Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 13- Il compleanno di K

Jay

«Contenta tu Oph» pronuncio atono.

Da quando io ed Eva ci siamo avvicinati, non riesco a pensare a nient'altro che a lei. Ho preso così tanto a cuore la sua situazione che, vederla privata di ogni linfa vitale, accanto a uno stronzo inutile come Luke, mi disturba a tal punto da non riuscire a frenarmi dall'esprimere le mie opinioni. Potrà sembrare che io mi intrometta, e forse effettivamente è davvero così, ma non posso rimane in silenzio mentre lei viene prosciugata.

So bene di non essere l'uomo per lei. Entrambi ci portiamo addosso troppa sofferenza che ci ha compromessi dall'interno e, infatti, è proprio il nostro essere rotti a rendere ovvio anche a un cieco che tra noi non potrebbe mai funzionare.

Eppure, in qualche modo, sento questo bisogno viscerale di proteggerla e di evitare che il mondo possa farle ancora del male.

Il mio discorso sulla danza macabra che lei e Jefferson stanno portando avanti, ormai da troppo tempo, non ha prodotto i risultati sperati. Mi sarebbe piaciuto, egoisticamente parlando, sapere che lei e Luke, a causa degli eventi della sera precedente, avessero finalmente rotto. Anche se era palese, persino a me stesso, che io mi stessi ingannando, visto che quando li avevo incontrati non mi erano sembrati una coppia in crisi, anzi, a dir la verità, avevo letto persino eccitazione nei loro occhi.

«La smetti di stringere i bordi di quel tavolo, rischi di farti male» la sua voce spazza via i miei pensieri. La guardo mentre con la mano sinistra porta dietro l'orecchio una ciocca dei suoi capelli rossi, ricaduti dall'acconciatura disordinata con la quale li ha legati. Mi sorride debolmente, continuando a giocare con una bustina di zucchero vuota lasciata sul tavolino da Matt.

«Perché mi fissi?» sbuffa, sbattendo i suoi inconfondibili occhioni verdi.

Mi aggiusto il ciuffo, prendendo tempo. Credo sia giusto a questo punto tentare un approccio diverso rispetto a quello avuto in precedenza «Come potrei non guardarti, sei bellissima Oph» deglutisco rumorosamente, come se dirlo mi fosse costato fin troppo.

«Sei un cretino» ride, facendo formare due bellissime fossette sul suo viso.

Sentirla parlare nella sua lingua mi provoca un brivido lungo la schiena. Ho sempre avuto un debole per le italiane. Probabilmente Freud avrebbe amato studiare il mio caso, visto che anche mia madre viene proprio dalla stessa Penisola. Peccato che io, più che amarla segretamente, la odi con tutto me stesso.

«Terra chiama Jay» sventola una mano davanti alla mia faccia «che ti prende? Sono dieci minuti buoni che non connetti più».

«Non riesco a smettere di pensare a te» sfodero tutto il mio fascino, sebbene io sia il più delle volte ironico. Se lei non capisce da sola quanto Jefferson sia idiota, forse è il caso che io mi imponga, mostrandole come dovrebbe comportarsi un uomo con una donna.

Mi colpisce con un pugnetto sul petto. 

Neanche un bambino di due mesi potrebbe arrecare meno dolore con un gesto simile.

La strana situazione creatasi tra di noi viene interrotta dal suono del suo cellulare.

Guardo lo schermo su cui compare una foto di Luke con una faccia buffa e la scritta L❤️.

«Amore» sussurra, come se io non potessi sentire cosa dice a cinque centimetri di distanza da lei.

Continua annuendo e pronunciando qualche intervallato a dei va bene.

Quando chiude la telefonata, volge il capo verso di me «Devo andare, sta arrivando. Stasera ci sei per il compleanno di Kate?» un impercettibile sorriso le illumina il volto. 

Qualcosa mi dice che ormai la mia presenza non le dispiaccia più come un tempo.

«Non me lo perderei mai» ricambio anche io, accompagnando la mia espressione con un occhiolino.

Mi alzo dal tavolo porgendole la mano, come se lei fosse incapace di alzarsi con le sue sole forze. Non sembra dare troppo peso al mio gesto, appoggiandosi a me in maniera del tutto naturale. Il contatto con Eva mi provoca sempre una strana sensazione, quasi delle scariche di adrenalina, è un po' come se io mi nutrissi attraverso il suo tocco.

