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Capitolo III

Harry si era precipitato dentro casa alla velocità della luce, con il cuore in gola che batteva all'impazzata e gli occhi che pizzicavano nel vano tentativo di trattenere le lacrime. Mentre si spogliava del suo pigiama per indossare velocemente i vestiti del giorno prima gli tremavano le mani. Non si preoccupò di legarsi i capelli o di prendere il mantello più caldo, non si preoccupò di portare con sé provviste o di dare qualcosa al cavallo per calmarlo. Semplicemente, si vestì con le prime cose a portata di mano, uscì di casa sbattendo la porta alle sue spalle e, sussurrando a Philip "Portami da lei", partì al galoppo.

Sentiva il respiro pesante del cavallo mentre si addentravano nella foresta galoppando a una velocità che era sicuro di non aver mai raggiunto. La vegetazione si faceva più fitta e gli alberi, con i loro rami sempre più secchi e scuri, apparivano via via più imponenti man mano che ci si addentrava nel bosco. Nonostante il fragore dei tuoni e la pioggia battente, si riusciva a sentire distintamente il familiare suono dello sgretolarsi delle foglie sotto gli zoccoli del cavallo. In un altro momento avrebbe adorato una cavalcata del genere, l'autunno, con i suoi colori e la sua atmosfera da favola, era la sua stagione preferita. Adesso però non riusciva a concentrarsi su nulla che non fosse sua madre. Dov'era? Stava bene? Aveva trovato riparo? Era ferita? Era ... no, Harry non voleva neanche pensare all'eventualità di averla persa per sempre.

Superato un bivio, il cavallo cominciò a rallentare e, quasi come se fosse indeciso su che strada prendere, si fermò guardandosi attorno cercando di riconoscere l'ambiente.
Philip era un bravo cavallo e sua madre un'ottima cavallerizza. Harry non sapeva cosa fosse accaduto ma, pensò osservando l'animale sbuffare dal naso, lui e Anne probabilmente erano scappati da qualcosa che li aveva spaventati. Un animale forse, o magari la pioggia e i fulmini.

–Aspetta ...– disse Harry fermando il cavallo che aveva ricominciato a muoversi, e socchiudendo gli occhi per guardare un punto poco lontano da loro. Ancora in sella, si avvicinò per capire cosa fosse e, non appena lo riconobbe, per poco non scoppio in lacrime. A pochi metri da lui giaceva, ormai distrutto, il carretto che lui e Anne avevano preparato proprio quella mattina. I bauli erano a terra, alcuni aperti avevano riversato sul terreno il loro contenuto, altri, fortunatamente, ancora intatti. Scese da cavallo e per osservare meglio il disastro. Con il cuore pesante guardò i pochi averi di sua madre che la pioggia non aveva ancora rovinato: un paio di scarpe che le aveva regalato per il suo compleanno, un vestito dal motivo floreale, un foulard lilla e, quasi nascosto dalle foglie secche, un pettine per capelli. Harry lo raccolse con mani tremanti e, accarezzandolo dolcemente, lo pulì dallo sporco. Era stato il regalo che sua nonna aveva fatto a sua madre tanti anni addietro, il giorno del suo diciottesimo compleanno. Era un fermaglio d'oro finemente decorato a mano, incastonato nel mezzo c'era un cabochon* in vetro decorato con gigli in bianco e nero.

Tirando su con il naso infilò il fermaglio in tasca e montò nuovamente in sella, determinato più di prima a trovarla –Andiamo, Philip– disse.

Proseguivano piano adesso, cercando di seguire con attenzione le tracce che sua madre aveva lasciato mentre correva. Harry si guardava attorno, spostando velocemente la testa a destra e a sinistra, ogni tanto urlava –Mamma! – o –Anne! –, sperando che la donna potesse in qualche modo sentirlo. La pioggia era diminuita e, adesso che non galoppava più a grande velocità, iniziava a sentire freddo. Era stata una decisione poco saggia partire senza dirlo a nessuno, pensò guardando l'ambiente intorno a sé. Avrebbe potuto per lo meno avvertire Robin, sicuramente lo avrebbe aiutato! Quell'uomo avrebbe fatto di tutto per sua madre. Alla fine di quella terribile avventura, si disse, avrebbe costretto Anne a uscire con il librario. Sua madre non poteva continuare a vivere con la paura del giudizio della gente.

Un soffio di vento più forte degli altri spostò un cumulo di foglie alla sua destra attirando la sua attenzione. Avvicinandosi lentamente per paura che ci fosse qualche animale, notò che in quel punto il terreno era leggermente scosceso. Tanto valeva tentare di dare un'occhiata anche lì, si disse tenendo ben salde le briglie di Philip. Magari sua madre aveva trovato riparo sotto qualche roccia.

Quando arrivò in fondo alla discesa si trovò davanti un enorme cancello nero in ferro battuto, e il cuore iniziò ad accelerare quando, subito dietro le sbarre, vide la sciarpa rossa che sua madre aveva indossato quella mattina.

Philip arretrò di qualche passo nitrendo spaventato –Ehi! Per favore, calmati! Buono, bello! – cerco di tranquillizzarlo il ragazzo. Gli animali sentono il pericolo quando è vicino a loro, e forse Harry in quel momento avrebbe dovuto prestare più attenzione al comportamento del suo cavallo -sbuffava frettolosamente, nitriva, scuoteva la testa e cercava di allontanarsi- ma era troppo preoccupato per sua madre per riuscire a pensare ad altro.

–Cos'è questo posto? – si chiese ad alta voce una volta superato il cancello, vedendo l'enorme castello davanti a sé.

