Capitolo 18 - Cooconing
Un raggio di sole, sfuggito all'oscurità delle tende, illumina precisamente il mio occhio sinistro. Ho tentato di non pensare a quanto la luce mentre dormo mi infastidisca, ma alla fine ho deciso, vista l'impossibilità di continuare a riposare, di aprire gli occhi.
Appena le palpebre si schiudono, riesco a vedere solo sfocato. La camera sembra essere poco definita, come quando scatti una fotografia senza mettere a fuoco. La testa mi pulsa così forte, che anche solo tenere gli occhi socchiusi mi fa venire voglia di strapparmi il cervello. Sento una puzza di vomito misto ad alcool atroce e, nel preciso istante in cui la percepisco, mi giro di scatto su un fianco per guardare il pavimento accanto al mio letto.
Il mio tappetto è interamente coperto di vomito blu, esattamente come il colore del cocktail che avevo bevuto ieri sera. Per terra sono appoggiati tutti i vestiti che indossavo ieri. Mi guardo d'istinto il corpo per vedere cosa ho addosso e nel farlo mi muovo troppo velocemente, tanto che la stanza comincia a girare vorticosamente. Appoggio due mani sulla faccia e chiudo gli occhi come a poter stabilizzare la rotazione, alla fine in qualche modo riesco a farlo e posso finalmente osservarmi. Sono completamente nuda sotto il piumone bianco, anch'esso impregnato in corrispondenza dell'angolo che ricade sul pavimento.
Mi assale il panico, ma fortunatamente, mi rendo conto che né accanto a me nel letto, né in quello di Kate c'è nessuno. Sono sola e almeno questo mi fa sentire meglio, non dovrei aver fatto troppe cazzate ieri notte. Ricordo di aver baciato un ragazzo mentre stavo ballando, ma Jay mi ha fermata in tempo prima di fare qualche errore più grave. Sono sicura che poi lui sia rimasto con me per tutta la serata, almeno fin quando io me lo ricordo.
A questo punto capisco che se voglio saperne di più del mio comportamento di ieri non posso che contattare l'unica persona che mi è stata accanto.
Prendo il mio nuovo Iphone. Papà ha insistito tanto per convincermi a comprarlo, dopo avergli raccontato in che condizioni era il vecchio. Ovviamente, non gli ho detto come io avessi fatto a ridurlo così, né tanto meno il perché.
Apro la chat con Jay e gli scrivo:
Eva: Ti prego dimmi che ieri non ho fatto cazzate, non ricordo nulla... Ho vomitato ovunque e ancora mi gira la testa.
È online, quindi so che a momenti mi risponderà e così tengo aperta la chat.
Sta scrivendo...
Passa un minuto, due, tre e poi è offline.
Visualizzato senza risposta.
Ok, inizio a temere di aver fatto qualcosa di sbagliato ieri.
Cerco di ripercorrere con la mente tutta la serata, ma ogni sforzo mi riporta sempre e solo in un luogo: le scale. La mia mente è rimasta lì a scherzare con Jay, poi non ricordo altro, né come sono tornata in camera, né quando mi sono spogliata, né quando ho vomitato. Zero assoluto.
Tenendo gli occhi chiusi e, cercando di muovermi il meno possibile, agguanto un flacone dal comodino.
Mi ci vorrebbero una trentina di aspirine in questo momento.
***
Qualche ora dopo, ho ripulito tutto, sebbene la puzza sia rimasta, così decido, prima di andare a mensa, di lasciare tutte le finestre spalancate per evitare che Kate muoia una volta tornata in stanza.
Controllo il cellulare e con sorpresa trovo una notifica:
JJ: Ti aspettiamo per colazione/pranzo. Ti prego di sbrigarti, c'è anche Steve, potrei tagliarmi le vene. Pls.
Guardo l'orario: 14.31.
Direi che questa non si può esattamente definire una colazione.
La fortuna ha voluto che tutti i corsi del lunedì fossero sospesi, così almeno non mi sono dovuta trascinare come uno zombie a lezione.