Mi saluta con un rapido, quanto impacciato, bacio sulla guancia, prima di separarci e prendere due direzioni diverse. È diventata più audace a livello fisico e questa cosa non può che rendermi estremamente felice.

Mi allontano verso il parcheggio a passi lenti. 

Tutto intorno a me sembra essere rallentato. 

Non so perché ma all'improvviso mi sembra di essere capace di esistere soltanto nella mia testa. L'unica cosa che riesco a fare è pensare. 

È come se io non stessi realmente vivendo all'esterno, nel mondo reale, ma soltanto nel mio io più profondo, alimentando una riflessione dopo un'altra.

Cerco di distrarmi dal mio monologo interiore, prendendo il cellulare e scrollando un po' la mia home di Instagram. La prima foto che compare sullo schermo, proprio come se l'intero universo si stesse beffando di me, è stata appena pubblicata da Oph. Lei e una ragazza di nome Amanda sorridono davanti al tavolo per giocare a beer-pong. Eva indossa la maglietta con il mio nome stampato sulle spalle e ciò mi fa sorridere, sebbene si intraveda, grazie alla posizione del corpo, soltanto la K finale del mio cognome e il numero 1

Prima che io consumi ogni dettaglio di quell'immagine in maniera malata, scorro verso il basso. Il secondo post è di Kate. Si tratta di una foto di un fusto di birra e di un paio di bottiglie di vodka con la didascalia: #Kate20. Ci sono un paio di commenti e tra questi ne spicca ovviamente uno di mia sorella #UBRIACHIAMOCI

Improvvisamente, mi viene una gran sete. 

Mi sembra quasi di non avere più saliva. 

Sono come un vampiro assetato di sangue.

Potrei tornare in caffetteria e chiedere un caffè corretto, non se ne accorgerebbe nessuno, e io così potrei soddisfare la mia voglia.

Quando sto per tornare indietro, però, mi rendo conto di quanto sia sbagliato tutto ciò e, di conseguenza, scelgo di prendere l'unica decisione possibile nella mia situazione.

***

Sono davanti lo sgangherato portone d'ingresso di una chiesetta sconsacrata da ormai qualche minuto. 

Poco dopo il mio arrivo, ho visto entrare all'interno persone di ogni età, etnia, sesso e persino status sociale.

Sto fumando nervosamente una sigaretta, aspirando ed espirando troppo rapidamente, tanto da restare senza fiato e provocandomi anche qualche colpetto di tosse.

Quando varco la soglia d'ingresso, noto che dietro il leggio c'è già una ragazza intenta a condividere la sua esperienza con gli altri, credo abbia più o meno la mia età. 

Sta raccontando di come una volta si sia risvegliata nuda su una spiaggia senza sapere come ci fosse arrivata, o qualcosa del genere. 

Oggi sono troppo distratto anche per ascoltare le bizzarre storie dei miei colleghi di dipendenza.

«Grazie Amy» pronuncia tutta la sala, mentre soltanto io resto in silenzio.

«Qualcun altro vuole parlare?» Martin si riferisce a tutti i presenti, scrutandoci uno ad uno.

Mi alzo di scatto e, senza dire una parola, mi avvicino alla postazione che prima occupava Amy.

«Ciao a tutti, sono Jay» ripeto meccanicamente la stessa frase che pronuncio ormai da sei mesi.

«Ciao Jay» i presenti si rivolgono a me con la solita formula.

«Questa sera ho l'ennesima festa da affrontare...questa volta però non posso fuggire, è il compleanno della mia migliore amica e non posso mancare. Purtroppo non avrò neppure occasione di fare sesso occasionale per far passare più rapidamente la serata. Infatti, la mia strategia di evitamento preferita è inattuabile, proprio per la mancanza di ragazze da rimorchiare. La festa è per pochi intimi e la scelta è così risicata che le mie uniche opzioni sarebbero la mia ex cognata o mia sorella» ridacchio e qualcuno mi accompagna in sala.

