Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 10 - Cena con delitto (Parte I)


«Ev, è ora di andare».

Le parole di Kate mi destano dai miei pensieri.

Sono davanti a questo specchio a osservarmi ormai da mezz'ora.

Non mi ero accorta di quanto il tempo fosse passato in fretta, presa com'ero dalle mie angosce.

Oggi, però, scelgo di non farmi sopraffare dalla paura.

Ci proverò finché mi sarà possibile. 

Cercherò di regalarmi una serata normale.

Sarò la Eva ventenne che dovrei essere, sarò l'amica di Kate, la ragazza di Luke, la studentessa della Usc – sarò quello che avrei dovuto essere se la mia mente malata non avesse così tanto potere su di me. 

Mi rifiuto stasera di cedere alle lusinghe farmacologiche, non mi piace come mi annebbiano l'anima quelle pillole, voglio essere me stessa e, se esserlo significa potenzialmente affogare nell'oceano di paure che mi porto dietro, stasera rischierò la morte consapevole di avere un'alleata nella mia discesa verso gli inferi.

Kate mi dà la speranza di poter affrontare le sabbie mobili e uscirne vincitrice, anche dopo esservi sprofondata totalmente.

«Sei bellissima Eva» pronuncia estasiata Jaimie.

Non mi ero accorta fosse qui. Chissà quante cose mi sono successe intorno, mentre ero occupata a riflettere.

«Grazie» un flebile suono fuoriesce dalla mia bocca.

«Promettimi che proverai a divertirti» mi dice allungando il mignolo nella mia direzione, in attesa che io glielo stringa, come a voler suggellare un patto in maniera infantile.

«Ci proverò» le sorrido avanzando verso di lei, concedendole il dito per concludere il nostro accordo.

«Ti va di ballare?» dal computer di Kate cominciano a risuonare le note di Alone Together di Dan + Shay.

Faccio un respiro profondo e le porgo la mano.

Finalmente, mi lascio andare.

Balliamo così per qualche minuto, senza che vi sia alcun senso nei movimenti che i nostri corpi producono.

Quando ci lasciamo, mi sembra di ritornare a respirare meglio.

Il mio cuore si nutre di momenti spensierati come questi per ricominciare a battere normalmente.

«Mi dispiace interrompere il momento, ma sono arrivato da più di dieci minuti, sei pronta?» sbuffa Luke, poggiando la spalla destra allo stipite della porta e portando la mano opposta a giocare con il ciuffo di capelli scuri che gli ricade sulla fronte. Indossa un completo nero e una camicia bianca, i primi due bottoni aperti mostrano un piccolo accenno del suo petto muscoloso...è bello da togliere il fiato. Come sempre del resto, a differenza della sottoscritta.

«Siamo pronte» afferma sicura Kate alle sue spalle.

Non credo di averla mai vista più bella di oggi. Ha legato i capelli in uno chignon morbido, il viso è abbellito da uno strato leggerissimo di trucco, il vestito le incornicia perfettamente il corpo, mettendo in risalto tutti i suoi pregi e nascondendo i suoi minimi e insignificanti difetti.

«Ok, andiamo allora o faremo tardi» Luke allunga la mano nella mia direzione. Quando io faccio lo stesso verso di lui, me la stringe, intrecciando le sue dita con le mie.

Un passo dopo l'altro, la terra sotto i miei piedi sembra vacillare. Mi impongo però di mantenere un contegno e stringo la sua mano come se fosse l'àncora che mi permetterà di restare attraccata durante una tempesta.

«Sei stupenda» sussurra lievemente accanto al mio orecchio, mentre ci avviciniamo all'auto.

Gli sorrido timidamente come se fosse la prima volta che mi fa un complimento, ed è un po' così in effetti, era da tanto tempo che non mi sentivo desiderata come in questo momento.

«Le smancerie per il dopo cena, grazie» ci avverte stizzita Kate, non appena anche lei mette piede in auto.

