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Capitolo 20 ~ Jacuzzi e zombie

~ RATRI ~

"Parigi. Ne sei certa?"

La luce del MacBook in funzione di Jessica aggiunse un alone sinistro alla sua occhiata sferzante. Era sera e il mio nuovo appartamento quasi privo di effetti davvero personali aveva già un'ospite a cena. Non le avevo fatto pagare un albergo avendo tre stanze degli ospiti e ciò ci avrebbe consentito di svolgere le nostre ricerche con maggiore privacy.

Sollevai le mani in cenno di resa.
"Jess, non chiedo per insultare le tue capacità da hacker, è solo che, come hai detto tu, questo tizio ha tentato di nascondere il proprio indirizzo IP. Non potrebbe essere un hacker a sua volta?"
Un hacker che vendeva un libro di magia antico su internet suonava assai bizzarro, ma il mondo era un luogo strano e nei suoi angoli si annidava l'inimmaginabile.

"Ti garantisco che si è connesso da lì." mi assicurò "E se lo è, gli consiglio vivamente di cambiare carriera. Si è riparato dietro alla garanzia di anonimità di un programma a pagamento disponibile online."
Si scrocchiò le dita con un sorriso soddisfatto che ricambiai.
Garanzia mio nonno in carriola.

"Mi chiedo se sappia che cosa ha in mano... il prezzo suggerirebbe di no." sospirai "Non posso andare a Parigi, non senza dare spiegazioni a Ethan, alla congrega di Corvi locale e attirare l'attenzione su di lui... e se fosse una trappola?"
Jess tamburellò a lato della tastiera, pensierosa.
"Ho acquistato il libro e ti assicuro che nessuno ricollegherà la transazione al tuo nome, Ratri. Quel mattone è in viaggio. Perché sei tanto interessata a incontrare il venditore?"
"Perché potrebbe avere risposte. Tanto per cominciare, sarebbe interessante sapere come se lo sia procurato... E se è autentico e perché voglia disfarsene per sole 200 sterline."

Davens Galdrabók. Tradotto dall'antico norreno, 'grimorio di Daven'... nome che, a sentire Hjörtur, apparteneva a nientemeno che lo stregone che l'aveva liberato la prima volta.
Le mie dita fremevano al pensiero di poterlo toccare. Avrei dovuto aspettare almeno un paio di settimane, purtroppo.

"Sai..." fece Jessica, mordicchiandosi il labbro "Tu forse sarai sotto i riflettori, ma nessuno farebbe caso a una turista babbana nella città della torre Eiffel."

* * *

"Certo che le ho detto che é troppo pericoloso, ma non é che possa costringerla a non farlo! Si é ostinata a ripetere che Hjörtur é il suo migliore amico e che é la persona perfetta per farlo perché tutti sottovalutano le ragazze con gli occhiali da nerd! Che poi non sono da nerd, i suoi, le stanno bene! Il punto é che non sappiamo nulla di questo tizio, ma deve aver avuto una ragione per nascondersi dietro a un nickname e usare un nome sicuramente falso nella chat privata con lei! Almeno l'ho convinta a fare altre ricerche prima di andare!"

La mezzanotte si approssimava. Forse era una cosa tipica da strega sentirmi iperattiva a quell'ora e sfatta come se avessi combattuto contro una petroliera alle otto del mattino, ma non era quello il momento per chiedere.
Samuele, seduto sul moderno divano azzurro nel nostro salotto, con tavolino adiacente, ascoltò il mio sfogo isterico seguitando a masticare gli avanzi della cena. Probabilmente la sua calma era legata alla stanchezza di cui le borse sotto i suoi occhi erano una spia. Doveva aver studiato e svolto indagini per tutto il giorno.

"Ratri." ingoiò l'ultimo pezzo di bistecca "Certo che potresti costringere Jessica a non andare, se volessi... hai una congrega di stregoni sostanzialmente ai tuoi ordini..."
Mi irrigidii. "Non ti riferisci, vero, agli stessi stregoni fissati con l'ipnosi a cui io sto pensando? Non succederà mai! Solo perché sono in disaccordo con lei, non significa che..."