Copro le occhiaie con un quintale di correttore e scelgo dall'armadio di Kate una tuta della squadra. Dopo averne scartate un paio con la scritta Cook 1, memore dell'ultima volta in cui ho indossato una maglietta del genere, finalmente ne scorgo una che ha solo lo stemma della squadra e decido di scegliere quella. Devo ricordarmi di buttare tutti gli indumenti che abbiano Jefferson scritto sul retro e di ricomprare un po' di vestiti, visto che le felpe della Trojans sono le mie preferite, non posso rimanere senza.
Mi trascino fuori dalla stanza, massaggiandomi le tempie, sperando che questo mal di testa terribile mi abbandoni.
Quando sto per passare davanti alla camera di Lexie, la porta si apre e Jay esce in punta di piedi. Mi dà subito le spalle e quindi non può vedermi.
«Beccato» urlo.
Sobbalza e spaventato si gira nella mia direzione.
«Mi hai fatto venire un infarto» si tocca il petto.
«Si risponde, stronzo» gli tiro uno schiaffetto.
«Ero impegnato, come avrai capito» guarda verso la porta che si è appena chiuso alle spalle, su di essa pende un fastidiosissimo cartello oscillante: Lex e Ness.
«Non si è mai troppo impegnati per rispondere a una che si è vomitata nel letto» ridacchio.
«Quindi non ti ricordi proprio niente?» mette entrambe le mani in tasca e mi fissa con le sue iridi chiare con forte intensità.
«Sincera? L'ultima cosa che ricordo è di averti detto che eri un figo, e dovevo essere davvero ubriaca per dire una cosa del genere» lo stuzzico, ma lui non sembra stare al gioco.
Comincia a camminare e io lo seguo, immaginando che la nostra direzione sia la medesima.
«Bene... no, non è successo nulla di particolare. La combo alcool ed erba deve averti stesa. Poco dopo ti ho riaccompagnato e niente» fa spallucce.
«Alcool, erba e ansiolitici...direi che ho mischiato un po' troppe cose» mi mordo la lingua.
«Prendi medicine?» mi domanda, mentre mi tiene aperta la porta che dà all'esterno.
«Credo di non averti mai parlato dei miei problemi» mi fermo e lui si gira a guardarmi.
«Ti va se ne discutiamo un secondo» indico con la testa una panchina non lontana da noi.
Vorrei raccontargli un po' di me prima di raggiungere gli altri, diciamo che questo è un rito che prima o poi mi tocca portare avanti un po' con tutti.
Annuisce.
«Beh, da dove iniziare» mi viene spontaneo ridere.
È sempre complicato iniziare a parlarne con qualcuno, anche se poi inevitabilmente sono costretta a farlo, almeno con tutti quelli che mi si avvicinano tanto da entrare a far parte della cerchia dei miei affetti.
«Soffro di ansia da che ne ho memoria» prendo fiato «prima si manifestava soltanto come ansia sociale, poi è diventata sempre più ingestibile, soprattutto in relazione allo studio. Giorno dopo giorno, mi sono sentita schiacciata dal peso delle mie aspettative. Ho smesso di accettarmi per quella che ero e ho cominciato a mettere in dubbio ogni parte di me, finché non è rimasta neppure una sola cosa che mi andasse bene. Per un periodo ho smesso completamente di uscire, rimanevo a casa sotto le coperte per la maggior parte della giornata. Io vivo in un paese molto piccolo, mio padre insegna all'università a qualche ora di distanza, quindi, è fuori casa per tre giorni a settimana. Se non fosse stato per Francesco, il mio migliore amico, probabilmente sarei impazzita del tutto. L'anno scorso ho dato un esame di antropologia e in uno dei libri era citato un concetto che mi ha colpita, perché è proprio quello che ho fatto io per mes-»
«Cooconing» mi interrompe.
«Ma come fai?» mi rivolgo a lui sorpresa «sai sempre tutto prima che io te lo dica» gli sorrido.
«Avevo anche io antropologia con Grey al primo anno e lei è veramente fissata con quel film di Ron Howard».