«Eva mi ricordi perché Evans è con noi?» Luke alza gli occhi al cielo per poi rivolgere uno sguardo torvo alla mia amica, che nel frattempo si è adagiata scomposta sui sedili posteriori.

«Vaffanculo Jefferson» un ghigno divertito le compare sul viso. «L'ho detto bene Ev?»

«Benissimo» non riesco a trattenere una risata.

«Che ha detto?» mi domanda confuso Luke.

«Che in fondo ti vuole bene» concludo con le lacrime agli occhi, cercando di rimanere il più seria possibile.

***

Il mio fidanzato parcheggia l'auto accanto a quella di JJ. 

Lo intravedo appena ci accostiamo, è ancora nella sua BMW con la testa poggiata sul volante e gli occhi chiusi.

Credo proprio di non essere la sola a essere agitata stasera.

Quando sente il rumore della portiera, sembra destarsi dal sonno profondo in cui i suoi pensieri lo avevano recluso. Guarda me e poi Kate, e sembra quasi che stia per cadergli la mascella.

Un secondo prima di uscire dall'auto, indossa nuovamente il suo sorriso di sempre.

«Ma quanto cazzo sei bella stasera» viene verso di me, allarga le braccia e le stringe intorno al mio corpo, in un abbraccio breve ma intenso. Con la coda dell'occhio vedo Luke rivolgergli uno sguardo truce, appare particolarmente infastidito, ma non gli do peso. Negli ultimi tempi quello che mi era sembrato un rapporto d'amicizia impossibile è sorprendentemente sbocciato.

 Dio solo sa quanto io abbia bisogno di amici.

Subito dopo avermi stretta a sè, JJ si volta verso quella che un tempo era la sua fidanzata.

«E tu...tu... wow» ruota la mano sinistra in senso circolare come a voler rendere ancora più plateale la sua approvazione per il look di Kate.

«Quando hai finito JJ, direi che è il momento di entrare» Luke lo riporta alla realtà. Mi cinge per un fianco e si avvia quasi trascinandomi con sé all'ingresso del locale.

Si tratta di un ristorante molto semplice. Siamo in realtà molto vicini al campus e credo che il coach lo abbia scelto più per comodità che per una questione culinaria. Entrando dal piccolo ingresso, c'è un forte odore di spezie che mi fa leggermente sussultare. In un angolo della sala, che è piuttosto spoglia con pareti bordeaux e tavoli in legno scuro, vedo un bel numero di persone intente a conversare tra loro. Riconosco immediatamente il coach, perché, anche in un'occasione un po' più formale come questa, ha scelto comunque di indossare la tuta da allenamento che mette ben i mostra i colori della squadra e dell'università. Fortunatamente ha avuto almeno il buon senso di non potarsi il fischietto che solitamente tiene attaccato al collo. 

Tra le diverse persone presenti comincio pian piano a individuarne alcune che conosco. Eloise è seduta sulle gambe di Matt, indossa un abito scollatissimo di un rosso intenso ripreso nel medesimo colore sulle labbra, ed è impegnata a discutere animatamente con un altro ragazzo che, sebbene sia di spalle, mi sembra di riconoscere. Credo si chiami Blake o qualcosa del genere. Ancora accanto a loro siede annoiata Mary Jane, completamente assorta nei suoi pensieri, si sta scrutando in uno specchietto da borsetta che tiene stretto nella mano sinistra. Di fronte a loro c'è Mad, sta cingendo una ragazza dai capelli scuri - che non ho mai visto prima - mentre è impegnato a sussurrarle qualcosa all'orecchio. So già che stasera mi toccherà tenerlo d'occhio e scoprire qualcosa di più sulla sua accompagnatrice per rivelare poi tutto a Jaimie. Attorno a quella lunga tavolata ci sono tanti altri visi conosciuti ma, credo di non aver veramente mai scambiato neppure una parola con nessuno di loro, in verità non so neanche se sappiano chi sono. 

