Capitolo IV
Brook lo vide sparire velocemente in cucina e si chiese cos'aveva. Forse voleva mangiare qualcosa, ma lui provava il senso di fame che avevano tutti gli esseri umani? Aveva dei seri dubbi al riguardo. Si strinse le gambe al petto e si voltò a fissare le fiamme che danzavano nel camino, si chiese se mai sarebbe tornata a casa, se il demone l'avrebbe mai trovata e cosa le sarebbe accaduto se così fosse stato.
Cercò di vedere il lato positivo, in fondo era viva e bloccata in quel posto con un uomo niente male, anche se era scorbutico, scontroso e le faceva provare l'impulso di prenderlo a morsi dalla rabbia.
Il suo stomaco urlò la propria insoddisfazione con un sonoro borbottio, arrossì e ringraziò Dio che James non fosse più nella stessa stanza con lei.
Stringendosi il plaid caldo, per la lunga vicinanza al fuoco, si diresse in cucina per cercare qualcosa da mangiare e trovò Mr.Felpa in piedi di fronte ad una piccola finestra circondata da tende rosse con dei fiori gialli stampati sopra. Aveva le braccia tese lungo i fianchi, i pugni serrati, le gambe leggermente divaricate e sembrava pensieroso.
«James?» lui trasalì e si voltò con espressione contrariata. Cosa aveva quel tipo contro di lei? L'unica che aveva il diritto di arrabbiarsi era lei, invece lui sembrava infastidito da qualsiasi cosa dicesse o facesse. Scacciò l'irritazione e continuò. «Vorrei chiederti il permesso dì mangiare qualcosa».
Il viso di lui si rilassò, ma rimase comunque vigile. La fissò a lungo, come se stesse decidendo se darle o meno il consenso di frugare nella sua cucina.
«Vedi cosa riesci a trovare» sospirò infine lui, tornado a guardare fuori dalla finestra.
Brook lo ringraziò mentalmente ed iniziò a frugare nella dispensa, in cerca di qualcosa. Alla fine, dopo tanto scatolame e dello strano pesce sott'olio, riuscì a trovare una busta di patatine fritte confezionate ancora buona, sorrise vittoriosa e ritornò in salotto con la sua cena stretta tra le mani.
Si riaccomodò di nuovo accanto al fuoco ed aprì la busta con uno strappo, l'odore familiare delle patatine confezionate la fece rilassare, ed immaginò di stare nel suo salotto a guardare un film, uno d'amore e non d'azione perché di azione ne aveva già vista troppa quel giorno e sospettava che ce n'è sarebbe stata altra.
Mangiò lentamente, rimuginando sulla sua noiosa vita e sul perché dovesse finire sulla lista delle persone che devono morire e su quella di un demone prima di essere notata da un uomo come Mr.Felpa. Finì di mangiare e gettò la busta vuota tra le fiamme, lancio uno sguardo alla porta della cucina, si sporse all'indietro per poter guardare e si morse il labbro inferiore. James era ancora davanti alla finestra, non si era mosso di un millimetro e questo era inquietante. Stava meditando? Magari era in un altro mondo, o magari si era addormentato in piedi. Immaginarsi quella scena la fece ridacchiare.
Come se avesse percepito il suo sguardo, o forse l'aveva sentita ridere, lui si voltò e lei riportò in fretta lo sguardo sulle fiamme.
«Vai a dormire» Brooklyn sobbalzò spaventata e si voltò verso James, era a pochi passi da lei e dovette alzare il capo per poterlo guardare in viso. Maledetto teletrasporto, come avrebbe voluto spaventarlo con la stessa facilità con cui lui spaventava lei.
«Vai a dormire, domani dovrai svegliarti presto» ripeté lui.
«Perché?»
Non aveva per nulla sonno, e la cosa che odiava di più era stare a letto senza far nulla, nella speranza di addormentarsi senza sognare cose che le avrebbero sconvolto il giorno dopo. Non c'era nulla di bello nel sognare il futuro, se veramente era quello che sognava.
«Perché domani dobbiamo andare in un posto e vorrei tu fossi abbastanza riposata da poter correre, in caso combinassi guai».
«Quando dici "combinassi guai", ti riferisci a me o a te?» chiese con una punta di irritazione nella voce e lo sguardo di lui le fece capire a chi dei due si riferisse.
Stronzo, pensò.
«Vado ad accendere la stufa in camera, potrai dormire là, io dormirò accanto al camino».
James sparì davanti ai suoi occhi, perché usava il teletrasporto anche solo per pochi passi? Almeno si era comportato da gentiluomo lasciandole la camera, e si era anche disturbato per accenderle la stufa. Il gesto la fece sciogliere un po', ma non abbassò del tutto la guardia.
James riapparve dopo qualche minuto e lei sussultò di nuovo, se non la smetteva di apparire così all'improvviso lo avrebbe ammazzato!
«Ci vorrà un po' prima che la stanza si riscaldi e sul letto troverai qualcosa da metterti per la notte» L'uomo si avvicinò al camino ed aggiunse altra legna al fuoco e non notò l'espressione sorpresa di Brooklyn.
Non aveva pensato a cosa avrebbe indossato per andare a dormire, invece lui sì e questo le fece stranamente piacere perché significava che si preoccupava per lei, oppure che fosse un pervertito. Cercò di non pensare a quella seconda possibilità.
Si alzò e sparì velocemente in camera da letto, rabbrividì per il freddo della stanza e corse davanti alla stufa in legno posta di fronte al letto. La camera era composta solo dal letto, un comodino, l'armadio e la stufa, praticamente solo l'indispensabile. Tutto era impersonale, come se James non avesse intenzione di rimanere lì a lungo.
Facendosi coraggio si avvicinò al letto e sopra vi trovò una lunga felpa grigia, doveva essere quello il suo "pigiama", dedusse. Prese la felpa e tornò accanto alla stufa, si spogliò velocemente ed indossò l'improvvisato pigiama, rabbrividendo per le gambe scoperte.
Fissò con disappunto la distanza che la separava dalla calda stufa al freddo giaciglio, l'idea di dormire sul pavimento, accanto alla calore della stufa era forte.
Si fece coraggio e corse velocemente verso il letto, scostò le coperte e represse un gridolino al contatto con la stoffa gelata, si rannicchiò su se stessa pregando che la stanza si scaldasse in fretta. James non avvertiva il freddo? si chiese, perché quella casa non era sufficientemente riscaldata e rimpiangeva sempre di più il suo caro e vecchio appartamento, in quel momento avrebbe dato ogni cosa per avere qualcosa di caldo affianco. Magari il corpo nudo di James, pensò, vergognandosene subito dopo. Che andava a pensare? Era colpa dell'astinenza. Era stata solo con un uomo in tutta la sua vota: Phil, un altro impiegato dello studio legale per cui lavorava, la loro storia era durata due anni e lei aveva tenuto molto a quell'uomo, andare a letto con lui era stato piacevole ma non c'era stato il fuoco e la passione divorante che aveva sempre cercato. Ed ora i suoi ormoni pretendevano quella passione, e che in quel momento il soggetto di tale desiderio fosse James era causato dal semplice motivo che fosse l'unico uomo in giro.
Strinse il cuscino tra le braccia, lasciando che la stanchezza e lo stress di quel giorno prendessero il sopravvento, facendola sprofondare in un sonno profondo.
«Brooklyn! Forza alzati» James tentò per la millesima volta di svegliare quella piccola donna con le buone. Era da mezz'ora che cercava di strapparla dal letargo in cui era caduta. Aveva provato a scuoterla e gridare, ma senza nessun risultato.
Scocciato, e leggermente irritato, prese le coperte e le lanciò dall'altra parte del letto, mai scelta fu più sbagliata; la felpa che gli aveva prestato la sera precedente le si era alzata sui fianchi, lasciandole scoperte le gambe bianche e le mutandine di pizzo nero. Si lasciò sfuggire un gemito quando lei rabbrividì per il freddo e si voltò, mostrandogli la schiena ed il bellissimo panorama del suo sedere sodo. Stava quasi per cedere all'impulso di spogliarsi ed infilarsi nel letto con lei quando Brooklyn si voltò a pancia in su e, lentamente, aprì gli occhi.
«Finalmente ti sei svegliata» borbottò irritato. Nelle ultime ore si era irritato più volte che in tutta la sua vita, sia mortale che immortale.
Brooklyn si mise a sedere come una furia, cercando di coprirsi il più possibile con la felpa. James avrebbe bruciato quel capo, perché non sarebbe più riuscito ad indossarlo senza pensare a lei ed al suo corpo.
«Che ci fai qui?» inveì lei, fissandolo rossa di rabbia. «E perché non ho più le coperte addosso?»
«Forse ti sei scoperta durante la notte» le disse tranquillo. Che fosse una bugia lei lo capì subito, ma si limitò a fissarlo più accigliata di prima.
«Vesiti in fretta, io ti aspetto di là» uscì velocemente dalla camera, desiderando di scappare il più lontano possibile da lei.
Brooklyn sospirò di sollievo appena James uscì dalla stanza.
Si era svegliata per il freddo ed appena aveva sentito la sua voce si era spaventata a morte, come sempre, e per giunta si era ritrovata mezza nuda senza coperte addosso! Non aveva creduto per nulla alla balla che le aveva sfornato, perché lei non si agitava mai nel sonno.
Si vestì in fretta, indossando i vestiti del giorno prima e la felpa con cui aveva dormito, faceva troppo freddo per andarsene in giro con le braccia scoperte. Cercò di pettinarsi i capelli con le dita, evitando di andare a cercare un pettine in bagno, perché sicuramente non lo avrebbe trovato.
Uscì dalla camera e trovò James in piedi al centro del salotto che la stava aspettando.
«Finalmente sei pronta.» Il tono spazientito della sua voce le rovinò la giornata già iniziata male. «Aggrappati al mio braccio e chiudi gli occhi» le disse, indicandosi il braccio destro.
Si avvicinò a lui e si aggrappò al braccio con entrambe le mani, ma non chiuse gli occhi. All'improvviso vide la stanza oscillare davanti a sé e scomparire piano piano.
-NOTE/ANGOLINO DI EVELYN-
Ed ecco il quarto capitolo!
Spero non vi abbia deluso e che non ci siano errori irreparabili e gravi (pietà), l'ho corretto più volte e se qualcosa mi è sfuggito chiedo venia.
Cosa ne pensate di come si stanno svolgendo i fatti? Sono piuttosto preoccupata su questo, scrivere una storia avvincente che spinga una persona a leggere è davvero difficile ed io non voglio scrivere una trama troppo fitta e pesante, quindi sì: sono nel panico.
Per ora posso solo scrivere e sperare che i prossimi capitoli vi piacciano, altrimenti potete spedirmi un pacco bomba a casa (dico questa cosa nella certezza che non avete il mio indirizzo, quindi è una minaccia molto remota).
Come promesso, ho pubblicato il 20 e cercherò di mantenere sempre le date previste, ma già ora si stanno riscontrando i primi problemi e questo porterà al ritardo di uno dei capitoli previsti per Novembre, tuttavia cercherò di fare il possibile per evitarlo.
Ora vi lascio, ci "leggiamo" il primo Novembre (sì, bella data per pubblicare un capitolo).
Evelyn!
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