"Sono lieto che la vedi a questo modo. In caso contrario il nostro addestramento sarebbe terminato qui." replicò, sfoggiando un sorriso che mi spiazzò. Aveva usato la psicologia inversa con me?
Samuele proseguì:
"Inoltre, sono propenso a credere che il misterioso venditore non sia uno stregone... Uno di noi non venderebbe mai un artefatto simile a chiunque e di certo non su Internet. No, dev'essere fuori dal giro e quel libro è quasi certamente un falso..."

Il mio umore calò drasticamente, ma non mi lasciai abbattere del tutto.
"Valeva comunque la pena tentare, no?"
Lui annuì. "Sì, ma vorrei che tu me ne avessi parlato prima. Questo... RadagastF77 potrebbe essere affiliato con il padrone di Tenebris, ci hai pensato? Potrebbe essere un'esca per i suoi nemici, per scoprire chi sarebbe stato interessato ad acquistarlo."
Rabbrividii. Se così era, speravo vivamente che Jessica avesse nascosto le sue tracce per bene. Obiettai comunque che in questo caso avrebbe utilizzato i corretti giri per metterlo in vendita. Le possibilità che la mia nuova amica umana si dirigesse verso una trappola erano remote, ma non abbastanza per i miei gusti.

Certamente ormai il padrone di Tenebris sapeva già di me, ma che cosa esattamente? Hjörtur era in grado di tenere dei segreti con lui? Ero viva, pertanto forse era conscio della mia intoccabilità? O forse pensava che non costituissi una minaccia?
Forse sfidare a singolar tenzone un antico guerriero che potenzialmente gli offriva intelligence non era stata l'idea del secolo, ma era senza dubbio stato divertente... E anche Hjörtur mi era sembrato diverso. Più sicuro di sè, piú sereno. I suoi occhi tempestosi, che non mi avevano persa per un singolo istante, per la prima volta sorridevano davvero.

"Ratri, posso farti una domanda personale e correlata solo alla lontana?" chiese Samuele, dopo aver terminato la cena e rispettato la mia pausa riflessiva per qualche minuto. Le mie guance si fecero istantaneamente più calde, presagendo che il quesito avrebbe riguardato Hjörtur. Invece, lui mi sorprese:
"Tuo fratello Luca... Viene anche lui a trovarti tra due giorni?"
"Sì, ovvio! Come tutta la mia famiglia... Perché?"
Samuele si scostò i capelli neri dalla fronte. "Se fossi in te, gli direi di restare in Italia."
Rimasi a bocca aperta. Mio fratello ci sarebbe rimasto malissimo, se all'ultimo istante avessi fatto una cosa simile.
"Forse ho capito male. Mi stai suggerendo di escluderlo... perché esattamente?"

"I tuoi genitori sono adulti, lui é un ragazzino che rischia di rimanere coinvolto in..."
Incrociai le braccia, sulla difensiva. "Punto primo, guarda che non è un ragazzino: ha due anni più di me! Punto secondo, non ho nessuna intenzione di coinvolgerlo in un beneamato niente! Neppure sa che sono una strega..." mentre terminavo la frase, i miei occhi si sgranarono ed ebbi un tuffo al cuore.
"Non sa neppure di nonna e mio zio, né di Margareth... Oh, mio Dio! Dici che potrebbe essere anche lui uno di noi?"

Samuele sospirò e gli lessi in faccia la verità che aveva cercato di aggirare.
"C'é una concreta possibilità. Tua nonna ha mascherato la sua aura, ma ho percepito un uragano di energia potenziale intrappolata quando gli ho sfiorato una mano per caso. Dimmi, Ratri, tua nonna ha mai dato a lui un grimorio?"
"Credo di sì... scherzo, no. Non mi pare proprio."
Mi lambiccai il cervello, ma proprio non ricordavo un simile episodio. Il che era strano. Perché dare la possibilità a me e non a mio fratello? Cos'era passato per la mente di Alina?
A meno che... Un vago senso di nausea mi attanagliò.