Porto il pollice e l'indice della mano destra sul labbro inferiore. Ultimamente ho questo vizio di tormentarmi le labbra per cercare di rilassarmi «In ogni caso, credo di avere un problema, sto iniziando a temere che presto mi lascerò andare. I sogni sull'incidente stanno diventando sempre più frequenti, per non parlare di quelli sull'avvenimento di cui vi ho parlato in precedenza... se vi state chiedendo a cosa io mi riferisca, dimenticatelo, è stato un miracolo che io sia riuscito a condividerlo una volta, non riaccadrà mai più» schiarisco la voce che sta diventando fin troppo roca «in ogni caso stavo per bere stamattina, ma poi sono riuscito a controllarmi e per questo sono qui... e ho deciso di fare questo sproloquio inutile per invitarvi a pregare per me, ho bisogno davvero di illudermi che non farò cazzate stasera». 

«Ah, e poi... sempre per gli abituali, quelli che ormai mi conoscono bene...quella ragazza di cui vi dicevo, Ophelia, non ha ancora lasciato il suo fidanzato. In ogni caso, però, vi do pienamente ragione, non fa per me. Anche se, come dice Martin, dobbiamo pur avere un obiettivo per rimanere sobri e io credo che lei stia diventando sempre di più il mio. Voglio che sia felice, ma non con me, ve lo ripeto, voglio solo che lo sia, e basta» termino il mio monologo con un sorriso. A volte sopra questo altare mi sento un grande attore e, il più delle volte in effetti, lo sono, ma devo anche ammettere che qualche raro momento di totale sincerità e di apertura da questo pulpito l'ho avuto anche io.

«Grazie Jay» i presenti mi ringraziano meccanicamente, ma io lo so che questi brutti bastardi sono interessati davvero alla mia storia. I problemi con i miei genitori, Max, l'incidente, la mia carriera nascente stroncata in pochi minuti, i miei drammi amorosi conditi da scopate senza senso...tutto per i presenti è meglio che pensare alla loro vita e, a quanto pare, la mia appare così fottutamente simile agli avvenimenti di quei film scadenti per ragazzini da risultare clamorosamente interessante.

Dopo l'incontro posso finalmente ricongiungermi alla mia Porsche. Quanto mi è mancata l'anno scorso... Mora me l'ha confiscata per mesi prima di ricominciare a fidarsi a farmi guidare. Non la biasimo, dopo l'incidente che ha compromesso la mia esistenza, ne ho combinate davvero troppe. Quando mi hanno fermato con un tasso alcolemico tre volte superiore al limite, non so come i soldi dei miei genitori abbiano potuto tenermi fuori dai guai seri. Più volte in realtà, la posizione occupata da mio padre mi ha salvato, ma ormai ho fatto troppi errori anche per essere un Cook.

L'avvocato mi ha avvertito, niente più infrazioni, risse o altro o davvero la prossima sarà la volta buona che finisco in galera.

Il viaggio verso la confraternita è stato più veloce di quello che avrebbe dovuto. Mi mordo la lingua, quando mi rendo conto di quanto anche questa volta io abbia premuto troppo l'acceleratore. Non ho rispettato neppure un limite di velocità mentre pensavo al fatto che qualsiasi infrazione potrebbe portarmi all'arresto. Ottimo lavoro Jay, complimenti.

Appena entro in casa, vengo investito da una fragranza pungente. Mio fratello è chino davanti al forno con un ridicolo guanto arcobaleno e un grembiule con su scritto: Grazie mamma che mi hai fatto italiano. Guardarlo così conciato fa davvero ridere. Infatti, a stento riesco a trattenermi dal farmela sotto.

«Grazie dell'aiuto amico, davvero» mi rivolge un'occhiata di fuoco appena mi scorge davanti alla porta della cucina.

«Sono andato a un incontro, sono tornato appena ho potuto. Ma che diavolo è quest'odore?»

«Eva mi ha chiamato dicendomi che non è riuscita a ordinare la torta per stasera, così ho deciso di prepararne un-»

«Tu cosa?!» ora ho davvero le lacrime agli occhi «ma se non sei capace di fare nemmeno un toast». Ah l'amore, è in grado di rincretinire chiunque.

«Ho guardato un video su Youtube» ruota il suo iPhone verso di me per farmi vedere quale aspetto avrebbe dovuto avere la torta.