All'inizio dello scorso anno sono stata a qualche festa e anche quest'anno ho dormito un paio di volte alla confraternita, ma ormai manco da così tanto tempo che non sono sicura nemmeno più di ricordare quali di loro mi siano stati presentati. 

In disparte noto due ragazzi più spaesati degli altri e, ovviamente, non posso che riconoscere in loro delle matricole spaventate dalla prima esperienza in squadra. Percepisco una piccola fitta allo stomaco mentre li osservo, odio essere così empatica, mi sembra di sentire chiaramente su di me la loro ansia da prestazione.

La prima partita di campionato è molto importante, una vittoria serve a galvanizzare gli animi, una sconfitta potrebbe spegnere sul nascere le carriere di tanti giocatori. Ogni anno il coach Lewis ci tiene ad organizzare questa cena, gli piace vedere la squadra unita in un contesto non direttamente sportivo. Luke mi ha più volte parlato di questa filosofia dello spogliatoio unito che il coach sostiene. Proprio per questo, in passato, non ha mai visto di buon occhio le diatribe tra i gemelli Cook e Luke, costringendoli spesso a venire a patti gli uni con gli altri.

Non appena gli altri giocatori si accorgono del nostro arrivo, nella sala si leva il grido «Cap!»

Ovviamente nessuno si sta rivolgendo a me, ma in pochi secondi sono tutti addosso a Luke. Stacco rapidamente la mano da lui e mi sposto quasi come se stessi evitando una granata.

«Ragazzi per chi non la conoscesse già, lei è Eva, la mia ragazza» mi stringe nuovamente la mano e accompagna le sue parole con un gesto introduttivo. Cerca di marcare l'ultima parte della frase per sembrare minaccioso ma, non lo è affatto; infatti, il suo atteggiamento genera un bel numero di risate. Alcuni giocatori mi si presentano con un semplice cenno del capo, altri invece mi stringono la mano. Qualche secondo dopo, ho praticamente già dimenticato i loro nomi.

«Jefferson, come da tradizione il quarterback siede a capotavola» il coach gli mostra la sedia.

Luke si adagia su quella piccola sedia di legno scuro come se si stesse accomodando su un trono.

Prendo posto accanto a lui e appoggio delicatamente una mano sulla sua. Gli rivolgo un sorriso impacciato e lui ricambia senza mai smettere di guardarmi negli occhi.

«Finalmente siete arrivati» la voce di Matt interrompe il nostro piccolo momento romantico.

Beth e un ragazzo che non conosco fanno il loro ingresso trionfale tra gli schiamazzi dei giocatori. Luke abbassa lo sguardo e, di conseguenza, io rivolgo il mio con fare interrogativo a Kate. Lei fa spallucce e con la bocca mima un non lo so.

L'ex del mio ragazzo si avvicina a noi, sicura. Una falcata dopo l'altra, con le sue gambe lunghe, dall'ingresso si è già materializzata accanto a Luke. Indossa un abito color cipria lungo fino alle caviglie, con uno spacco altissimo su un lato e una scollatura profonda sulla schiena.

«Ciao Lu» pronuncia civettuola, avvicinandosi e stampandogli un bacio sulla guancia.

«JJ, Kate, ragazza di Lu» si rivolge a noi, accompagnando il suo saluto con un cenno del capo.

Ricambio allo stesso modo, mentre il cuore comincia a battere nel petto freneticamente.

Quando si è ormai allontana di qualche passo e non può più sentirmi mi rivolgo a Luke «Lu» alzo gli occhi al cielo.

«Mi chiama così da una vita, non fare la melodrammatica» è divertito da questa mia improvvisa gelosia.

«Chi è il ragazzo con cui è venuta?» si inserisce curiosa Kate nella conversazione.