Tallonai Samuele, il quale iniziò a sparecchiare la cena.
"Che tipo di energia hai percepito in lui, esattamente?"
Il mio maestro lasciò cadere il piatto nel lavandino con un po' di violenza in più di quanto la porcellana meritasse.

"Non ne sono sicuro, con alcuni stregoni non iniziati è molto difficile da capire e l'ho sfiorato per appena un secondo. Ad ogni modo, Ratri, per tuo fratello potrebbe essere rischioso addentrarsi nel territorio di una congrega di Corvi."

Contrassi i pugni, irritata.
"Stai scherzando, spero! Luca è innocuo! Ed è mio fratello! Se qualcuno lo tocca, me ne frego se è uno stregone cintura nera o Ethan in persona: io lo spacco di botte!"

* * *

Il calcio volante per poco non mi prese in piena faccia, ma riuscii a parare e a restituire l'offesa al mio amico e compagno d'allenamento. Io e Sebastian stavamo scaricando un po' di tensione, per ben risvegliarci alla mattina di un giorno libero dalle riprese per entrambi. I miei sarebbero atterrati a LA nel primo pomeriggio.
"Ti ho detto: non la faccia, idiota!" strepitai "Abbi pietà per il coccolone che verrà a mia madre se la vado a prendere in aeroporto con un occhio nero!"
Lui rise, riprendendo la posizione di guardia e studiando le mie mosse.

"Se temi il coccolone di tua madre più dell'ira del tuo regista, voglio chiedergli se può adottarmi per il vostro film!"
Non aveva tutti i torti: il nostro era un cast fantastico e non vedevo l'ora di rientrare, ma Samuele era rimasto ferreo nella convalescenza necessaria per riprendermi e non dare l'impressione che ogni ferita e ustione mi fosse stata magicamente guarita. Scrollai il capo.
"Ah, Harry Perfezionista Johnson sa essere terrificante, quando vuole, ma ma dopo aver rischiato davvero la vita più di una volta, nelle ultime settimane, la sua ira mi fa molto meno effetto."

Lui batté gli occhi scuri, come se l'ultima frase l'avesse spiazzato.
"Posso immaginare. Ratri,

Avevo la sensazione di aver raggelato l'atmosfera. Il mio amico non disse più nulla per qualche minuto e riprendemmo il combattimento in silenzio. L'entusiasmo, tuttavia, era calato, motivo per cui mi ritrovai ansante a chiedergli una patta. Normalmente mi avrebbe presa in giro sino alla morte, ma quel giorno si trattenne.
Mi riservò un sincero sorriso e una ciocca dei biondi capelli raccolti in un codino alto gli ricadde sulla fronte.
"Tregua sia."

Mi feci una doccia e offrii al mio amico di fare lo stesso nell'altro bagno, dal momento che il suo albergo era dall'altra parte della città. Quando fui finalmente sola, sotto il getto dell'acqua calda, i miei pensieri iniziarono a vagare in direzioni pericolose.
Flash dell'aggressione appena fuori dall'albergo di Sebastian, quella di cui lui non sapeva nulla. Le fiamme, la cappa di fumo e gli attacchi del fuoco stesso comandato da mani invisibili mosse da un odio ancestrale. L'aria che rispondeva alla mia chiamata, sbloccando un tipo di magia per cui non ero pronta e che non sarebbe stata sul mio grimorio per molto tempo, a sentire Samuele.

Il sentimento incoerente e spaventosamente caotico, nella sua intensità, che non riuscivo a impedirmi di provare per Hjörtur.

La verità era che non ero pienamente scesa a patti con i ripetuti traumi delle ultime settimane. Avevo ripetuto di stare bene così tante volte, a innumerevoli persone, da essere quasi riuscita a illudere persino me stessa.
Eppure, non potevo crollare e fermarmi non era contemplabile.