Abbasso lo sguardo su quella che è assemblata, mezza distrutta, sul bancone della cucina.

«Mi sembra identica» sfodero un sorriso falso, uno dei migliori del mio repertorio.

«Dai, ti prego, non infierire. Lo faccio solo per lei» si appoggia sommessamente all'isola della cucina, facendo un respiro profondo.

«Ti ama e ti perdonerà...prima o poi» sono sincero, lo so per certo che in futuro torneranno insieme. Mi fa male vederlo così, perché è esattamente come guardarmi in uno specchio. Solo quando si parla di lei, riesco a vedere una piccola parte della mia sofferenza anche in lui. È strano, siamo praticamente identici, eppure nessuno dei miei tormenti ci ha mai accomunato. Quella ruga che ho costantemente sul volto, compare di rado anche sul suo e Kate ne è la ragione. Perdere la persona che si ama è una delle peggiori esperienze da vivere.

***

Quando comincio a sentire sempre più voci provenire dal piano inferiore e la musica alzarsi, capisco che è giunto il momento di scendere. 

Come ogni anno da quando siamo all'università, Kate festeggia il suo compleanno la sera prima e alla Trojans, così da aspettare la mezzanotte insieme. Da quando siamo bambini, ha sempre voluto fare così, perché dice di voler sfruttare al massimo ogni ora del suo giorno. 

Quest'anno ci ha tenuto a organizzare una semplice serata in piscina, con un po' di pizza e tanto alcool. Gli invitati sono davvero pochi e anzi, ci ha costretti anche a mandare via il numero più alto possibile di coinquilini, non volendo nessuno degli altri giocatori tra i piedi.

 I prescelti per partecipare alla festa siamo: noi Cook, Eva, quel coglione di Jefferson, Matt, Mad e Steve... quest'ultimo poi non mi piace per niente, e non perché io voglia vedere per forza Kate con mio fratello, so che anche lui non è proprio perfetto per lei, ma chiunque sarebbe meglio di quel bell'imbusto di Young.

Scendendo le scale, la prima persona che sento parlare è proprio Eva, sta dicendo qualcosa a mia sorella in italiano. Provo a sentire di cosa si tratti, ma non riesco a capire.

«Potevi scendere a festa finita» Jaimie porta entrambe le mani sui fianchi per enfatizzare il suo rimprovero. Quando assume quella posizione mi ricorda troppo nostra nonna, quando sgridava me e JJ per averle rotto i vasi delle piante che utilizzavamo come porte per giocare a calcio.

«Gli ultimi saranno i primi, diceva qualcuno» mi avvicino accarezzandole piano la testa, si addolcisce in tempo record quando la coccolo.

«Ciao Jay» mi saluta Eva, mentre le sue labbra si increspano in un sorriso timido.

«Oph, stai benissimo» forse avrei potuto risparmiarmelo, ma è davvero così. Indossa un semplice copricostume bianco con uno scollo a V. Ha una mezza coda legata tramite un elastico con un fiocco a fantasia, mentre le lunghezze le ricadono naturali sulle spalle. 

Mi toglie il fiato.

Non mi ringrazia neanche, abbassa semplicemente il capo arrossendo.

«Dov'è K?» smorzo l'imbarazzo rivolgendomi a mia sorella.

«In piscina con Steve...e no, se ti stai chiedendo dov'è JJ, non è lì...è andato di sopra con Mad a fumare qualcosa. Ha resistito circa quattro secondi a vederli insieme» è preoccupata anche lei, lo percepisco dal suo tono di voce.

Decidiamo tutti e tre di uscire fuori per fare un bagno. La temperatura esterna è perfetta, non è una giornata afosa ma è comunque l'ideale per rinfrescarsi in piscina. Mi libero dei miei indumenti in pochissimo tempo e, in men che non si dica, mi sono già tuffato. Kate sussulta, era troppo occupata a limonare, messa all'angolo da Steve, per accorgersi della nostra presenza. Quando risalgo, anche Jaimie sta infilando prima un piede e poi un altro nell'acqua. Soltanto Eva rimane a fissarci senza che abbia la minima intenzione di togliersi i vestiti. Fingo di non guardare nella sua direzione per paura di poterla imbarazzare, ma ovviamente trovo comunque il modo per spiarla.