«Suo cugino, è nuovo in squadra e non sapeva chi portare» pronuncia JJ senza neanche guardare nella nostra direzione, intento a cercare, nelle tasche dei pantaloni, un pacchetto di sigarette. Pochi secondi dopo, ricordandosi che in presenza del coach non può fumare, le rimette al loro posto contrariato.

«Che sfigati» ridacchia Kate.

«Evans» la ammonisce Luke.

«Jef-fer-son» risponde lei scandendo ogni sillaba con fare canzonatorio.

«E dai su, smettetela. Siete sempre i soliti!» sbuffo. È impossibile passare anche solo un istante con entrambi senza che si punzecchino a vicenda.

Il cameriere si avvicina al tavolo per prendere le nostre ordinazioni. Quando sto per aprire la bocca, Luke ordina al posto mio. Lo guardo bieca.

«Un'insalata non è una cena... un pasto normale stasera» mi sussurra avvicinandosi al mio orecchio. Sento il suo fiato caldo farmi il solletico sul lobo, ma l'unica cosa che vorrei fare in questo momento è tirargli un pugno su quei denti perfetti, per ringraziarlo ancora una volta della sua innata capacità di comprensione.

Resto in silenzio per buona parte della cena, portando lentamente piccoli bocconi alle labbra. Ho mangiato poco meno della metà del cibo nel mio piatto, quando JJ mi viene in aiuto. Senza che io gli chieda niente, prende parte di quello che ho davanti e lo spazzola via rapidamente. Luke ci osserva con uno sguardo contrariato, non dice nulla, sa che peggiorerebbe solo le cose.

«Allora Eva, il capitano non ci ha detto quasi nulla di te, studi alla Usc?» un ragazzo che credo di chiami Carl spezza il silenzio in cui si era immersa la nostra parte di tavolo.

«Ehm sì» guardo verso Luke, un po' delusa dal fatto che non abbia nemmeno condiviso con i suoi compagni di squadra delle informazioni minime su di me.

«Sei una matricola? Non ti avevo mai vista prima d'ora a nessuna festa» ribatte.

Sto per aprire la bocca, quando nuovamente Luke parla al mio posto «ma se te l'ho presentata almeno dieci volte, sei sempre troppo ubriaco per ricordare».

Falso.

L'anno scorso sono stata a qualche festa alla confraternita, è vero, ma sono più che sicura di non aver mai conosciuto Carl. 

Il comportamento di Luke comincia a mettere i miei nervi a dura prova.

«Io neanche ti ho mai vista. Beh, a eccezione di quella volta... avevi delle graziose infradito ed eri alla confraternita a festa finita, con... aspetta con chi eri... ah, con Jay, eravate così presi da non so che tipo di conversazione» una voce irritante arriva direttamente dal lato opposto del tavolo, non ho bisogno neppure di guardare in quella direzione per sapere chi sia ad aver parlato.

Al solo sentir nominare Jay, Luke contrae i muscoli.

Stringo le mani in due pugni serrati. Le mie unghie lunghe si conficcano nei palmi, più sento dolore e più spingo le dita contro la carne.

Non so cosa risponderle, non so se dovrei farlo o se è il caso di lasciar cadere la sua provocazione.

Fortunatamente i miei interrogativi vengono interrotti subito, è JJ a spezzare il silenzio imbarazzante che si era creato «Coach, Jay sta arrivando».

«Oh è meraviglioso, non credevo sarebbe venuto, non ci speravo più» il coach Lewis sembra essersi illuminato al pensiero che lui ci raggiunga.

Sebbene sia grata a JJ per aver spezzato l'imbarazzo, a sentir nominare Jay, comincio quasi a pensare sarebbe stato meglio continuare ad ascoltare le insinuazioni provocatorie di Beth.

«Kate possiamo andare un secondo in bagno?» le chiedo a bassa voce.

Annuisce e si alza immediatamente da tavola.