Mi stavo tamponando con l'asciugamano i capelli ancora umidi quando lui uscì in corridoio a torso nudo.
Luogo dove i miei occhi si ritrovarono a indugiare di loro spontanea volontà, prima che mi riscuotessi con una sberla mentale.
Merda.
Sebastian sorrideva... E fissava la canotta candida e aderente che avevo scelto assolutamente a caso.
Come mi schiarii la gola, sollevò lo sguardo assai più lentamente di quanto io avessi fatto io con lui.

"Sai, credo tu sia l'unico uomo della storia a fare la doccia alla stessa velocità di una ragazza." Lo stuzzicai, incrociando le braccia.
Lui inarcò un sopracciglio e l'imbarazzo fu sciolto come neve al sole.

"

Non tutte le case offerte dalle compagnie cinematografiche hanno una Jacuzzi. Il che mi ha portato a una favolosa idea. Ho un paio di amici in città..."
Già, obliavo che gli avevo lasciato usare il bagno più grande e lontano dalla mia stanza.
Lo scrutai di sbieco, puntando il dito.
"Non l'hai fatto!"
Lui ghignò. "Avrei chiesto il permesso, ma purtroppo non sentivi la mia voce da così lontana, perciò..."
Scrollai il capo.

"Disdici qualsiasi invito e mi auguro tu non abbia mandato questo indirizzo a nessuno. Arrivano i miei in città e dove pensi dormiranno, idiota!?"
Un sorriso innocente.
"Non ho ancora invitato nessuno, rilassati... la prossima settimana?"

Avevo la vaga sensazione che i miei angeli custodi non sarebbero andati in brodo di giuggiole all'idea.
"Perché invece non nella prossima vita?" tagliai corto "Sono seria, la casa non é mia! Non posso darmi ai festini e francamente, dopo quanto è successo, io stessa preferirei un po' di pace interiore mentre mi godo la mia Jacuzzi."

"Vecchietta..." mi stuzzicò, ma non raccolsi.

Ignorai le sue promesse di non ridurre a brandelli l'immobile e terminai di prepararmi. Non potevo svelargli per quale ragione il mio indirizzo non sarebbe dovuto diventare di dominio pubblico, ma confidavo che non avrebbe fatto un'idiozia del genere contro la mia volontà. Le protezioni non avrebbero lasciato entrare coloro a cui non davo il mio esplicito permesso.

Ad ogni modo, lo salutai e trascorsi l'intero viaggio in taxi ripassando mentalmente le parole che avrei rivolto ai miei familiari... Ethan aveva raccomandato segretezza, ma, se mamma fosse stata al corrente di qualcosa, non sarebberoforse cambiate le carte in tavola?

Una parte di me era sollevata che nonna non fosse venuta. Tra l'altro, lei non era affatto debole per viaggiare come aveva finto con i miei: aveva ritenuto una sua responsabilità restare a proteggere il resto della famiglia.
Io e lei ci eravamo sentite telefonicamente: una transazione fredda e breve in cui le avevo spiegato dei miei rapporti con la congrega di New York.

"Sono consapevole della tua decisione di disegnarti un bersaglio sulla schiena, Ratri. Non si parla d'altro, nel giro, e sei fortunata che il tuo nome non sia ancora noto... Questo é esattamente il motivo per cui ti volevo sotto la mia protezione finché non fossi stata pronta!"
"Buffo, non ero al corrente di tutti i tuoi ragionamenti. Magari erano così intelligenti che il mio cervello infantile non avrebbe saputo reggerli." replicai, trasudando sarcasmo "Non ti ho chiamata per farmi rimproverare, nonna."
"Non mi piace il tuo tono, signorina. Soltanto perché sei una Lunare hai perso il rispetto per..."

"Io ti ho sempre rispettata, nonna!" esplosi, incredula "E avrei continuato a farlo. Sai che non so cosa rispondere alla gente, quando tutti mi chiedono perché non sono stata iniziata alla magia prima?"

"E cosa sarebbe accaduto, Ratri? Riflettici: unicamente che il pericolo ti avrebbe raggiunta prima e non avresti avuto il tuo ordine a guardarti le spalle, come invece è accaduto per qualsiasi Lunare prima di te!", replicò lei, spazientita "Sei sempre stata una ragazza spericolata, ma voglio che tu stia davvero attenta. Tutti ti diranno ciò che vorrai sentirti dire, ma non puoi fidarti di nessuno in quell'ambiente... Specie non di quel Samuele..."

Da non credere. La mia mano si contrasse attorno al mio innocente telefono.
"Samuele è sempre stato onesto con me, sin dal primo momento. Dunque, è per questo che mi hai chiusa in casa? Perché il tuo 'non fidarsi di nessuno in questo ambiente' includeva me?"
Questa volta l'avevo offesa.
"Ratri, che sciocchezze vai blaterando!? Sai benissimo che é stato per la tua sicurezza e per proteggerti dalla tua stessa cocciutaggine!"
Mi scappò da ridere.
"Ah, sarei cocciuta io?"
"Lo sei eccome, signorina, al punto da non vedere che le responsabilità nei confronti della tua famiglia..."
Inspirai profondamente per non rivolgere a mia nonna insulti di cui in seguito mi sarei pentita.

"Nonna, per curiosità, la Strategia Struzzo per quanto credi avrebbe funzionato?"
"Il tempo necessario ad addestrarti." fu la concisa e lapidaria risposta "Devla¹, se fossi rimasta, non avresti sofferto tanto."
Mi infastidiva che avesse una punta di ragione.

"È vero, ma è tardi per ritrarre la mano, ormai. Il sasso é stato scagliato e ha portato con sè anche del bene..."
Una risata amara. "Del bene! Tumenge²! E lo vedi, ragazza? Se penso a cosa ti hanno fatto quei vigliacchi bastardi... Ed è solo l'inizio, non credere! La via che hai intrapreso é costellata unicamente di morte e dolore..."

Le sue parole avrebbero dovuto terrorizzarmi, probabilmente. Invece, mi ritrovai a risponderle seriamente.
Mi sovvennero le parole del mio capo-scorta, che dipingevano un mondo stregonesco frammentato e nascosto sotto una roccia. Ricordai l'emozione che, per un fugace istante, avevo visto accendersi negli occhi di Hjörtur, nonché l'effetto calmante del mio canto sui tremiti che gli scuotevano le spalle.

"Ti sbagli, nonna. La via che ho preso ha portato speranza."

Lo dissi in un sussurro strozzato ed ero certa che nonna avrebbe ribattuto qualcosa di sferzante. Invece, accadde l'impossibile: lei tacque.
L'avevo forse senza parole? Com'era accaduto?

"Che cosa hai appena detto?" mormorò, scioccata.

"Non sono nata per nascondermi, ma l'avrei fatto, per un po'." seguitai, più sicura di me di prima "Tu mi hai forzato la mano nel chiedere l'aiuto di altri stregoni! Se non avessi tentato di trattenermi con la forza, forse avrei trovato il modo di restare senza mandare per lo scarico i miei sogni. Ma cosa avrebbero mai visto in me i notturni, allora? Nient'altro che una ragazzina impaurita almeno quanto loro... e siamo onesti, lo sarei diventata, a furia di stare sotto quella roccia. Invece, dirò loro di essere coraggiosi non con le mie parole, bensì con le mie azioni."

"Loro? Loro chi?"
Evidentemente doveva essere turbata dalle mie parole, per aver risposto tanto blandamente.
"Non lo so... chiunque sia disposto ad ascoltare, suppongo. Richiamami quando lo sarai, per favore."

D'accordo, non le avevo chiuso la chiamata in faccia nel migliore dei modi. D'altro canto, benché l'indignazione si fosse un poco raffreddata, permaneva - e forse mai se ne sarebbe andata - la sensazione di tradimento che mi azzannava l'anima. La sfiducia.
Tentai di scrollarmi di dosso la malinconia nell'attendere i miei al punto di riferimento concordato nei pressi di una delle uscite dell'aeroporto.

"Ko sas³? Dov'é la mia bambina?" barrì un megafono donna brandendo un secondo megafono... alias, mia madre. L'esclamazione in romanì fece voltare un centinaio di teste, incluse quelle della mia scorta, che mi tallonava con discrezione.

Normalmente sarei morta per l'imbarazzo, ma non quel giorno, mentre quell'uragano che era l'abbraccio della proprietaria del megafono naturale mi tramortiva.
"Ciao, mamma..."

Sollevai lo sguardo. Stavano accorrendo anche mio padre e mio fratello, rallentati dai bagagli che si trascinavano dietro - incluso quello che ma' doveva aver abbandonato tra le loro mani per correre in avanti.
Nello scorgermi, mio padre lasciò anche il suo tra le mani di mio fratello per accelerare.

"La mia bambina!"
Papà non era il tipo da slanci sentimentali, ma avevamo entrambi bisogno di un abbraccio.
"Ciao, pa'... Grazie che siete tutti qui!"
Avevo la gola serrata e gli occhi offuscati dalle lacrime. Mio fratello, barcamenandosi tra sfregamenti di ruote trascinate dall'angolazione sbagliata, mi raggiunse finalmente a sua volta.
"Ehi, sorellina! Hai preso il tuo lavoro da non-morta un po' troppo seriamente eh?"

Il sogghigno di Luca era intoccato dalle occhiatacce e rimproveri dei miei genitori. Mio fratello aveva sempre preso bonariamente in giro la mia professione da controfigura così e, mentre solitamente gli rispondevo a tono dandogli del pagliaccio volante, in quel caso mi scappò da ridere. Mi occorreva proprio un poco di sdrammatizzazione.

"Mhmm, non ti conviene scoprire quanto seriamente l'ho preso. Invero c'é stato un prezzo da pagare per la mia sopravvivenza... E ho fame!" protesi le mani simulando un perfetto zombie, minacciando di divorargli il cervello.
Lui si scansò e si finse terrorizzato, allorché i miei genitori scrollarono il capo, ridacchiando sotto i baffi.

Ovviamente quell'istante di serenità non poteva durare.
Un brivido di pericolo mi segnalò la presenza di un stregone ostile nei paraggi.
L'adrenalina ruggì nella mie vene e il mio sguardo volò freneticamente in ogni direzione, scandagliando la ressa.

Dove? Dov'era? Era lì per me?

"Ratri, che ti prende?" chiese mia madre.
"Mamma, dobbiamo andare. Ora!"

Prima che potessi spiegare il perché, individuai la fonte dell'allarme: tre uomini in abiti eleganti che sembravano puntare su di me. Il mio cuore saltò un battito e l'intero mio corpo si preparò a combattere.
Non avrei permesso loro di toccare la mia famiglia con un dito.

Riconoscevo uno di loro... Il sorriso da psicopatico dell'uomo conosciuto al bar.

Non riuscii ad articolare una singola parola, che mia madre lanciò un'esclamazione sorpresa e una mano artigliò il mio braccio.

Spazio dell'autrice

Salve a tutti! Lo so, vi avevo promesso azione, ma il capitolo ha preso vita e assunto una forma diversa dal previsto; pertanto ho preferito non affrettare le cose.

Chi avrà afferrato Ratri? Come affronterà la minaccia imminente, proteggendo al tempo stesso la sua famiglia?


Ah, nel caso vi partisse un'irrefrenabile voglia di verificare, no, non ci sono davvero username su rareandantiquebooks.com. Mi sono presa una piccola licenza poetica.

Se la storia vi sta piacendo fatemelo sapere con un commento e una stellina ⭐⭐

Baci,
Fiore Del Deserto

~

Traduzioni dal romanì della nonna e madre di Ratri (so che lo parlate tutti, ma nel caso...). Tengo a sottolineare che le scritte in lingua straniera sono spesso inserite per simboleggiare il fatto che il personaggio parla quella lingua, senza tuttavia scrivere l'intero discorso diretto in inglese, romanì, ecc..

[1] Devla! = Dio!
[2] Tumenge! = Santo cielo!
[3] Ko sas? = Dov'é?

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