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Capitolo 40 - Hic et nunc

Jay

Sono bloccato nel traffico da una ventina di minuti, in una Los Angeles stranamente freddissima. Sono un paio di giorni che cerco di contattare Eva per dirle della festa di Capodanno che ho organizzato a casa dei miei genitori solo per lei, ma non sono riuscito a ottenere nessuna risposta da parte sua. Di conseguenza, un po' perché preoccupato e un po' semplicemente per informarla, sto tornando alla Usc.

Parcheggio l'auto accanto al suo dormitorio, senza che vi sia ombra di vita. Salgo le scale il più in fretta possibile e, quando mi ritrovo davanti alla 806, busso; dall'interno però non sembra provenire nessun rumore.

Resto qualche minuto sulla soglia, continuando a battere il pugno e immaginando gli scenari peggiori, quando, finalmente, sento qualcuno avvicinarsi.

«Buongiorno» un ragazzo alto e ben piazzato, completamente nudo se non fosse per le mutande, socchiude gli occhi cercando di abituarsi alla luce.

«Ciao» spiccico a forza questo saluto, affacciandomi per guardare all'interno. Sono nella camera giusta?

È tutto buio e perciò mi è difficile capire, l'unica cosa che vedo è una bottiglia di vodka vuota.

«Tu quale sei?» mi chiede il ragazzo ancora in piedi davanti a me.

«In che senso?» aggrotto le sopracciglia, non riuscendo a seguire il suo discorso.

«Non te l'ha detto che sarei venuto?» mi domanda ancora, come se dovessi sapere qualcosa che mi sfugge.

«Così ti è più chiaro? Entra dai, Eva dorme ancora». È solo quando lo sento parlare in italiano che mi ricordo, deve essere Francesco, il suo migliore amico.

«Ehm, non so cosa significasse la tua domanda di prima ma... sono Jay» lo seguo dentro, sedendomi sul letto di Kate. Lui decide di rendersi un po' più presentabile, indossando dei pantaloncini e una maglietta più grande di due taglie con un cervo stampato sul petto. Apre leggermente una finestra, quel tanto che basta per vederci almeno in faccia e per farmi osservare meglio ogni dettaglio intorno a me.

«Ah ecco, dovevo immaginarlo fossi tu» mi porge un pacchetto di sigarette pieno di drum già rollati, invitandomi a prenderne uno.

«Comunque dorme come un sasso... ieri ci siamo ubriacati e abbiamo fumato decisamente troppo» un sorrisetto malizioso gli increspa le labbra, mentre i suoi occhi vagano sulla sua piccola figurina.

«Ah sì? Di solito non lo fa mai».

Tutta questa situazione mi sta lasciando parecchio interdetto, mi sembra quasi che quella sotto le coperte non sia la mia Eva ma qualcun'altra.

«Ha vomitato un qualcosa come venti volte, ma ci siamo divertiti» sghignazza, mentre aspira la sua sigaretta a un ritmo decisamente frenetico anche per me che sono un fumatore incallito.

«Avete dormito insieme?». Non so perché io glielo chieda, ma il letto rifatto su cui sono seduto mi anticipa già la risposta.

«Rilassati» ride «ovviamente sì, ma non è successo niente di quello che pensi tu. È una sorella per me» si volta a guardarla, mentre lei continua serenamente a dormire accucciata in una posizione molto simile a quella fetale.

«Comunque scusami se non mi sono presentato, sono Francesco» mi porge la mano, sorridendo.

«Scusami tu... come dicevo sono Jay, piacere» gliela stringo.

«Come mai sei qui?» mi chiede, gettando il mozzicone in un posacenere che straborda.

«Sono un po' di giorni che non mi risponde, volevo dirle di venire a Capodanno da me, ho organizzato una festa a casa dei miei» lo informo, mentre, dopo aver fatto l'ultimo tiro, imito il suo gesto di prima, spegnendo il mio drum stando attento a non far cadere la piramide di sigarette.

«Oh sì, ottima idea... non che mi dispiaccia passare del tempo con lei, ma ho voglia di conoscere un po' di gente» comincia a scuoterla e a pizzicarle i fianchi per farla svegliare. Lei risponde ai suoi gesti con qualche mugugno, anche se dopo un po' è costretta ad arrendersi e ad aprire gli occhi.