A ogni passo verso la toilette le gambe mi cedono sempre di più e, quando mi chiudo la porta alle spalle, mi sembra di prendere fiato dopo un periodo di apnea infinito.

«Quella stronza, troia, schifosa... io la uccido! Come può pensare di parlarti così, davanti a tutti...lei poi... insinuare davanti alla squadra di Luke che tu possa fare qualcosa che lei stessa ha fatto in passato!» Kate è arrabbiatissima e parla rapidamente in preda a una furia omicida. «Avrei dovuto risponderle a tono, stavo quasi per dire qualcosa, quando JJ ha parlato. Sono felice che lo abbia fatto però, perché credo che le cose sarebbero andate a finire davvero male»

«Shhh... tranquilla, non importa» sussurro mesta, cercando di calmare la sua furia.

«E poi quel tuo fidanzato del cazzo sempre imbalsamato come una mummia... ma poi cos'era quella storia delle feste? Non poteva dire no, Eva non va alle feste e amen? Io boh guarda non riesco a capacitarmi» cammina nervosamente da una parte all'altra del bagno, ormai è un fiume in piena.

Io resto seduta in silenzio sul bordo del lavabo. Non sono più in grado di parlare. Qualcosa più grande di me si sta muovendo dall'interno. Un'ombra fitta e scura sta cominciando a ricadere su di me.

«Dob-dobbiamo and-andare» riesco a comunicarle tra una fitta e l'altra. Il cuore comincia a martellare nel petto. Non esiste più nulla intorno a me, c'è solo un vortice che si avvicina sempre di più, pronto a risucchiarmi.

«Sicura?» mi afferra una mano. Capisco però dal modo in cui mi guarda che non c'è neppure bisogno che io risponda.

Mi stringe più forte e insieme usciamo dal bagno. Si avvicina rapida a JJ e gli sussurra qualcosa nell'orecchio.

Luke mi guarda, ma non mi dice nulla. Fa solo un leggero gesto con il capo come a voler acconsentire alla mia decisione.

Andiamo via senza dire nulla, senza salutare, senza scusarci.

Mentre fuggo rapida verso l'uscita sbatto contro qualcosa, anzi, qualcuno.

Mi guarda appena negli occhi e, quando si accorge del mio stato, gli sento chiedermi flebile «tutto ok, Oph?»

Accenno di sì e ancora stretta a Kate corriamo nell'auto di JJ.

Quando siamo entrambe dentro l'abitacolo, afferro il braccio di Kate e lo stringo fortissimo con tutte e due le mani, so che le sto facendo male, ma ho bisogno di sentire qualcuno accanto a me.

Le lacrime scendono rapide a rigare le mie guance. Non so perché la stia prendendo così male, alla fine non è successo niente di troppo grave, ma il pensiero che Beth abbia cercato di mettermi in ridicolo davanti a tutti, si mischia alla delusione per il mancato appoggio di Luke e non solo in quella singola occasione, ma per tutta la serata. Mi sono sentita quasi una ragazza trofeo. La bella fidanzatina da presentare ai compagni di squadra, da far passare come perfetta, mentre non si fa altro che mentire. 

Rimaniamo ferme così per circa dieci minuti, senza mai muoverci dal parcheggio del ristorante. Io tremo e piango mentre Kate resta lì con me, non dice una parola, è semplicemente lì e io non la ringrazierò mai abbastanza per questo. Quando mi sento un po' meglio, mi rendo conto che forse è il caso di rientrare. Ormai la cena sarà agli sgoccioli e credo sia una buona idea almeno poter ringraziare il coach e salutare educatamente i ragazzi.

Mi guardo nello specchietto retrovisore e mi accorgo che, a parte gli occhi gonfi di pianto, il resto è sopravvissuto benissimo alla crisi. Jaimie aveva capito già tutto quando mi ha proposto di utilizzare i trucchi waterproof. Mi scappa un sorriso quando ci penso, ormai mi conoscono fin troppo bene.

Quando varchiamo nuovamente la porta, gli sguardi sono su di noi. Kate entra con nonchalance, fregandosene di tutte le occhiate, come se non fossimo mai andate via vorticosamente come due uragani.

«Fingi di parlare, come se fosse accaduto qualcosa e tu fossi andata a fare una chiamata urgente e ora mi stessi raccontando cosa ti è stato detto» JJ alza la voce rivolgendosi a me con un sorriso fin troppo artefatto.

«Ma potrei anche recitarti il primo canto della Commedia, nessuno capirebbe cosa sto dicendo» mi viene da ridere.

«Hai ragione, ma mi piaceva l'idea di rendere tutto più credibile» il suo sorriso ora è vero, non è più quella maschera falsa che indossa per compiacere gli altri.

«Posso sapere cosa succede visto che io vi capisco entrambi?» Jay è seduto accanto al coach Lewis, per tutta la sera c'era stata una sedia vuota, ma non mi ero neppure chiesta il perché.

«Niente» rispondiamo all'unisono io e JJ con uno sguardo complice. È come se tutte le altre persone intorno a noi avessero cessato di esistere.

«Oh bene Eva, sono felice che sia tutto ok» aggiunge in americano l'altro gemello con la voce un po' più alta del normale, per essere sicuro che tutti ascoltino.

«Tutto ok Ev?» mi domanda, seriamente preoccupato, Mad.

«Sì, piccolo problema di famiglia. Tutto risolto ora» mento magnificamente, quasi ci credo anche io.

Prendo nuovamente posto accanto a Luke, non lo guardo neppure per un secondo. Continuo a tenere lo sguardo fisso davanti a me. Mi perdo nella quiete degli occhi azzurro oceano di Kate, nessuna onda li increspa, mi ispirano tranquillità.

Un uomo robusto sulla sessantina entra in sala, tenendo con entrambe le mani una grande torta con il simbolo dei Trojans. La appoggia su un tavolo e tutti i ragazzi si alzano per fare la foto di squadra, un'altra tradizione annuale. Al capitano del team spetta il posto al centro, quello accanto al coach. 

Urla di felicità si diffondono per tutto il locale. I giocatori si spingono tra loro, scherzano. JJ prende un po' di panna dalla torta e la spiaccica sulla guancia di Mad che di tutta risposta afferra parte della glassa e gliela spalma sui capelli. Mi sembra di guardare dei bambini dell'asilo, eppure, sono tutti così spensierati, e io non posso che invidiarli.

Nel frattempo, ci alziamo anche io e Kate, seguendo a ruota tutte le altre ragazze che sono accorse intorno al tavolo su cui è poggiata la torta. 

L'unica persona ad essere rimasta seduta è Jay.

Mi volto indietro a guardarlo. 

Porta una sigaretta alla bocca, si alza rapido e, pochi passi dopo, è fuori dal locale. 

So benissimo che dovrei rimanere lì, anche perché, dopo le insinuazioni di Beth, fare quello che sto per fare potrebbe rivelarsi ancora più azzardato agli occhi di tutti. 

In quel momento, però, sento che è la scelta giusta. 

Mi volto verso Luke e noto che mi sta fissando. 

Il sorriso gli muore lentamente sul volto, quando scelgo di seguire Jay fuori dal ristorante.

CONTINUA...

Spazio autrice:

Ci tengo a precisare che Eva sceglie volontariamente di non prendere più le pillole perché in realtà nessuno gliele ha mai prescritte. Se un medico avesse ritenuto opportuno che lei le prendesse, ovviamente, l'avrebbe fatto continuativamente.

Detto ciò, la seconda parte arriva domani alla stessa ora.

Restate connessi,

non mi abbandonate.❤️

Matilde

Ps. se vi va aggiungete una stellina per supportare me e TAOBA.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro