Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo III

Il sibilo del vento le procurò dei brividi di terrore lungo la schiena, quel suono era la colonna sonora perfetta per quella situazione. Era bloccata in quel posto da quasi due ore, ore passate da sola da quando James se n'era andato, e lei cominciava a temere che l'uomo l'avesse lasciata lì a marcire per sbarazzarsi di una scomoda testimone. In fondo lui stesso aveva ammesso di aver pensato di ucciderla perché "aveva visto troppo", anche se poi non l'aveva fatto. Ma poteva fidarsi di una persona che aiuta le anime a trapassare, vestiva di nero e poteva teletrasportarsi? La mente le gridava di no, che non poteva e non doveva fidarsi di lui, ma qualcos'altro le sussurrava di sedersi accanto al fuoco e aspettarlo. Probabilmente era la voce della rassegnazione.

«Sì, e magari gli faccio trovare anche la cena pronta!» brontolò ad alta voce. La verità era che aveva una fifa nera, voleva andarsene via di lì e tornare alla sua monotona vita da segretaria, ma nello stesso momento voleva anche restarci per non essere trovata dall'uomo rettile, ammesso che quel posto fosse davvero sicuro.

Sospirò esausta e si accomodò accanto al fuoco, a quel punto era meglio stare al caldo e aspettare quella specie di man in black. Tanto non aveva nessuna famiglia da cui tornare.

* * *

Anche l'ultima anima era andata, almeno questa si era meritata il paradiso e lui adorava andarci, tutta quella bellezza eterea lo affascinava e lo faceva sentire sereno, non come l'odore rivoltante di zolfo e il calore quasi soffocante degli inferi. Per non parlare delle strazianti urla in agonia e le risate compiaciute dei demoni...
Ora, però, doveva concentrarsi e trovare una chiaroveggente, era l'unico modo per sapere qualcosa in più su Brooklyn e capire perché un demone della caccia la stava cercando, e soprattutto per chi la stava cercando. Che quella ragazza fosse più che una semplice umana ormai era evidente - o quasi -, il problema quindi era capire cos'era.

Si teletrasportò in un paesino della Spagna, dove, secondo il suo amico Duncan, abitava una chiaroveggente con grandi poteri che forse era in grado di aiutarlo. Si fece largo nella piazzetta del paese, pieno di colori e profumi che non aveva mai sentito prima, le persone gli passavano attraverso senza accorgersi della sua presenza e questo per lui, all'inizio della sua nuova vita come cacciatore, era stato deprimente, ed infondo gli aveva fatto piacere che Brooklyn potesse vederlo. Si era stancato di interagire solo con anime, cacciatori, demoni o streghe. Molte volte aveva desiderato essere di nuovo umano, sperimentare di nuovo quelle sensazioni che ormai sembravano assopite anzi, scomparite del tutto.
I suoi pensieri vennero interrotti da una traccia magica, sicuramente proveniva dalla persona che stava cercando. Chiuse gli occhi e si concentrò per trovarne la fonte, appena riuscì a rintracciarla si teletrasportò e si ritrovò dentro uno strano negozio semi-buio, un forte odore d'incenso gli fece storcere il naso e nella semi-oscurità riuscì ad intravedere uno scaffale pieno di strane ampolle.

«Finalmente sei aquì» sussurrò una voce femminile, l'accento spagnolo era molto marcato e quasi faticò a comprendere il significato della frase.

Cercò di vedere l'aspetto della donna, ma era troppo buio e riusciva solo a scorgere una sagoma nera. «Sei tu Mercedes?» evitò di chiederle come sapesse che sarebbe arrivato, anche perché era ovvio.

«Sì, sono io» confermò la donna. «Y tu devi essere James, eres aquì por saber qualcosa in più sulla ragazza che hai salvato».

Salvato non era proprio la parola giusta, anche perché quel demone le stava sicuramente dando ancora la caccia e lui si era messo nei guai da solo.

«Sì, vorrei sapere se è umana» disse, senza troppi giri di parole. Se i suoi sospetti erano fondati allora doveva decidere cosa fare con Brooklyn, non poteva continuare a nasconderla in casa sua, anche perché non ci aveva portato mai nessuno e preferiva la solitudine, ma soprattutto non voleva mettersi contro più gente di quanta già non ne avesse.

«No, non es umana» confermò la donna.

Lo sapevo! Pensò.

«E cos'è allora?»

Già, cosa poteva essere quell'esile ragazza? Sicuramente non un vampiro, i demoni preferivano non intrattenere rapporti con un succhia sangue, e nemmeno un demone della caccia avrebbe accettato di rintracciarne uno. Una ninfa? No, non era una seduttrice. Allora una strega, era possibile.

«Non riesco a vederlo, ma ti consiglio di tenerla stretta, es mui preciosa ed è custode di un potere mui grande» lo avvertì la donna.

Cosa diavolo significava che non riusciva a vederlo, lei non doveva sapere tutto? E poi tenerla stretta? Era proprio il contrario di quello che voleva fare, quella ragazza portava solo guai e lui già ne aveva troppi.

«Perché mai dovrei tenermi stretto una simile fonte di guai?» incrociò le braccia, irritato.

«Porque el es la chiave del tuo futuro e sta a te scegliere tra la felicità o la tua amata solitudine.»

Il tono di voce della donna era lo stesso che lui aveva usato con Brooklyn quando le aveva spiegato che non era la morte, e questo lo irritò ancora di più.

«La chiave del mio futuro, certo» ripeté sarcasticamente. «E cosa c'entra lei col mio futuro?»

«Basta domande, cazador, il tuo tempo è scaduto. Ricorda le mie parole e proteggi quella ragazza» stava per inveirle contro quando la traccia magica scomparve e lui capì di essere ormai solo.

Trattenne la frustrazione e si teletrasportò a casa. Trovò Brooklyn addormentata vicino al camino, con un braccio piegato sotto la testa ed un altro lungo il fianco, il bagliore delle fiamme aveva reso i suoi capelli dello stesso colore del tramonto. Si avvicinò a lei e le osservò il viso, la sua espressione era rilassata e non c'era più traccia di paura su di esso, scese con lo sguardo sulle labbra e ne ammirò il colore rosato, la voglia di assaggiarle e di provarne la morbidezza lo assalì e si trattenne a stento. Allungo una mano e le accarezzò la guancia con l'indice, poi scese più giù e le accarezzò il labbro inferiore e quasi gemette nel sentire quanto fosse morbido. Proprio come avevo pensato, si disse.

Brooklyn mosse il capo, borbottando qualcosa, e lui si ritrasse velocemente, maledicendosi per la perdita di controllo.

Cosa gli stava succedendo? L'impulso di baciarla e stringere il suo corpo contro il proprio era stato improvviso e potente, sentiva ancora la morbidezza della sua pelle contro il polpastrello dell'indice.

La ragazza si girò su un fianco, dando le spalle al camino, ed apri gli occhi. Fece scorrere lo sguardo per la stanza, come se non ricordasse dove fosse, poi i suoi occhi grigi si posarono su di lui e balzò a sedere velocemente.

«Sei tornato» si portò il plaid al collo, come se fosse uno scudo.

Lui poté sentire un certo sollievo nella voce, aveva creduto che l'avrebbe lasciata lì da sola? L'idea non gli sarebbe dispiaciuta, ma quella era casa sua e non se ne sarebbe andato per lei.

«Paura del contrario? Non pensavo ti fossi già affezionata a me» la derise, ghignando divertito.

La ragazza lo fissò con un'espressione indignata e le guance rosse per la rabbia. «Non mi sono affezionata ad un bel niente, soprattutto non a te! E voglio andarmene da qui».

«Tu non andrai da nessuna parte, hai ancora un demone che ti da la caccia» le ricordò irritato, anche se non riusciva a capire se lo irritasse di più l'idea che se ne andasse o il demone, lui preferì credere alla seconda ipotesi.

«Un demone?» squittì lei. «Quello era un demone?»

Ora sul suo volto c'era di nuovo la paura che aveva visto qualche ora prima, e questo lo fece irritare di nuovo, ma non si domandò il perché.

«Credevi che fosse un serpente con braccia e gambe?» le chiese, cercando di risultare il più ironico possibile, se avesse continuato a trattarla come una stupida forse avrebbe smesso di desiderarla, si perché la desiderava anche il quel momento. Era bellissima con i capelli leggermente arruffati, le guance ancora rosse e le labbra schiuse, come se attendesse un suo bacio. Strinse i pugni con forza e si diede dell'idiota, doveva smetterla di pensare a lei in quel modo, quella ragazza era la sua rovina e non si abbracciano i guai, soprattutto non si desiderava baciarli.

«Fantastico! Fino a ieri ero un'invisibile segretaria, ed ora sono sulla lista della spesa di un demone, la mia vita sociale ha fatto passi da gigante» commentò con disperato sarcasmo, tirandosi all'indietro i capelli con una mano.

Invisibile? Lei poteva passare inosservata? Impossibile, pensò. Era troppo desiderabile per passare inosservata.

Dannazione! Lo aveva fatto di nuovo, aveva pensato di nuovo a lei, e stavolta la sua fantasia si era spinta oltre, la immaginava nuda nel suo letto, che lo desiderava, e lui pronto ad accontentarla in tutto.
Sentendo che una parte del corpo stava rispondendo a quella fantasia, si allontanò come una furia da lei, scappando in cucina con la coda tra le gambe, o in quel caso, con qualcos'altro che si stava svegliando tra le gambe. Anche se avrebbe preferito essere tra le gambe di lei. Dannata donna, la maledì.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro