soon as I was presentable again I went out and found Konrad sitting at the table looking through some papers. He had taken off his magical robes and was wearing an undyed cotton shirt and brown trousers that made him look like any other boy.

"Did you sell the core?" I asked him.

"Yes, your share is there" he replied, pointing to a rather bulging coin bag left on the table.

"In my opinion it was right to leave a part to Aine."

"If you want to give her the other half that you won't give to your mother, please do it, but do it after we find the place my great-grandfather mentioned."

"So you didn't find anything?"

"No, nothing yet. I'll keep looking tomorrow, so I'll be there all day. Please, you go buy food and put our things away."

"Hey, I'm not your servant so don't treat me like one" I told him, annoyed by the way he spoke.

"Okay. Please go shopping tomorrow and put 'your' things away" he replied with a very emphatic roll of his eyes.

"Look, we'll talk about this later. Now I want to go eat."

"Okay, me too."

Konrad put the cards down and together we went down to eat.

Although the layout of the rooms was the same, their apartment was very different from ours: next to the table there were several chairs, including two for us, and Lavinia had made much more effort to make the room more welcoming by placing two carpets and some vases with flowers near the windows. There was also a wooden mannequin wearing the old armor her husband had worn during the years he had tried to be an adventurer.

George was sitting on the sofa, exhausted after dividing his time between the forge and the shop all day. The man's beard and blond hair were still a little damp from washing before dinner and his shirt covered his muscular body, slightly thickened at the waist.

The wife was preparing the last things but it didn't look like it would be much longer before dinner was ready.

The children, who were playing on the floor with wooden puppets representing adventurers and mana beasts, were the first to notice us and immediately came towards us.

"Uncle Wil, Uncle Konrad, will you tell us any more stories?" Kevan asked us.

"Yes, please" Sarah added.

Their father was startled awake by the noise of the children and it took him a few seconds to realize what was happening.

"Oh, hi guys. How are you?" he asked us.

"Fine and you?" I replied to him.

"A little tired but basically I'm fine."

"How did things go while we were gone?"

"As usual. Kendall is learning quickly and now I can give him a little more complex tasks" he told me.

Kendall was his niece, his older brother's daughter. Unlike her brothers and sisters she had awakened like her uncle and when she turned sixteen her father had sent her here to learn. Both brothers were blacksmiths and the eldest had taken over the business in their hometown, however there was a big difference between the two as one was a magician and the other was not. That was why he had sent his daughter to him, so that she could learn things that she could not learn from him.

"Ah, I need some adjustments to the armor. In some places the guides are dented and I have to use more strength to move" I explained to him.

"Sure. If you take it out I can immediately-"

"No! It's time for dinner, you'll think about it after eating" his wife scolded us, who in the meantime was setting the table.

"Ok love, we're coming now."

"You children too, stop bothering him and sit down" she ordered Kevan and Sarah, who were practically besieging Konrad to be told everything we had done.

Lavinia picked up little Philip and we began to eat together, chatting for the rest of the evening before returning to our rooms and going to sleep.