«Che palle Fra, che vuoi?» risponde con la voce rauca, prima di girarsi sulla pancia e nascondere la testa sotto il cuscino.

«Vedi che abbiamo un ospite... comportati bene signorina» la sgrida per finta.

«Ciao Oph» non appena sente la mia voce, si mette dritta, guardandomi scioccata.

«Che fai qua?» cerca invano di mettere in ordine la chioma scompigliata.

«Sai com'è... avresti potuto rispondermi» schiocco la lingua rimproverandola.

«Abbiamo messo via i cellulari, volevamo passare tutto il tempo a nostra disposizione insieme». Me lo dice piuttosto rammaricata, forse non aveva pensato al fatto che avremmo potuto preoccuparci a vederla scomparire improvvisamente senza che desse più alcun segno di vita.

«Vabbè, comunque, preparati... venite a Malibu con me, stasera ho organizzato una festa a ca-».

«No, non posso venire fino a lì, non se ne parla... sto ancora una merda dopo ieri sera» mi interrompe prima che io possa finire. Scuote la testa, guardando Francesco e cercando in lui un sostegno.

«Ti ricordi dopo la festa di Michele come siamo tornati a casa? Non riuscivi ad alzarti dal pavimento del bagno e ti ho portata in braccio fino in macchina, viaggiando con quel secchio in cui hai vomitato per mezz'ora... ecco, io ti ho già vista nelle peggiori condizioni mai esistite e Jay, se vuole sopravvivere e non vuole essere ucciso da me, se ne farà una ragione a vederti stare una merda e accetterà che tu vomiti nella sua macchina».

«Ma veramente-» provo a ribattere, ma lui mi blocca. Appoggia una mano sulla mia spalla e avvicina il volto al mio orecchio.

«Amico, fai come ti dico... io ho un'influenza molto forte su Eva, non credo tu voglia che io parteggi per l'altro, capisci a me» sussurra, facendomi poi l'occhiolino.

«Ok, secchio del vomito sia... fate le valige, sarà il miglior Capodanno della vostra vita» concludo speranzoso, pregando fra me e me che quel secchio non dovrà essere mai utilizzato.

***

Siamo riusciti ad arrivare a casa dei miei genitori indenni. Malgrado il timore che potesse essere Eva quella a sentirsi male, in realtà ci siamo dovuti fermare due volte per permettere a Francesco di vomitare.

Appena giunti a destinazione, lei è fuggita immediatamente in camera sua, per continuare a dormire e ricaricarsi per stasera. Prima che potesse allontanarsi abbiamo anche avuto una piccola discussione, perché lei voleva a tutti i costi dormire con il suo amico, mentre io ho insistito per dare loro due camere diverse.

Adesso lui è rimasto attaccato a me come una sanguisuga, mentre continua a fumare drummini per tutta la casa, dopo aver rischiato più di una volta di dare fuoco a tende e divano.

Dianne, l'organizzatrice di eventi di mia madre, mi sta spiegando tutto quello che ha previsto per questa serata, quante persone hanno accettato l'invito e quanti invece hanno declinato... non sono però proprio sicuro di quello che stia dicendo, oggi mi sento più distratto del solito, sebbene non ne capisca perfettamente la motivazione.

«Approvi la lista degli alcolici?» mi domanda, mentre stringe, in maniera poco consona al suo ruolo e alla sua età, il mio avambraccio.

«Ehm, forse sarebbe meglio se non decidessi io... Francesco vuoi occuparti tu di questo?» mi rivolgo all'altro, comodamente stravaccato sul divano, mentre sorseggia uno dei whiskey pregiati di mio padre e fuma il suo tabacco italiano piuttosto scadente.

«Per quanto ne capisca uno che berrebbe anche la benzina, certo» si alza, venendo verso di noi. Dianne sembra quasi dispiaciuta del fatto che lui ci abbia raggiunti. Non so quali fossero le sue intenzioni, ma non corrispondono, almeno attualmente, alle mie.

«Sei sicuro di voler delegare lui? Se vuoi ti mostro in cantina tutto quello che ho ordinato» mi fa un occhiolino lascivo, intendendo qualcosa di molto diverso dal semplice completamento dei suoi compiti. Fingo di non capire e declino, prendendo un po' di distanza da lei e dedicandomi al mio passatempo preferito, fumare comodamente sdraiato sulla poltrona di Jack.

Quando Dianne, delusa e amareggiata, è finalmente andata via, Francesco mi raggiunge.

«Non so se mi piaci» afferma, sedendosi accanto a me.

«Cazzo, lo annoto sul taccuino delle cose che non mi interessano... perché non ti piaccio?» gli domando sorpreso dalla sua improvvisa esternazione. Fingo che non mi importi, ma poi, sotto sotto, è così.

«Non lo so, non credo tu sia quello giusto per lei» allunga i piedi appoggiandoli sul tavolino di cristallo. Se non fosse il preferito di Rose potrei quasi sgridarlo, ma godrei se si rompesse, perciò faccio finta di nulla.

«E come ti è venuto in mente ora?» continuo a non comprendere le ragioni di questa sua affermazione.

«Hai guadagnato punti rifiutando Barbie chirurgia plastica, lo devo ammettere... ma sembra sempre che tu sia sul punto di fuggire dalle cose grandi, e Eva ha bisogno di qualcuno che resti a prescindere».

«Non capisco in ogni caso da cosa tu abbia dedotto tutte queste cose su di me... immagino lei ti abbia raccontato qualcosa, non lo metto in dubbio, ma dovresti basarti su ciò che vedi e non su ciò che senti».

«Infatti mi baso proprio su questo... dovevi semplicemente acconsentire all'acquisto dello Champagne e del vino, e hai delegato il primo tipo seduto sul tuo divano, pur di non doverlo fare tu... capisco che nella tua situazione non sia semplice, ma questo mi dice molto su di te» alza le sopracciglia, facendo schioccare le dita a un palmo dal mio naso.

«Fortuna che non devi scegliere tu chi può e chi non può stare accanto a Eva» rispondo piccato. Forse è meglio chiudere la conversazione prima che un mio pugno si abbatta per errore sul suo naso.

«In realtà, per quanto tu possa non crederci, la mia opinione per lei è fondamentale... e quando mi chiederà di aiutarla nella sua scelta, non so se propenderò per te» si alza, abbandonando la stanza velocemente.

Prima che esca definitivamente, riesco a rispondergli soltanto «Non me ne frega un cazzo».

***

Cerco di annodare la cravatta con grande difficoltà, continuando a guardarmi allo specchio. Impreco tra me e me, vista la mia totale incapacità a farlo, considerando che nessuno mi ha mai insegnato. Mio nonno è una persona talmente semplice da non aver mai avuto bisogno di saperlo fare, mio padre, al contrario, non ha mai avuto il tempo materiale tra una riunione e l'altra per farmi vedere come realizzarlo.

Al quarto tentativo, mi blocco, dopo aver sentito qualcuno bussare alla porta.

«Entra, chiunque tu sia» urlo per farmi sentire, la musica che fuoriesce dall'impianto stereo della mia camera è un po' più forte del solito.

«Cazzo, stai benissimo» Eva, finalmente ritornata a uno stato psico-fisico normale, mi guarda compiaciuta dalla soglia della porta.

«Oph... mio Dio...» quando la guardo per poco non mi cade la mascella. Indossa un abito cortissimo tutto ricoperto di paillettes argentate e un paio di tacchi coordinati.

«Niente male eh?!» ruota su se stessa per farmi vedere il suo outfit a 360°.

«Tua sorella ha insistito per farmelo indossare» si avvicina, scrutandosi accanto a me nello specchio.

«Menomale non l'ha messo lei allora... è stato decisamente un regalo da parte sua» le prendo una mano e la faccio girare, per poterla guardare ancora una volta.

«Solo che... questi così non mi piacciono» afferro un lembo del fiocco rosso che le lega i capelli, sciogliendolo. Nel momento esatto in cui il nastro resta tra le mie mani, i suoi lunghi boccoli ramati si sistemano sulle spalle. Disordinati ma pur sempre bellissimi.

«Ci avevo messo un'ora per fare quella coda» si imbroncia, anche se appena si guarda davvero, sembra apprezzare molto di più il suo riflesso.

«Comunque... ero venuta con un intento preciso. Ci tengo a ringraziarti... senza di te, adesso Francesco sarebbe ubriaco e depresso a chiedersi cosa ha fatto di male ad avermi come migliore amica, invece è felicissimo di essere qui e... anche io lo sono» appoggia una mano sulla mia spalla, accarezzandola. Il volto le si colora di una particolare tonalità di rosso che descrive pienamente tutto il suo imbarazzo.

«E poi c'è anche chi ha il coraggio di dire che io fuggo dai problemi, penso di essere in grado di affrontarli a modo mio... in ogni caso, non devi ringraziarmi, Natale senza di te è stato orribile, non potevo passare un'altra festa così» le sfioro a mia volta le spalle e le braccia nude, rendendo il movimento lento. Voglio godere delle mie dita sulla sua pelle il più a lungo possibile.

«S-scendiamo?» domanda, balbettando teneramente.

Annuisco, mentre con i denti cerco di stringere attorno al polso il nastro che lei portava tra i capelli. Lo annuso sentendo ogni sfumatura del suo profumo. Spero non scompaia mai da qui sopra, anche quando dovrò farne a meno, mi piacerebbe avere la possibilità di goderne.

***

Dianne ha fatto un ottimo lavoro con l'organizzazione e le decorazioni per la festa. Sembra quasi di essere in un vero locale, piuttosto che in una villa. Come al solito sarebbe bastato organizzare un party molto più contenuto, ma Rose non ha voluto sentire scuse, quando le cose si fanno, bisogna farle in grande.

Malgrado ci siano un centinaio di persone in giro per le stanze del piano superiore, abbiamo deciso comunque di isolarci in piscina, per fare un bagno prima di mezzanotte e per poter conversare tranquillamente soltanto con le persone che realmente avremmo voluto accanto in questa situazione.

Sono seduto su una delle sedie a sdraio posizionate accanto al bordo della vasca, mentre uno stuolo di ragazze in bikini distrae me, mio fratello e Mad. Francesco dall'altro lato della piscina è impegnato a parlare con una delle mie compagne del liceo, Camille, mentre ogni tanto mi lancia sguardi di approvazione o disapprovazione in base a ciò che faccio o chi saluto.

Eva e Jaimie ci raggiungono, mentre Kate si tiene a debita distanza, vista la presenza di Steve, onde evitare che JJ possa spifferargli della loro avventura di qualche giorno fa.

«Jay hai tu la copia delle mie chiavi di Encino? Non riesco più a trovarle, devo passare a prendere un po' di attrezzatura da football che avevo lasciato lì» mi domanda improvvisamente mio fratello, mentre inizia a sbottonare la camicia e si asciuga il sudore con il dorso della mano.

Qui dentro, essendo una piscina interna riscaldata, fa davvero tanto caldo.

Eva si avvicina e, mettendosi di spalle, proprio per questo motivo, si fa sganciare l'abito da Mora, rimanendo in costume. O almeno credo che lo sia, mi sembra piuttosto che sia un completino intimo, peraltro della tipologia più sexy che esiste.

«Allora? Mi ascolti idiota?» JJ insiste.

«Sì, ce le ho io... quando sono tornato lì alla Vigilia di Natale me le hai date tu, proprio prima che ti riaccompagnassi a casa, non te lo ricordi?!» appena finisco di pronunciare questa frase, mi rendo conto di aver urlato ai quattro venti un'informazione fin troppo rilevante.

Mia sorella infatti, che ha orecchie ovunque, dissimulando, si inserisce nella conversazione.

«Sei andato lì alla Vigilia?» chiede preoccupata, mentre il suo sguardo vaga immediatamente alla ricerca di quello di Mad, il quale improvvisamente, sembra aver visto un fantasma.

«Ma come, tu e JJ soffrite entrambi di amnesia? Ci siamo anche visti. Ah no, forse non ti sei accorta di me, stavi dormendo profondamente» senza che lo volessi, il momento per farglielo capire è palesemente arrivato, anche perché, ho resistito fin troppo.

Decido però, prima che Mad o Jaimie riescano a dare un senso compiuto ai loro balbettii, di liberarmi dei miei vestiti e di fare un bagno in piscina. Malgrado tutto, stasera non ho voglia di vivere niente di drammatico... domani ne parlerò a JJ e insieme ce ne occuperemo, ma per adesso, voglio soltanto essere leggero.

Prima che io possa buttarmi in acqua, non senza riserve vista la mia paura, vengo intercettato da alcuni vecchi compagni della squadra di football della Shermann; perciò, mi perdo nei meandri della mia stessa casa a fumare con loro. Non so quanto passi prima del mio ritorno, ma almeno tre canne dopo, a giudicare dal fatto che sono tutti ubriachi e in piscina, deve essere trascorso parecchio tempo.

Mi spoglio definitivamente, eliminando tutti i vestiti che avevo ancora addosso.

Mi avvicino all'acqua e mi bagno prima soltanto un piede. Quando ho preso abbastanza coraggio, mi siedo sul bordo, facendo bagnare entrambe le gambe. Tutto sembra andare per il verso giusto, devo soltanto convincermi a lasciarmi andare e saprò divertirmi come tutti gli altri. Niente può farmi del male, siamo in una situazione controllata, non accadrà nulla.

Ripeti con me Jay: andrà tutto bene.

Spingo il bacino in avanti e resto sospeso a sorreggermi con gli avambracci.

Puoi farcela, l'hai già fatto un milione di volte.

Mi stacco dal bordo e mi lascio andare completamente.

La testa finisce sott'acqua.

Pessimo errore.

Un raggio di luce mi acceca.

Sono di nuovo un ragazzino.

Ho quattordici anni.

Sono in Italia.

Il rumore del vento, misto all'acqua che mi bagna le orecchie, mi disturba.

Sono in apnea, da non so più quanto tempo.

Mi guardo intorno tra le onde. 

Il sale mi corrode le pupille.

Le mie lacrime si mischiano all'acqua salata.

Un solo grido permane nella mia testa e lì resterà per tutto il resto della mia vita.

Voglio tornare a galla, ma al tempo stesso preferirei morire che affrontare il resto dei miei giorni.

Non respiro più, potrei morire da un momento all'altro... eppure quel due giugno i miei polmoni non hanno mai smesso di fare il loro lavoro.

Non so come ma qualcuno mi sta toccando.

Mi hanno raggiunto.

Forse l'epilogo è cambiato.

I miei occhi iniziano a vedere nitidamente, cercano la persona che si sta arpionando a me...

Chi sei mia salvezza?

«Shhh ci sono io qui, sei al sicuro Jay... ci sono io, guardami» continua a ripetere, cercando a stento di reprimere le sue emozioni. Se potesse comincerebbe a singhiozzare anche lei, come sto facendo io. Sa però che non può permetterselo... è qui per me, mi salverà.

«Ophelia» sussurro, come se avessi ritrovato solo in questo istante la ragione. Ophelia la perse diventando pazza e annegando in un fiume, io venni abbandonato da essa sopravvivendo nel mare, oggi ritorna a me, facendomi risorgere tra le braccia di una donna in piscina.

«Oddio grazie... sei di nuovo qui con me» stringe le sue gambe attorno al mio bacino, facendo scontrare sempre più la parte inferiore del suo corpo alla mia, mentre con i polpastrelli mi accarezza il volto che, esattamente come quel giorno di sei anni fa, è rigato, ma non per il tuffo in piscina, quanto più per le lacrime.

«S-scusami» riesco appena a pronunciare, cercando di schiarirmi la voce.

Mi guardo intorno, scoprendo mio malgrado che molti sono gli occhi puntati proprio su di me.

Eva continua a tenersi stretta a me, avvicinando il suo busto al mio. I suoi seni bagnati sembrano quasi incollarsi al mio addome nudo. Il suo respiro caldo mi solletica il viso, sebbene una nota stonata, un aroma familiare, mi disturbi.

«Hai bevuto?» riesco a domandarle una volta ripresomi quasi completamente.

«Un pochino, Francesco mi porta sulla cattiva strada» ridacchia, confermandomi il fatto che è ubriaca.

I suoi occhi cerchiati di rosso mi dicono però anche un'altra cosa: è fatta.

«Se te lo stai chiedendo, sì, ho fumato... ma in questo caso la colpa è di JJ» si aggrappa con entrambe le braccia attorno al collo, mentre io posiziono le mani sulle sue natiche tirandola ancora di più verso di me.

«Stai meglio?» mi chiede amorevolmente.

Annuisco più o meno convinto, sebbene qualche lacrima mi stia ancora solcando il viso.

«Rimarrei in questa posizione per tutta la vita... ma ho necessità di uscire di qui e soprattutto di fumare» abbasso lo sguardo, incontrando la mia erezione che sta strusciando sulle mutandine quasi invisibili che indossa lei.

«Ehm, in effetti. Se non vuoi stare da solo, ti accompagno» sbatte le ciglia, accompagnando quel movimento con un sorriso innocente.

«Sì, ti prego» ogni scusa è buona per passare del tempo con lei.

L'aiuto a uscire dall'acqua aggrappandosi al bordo. La guardo dall'alto, mentre le sue tette, strizzate nel reggiseno troppo piccolo, rischiano di strabordare quando le appoggia sul lato della piscina. Si tira su goffamente, arpionandosi con tutta la forza alla mia mano.

«Mettiti qualcosa addosso... non puoi uscire così da qui» le passo un asciugamano che lei usa per tamponare tutto il corpo, prima di rindossare, con non poca difficoltà, l'abito pieno di paillettes. Tiro su i pantaloni più veloce che posso, onde evitare che le altre persone presenti si accorgano dell'innaturale rigonfiamento del mio costume, mentre appoggio sulle spalle la camicia senza abbottonarla.

Allungo la mano verso la sua, guardandola intensamente negli occhi e invitandola ad afferrarla. Come sempre, non serve convincerla, si aggrappa con tutta la forza, facendo combaciare le nostre dita.

Passiamo attraverso un po' di gente ubriaca; controllo rapidamente che non ci siano danni gravi e che la protezione per la libreria di Rose abbia retto alla baldoria. Ci dirigiamo dritti verso la mia camera da letto, evitando di fermarci a intrattenerci con chiunque ci capiti davanti.

Eva si sdraia immediatamente sul letto, bagnandomi entrambi i cuscini con i capelli zuppi.

Cerco il pacchetto di sigarette nel comodino, sedendomi accanto a lei e tastando alla cieca l'interno del cassetto.

Quando penso di averlo agguantato, lo tiro fuori. Eva scoppia a ridere vedendo cosa ho realmente preso.

Un pacco di Durex.

«Ok, ho decisamente sbagliato» quando vedo il pacchetto azzurro, scappa anche a me una risata.

«Anche se fosse... non ne abbiamo bisogno, quindi puoi metterli via» scruta la scatola, controllando quanti pezzi siano rimasti all'interno. Resta sorpresa a trovarla ancora sigillata.

«Quanti di questi tieni lì dentro se questa è ancora piena?».

«A dir la verità, è l'unica che ho in casa... in macchina ne ho un'altra, ma è nuova anche quella» riesco finalmente a raggiungere le Marlboro, potendo accenderne una e passando poi il pacchetto a Eva. È troppo scioccata da ciò che ho appena detto per accorgersi che le sto tenendo le sigarette sospese praticamente davanti al volto, in attesa che ne prenda una.

«Aspetta... aspetta... aspetta. Da quanto non fai sesso?» chiede esterrefatta.

«Da un po', non ne ho voglia».

Da quando Eva è quasi andata a letto con Rick non sono riuscito più ad andare con nessuna. È incredibile per uno come me ma, ogni volta che sono stato in procinto di farlo, la faccia di quello spagnolo e della mia Ophelia insieme mi è comparsa davanti agli occhi, facendomi perdere l'erezione in quattro secondi.

Eva accetta finalmente la sigaretta, la stringe tra le labbra e io gliel'accendo. Ruota su se stessa, divaricando a fatica le gambe a causa del vestito stretto, e posizionandosi di conseguenza sopra di me. Continua ad aspirare con tutta la tranquillità del mondo, mentre io faccio lo stesso.

«Non ci credo» afferma risoluta dopo qualche istante.

«Mi si ammoscia» le rispondo sinceramente.

«Non mi sembra» guarda verso il basso, sogghignando.

«Con te è impossibile... con le altre».

«Le mie maledizioni hanno funzionato» mi informa convinta.