«Beh, comunque come dicevo, sapientone... mi sono creata questo bozzolo in cui vivere, senza paure, distrazioni, senza dolore, ma allo stesso tempo senza gioia. Un mondo in cui c'ero solo io e dove niente poteva far male. Poi sono finiti i corsi e papà è tornato a casa in pianta stabile e io non potevo più continuare a comportarmi così, non me lo avrebbe mai permesso. Un giorno, per puro caso, la mia vita è cambiata. Le pillole mi hanno totalmente aperto un nuovo mondo. All'inizio stavo così bene che in una giornata ne buttavo giù anche tre, perché mi sentivo viva, libera, felice... poi, però, a lungo andare l'effetto non era lo stesso, non potevo esagerare, avrei rischiato davvero l'overdose se avessi continuato. Una volta sono stata così male che ho deciso che avrei dovuto smettere di prenderle ogni giorno...così ho iniziato a farlo solo in rare occasioni e ho imparato ad autodisciplinarmi».
«Adesso capisco perché a volte sei così diversa...cioè, ovviamente sapevo che soffrissi di attacchi di panico e mi ero accorto avessi dei complessi riguardo il tuo fisico, ma non credevo a questi livelli» man mano che parlavo si è avvicinato sempre di più a me, ma solo ora allarga le braccia per farmi posto sul suo petto.
Appoggio la testa, facendo aderire perfettamente l'orecchio al suo corpo, riuscendo a udire indistintamente il battito del suo cuore.
«Quando sono arrivata alla Usc, le prendevo tutti i giorni, mi sono fidanzata con Luke praticamente solo grazie a quelle pillole... poi, quando sono finite, tutto è peggiorato e siamo arrivati all'epilogo che tu conosci» mi fa male anche solo ripercorrere nella mia testa quei brevi momenti felici, intervallati a tutti gli altri molto meno piacevoli, che abbiamo vissuto insieme io e quello che ormai è il mio ex fidanzato.
«Quindi alla prima festa alla quale sei venuta, lo scorso anno, le avevi prese?»
Annuisco.
«Ti ho vista quel giorno» abbassa la voce come se stesse per rivelarmi un segreto.
«Sì, me lo ricordo» alzo leggermente il capo verso l'alto per poterlo guardare in volto, anche se la posizione non me lo permette.
«No, non puoi ricordartelo, perché ero sul tetto... avevo appena finito una mezza bottiglia di Jack Daniel's alla goccia e a stento riuscivo a reggermi in piedi. Ero salito fin lassù perché avevo bisogno di provare un'emozione forte e da sempre la mia preferita quando sono ubriaco è il pericolo. Guardavo dall'alto in basso tutte le persone presenti nel giardino e scrutavo qualche ragazza più carina tra la folla, sperando di trovare qualcuna che almeno per una notte mi facesse dimenticare dei miei pensieri... e poi, eccoti...stavi ballando con Kate e mi davi la schiena. Avevi un vestito scollato sulla parte posteriore e ti muovevi come se non ti importasse di dove fossi o con chi fossi, ballavi per te e non per un pubblico. Kate, per quanto io le voglia un bene profondo, si muoveva per farsi guardare, tu invece no... lo facevi solo per te stessa».
Abbassa la testa verso il mio volto, puntando i suoi occhi di quell'azzurro profondo nei miei.
Credo mi sia iniziata a tremare ogni parte del corpo.
«Poi, sono tornato in camera mia e ho spaccato un paio di bottiglie contro il muro, ho vomitato e fatto i miei soliti teatrini di quel periodo... l'ultima cosa che ricordo di quella notte è lo sguardo che mi hai rivolto mentre ero seduto sull'isola della cucina. Mi sono sentito nudo davanti a te, mi hai spogliato leggendomi fin dentro l'anima... dopo qualche secondo, ho visto Jefferson avvicinarsi e... il resto è storia».
Istintivamente mi aggrappo alle sue spalle, stringendole più forte che posso in un abbraccio. Non so cosa dire, vorrei tanto avere le parole per commentare quello che ha appena detto... non so davvero come abbia fatto ma, dal primo istante in cui ci siamo visti, mi ha compresa, senza neanche la necessità di conoscermi.
Quando sto per aprire bocca, qualcuno ci interrompe.
«Eccoli i piccioncini! Non si può neppure più chiedere l'intervento di un'amica che lei non si presenta agli appuntamenti» JJ tiene le mani incrociate sul petto e mi rivolge uno sguardo torvo.
Mi stacco a malincuore dalle braccia di Jay per poter guardare meglio nella sua direzione. Insieme a lui ci sono Mad, Matt e una ragazza che non conosco.
«Dai, non sarà stato così tanto male anche senza di me» ridacchio.
«La chiama Principessa... ti rendi conto? Mi vengono i conati di vomito ogni volta che apre bocca» porta due dita in gola simulando l'atto.
«Beh, cazzate a parte, vi va di venire con noi a prendere un caffè, il piscio della mensa non lo reggevamo e in realtà non sopportavamo nemmeno più JJ e i suoi continui lamenti» quest'ultimo si avventa su Mad dandogli una spintarella e i due prendono ad azzuffarsi come due idioti.
A quella vista non posso che scoppiare in una fragorosa risata, così come Jay e la misteriosa ragazza che accompagna gli altri tre.
Io e Jay ci alziamo per seguirli, rimanendo per tutto il tragitto l'uno accanto all'altro, sfiorandoci ogni tanto come a volerci ricordare della connessione creatasi su quella panchina. Parte di me è rimasta seduta lì sopra, un'altra parte però se l'è data a gambe levate dopo aver fiutato la pericolosità della situazione.
Entrati in caffetteria, la prima figura che scorgo è quella che mai avrei voluto riconoscere tra le altre.
Luke è seduto accanto a Carl e Blake. Appena ci vedono entrare richiamano subito l'attenzione su di loro e tutti e quattro, eccetto la ragazza, ci blocchiamo. Nessuno sa cosa fare, tutti aspettano una mia mossa per capire se sia il caso di avvicinarsi o meno.
«Ness vai a sederti con Eva a quel tavolo laggiù, vi raggiungo tra un istante» è Jay a prendere le redini della situazione e lei fa esattamente come dice; prosegue, mentre io prima di seguire la ragazza rivolgo all'altro un gesto di gratitudine.
«Quindi tu sei la famosa Eva» pronuncia quella che immagino essere Ness, mentre ci sediamo sulle poltroncine in fondo alla sala.
«Famosa?» domando sorpresa.
«Parlano tutti di te» mi risponde come se la cosa fosse quasi scontata.
«E dovrei esserne felice?» mi sto decisamente irritando.
«L'importante è che se ne parli, giusto? Che importa cosa dicono, sei popolare» prende una sigaretta e la porta tra le labbra tinte di un rosso intenso.
Solo in quel momento mi rendo conto che ci siamo sedute nella parte per fumatori, così decido di strappargliela dalla bocca e di appoggiarla alla mia.
Non sembra affatto stupita dal mio gesto, anzi, prende l'accendino e con un leggero movimento del pollice produce una fiamma. Mi avvicino a lei piegando leggermente il petto nella direzione del fuoco, così da accendere la sigaretta.
Faccio un tiro e poi chiedo «cosa si dice su di me? Sii sincera».
«Che sei un po' particolare, ma questo immagino tu lo sappia già» mi squadra dalla testa ai piedi e poi prosegue «e anche che hai sorpreso Luke con Beth e che la stessa sera sei andata a letto con Jay» pronuncia con un filo neanche troppo nascosto di malizia.
«Aspetta cosa?!» mi alzo di scatto dalla sedia.
«Non è così?» chiede sorpresa.
«Certo che no, cazzo» sono furiosa, le mie unghie cominciano a conficcarsi nei mie palmi, provocandomi un discreto dolore e un forte bruciore.
«Dicono che qualcuno vi ha visti la mattina dop-»
A quelle parole mi viene in mente la presenza di Matt quel giorno davanti alla camera di Jay, così, senza farle finire la frase, mi avvicino come una furia al tavolo dove tutti i ragazzi stanno serenamente conversando, Luke incluso.
Matt è ancora in piedi e io, memore dei placcaggi che una volta Luke mi aveva fatto simulare, mi avvento su di lui, spostandolo di appena qualche centimetro.
«Eva ma che-» non completa la frase che lo spingo ancora verso la porta.
Luke si alza e istintivamente mi prende per i fianchi, cercando di allontanarmi.
«Non mi toccare! Mai più!» mi divincolo dalla sua presa e gli urlo in faccia, davanti a non so quante persone.
Tutti sono rivolti verso di me e mi guardano scioccati.
«Matt, fuori, ora» scandisco ogni parola con rabbia, non dando peso a tutti gli occhi che sono puntati su di me.
«Sei forse impazzita?» mette entrambe le mani davanti al petto come a difendersi.
Quando non rispondo, ma continuo a guardarlo furente, capisce che deve assecondarmi e uscire all'esterno con me.
Jay ci segue, ma, prima che possa oltrepassare la soglia, lo blocco.
«Non sei la mia guardia del corpo... resta dentro» gli intimo, non voglio che si crei una situazione imbarazzante.
Alza le mani verso l'alto e scrolla le spalle «Hall qualsiasi cosa tu abbia fatto, comportati bene con Oph» lo guarda serio e lui annuisce.
«Mi dici che ti è preso?» Matt si avvicina a me, tentando di mettermi una mano sulla spalla, ma io lo respingo.
«Ness mi ha detto che in giro per la Usc si dice che la sera della festa alla Trojans, dopo aver colto in fragrante Beth e Luke, io abbia poi scopato con Jay. Ne sai qualcosa?»
Ride.
«Cazzo, pensavo cosa fosse successo» si riavvicina a me, la preoccupazione è sparita dal suo volto.
«Hey Eva, ne ho già parlato con Jay... e lui ne ha anche già discusso con Luke la settimana scorsa. Non sono stato io a dirlo, o meglio non proprio intenzionalmente, te lo giuro...non so chi lo abbia inventato o chi abbia voluto capire qualcosa di diverso, io ne avevo soltanto parlato con Cook il giorno dopo, ma solo per sapere se fosse accaduto qualcosa tra voi... ma in generale, fidati che i diretti interessati sanno già la verità».
«E avete pensato bene di non dirmelo per quale ragione?» adesso, se è possibile, sono ancora più arrabbiata di prima.
«Non ci sembrava il caso di infierire sulla tua situazione e poi è una stronzata nata e morta in due giorni, non so perché Ness te l'abbia detto...probabilmente a volerlo sapere era qualcun altro».
«Lexie?» lo guardo negli occhi.
«L'hai detto tu, non io» ridacchia ancora una volta.
Allunga una mano verso di me, tirandomi a sè per poi abbracciarmi. Quando sembro essermi calmata tra le sue braccia, mi stampa un tenero bacio sulla fronte. «E per la cronaca, prima mi hai fatto male» la voce gli esce come un lamento, ma non è affatto credibile.
Lo spingo via di forza, facendogli la linguaccia, per poi tirarlo nuovamente a me.
***
Abbiamo passato un po' di tempo in caffetteria a chiacchierare tra di noi. Ness è rimasta in disparte ad ascoltarci, come se ci stesse studiando. Credo di non provare proprio simpatia nei suoi riguardi.
Jay si è proposto di accompagnarmi in camera, ma non per galanteria, quanto più perché ho percepito, da quando io e Matt siamo tornati all'interno, la sua curiosità di sapere cosa fosse accaduto.
«Allora? Perché la scenata di prima?» mi domanda, non appena ci siamo allontanati di qualche passo dagli altri.
«Perché non mi hai detto che si era diffusa la voce che eravamo stati a letto insieme?» mi fermo e, quando lui continua a camminare, lo prendo per il polso, obbligandolo a girarsi completamente verso di me.
«Vedo che non sei migliorata sul fatto di rispondere alle domande con altre domande» ghigna divertito «comunque... quando avrei dovuto dirtelo? Sei scomparsa nel nulla e poi me ne sono occupato subito, ho parlato con i ragazzi della squadra e subito dopo sia con Hall che con Jefferson».
«Luke cos'ha detto?» sussurro, come se mi imbarazzasse interessarmi ancora a lui dopo quello che mi ha fatto.
«Ha capito... all'inizio era venuto da me per spaccarmi la faccia» gli suona il telefono e si interrompe, dà un'occhiata sullo schermo, attacca e continua a parlare «beh, comunque gliel'avrei spaccata volentieri io per come si è comportato, poi però gli ho detto la verità e conoscendoti non ha avuto dubbi. Ma non dovrebbe fregartene un cazzo di quello che pensa, giusto?».
«Era solo per sapere, ovvio» rispondo fredda.
Il suo telefono squilla nuovamente e lui con lo stesso gesto meccanico di prima pigia sull'icona rossa.
«Puoi rispondere, non è necessario che continui ad attaccare».
«Non è importante» fa spallucce.
«Se continuano a chiamarti, direi che lo è» .
«È Lex, cosa potrà mai volere?» ride maliziosamente. Un leggero colorito roseo gli orna le guance. Imbarazzo sul volto di James Cook? Impossibile.
«Ma non si stanca mai?» sgrano gli occhi, accompagnando la mia espressione a una risata.
«Immagino di essere molto bravo» mi rivolge un'occhiata allusiva.
«Smettila dongiovanni» gli do una spintarella e lui di rimando mi prende per i fianchi, alzandomi verso l'alto, facendo aderire il mio seno perfettamente al suo petto.
«A proposito di Lexie» dico mentre con entrambe le mani cerco di allontanarmi il più possibile dal suo sterno, rimanendo comunque sospesa «state insieme?».
Lascia la presa, facendomi poggiare nuovamente entrambi i piedi per terra.
Si fa serio «oh, sì certo».
«Ah» la mia espressione cambia, diventando molto meno allegra.
«Dovresti vedere la tua faccia» scoppia a ridere «no che non stiamo insieme, come ti è venuto in mente?» mi guarda stranito.
«Una delle poche cose che ricordo di ieri notte è uno strano incontro in bagno con lei e poi... il modo in cui Ness mi ha trattata oggi, è il modo in cui io tratterei una nemica della mia migliore amica» la mia voce si abbassa, diventando quasi un sussurro.
«Che ti ha detto?» sembra molto sorpreso.
«Qualcosa su come si sia divertita con te mentre non c'ero e che dovrei lasciarti in pace cosicché tu possa tornare a concentrarti su di lei» alzo gli occhi al cielo.
«Ah, boh... non me ne frega davvero un cazzo di lei» percepisco sincerità nella sua voce, e questo non mi piace, non amo il fatto che lui possa trattare un'altra persona così.
«Non è carino da dire, soprattutto visto che qualche ora fa eri nel suo letto» alzo un sopracciglio, assumendo un'espressione di rimprovero.
«Gliel'ho detto da subito che non mi interessava una relazione e lei era d'accordo con me, se poi ha cambiato idea sono problemi suoi» si porta istintivamente la mano sulle labbra, riproducendo quel gesto che tante volte gli ho visto fare per calmarsi.
«Sarà, ma dovresti essere più gentile con le donne» pronuncio, mentre litigo con la serratura della porta della mia camera.
«Lo sono con te, non trovi?» la voce si fa più sensuale.
«Potresti esserlo di più, non trovi?» ripeto l'ultima domanda con fare canzonatorio.
«E tu potresti cominciare a non dimenticare le cose» rimane sull'uscio della camera, guardandomi intensamente.
«In che senso?» non capisco a cosa alluda.
«Niente, sono certo che prima o poi lo capirai da sola» mi fa l'occhiolino «fino a quando non sarà così, mi trovi in camera di Lexie, se hai bisogno di me» si allontana, lasciandomi confusa sulla soglia della porta.
Spazio autrice:
Ciao❤️ Lo so che avevo detto che avrei saltato la pubblicazione questa settimana ma alla fine avevo il capitolo pronto e non aveva alcun senso farvi aspettare.
Grazie per aver risposto al sondaggio su Instagram, per chi ancora non mi segue sono maty_riisager anche lì, ne approfitto per ricordarvi che ho anche tik tok, potete trovarmi con il nick maty_riisager.wattpad. Vi consiglio di andare a fare un giro sui miei profili per sapere a cosa mi sono ispirata per scrivere questo capitolo (spoiler Shameless😂)
A questo capitolo ci tengo particolarmente, potrete ben immaginare il perché...
Anche se Eva non ricorda del bacio della sera precedente le cose tra loro due sembrano andare molto bene, chissà per quanto durerà 👿
Grazie perché continuate a leggermi,
non sapete quanto io vi sia grata.
Non abbandonatemi,
Matilde.
🥀
Ps. spero sia chiaro per voi cosa sia il Cooconing, il mio professore di Antropologia sarebbe fiero di me per aver utilizzato un concetto che lui tanto ama per creare un capitolo di un romance su Wattpad 😂
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