Aveva lasciato Philip fuori, era talmente agitato che si era rifiutato di andare oltre ed Harry, che non poteva perdere tempo, aveva deciso di proseguire da solo. Tanto ormai era arrivato, non avrebbe potuto proseguire in sella ancora per molto.


–Ottimo lavoro, davvero ottimo lavoro– disse Liam girandogli intorno. Andava avanti così da ore ormai, da quando il loro padrone aveva deciso di rinchiudere quella povera donna in una buia e fredda cella per l'esattezza.

Permettetemi di offrirvi qualcosa di caldo davanti al camino– continuò facendogli il verso. –Certo, diamole il tè, facciamola sedere sulla sedia del padrone. Diamole una coperta! Sei un cretino, Zayn. Un cretino! – urlò parandoglisi davanti. Avevano ripreso la loro abituale postazione sul tavolino di legno all'ingresso, quindi Zayn, sfortunatamente, non aveva altro da guardare se non il rotondo viso dell'orologio davanti a lui. Ricordava ancora quando, tanti anni addietro ormai, avrebbe passato ore, giornate intere, a rimirare Liam in ogni suo piccolo particolare.

–Stavo solo cercando di essere ospitale– spiegò.

Stavo solo cercando di essere ospitale– gli fece nuovamente il verso –Per poco non ci facevi ammazzare a tutti quanti! – lo rimproverò.

–Oh, andiamo Liam smettila. Dov'è finito il ragazzo di cui mi sono innamorato anni fa, eh? Sei spaventato "dal padrone"? – gli chiese aggrottando le sopracciglia e facendogli il verso a sua volta. Stavolta era davvero arrabbiato –Il "padrone" ha un nome: Louis. Te lo ricordi? O forse adesso sei terrorizzato perché gli sono spuntate zanne e artigli? – urlò –E non che prima non mordesse! È il nostro migliore amico, dannazione! Non ha mai avuto un carattere dolce, ma non credi che forse sia spaventato quanto noi? Tira fuori le palle, Liam, affronta la situazione e smettila di leccargli il culo. Qui bisogna fare qualcosa o rimarremo in questo stato per sempre. Per sempre! – lo rimproverò urlando.

Le pesanti porte d'ingresso del castello cigolarono proprio in quel momento, come avevano fatto poche ore prima quando Anne era arrivata.

–Perfetto, ci mancava anche quest'altro! – sussurrò Liam vedendo un ragazzo dai lunghi capelli ricchi, richiudersi la porta alle spalle. Tremava e aveva il volto teso e preoccupato.

–Salve! C'è qualcuno qui? – chiese Harry, entrando titubante.

Quel posto era immenso, non aveva mai visto niente del genere. Anzi, si corresse, grazie ai suoi amati libri era stato tante volte in posti così, ma visitarli nella realtà era ... stranamente più freddo. Quel castello buio sembrava pressoché disabitato. Si riconoscono subito posti del genere: il freddo si insinua nelle ossa, la voce rimbomba in un eco infinito e gli occhi fanno fatica a vedere. Dove non c'è vita tutto è più buio.

–Salve? – provò di nuovo, avvicinandosi alle grandi scale al centro della stanza. –Mamma? – chiese allora, non avendo ricevuto alcuna risposta.

Continuò a salire le scale, guardandosi attorno. Ogni tanto gli sembrava di sentire dei rumori e delle voci dietro di sé, ma quando si girava c'era solo il buio ad accoglierlo.

–Mamma? – chiese più forte.

–Liam, hai visto? – sussurrò Zayn rincorrendo il ragazzo. Liam gli stava dietro con difficoltà: erano quelli i momenti in cui odiava di più quella sua situazione da soprammobile, gli inseguimenti erano sempre difficili! Andava così piano, era rumoroso e, con quell'andatura incerta e altalenante, si muoveva in modo a dir poco imbarazzante.

–È un ragazzo! – esclamò eccitato il candelabro.

–Lo so che è un ragazzo. Fin qui ci arrivo ancora, non mi sono mica dimenticato come sono fat-

–Oh, che cavolo, è un ragazzo! – ripeté interrompendolo, calcando sull'ultima parola –Non capisci?–

–Non sapevo che ti mancassero così tanto i ragazzi! – rispose stizzito.

Zayn lo guardò come se fosse scemo.

–Ma di che diavolo stai parlando? Intendo dire che lui è sicuramente il ragazzo che stavamo aspettando! È qui per spezzare l'incantesimo! Questo è un segno del destino! – esclamò afferrando le mani di Liam-per quanto quelle di Liam in quel momento, trasformato in un orologio, potessero essere chiamate tali.

–Anne? – continuò a chiamare Harry, abbassando il cappuccio e mostrando il suo viso preoccupato.

Zayn osservò velocemente il viso dalla carnagione chiara e i lineamenti delicati. –Te lo dico io: è sicuramente il ragazzo che stavamo aspettando– affermò sicuro, tornando a guardare Liam.

–Ma che diavolo stai dicendo? Quanto forte ti ha lanciato Louis contro il muro prim-

–È bellissimo! – lo interruppe di nuovo –Guardal- Ahia! – si lamentò quando ricevette una gomitata da Liam che lo stava guardando con aria di sfida come a dire "Ridillo se hai il coraggio". –Smettila, non puoi dire che non sia bello ... –

–Zayn – cominciò l'orologio.

–Oh, lo sai che per me rimarrai sempre l'unico e il solo, ma non è questo il momento per essere gelosi! – disse –Soprattutto perché nell'ultimo periodo sei diventato fastidiosamente petulante– aggiunse sottovoce tornando a guardare il ragazzo che si aggirava confuso, e allo stesso tempo curioso, per i corridoi del castello.

Liam gli tirò un'altra gomitata.

–Ahia! Stai fermo ... Ehi bel ragazzo! – urlò improvvisamente Zayn.

Harry si girò di scatto. Liam era sicuro che se avesse avuto i capelli gli si sarebbero rizzati dalla paura. Che stava facendo quello scemo? Questa era la volta buona che Louis li rinchiudeva in una credenza e buttava via la chiave, ci avrebbe scommesso tutte le rotelle.

–Ma che fai? Ti sei impazzito? – sibilò, tappandogli la bocca.

Il candelabro lo guardò seriamente –Senti, ascoltami – disse, spostandogli la mano –Il ragazzo sta cercando sua madre, giusto? Come pensi che riuscirà a trovarla se va nella direzione sbagliata? Dobbiamo guidarlo– continuò –Dobbiamo aiutare il Destino ad aiutare il ragazzo, affinché poi lui aiuti noi!– affermò con il tono più serio che aveva mai avuto.

Sì, pensò Liam sconsolato, Louis quella volta lo aveva tirato davvero troppo forte contro il muro. Aveva causato irrimediabilmente qualche danno permanente al cervello del suo ragazzo.

–C'è qualcuno? – chiese Harry, avvicinandosi a loro.

–Da questa parte! – lo guidò Zayn.

Il riccio si guardò intorno, ma ma non riuscì a vedere nessuno.

–Mamma? C'è qualcuno? – chiese ancora –Sto cercando mia madre, non era mia intenzione intrufolarmi in questo castello– spiegò passando proprio davanti a Liam e Zayn che si erano appiattiti contro la parete per evitare di essere visti.

Quando il giovane li superò, l'orologio tirò un sospiro di sollievo. –Ok– sussurrò –Hai ragione, è davvero bello. Ma! Ma chi ti dice che Louis sia interessato ai ragazzi? –

Zayn lo guardò come se gli avesse detto qualcosa di assurdo –Liam mi stai prendendo in giro? – chiese –Stiamo parlando di Louis–

–Beh?! Ti sei scordato di ... Denise? Com'è che si chiamava? –

–Danielle. Comunque, no non mi sono dimenticato. Mi ricordo benissimo di quando lei si è dichiarata e lui l'ha guardata con un'espressione che era più schifata che dispiaciuta, dicendo "Oh no!" – gli ricordò il candelabro.

Liam lo guardò con tanto d'occhi: la botta in testa era stata forte, ma aveva sbloccato sicuramente qualcosa. Lui non ricordava mica tutti questi particolari!

–Beh, ma allora chi ti dice che lui sia interessato a beh ... a Louis? – chiese.

Zayn sospirò, stufo di doversi ripetere –Liam, te lo dirò una volta ancora, poi basta. Gli orologi non dovrebbero essere così lenti a capire le cose. È il Destino che lo ha portato qui da noi. Ora scusami, ma devo finire di fare quello che ho iniziato– disse per poi ricominciare a correre dietro al ragazzo.

Harry camminava lentamente. Era preoccupato, sua madre non rispondeva e quel posto gli metteva i brividi. Le pareti, fino a poco fa decorate da una preziosa carta da parati, ora erano fatte di mattoni, rovinate da profondi solchi, che sembravano graffi, e le scale che stava salendo non erano più di marmo pregiato ma di pietra sudicia.

–Da questa parte! – disse di nuovo la voce che aveva sentito poco fa.

Accelerando il passo seguì il suono. Era spaventato, infreddolito e forse aveva iniziato a immaginare voci, ma proseguire in quella direzione gli sembrava meglio che girare a vuoto per il castello.

Dopo una serie di corridoi tutti uguali, un paio di scale e un enorme sala buia e sporca, si ritrovò in una stanza lunga, più buia e più fredda di tutto il resto del castello. Il soffitto aveva dei buchi da cui entrava dell'acqua, le pareti, fatte di mattoni color grigio sporco, erano illuminate da una torcia attaccata a una parete. Harry la prese per cercare di vedere meglio: davanti a lui c'era una sequenza di porte tutte uguali, scure e pesanti.

–C-c'è qualcuno qui? – chiese con voce tremante.

–Harry? – rispose dopo un po' quella che era sicuramente la voce di sua madre. Aveva detto il suo nome con tono incerto, come se non fosse sicura che fosse davvero lui.

–Mamma! – esclamò con voce colma di emozione, correndo verso una delle porte e accucciandosi.

Alla luce della torcia, il viso di sua madre era stanco e pallido.

–Come mi hai trovata? – chiese la donna portando un braccio fuori dalle sbarre per stringere la mano di Harry. Gli occhi sgranati, come se non credesse alla sua vista, si stavano lentamente riempiendo di lacrime.

–Hai le mani gelate! – le disse, dandole un bacio sul dorso della mano. Era contento di averla finalmente trovata, ma non riusciva a capire come fosse finita in quella che, a tutti gli effetti, era una vera e propria cella.

–Ti tirerò fuori di qui– le disse –Te lo prometto–

–Harry– lo interruppe –Voglio che tu- dei colpi di tosse la interruppero.

–Stai bene? – chiese Harry apprensivo.

Anne fece un sorriso tirato, cercando di tranquillizzarlo. Non voleva che si preoccupasse ancora di più. –Ho solo preso un po' di freddo– sminuì lei.

–Adesso ti tiro fuori da qui– le disse il figlio alzandosi.

Anne gli strinse ancora di più la mano tra le sue, bloccando il suo movimento –Harry, bambino mio, ascoltami– cominciò con tono serio –Voglio che tu te ne vada da qui– disse.

Il ragazzo sbarrò gli occhi –Cosa? Chi ti sta facendo questo? – urlò afferrando le sbarre.

–Harry! – lo richiamò in un sussurro –Shh, per favore, stai zitto– lo pregò guardandosi attorno terrorizzata. Si aspettava che la Bestia apparisse da un momento all'altro.

–Cosa sta succedendo? –

Un rumore alle loro spalle li fece sobbalzare e la stretta di Anne divenne talmente forte che le nocche sbiancarono. I suoi occhi si riempirono di lacrime –Non c'è tempo per spiegare, per favore, va via! – disse ancora con voce tremante.

–Mamma, non ho intenzione di lasciarti qui– rispose afferrando il lucchetto, cercando di pensare a un modo per aprirlo.

Il rumore dietro di loro divenne ancora più forte.

–Vattene, dannazione! – urlò Anne, tirando dei pugni sulle sue gambe attraverso le sbarre, finché un colpo di tosse non la costrinse a fermarsi.

–Cosa stai facendo qui? – ruggì qualcuno -o qualcosa- dietro di loro.

–Ti prego, non fargli del male. Per favore! – urlò Anne, serrando i pugni attorno alla stoffa dei pantaloni del figlio.

Un ringhio fece tacere ogni rumore e Harry per lo spavento lasciò cadere la torcia a terra, in una pozzanghera. L'intera stanza ora era immersa nell'oscurità, salvo per un piccolo cono di luce che proveniva dal soffitto bucato.

–C-chi sei? – chiese Harry, poggiando terrorizzato le spalle contro la parete fredda. Riusciva a sentire l'umidità di quel posto arrivargli fino in fondo alle ossa. Aveva i capelli fradici dalla pioggia e il mantello non era messo in buone condizioni, ma quel luogo sembrava quasi più bagnato di lui. Da quanto tempo sua madre era lì a prendere freddo?

L'immensa figura nera, di cui Harry riusciva a vedere solo l'ombra, si muoveva frenetica davanti a loro come se non sapesse cosa fare, come se fosse tenuta insieme solo dalla rabbia che provava in quel momento. Non aveva mai amato gli estranei e ora se ne presentavano due alla sua porta a distanza di poche ore?! Era solo questione di tempo prima che interi villaggi sapessero di lui, e venissero ad uccidere "la Bestia"?

–Il padrone del castello– rispose con voce pesante.

–Harry scappa, ti prego– sussurrò Anne ancora una volta.

–Sono venuto per mia madre. Per favore lasciatela libera, non avete visto che non sta bene? – lo pregò il riccio che si era accucciato nuovamente davanti alla cella della madre, prendendole una mano gelata e tremante tra le sue. Avrebbe lottato per lei, non sarebbe scappato per poi vivere una vita piena di rimorsi. Lei era tutto quello che aveva, non poteva perderla.

–Non sarebbe dovuta venire qui! – ruggì in risposta.

–Ma potrebbe morire! – lo supplicò. La sua voce tremava e le lacrime minacciavano nuovamente di uscire –Per favore– tentò di nuovo –Farò qualsiasi cosa! –

–Non c'è niente che tu possa fare. È mia prigioniera– disse in tono secco, cominciando ad andarsene. Stava iniziando a stancarlo quel ragazzino, non aveva capito che non gli avrebbe mai restituito la madre? Se doveva avere quell'aspetto, avrebbe interpretato il ruolo del mostro alla perfezione. Dopotutto, perdere la madre gli avrebbe insegnato a crescere. Quel ragazzo alto e magro, con i ricci lunghi e le mani grandi, aveva il volto di chi viveva ancora nel mondo delle favole.

–Ma deve esserci qualcosa che poss- Aspetti! – urlò. Guardando un'ultima volta la madre -che scuoteva la testa, più terrorizzata di lui- si alzò. La figura si girò verso di lui.

–Prendete me al suo posto– disse facendo un passo nel cono di luce.

La Bestia fece un verso di scherno –Tu- iniziò a dire. La sua pazienza era arrivata al limite, era pronto a prenderlo di peso e gettarlo oltre il cancello della sua proprietà, ma quando si girò a guardarlo le parole gli morirono in gola. Il giovane era in piedi davanti a lui, tremava ma non sembrava avere intenzione di rimangiarsi quello che aveva appena detto. Si spostò un riccio dal volto e si asciugò freneticamente il viso, bagnato da alcune lacrime che erano riuscite a sfuggire al suo controllo. La Bestia era sorpresa: quel ragazzo era lì, terrorizzato, probabilmente avrebbe dato di tutto per non rimanere un secondo di più in quel castello, eppure era in piedi, coraggioso, che cercava di salvare la persona che gli aveva dato la vita. Mai in tutti quegli anni aveva visto qualcuno fare un gesto del genere. Gli splendenti occhi verdi del ragazzo brillavano di consapevolezza: aveva fatto la sua scelta, non sarebbe tornato indietro sui suoi passi.

Tu prenderesti il suo posto? – chiese la Bestia.

–Harry no! Non sai quello che stai facendo! – urlò Anne.

–Se– cominciò il ragazzo, ignorando le preghiere della madre –Se lo facessi, la lasceresti andare? – chiese.

Lo scrutò per qualche secondo, incerto se acconsentire o meno a quella richiesta. Si era ripromesso di non avere mai ripensamenti, ma il coraggio del ragazzo lo aveva spiazzato.

–Sì– rispose –Ma devi promettere che resterai qui per sempre

Harry sentì il suo cuore sprofondare, non osò voltarsi verso sua madre, era già dura per lui sentirla singhiozzare da dietro le sbarre. Rimanere lì per sempre ... Il per sempre è davvero un tempo lungo, pensò, soprattutto se lo si passa in un castello abbandonato in compagnia di ... in compagnia di chi esattamente?

–Vieni alla luce– chiese Harry, curioso di conoscere almeno l'aspetto di colui che lo stava privando della libertà.

Dopo un momento di esitazione la figura nera davanti a lui fece un passo in avanti. Harry aveva capito di non trovarsi difronte a qualcosa di ordinario, qualcosa che, ne era sicuro, nemmeno Xander sarebbe stato capace di abbattere.

Per prima cosa spuntò quella che sembrava una zampa di lupo ma dieci volte più grossa, coperta da un folto pelo marrone. Poi comparve il resto della figura, coperta da abiti eleganti e dalla fattura raffinata, sebbene logori. Per ultimo apparve il volto: zanne bianche e aguzze, lunghe corna appuntite, peli e, per finire, due enormi occhi blu. Rimase senza fiato: cosa era quella cosa?

La tosse di sua madre lo riscosse dai suoi pensieri e, dando un ultimo sguardo a quegli occhi di un blu particolare, disse –Hai la mia parola–

–No! – urlò sua madre.

–E sia– disse la Bestia superandolo e aprendo la porta della cella con una zampata.

Sua madre si precipitò verso di lui, ancora immobile al centro del fascio di luce.

–Harry, amore mio, ascoltami. Non devi farlo, io sono grande ho vissuto la mia vita- cominciò a dire in tono concitato stringendogli il volto tra le mani, finché non venne strappata via da lui con una forza sovrumana.

–No, aspetti! – disse Harry cercando di afferrare le mani della donna.

–Harry! –

–Aspetti! –

–Vi prego, lasciatelo andare! – urlò Anne.

–Ha fatto la sua scelta– ruggì, spingendola con forza dentro una vecchia carrozza arrugginita, priva di cavalli.

–Portala al villaggio– ordinò.

–Lasciatemi uscire da qui! Harry! Harry! – urlò Anne.

Harry, affacciato alla finestra di quella che poco prima era la cella di sua madre, guardava la scena con il cuore pesante e il respiro bloccato. Quando la carrozza scomparve nel bosco, si accasciò al suolo e strinse le gambe al petto, cominciando a singhiozzare senza più freni. Sul viso sentiva ancora l'ultima carezza di sua madre.

–Padrone– lo fermò Zayn mentre stava tornando dal ragazzo. –Louis– riprovò, ma la Bestia lo ignorò di nuovo –Louis brutta testa dura! – urlò il candelabro.

–Che cosa diavolo vuoi? – ruggì voltandosi.

Zayn lo guardò con un sopracciglio alzato. In quel castello, dopo l'incantesimo, era rimasto l'unico che gli teneva ancora testa e lo trattava come se nulla fosse cambiato, come se non fosse diventato un essere spaventoso.

–Grazie per l'attenzione– disse con tono pregno di sarcasmo, superandolo e piazzandoglisi davanti. Louis era dieci volte più alto di lui ma questo non lo avrebbe fermato di certo. Era pur sempre il suo migliore amico! –Stavo pensando– cominciò –Visto che il ragazzo rimarrà con noi per un bel po' di tempo, forse sarebbe il caso di farlo accomodare in una stanza un po' più comoda– disse.

Louis fece per protestare, era già pronto a dire "È il mio prigioniero, decido io", ma si fermò all'ultimo secondo. Zayn lo guardava, i bracci del candelabro incrociati e l'espressione che urlava "Prova a dire qualcosa e ti do fuoco, brutta bestia pelosa" -e provate voi a ricevere questa minaccia da un candelabro acceso che brillava di fuoco rosso. La Bestia sbuffò superandolo.

Quando risalì in cima alla torre, trovò Harry rannicchiato in un angolo della cella, con il viso nascosto tra le braccia. Sembrava piccolissimo e tremava visibilmente, non capiva se per il freddo o per il pianto.

–Non mi avete neanche permesso di salutarla– disse tra i singhiozzi, non appena si accorse della sua presenza. –Non la vedrò mai più e non mi avete neanche permesso di dirle addio! –

Le grandi sopracciglia di Louis si piegarono all'insù. Una sensazione strana si fece strada nel suo petto, ma era così fastidiosa che la cacciò via immediatamente. Rimase a guardarlo per un momento, non sapendo cosa fare. Non era più abituato a queste cose.

–Seguimi, ti mostrerò la tua stanza– disse provando a utilizzare un tono gentile.

–La mia stanza? – ripeté il ragazzo –Ma pensavo che-

–Cosa? Preferisci rimanere qui dentro per il resto dei tuoi giorni? – lo interruppe, la gentilezza subito dimenticata.

–No! – rispose intimorito.

–Allora seguimi–

Stavano camminando per il castello: Zayn, che illuminava la strada, stretto nella ferrea presa di Louis e Harry poco dietro di loro. Ogni tanto il ragazzo tirava su con il naso e si passava le mani sugli occhi rossi per assicurarsi di tenere a bada le lacrime. Camminando provava a distrarsi guardandosi attorno, ma le pareti scure "decorate" con gargoyle e orribili statue di animali feroci, non lo aiutavano per niente nell'intento.

–Louis, avanti, digli qualcosa– sibilò Zayn dopo l'ennesimo sospiro del ragazzo.

–Io spero che le piacerà qui– disse sbrigativo, improvvisamente più formale.

Harry sollevò la testa.

Zayn gli fece cenno di continuare –Il castello ora è anche casa sua. Può andare dove vuole, tranne che nell'Ala Ovest! –

–Cosa c'è nell'Ala Ovest? – chiese.

–È proibita! – esclamò Louis ad alta voce, chiaro segno che l'argomento fosse chiuso e non che non avrebbe permesso altre domande o lamentele.

Il ragazzo sobbalzò per l'improvviso cambio di tono.

Da quel momento continuarono in silenzio finché non arrivarono davanti a una grande porta verde. –Questa è la sua stanza– disse aprendo la porta –Se ha bisogno di qualcosa, la chieda pure ai domestici– disse la Bestia, ferma sull'uscio.

–Invitalo a cena! – sussurrò il candelabro all'orecchio di Louis che lo guardò confuso. Zayn sbuffò –Cena! – urlò allora facendo girare il ragazzo.

–Cosa? – chiese il giovane confuso.

Louis cercò di dissimulare il tutto con un colpo di tosse, lanciando uno sguardo furioso al candelabro –Ehm, questa sera cenerà con me–

Il ragazzo gli rivolse uno sguardo accigliato.

–E non si tratta di un invito! – aggiunse poi sbrigativo sbattendo la porta alle sue spalle, andando via velocemente.

–Beh, è andata bene– disse Zayn dopo un po'. Louis lo lasciò cadere a terra.

–Sei impazzito? –

–Veramente quello impazzito sembravi tu. Poverino, lo avrai spaventato a morte– rispose a tono, massaggiandosi la testa per la botta che aveva preso.

La Bestia lo guardò con espressione omicida prima di girarsi e andare via.

Harry si buttò sul letto, senza far caso più a nulla, dando sfogo a tutte le sue lacrime.

Nel giro di poche ore aveva perso tutto: sua madre, la sua vita, la sua casa e la sua libertà. Pensare che fino al giorno prima si preoccupava della proposta di matrimonio di Xander ... com'è subdolo il Fato!

Pensò a sua madre: chissà se era arrivata a casa sana e salva, chissà cosa stava facendo, se stava piangendo la sua assenza, se stava mangiando. Chissà se si stava prendendo cura di sé. Di solito ci pensava lui a prepararle il brodo di pollo quando non stava bene. Pensavano l'una all'altro e viceversa, dopotutto erano solo loro due ... E ora non avevano più neanche quello. Harry strinse forte il cuscino al petto.  Sperava che Anne si sarebbe fatta aiutare da qualcuno nei prossimi giorni, magari da Robin. Harry lo sperava davvero. Si mise seduto a fatica e si toccò le guance per cercare di asciugare le lacrime. Il fantasma dell'ultima carezza di sua madre aleggiava ancora sul suo volto. Se solo avesse saputo che l'abbraccio di quella mattina sarebbe stato l'ultimo ne avrebbe approfittato e l'avrebbe stretta forte, annusando il suo profumo, e si sarebbe fatto stringere nel modo in cui è capace di fare solo una mamma.

Improvvisamente, qualcuno bussò alla sua porta, interrompendo il fiume di pensieri tristi.

–Chi è? – chiese con voce roca.

–James, caro! – gridò una voce squillante da dietro la porta.

Harry si alzò per andare ad aprire. Quando era arrivato non gli era sembrato che ci fosse qualcun altro in quel castello. Eppure, la Bestia aveva parlato di domestici ...

Aprì la porta e inizialmente, malgrado sentisse la voce, non vide nessuno, poi abbassò lo sguardo.

–Ma che cos- non è possibile! – esclamò arretrando e andando a sbattere contro qualcosa.

Si stropicciò gli occhi incredulo: dalla porta stavano entrando quelli che a tutti gli effetti sembravano proprio una teiera, una tazzina e delle zuccheriere!

La superficie dietro di lui si mosse.

–A-attenzione! – disse con voce squillante ... l'armadio?

–Pensavo potessi gradire una tazza di tè, caro. Spero ti piaccia, noi qui abbiamo solo Yorkshire Tea. Sai, il padrone non beve altro! – disse la teiera.

Harry si sedette sul letto. Stava impazzendo? Tutto quello era dato dallo shock per essere finito in quella strana situazione, vero?

–Ma non è possibile– disse a sé stesso.

–Eppure, eccoci qua! – esclamò l'armadio –Io mi chiamo Charlotte, ma per favore chiamami Lottie– si presentò.

–Piacere? – rispose confuso.

–Ti avevo detto che era bello, vero James? – disse la tazzina.

–Sì, sì, ora smettila– rispose versando il tè. –Io sono James– si presentò la teiera –E lui è Niall. Ecco a te il tè, caro– disse.

Harry sorrise e prese la tazzina –Grazie–

Una volta preso un sorso di tè capì di non star sognando affatto. Era davvero buono! Dopo tutto il freddo che aveva preso gli avrebbe fatto sicuramente bene. Poco prima di gettarsi sul letto aveva avuto il tempo di togliersi il mantello fradicio, lasciandolo cadere a terra, ma aveva ancora i capelli e parte della camicia completamente bagnati. Resosi conto di quanto facesse freddo rabbrividì. Sperava di non ammalarsi.

–Hai fatto una cosa molto coraggiosa, mio caro– disse James.

–Lo pensiamo tutti– concordò Lottie.

Harry fece un sorriso triste e sospirò.

–Ho perso mia madre, i miei sogni ... ogni cosa! – disse, le lacrime stavano tornando.

–Vedrai che tutto si risolverà– lo rassicurò James con un sorriso –Ti troverai bene qui, te lo prometto. Siamo tutti molto simpatici! – continuò facendogli un occhiolino –Oh! A proposito di simpatia, conosco qualcuno a cui ne servirebbe un po'! – esclamò saltando sul posto e facendo tintinnare il coperchio sulla sua testa –Cosa ci facciamo ancora qui? Abbiamo una cena da preparare! Spero che il tè sia stato di tuo gradimento! – disse velocemente facendo cenno a tutti di uscire. Così com'era entrato, sotto lo sguardo stralunato e disorientato di Harry, uscì con un saltellanate Niall al seguito.

Ok, forse quello non era proprio il posto in cui sarebbe voluto finire, ma doveva ammettere che quei piccoli esserini erano gentili. E buffi.

–Allora, cosa vuoi indossare questa sera? – lo riscosse dai suoi pensieri Lottie –Sai, io mi sono sempre divertita a scegliere i vestiti e i trucchi per le persone, ma da quando il castello è così vuoto non ho mai occasione di dare libero sfogo alla mia arte! – si lamentò in tono melodrammatico.

Harry sorrise –Sei davvero molto gentile, grazie mille ma io non andrò a nessuna cena–

–Ma come no? – chiese delusa.

–Non ho proprio fame al momento. E poi, vorrei solo rimanere il più lontano possibile da quella Bestia! –

Lottie fece una espressione triste, aprì la bocca per dire qualcosa ma proprio in quel momento entrò Liam.

–Ehm ehm– si chiarì la voce –La cena è servita– disse con un inchino.

–Perché ci mette così tanto? Ho mandato Liam a dirgli di scendere, perché non è già qui? – disse Louis, la rabbia che iniziava a riaffiorare.

–Louis, abbi un po' di pazienza– disse James –Il ragazzo ha perso la madre e la libertà tutto in un solo giorno–

–Louis hai pensato che forse il ragazzo possa essere colui che spezzerà l'incantesimo? – esordì Zayn.

–Certo che ci ho pensato, non sono mica stupido! – gli rispose arrabbiato.

–Beh, ma allora è fatta! Tu ti innamori di lui, lui si innamora di te e puff! Incantesimo spezzato e torniamo tutti alla normalità. Alla splendida, meravigliosa normalità in cui io sono il più bello del Reame e posso finalmente ammirarmi in tutta la mia bellezza, senza doverlo fare attraverso un cucchiaio. Un giorno mi spiegherai perché continui a rompere ogni singolo specchio in questo dannato castello. Ho capito che sei diventato questo ... coso – disse indicandolo –ma io sono ancora più bello di te, merito di guardarmi! Almeno in memoria dei vecchi tempi! –

–Sta zitto! – gli ruggì contro. Odiava quando Zayn cominciava a straparlare. Perché non aveva deciso di mandare James a chiamare il ragazzo? Per lo meno Liam era in grado di farlo tacere!
–Certo che ho pensato che lui possa spezzare l'incantesimo ma, come hai appena sottolineato tanto carinamente tu, sono un coso orribile! Non si innamorerà mai di me! –

–Beh, allora dovrai imparare a mostrargli il vero te stesso– disse James.

–Ma non so come! –

–Per esempio, potresti iniziare a comportarti come una persona civile, invece che un buzzurro. Avanti! Petto in fuori, pancia in dentro, posizione eretta, dannazione – iniziò a dire la teiera, mentre Louis ubbidiva come un cucciolo ammaestrato.

–Un sorriso audace e disinvolto– aggiunse Zayn.

–Comportati da gentiluomo– proseguì James.

–E non spaventare quel povero ragazzo– continuò il candelabro.

–Colpiscilo con il tuo spirito entusiasta! –

–Sii gentile–

–Fagli dei complimenti! –

Louis spostava la testa da uno all'altro cercando di star dietro a tutto quello che gli stavano dicendo.

–Ma soprattutto sii sincero! E– continuò infine James lanciando uno sguardo a Zayn –Cerca di controllare il tuo umore! – esclamarono all'unisono.

–Buona ... sera? – li interruppe Liam entrando titubante nella stanza.

Tutti si voltarono verso di lui.

–Allora? Dov'è? – ringhiò Louis dopo qualche secondo, non vedendo alcuna traccia del ragazzo.

Liam sbiancò, provò a guardare Zayn in cerca di rassicurazioni ma il candelabro era troppo impegnato a osservare preoccupato il principe. –Eheheh il ragazzo– cominciò allora –Sì il ragazzo ha detto ... è l'emozione del momento sai ...– la Bestia ringhiò infastidita e l'orologio sobbalzò spaventato –Ha deciso di non venire! – disse tutto d'un fiato cercando di farsi piccolo piccolo. Sperava davvero di non morire.

–Che cosa? – ruggì Louis.

–Credevo di averle detto di venire a cena! – urlò picchiando forte contro la porta.

Aveva fatto le scale di corsa, ed era talmente arrabbiato che avrebbe preso a pugni un muro.

–Non ho fame, grazie– rispose calmo il ragazzo.

–Vienga subito fuori altrimenti butterò giù la porta! – lo minacciò.

–Louis, gentilezza ok? Sorridi, cazzo– lo rimproverò Zayn.

Louis sospirò frustrato –Ma fa così il difficile! –

–Con gentilezza– concordò James.

La Bestia prese un respiro profondo provando a calmarsi.

–Scenderebbe per la cena? –

–Grazie ma davvero non ho fame– rispose nuovamente Harry.

–Garbato, cortese– gli ricordò il candelabro, vedendo l'espressione di Louis diventare pericolosamente minacciosa.

–Mi farebbe un grande piacere averla come mio ospite a cena. Tipo subito! –

–Per favore– sussurrò James

Per favore– ripeté tra i denti Louis.

–No, grazie–

Sentiva la rabbia montare dentro di sé. Chi diavolo si credeva di essere quel ragazzino?

–Non può restare lì in eterno! – urlò

–Sì che posso! – rispose risoluto il giovane.

Louis ruggì forte. Al diavolo la gentilezza!

–Bene, se non cenerà con me, allora non cenerà affatto! – urlò andando via velocemente.

–Uh, guarda te– iniziò James guardando la porta con espressione abbattuta –Tutta questa fatica per niente. Zayn, Liam restate qui mentre vado ad avvertire la cucina che è saltato tutto. Chiamatemi se succede qualcosa! – disse andando via.

–Agli ordini! – esclamarono in coro.


–Z-Zayn aaandiamo mmmh fermati– disse con un sospiro Liam.

–Dai Liam, per una volta smettila di lamentarti–

–Oh, nooo Zayn! –

–Oh, sì!–

–Andiamo finirò per bruciarmi di nuovo come l'ultima volta! – si lamentò.

–L'ultima volta eravamo troppo presi dal momento. Lasciati andare–

–Mmmmh–

–Aspetta– si fermò Zayn –Hai sentito questo rumore anche tu? – disse lasciandolo cadere a terra.

–Cazzo, Zayn per una volta che andava bene a tutti e due tu ti preoccupi di un rumorino? – protestò Liam.

–Il ragazzo! – esclamò il candelabro iniziando a correre.

–Cosa? Dove vai? –

–Il ragazzo è uscito dalla camera! –



–Io lavoro tutto il giorno come uno schiavo, e per cosa? Un capolavoro di culinaria del tutto sprecato! –

–Oh, smettila di lamentarti Nick. È stata una giornata faticosa per tutti– gli rispose a tono James, saltellando da una parte all'altra della cucina cercando di mettere in ordine il più possibile.

–Secondo me il ragazzo è un testardo! – disse Nick, il forno nonché cuoco del castello –Da quello che mi hai raccontato il padrone gli ha anche detto "per favore"! –

–Se il padrone non impara a controllarsi di tanto in tanto-

–Si può? – chiese Harry titubante aprendo piano la porta della cucina.

Tutti si voltarono verso di lui.

–Che piacere vedere che hai cambiato idea, caro! – esclamò James saltellando verso di lui.

–Il ragazzo! – urlò Zayn entrando in cucina ansimando per la corsa, Liam subito dietro di lui.

James ridacchiò guardandoli –Sì ce ne siamo accorti. Voi come mai siete arrivati dopo di lui? Non dovevate avvertirmi prima? –

Liam arrossì e cominciò a dondolarsi su sé stesso.

–Ehm, noi– iniziò Zayn –Oh, andiamo James ma che importa quello che stavamo facendo?! L'importante è che ora abbiamo il ragazzo con noi. Come ti chiami, raggio di sole? – chiese il candelabro cambiando argomento.

Harry ridacchiò divertito. Aveva intuito perfettamente cosa stavano facendo quei due mentre, da quello che aveva capito, lo stavano tenendo d'occhio, ma voleva evitare di viaggiare troppo con la fantasia. Non aveva intenzione di sapere come si faceva a fare certe cose tra un candelabro e un orologio.

–Mi chiamo Harry – rispose con un sorriso. Il primo vero sorriso -con tanto di fossette! - da quando aveva messo piede in quel posto.

–Oddio James guarda che carino, ha anche le fossette! – esclamò Niall, raggiungendoli.

–Niall non metterlo in imbarazzo, sei peggio di Zayn! – lo rimproverò Liam –Piacere, io sono Liam, il primo maggiordomo– si presentò con un inchino.

–Come sei formale, Liam ... allegria! – lo prese in giro il candelabro.

Liam lo guardò di sottecchi per poi rivolgere nuovamente tutta l'attenzione su Harry –Se c'è qualcosa che possiamo fare per te, qualsiasi cosa, basta chiedere– disse.

Harry sorrise ancora di più. Erano proprio divertenti quei due. –Uhm, beh in effetti avrei un po' di fame– disse.

–Davvero?! – esclamò contento Niall. –James hai sentito? Ha fame! –

James annuì contento –Nick, riscalda tutto! Il ragazzo ha fame! – disse contento –Svegliate l'argenteria, mettete i piatti! Qui bisogna darsi da fare! –

–Ma il padrone ... Sai bene quello che ha detto! – provò a fermarlo Liam.

–Oh, finiscila io non ho alcuna intenzione di farlo morire di fame! – gli rispose a tono James, iniziando a darsi da fare.

–D'accordo, va bene– sbuffò l'orologio –Un bicchiere d'acqua, un tozzo di pane e tutti a letto! – disse.

–Liam, ma cosa stai dicendo? Non è un prigioniero. È nostro ospite! – s'intromise Zayn ammiccando al ragazzo –Si deve sentire il benvenuto! –

–Oh, va bene, ma fate piano! – disse Liam.

–Se vuole seguirmi– iniziò Zayn guidando il ragazzo verso la sala da pranzo.

Quella sera Harry assistette allo spettacolo più bello di sempre. Zayn e Niall cantarono un duetto fenomenale perché, aveva detto il candelabro davanti a un Liam terrorizzato, cos'è una cena senza musica? Quella sera, oltre a mangiare come un vero e proprio re, Harry si sentì bene. Nonostante tutte le disavventure che aveva passato aveva trascorso una bella serata.

Quella notte, al caldo della sua stanza, Harry sognò degli occhi azzurri e un volto delicato.

Louis al contrario, dall'altro lato del castello, passò la notte insonne osservando con sguardo triste la rosa incantata che aveva iniziato ad appassire.


N/a
Salve a tutti!!
Sono finalmente tornata con il terzo capitolo!
Dalla prossima volta inizierà a delinearsi maggiormente il personaggio di Louis e ci saranno più interazioni tra lui e Harry.
Ma intanto:
Perché Louis rompe tutti gli specchi del castello?
Perché Harry sogna un paio di occhi azzurri?
E Liam e Zayn come si sono innamorati?
Anne sarà tornata a casa? Si farà aiutare da Robin?
Lo scopriremo nei prossimi capitoli!!
Fatemi sapere cosa ne pensate. È davvero importante per me sapere le vostre opinioni.
Ringrazio ogni singola persona che ha letto i precedenti capitoli, chi ha votato e chi ha commentato.
Questo capitolo è dedicato alla mia splendida amica Francesca senza cui questo capitolo non sarebbe qui.
A presto!
Blue🌸💙

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