«Sei gelosa a tal punto?» alzo il mento verso l'alto, per poter assumere una posizione che mi permetta di vederla meglio.

«Sì, ma te lo dico solo perché ho la scusa di aver bevuto» si allunga verso il comodino per ciccare nel posacenere, nel farlo appoggia il seno direttamente sulla mia faccia.

«Eva, mi stai forse provocando?» domando con tono malizioso, non appena lei, ritornando al suo posto, si struscia in maniera accidentale sulla mia erezione, ormai completamente esposta anche se protetta dal tessuto dei pantaloni.

«Chi?? Io?? Naah» pronuncia con quel finto tono da santarellina che farebbe perdere la pazienza anche a un monaco buddista.

«Tu dammi il permesso di toccarti e Dianne non avrà bisogno di far partire i fuochi d'artificio a Mezzanotte».

«Tu dimmi perché non riesci più a scopare con nessuna e io ci penso» risponde alla mia richiesta, cercando di imitare il mio tono.

«Perché ogni volta che sfioro una ragazza penso al modo in cui ti ha toccata lui e ho paura che ti piaccia più di quanto ti sia piaciuto quando l'ho fatto io» alzo gli occhi al cielo subito dopo essermi confidato. Perché mi ha costretto a dirlo ad alta voce... sono patetico.

«Impossibile» prende la mia mano facendola scivolare in mezzo alle sue gambe, permettendomi di tastare i suoi slip.

«Fino a cinque minuti fa eri in acqua» scoppio a ridere, capendo quali fossero le sue intenzioni.

«Hai ragione, che cretina» si appoggia sulle ginocchia, facendo scivolare le mutandine. Si regge a me, alzando prima una gamba e poi un'altra, per toglierle definitivamente.

«In effetti... sei proprio bagnata» passo un dito tra le sue pieghe, portandolo poi alla bocca e succhiandone gli umori lentamente.

«Perché ho un'immensa voglia di te... non scopo con nessuno da quando siamo stati a Encino, e prima di allora non lo facevo con Luke da mesi. Non so cosa ci fosse nel drink che ho bevuto, né nella canna che ho fumato... sarà che ho preso la pillola poco tempo prima di fare entrambe le cose... non so cosa cazzo mi stia succedendo, ma non riesco a desiderare nient'altro che te» mi fascia il volto con entrambe le mani, portando i nostri occhi ricolmi di desiderio a scontrarsi gli uni negli altri. «Non me ne frega un cazzo dei non possiamo stare insieme, dei non posso condannarti a sorreggermi mentre tu cadi, né tanto meno delle nostre dipendenze che non possono coesistere... ti voglio e basta, qui e ora... e non accetterò un no come risposta».

Non le permetto neanche di finire il suo discorso, che mi aggrappo a lei con foga, tirando il suo abito verso il basso. Nel fare questo movimento, il tessuto troppo fragile delle spalline salta, lasciando il suo petto semi scoperto davanti ai miei occhi.

«Hic et nunc mia piccola Ophelia... qui e ora» appoggio finalmente le labbra sulle sue, dopo un'astinenza fin troppo prolungata dalla sua bocca.

Non voglio che tutto questo finisca...

Vorrei che un momento neppure iniziato potesse durare per sempre.

CONTINUA...

Spazio autrice:

E niente... vi voglio bene😂

Stiamo per entrare nella parte, a mio avviso, più bella di tutta la storia... Io sono totalmente innamorata di Eva e Jay e di quello che aspetta loro (diciamo un up e un down profondo ahahah).

Grazie perché siete ancora qui,

spero vivamente che la storia vi stia piacendo,

mi scuso per il ritardo, ma sono stati giorni piuttosto impegnativi... L'unica cosa positiva è che d'ora in poi pubblicherò il lunedì, il mio giorno preferito di pubblicazione.

Alla prossima settimana,

Non mi abbandonate🥀,

Maty.

Ps. se vi va premete in alto a destra quella graziosa stellina (o in basso a sinistra - dipende da quale device state utilizzando) e se proprio ci tenete a sostenere me e TAOBA lasciate anche qualche commentino. Per tutto il resto mi trovare su Instagram e, come sempre, vi lascio un box domande.

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