Dopo qualche minuto di tentennamenti, si libera del copri costume e lo adagia lentamente sulla sedia a sdraio. Mette le mani davanti al corpo come per coprirsi ma, in un breve istante, riesco a vedere tutta la sua figura coperta soltanto dal bikini rosso. Ho la gola secca, cazzo. Non credevo che ai miei occhi potesse risultare più bella di così...e invece.

Per la prima volta riesco a scorgere perfettamente il tatuaggio che solo in pochi casi ero riuscito appena a intravedere: un serpente in mezzo al seno...oh, merda.

Prima che possa buttarsi, Luke arriva alle sue spalle. La cinge da dietro e la stringe a sé. Le bacia lentamente il collo e poi le morde l'orecchio, facendola rabbrividire.

Questo è troppo anche per me. Prendo fiato e immergo tutta la testa sott'acqua. 

Avrei evitato volentieri di farlo, se non mi si fosse palesata quella scena dell'orrore davanti agli occhi.

 Il rumore diventa ovattato, mentre serro le palpebre più forte che posso.

Ed ecco che le immagini che temevo di vedere si ripresentano, come ogni volta che sono completamente sommerso. Odo una voce da lontano, un sussurro appena percettibile che però ogni secondo che passa si fa più forte, fino a diventare un unico grido «Aiutami, Jay».

Risalgo in superficie, respirando a fatica.

Esco dalla piscina senza neppure guardarmi indietro. Grondando d'acqua entro all'interno.

Ho bisogno delle mie sigarette, dell'unico vizio che posso prendermi il lusso di avere.

***

Prima che il sapore della nicotina cominciasse a disturbarmi, sono riuscito a fumarne tre di fila. Ancora completamente bagnato e dopo aver creato una pozza sul pavimento della mia camera, mi decido che è giunto il momento di tornare alla civiltà.

Li trovo tutti distesi sulle sedie a sdraio, ora ci sono anche Matt e mio fratello. Nessuno mi fa domande. Eva e Luke dividono la stessa sedia. Lei si è rivestita ma, con quel vestito bianco diventato trasparente per via del costume bagnato, mi sembra che sia incredibilmente ancora più bella.

 La guardo per un istante di troppo e Jefferson ha già la faccia di un cane pronto a mordere.

Mi lascio cadere con tutto il peso su un divanetto posizionato tra JJ e Steve.

Ed ecco a voi, James Cook, il primo Stato cuscinetto vivente.

Mi accorgo che tutti i presenti stringono un bicchiere di birra tra le mani, tranne ovviamente Oph. Sono felice che la sua parentesi da bevitrice incallita sia durata poco.

«Giochiamo a qualcosa» Kate sbuffa annoiata, portandosi alla bocca il bicchiere colmo di liquido ambrato.

«Non ho mai?» azzarda Matt.

Metà dei presenti alza gli occhi al cielo.

«Fate come volete, tanto io non posso partecipare» per la prima volta sono felice di non poter bere, non posso giocare.

«Nemmeno io, cioè...io potrei ma... direi che la scelta migliore sia ritornare astemia» Eva si fa scappare una risatina, mentre indica un angolo del giardino.

A quanto mi hanno detto ieri notte ha dato parecchio spettacolo.

«Visto che è il mio compleanno vi obbligo a giocare...sempre se per te non è un problema Jay».

«Domani è il tuo compleanno, non oggi» ribatto sperando di cavarmela, ma so già che Kate mi costringerà a bere coca-cola pur di partecipare.

***

«Non ho mai fatto una cosa a tre» annuncia Matt sghignazzando.

Io e Mad brindiamo, portando il bicchiere alla bocca.

Bei tempi quelli del primo anno da matricola.

Anche Matt beve, tutti gli altri no.

«Non ho mai baciato una persona dello stesso sesso» Jaimie, dopo averlo detto, beve subito un sorso di birra. «Che c'è? Avevo sete anch'io!» guarda prima me e poi JJ ridendo.

Anche Kate ed Eva bevono.

Si saranno forse baciate tra di loro? 

Ok, meglio non immaginare niente, c'è di mezzo anche mia sorella...non è il caso.

«Non ho mai...scopato con la ragazza di un altro» Jefferson mira direttamente a me con la prima frecciatina della serata.

Alzo il braccio verso di lui come a voler brindare. Subito dopo, bevo tutto d'un sorso il contenuto, immaginando di sentire qualcosa di alcolico scendere giù per la gola.

Tocca a me adesso. 

Cosa potrei dire per ricambiargli il favore?

«Non ho mai tradito la mia ragazza con un'ex» faccio schioccare la lingua, guardando direttamente nella sua direzione.

Non mi importa di quello che mi succede intorno, voglio soltanto vedere come si comporterà, studiare ogni minimo dettaglio. Vediamo se ha il coraggio di darmi la conferma di quello che penso.

Serra il pugno della mano libera dal bicchiere e mi rivolge uno sguardo di fuoco. Eva lo guarda aspettando una sua mossa. Quando Mad dice «Non ho mai finto un orgasmo» lei ritorna a respirare, felice che Luke non abbia bevuto.

All'esclamazione di Johnson bevono tutte le ragazze. JJ, Steve e Luke si guardano intorno sorpresi. 

Noi uomini lo sappiamo che succede, ma non è mai piacevole averne conferma.

«Non con me vero?» Steve si rivolge a Kate accarezzandole un braccio.

Una lama mi trapassa. È lo sguardo di JJ rivolto verso l'altro.

«Ok, direi che per oggi va bene così» scatto in piedi prendendo per il braccio mio fratello e portandolo con me all'interno «K è giunto il momento di darti il tuo regalo» urlo alle mie spalle per giustificare l'improvvisa fuga. 

Anche se tutti sanno che ho soltanto evitato lo scoppio della Terza guerra mondiale.

***

Dopo aver mangiato la torta preparata da JJ che, stranamente, pur avendo un aspetto orribile era davvero buona, i ragazzi hanno deciso di giocare a una specie di gioco dell'oca alcolico. L'intenzione è quella di ubriacarsi abbastanza per andare poi in un locale non lontano dal campus per continuare la serata. Tutti sono stati entusiasti della proposta di Mad. 

Beh, ovviamente, tutti tranne una. 

Ho percepito chiaramente il cambio di tono di Oph quando ha realizzato che fossimo tutti d'accordo per spostare da un'altra parte la serata. Sono rimasto in silenzio a osservarla mentre nessuno dei presenti ha tentato nemmeno per un istante di chiederle di venire con noi. Improvvisamente è passata anche a me la voglia di andare. In effetti potrei evitarlo visto che sta diventando sempre più difficile per me riuscire a resistere alla tentazione di bere.

Mentre tutti sono intenti a cercare loro stessi nel fondo di un bicchiere, io cerco con lo sguardo l'unica persona sobria di tutta la festa. Quando ruoto il capo verso di lei, noto con piacere che i suoi occhi sono già puntati verso di me. Appena le nostre iridi si incontrano, lei abbassa lo sguardo imbarazzata e il suo volto si tinge di un leggero colorito rossastro.

Deglutisco.

Cazzo Eva, che cosa mi fai.

L'unica scelta opportuna in questo momento è quella di allontanarmi. Potrei approfittare del fatto che tutti intorno a me siano ubriachi per posare tutto il tempo lo sguardo su di lei, per sfiorarla appena, per toccarla più intensamente e poi... non so se potrei essere capace di fermarmi.

Mi mordo la lingua.

Decido di dirigermi in cucina per prendere un bicchiere d'acqua ghiacciata e spegnere un po' i miei bollenti spiriti.

Apro la porta finestra per entrare all'interno, quando la voce di Luke, ridotta a un sussurro, cattura la mia attenzione. 

Resto sulla soglia e, senza fare rumore, mi introduco nella stanza. 

Lui è poco distante da me, accanto all'ingresso, e sta parlando al cellulare. 

Mi nascondo nella penombra con il preciso intento di ascoltare la sua conversazione.

«Sì, veniamo al Reset» fa una lunga pausa, solo qualche mugolio spezzato esce dalla sua bocca e qualche verso affermativo «no, da solo... cioè sì con gli altri... non è un problema» comincia a camminare nervosamente davanti alle scale, mentre io continuo a essere attento a ogni minima parola. «Ok, qui no, lo sai. Sì, sì...ok... ciao, a fra poco»

Appena stacca la chiamata, decido di fargli sapere della mia presenza, facendo un po' di rumore sul bancone della cucina. 

Lui si gira di scatto verso di me, sbiancando. Quando si accorge che sono io, sembra leggermente più tranquillo. Sceglie di fingere che non sia successo niente, passandomi davanti noncurante. Non so perché, ma decido che non è più il caso che la passi liscia così.

«Non credevo che potessi essere così stupido, cioè, lo so che lo sei, ma non fino a questi livelli».

«Come scusa?!» si volta nuovamente nella mia direzione. Mi aveva ormai sorpassato, convinto di averla fatta franca. Le mie parole improvvise lo hanno spiazzato.

«A che gioco stai giocando Luke?» mi avvicino sempre di più per guardarlo negli occhi. Noto con piacere che un leggero solco comincia a corrugargli la fronte. Ho avuto modo di vedere quell'espressione un paio di volte, ma so benissimo che la assume solo quando sta per perdere la pazienza, e io in fondo se non posso bere e non ho nessun con cui fare sesso, mi diverto solo così, a provocare.

«Cook non te lo dirò un'altra volta, ho evitato di tirarti un pugno già in troppe occasioni, alla prossima davvero non risponderò delle mie azioni. Lascia perdere me ed Eva o te ne pentirai» pronuncia furente, a un centimetro dalla mia faccia.

«E Beth? Con lei poss-» non riesco a finire la frase che un pugno mi colpisce in pieno volto. Un sapore metallico mi invade la bocca.

 Non reagisco e non so per quale ragione. 

Lui si massaggia le nocche della mano destra, il respiro è affannato e, dal modo in cui mi guarda, so che sta aspettando una mia contromossa.

Niente più risse ha detto l'avvocato...così, mi limito a stringere le nocche, lasciando le braccia penzolare accanto al corpo.

«Puoi tirarmi quanti pugni vuoi, ma questo non cambia il fatto che non sarai mai nemmeno lontanamente all'altezza di entrambe» mi asciugo il sangue che cola copioso dal labbro con il dorso della mano, per poi proseguire «come ci si sente a cercare disperatamente di avere qualcuno che non sarà mai tuo? Lo sai, Beth se solo io le permettessi di riavvicinarsi, sarebbe mia senza neanche dovermi minimamente sforzare... ed Eva, beh, con lei non hai chance, appena aprirà gli occhi e si renderà conto di che pezzo di merda sei, non ti rivolgerà neanche più la parola e, quando tutto ciò succederà, io sarò lì a gustarmi la scena e perché no...ad approfittarne» prima che Luke possa nuovamente scagliarsi su di me, è proprio l'oggetto della nostra contesa a fare irruzione nella stanza. 

Devo aver alzato troppo la voce, spero non sia riuscita a capire precisamente le mie parole, non vorrei che le travisasse.

«Jay stai bene?» mi domanda preoccupata con un filo di voce.

Quando vede il sangue che mi sgocciola sul mento, si gira verso Luke, ammonendolo con lo sguardo.

«É quasi mezzanotte, Kate vi aspetta» prende per mano il suo ragazzo e lo trascina con sé. 

Mi lasciano lì, leggermente confuso e con la mano insanguinata impegnata a tamponare il mio labbro dolorante.

Non finisce qui Jefferson.

Spazio autrice:

Ciao ragazz*, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

 Jay si è fatto scappare tanti elementi interessanti ai fini della storia. 

Come avrete capito anche lui ha tanti demoni...

La prossima settimana pubblicherò il capitolo 14 - L'origine del mio nome, sicuramente una parte della storia molto meno dinamica ma alla quale tengo molto... 

ma...il capitolo 15 è alle porte🌋🌋🌋🌪️🌪️🌪️

Vi ringrazio di essere ancora qui con me,

Non mi abbandonate,

Sempre vostra,

Matilde.

Ps. Seguitemi su Instagram maty_riisager 

Potete già spoilerarvi i tatuaggi di Eva e Jay di cui si parlerà nel prossimo capitolo... stay tuned!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro