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Capitolo 18 - Torri di Fuoco

Mi avevano trovata e intendevano di certo finire ciò che avevano iniziato. Flash delle sfere di fuoco che mi bruciavano, dell'impatto contro l'asfalto e delle loro sadiche risate assolutizzarono i miei sensi per qualche istante e il mio cuore impazzì, al fianco del mio respiro erratico.
Samuele mi posò una mano sulla spalla per trasmettermi forza. Vedeva il mio panico insorgere appena oltre una patina di controllo. 

"Ascoltami bene, Ratri, ora respira! Ne usciremo interi. Ho il numero di Ethan tra i preferiti, chiamalo e chiedi un'estrazione. Io defletterò il fumo il più a lungo possibile e quando saremo pronti..."

"Non arriveranno mai in tempo!" protestai, al che Jessica si liberò con uno strattone e tornò a guardare il muro di fiamme e fumo fuori dalla finestra, quasi stesse vagliando la possibilità di lanciarci e sperare di cadere sul morbido. Non fu rassicurante il modo in cui iniziò a imprecare a ruota libera. Eravamo in trappola.

"Se non saranno qui quando le protezioni esauriranno potenza, potranno almeno offrirci una via di fuga. Dobbiamo aprirci la strada, Ratri... e sono in quattro, come minimo. Sono davvero lieto che tu sia riuscita a parare quella patatina."

Traduzione, non poteva combatterli da solo e avrei dovuto fare la mia parte. Era evidente che non me lo stesse chiedendo a cuor leggero.

"I-io..." balbettai, per poi deglutire e racimolare ogni briciola di coraggio rimastomi. Quale scelta avevo, dopotutto? "Farò del mio meglio."

* * *

I Solari, a differenza nostra, erano immuni alle fiamme dietro alle quali si celavano.

Le torri di fuoco si inerpicavano alte e letali e ci sbarravano la strada. Jessie mi tallonava, un'innocente catapultata in problemi che non la riguardavano. Non appena Ethan mi aveva scritto che il nostro recupero era in arrivo, Samuele mi aveva ordinato di spalancare la porta e aveva proteso la mano per allontanare le fiamme, con un incantesimo il latino che salmodiava a ripetizione.

Il fuoco, tuttavia, ci si stringeva addosso e figure poco più scure delle fiamme stesse ci attaccavano da ogni direzione.

Eressi uno scudo che miracolosamente funzionò, ma barcollai sotto la prima raffica. Non ero pronta per questo e Samuele dovette aiutarmi.

Non avevo idea di come stesse eseguendo due incantesimi in contemporanea, ma le fiamme si avvicinarono paurosamente. Il sudore gli colava sul viso e una vena gli pulsava sul collo.
Non poteva distrarsi un secondo dagli attacchi multiplici che parava per tutti e tre. Lo aiutavo al meglio delle mie potenzialità, ma era arduo concentrarmi con quell'ustionante calore e il fitto fumo che toglieva il respiro.

"Ratri, fa' qualcosa!" mi tossì Jessica nell'orecchio per contrastare il frastuono "Moriremo per asfissia se non ci uccidono loro prima!"

Aveva ragione, maledizione, ma nel panico un raggio di luce mi venne in soccorso.
"Noi non moriremo!" mi aveva ringhiato contro Lydia la fatidica notte in cui avevo scoperto di essere una strega.
"Non ti azzardare a morire!" aveva urlato un disperato Hjörtur.

La sua libertà dipendeva da me, perché chi altri aveva il potere e il grado di follia necessario per liberarlo?  Come potevo arrendermi e abbandonarlo così?
Avevo il potere di portarci fuori di lì. Dovevo averlo.

Avvertii l'epicentro del mio potere e lasciai che fluisse sino ai miei occhi.
Quindi, studiai il fuoco e ogni altro rumore svanì nel sottofondo ammantato di terrore. Osservavo le fiamme e l'energia termica e magica che irradiavano... Volevo proteggere Samuele e Jessica da loro, che l'incendio si aprisse al nostro passaggio.

I miei sensi si acuirono e iniziai a percepire l'ossigeno nell'aria che le fiamme divoravano.

"Ratri... No! Non ci pensare nemmeno, non inventarti un incantesimo, specie non uno del genere! Sarebbe troppo persino per...!" Urlò allarmato Samuele... Prima di fare scudo con il proprio corpo e intercettare una palla di fuoco.  Una maschera di dolore gli sfigurò il viso, ma si ricompose in fretta e spense le fiamme sulla propria giacca.

Lo osservai, per un istante, guidi tornai a guardare il muro di fuoco, che la sua temporanea distrazione aveva consentito di avvicinarsi di un passo di piú.
"Non moriremo oggi, Samuele!" dichiarai, con una voce che neppure sembrava la mia "Lasciami provare una cosa."

No, non erano le fiamme in sé parlarmi, ad essermi amiche... Era l'aria. Era ogni molecola d'aria nella stanza, spezzata e divorata come comburente.
Non avevo le parole per l'incantesimo a cui pensai, ma protesi le mani... E avvertii un'energia differente dal consueto irradiarsi in me.

Essa mi scioccò.
Avevo creduto che convogliare la magia fosse piacevole, in passato, ma questa energia...

Questa era pura luce. Era un canto, lieve quanto il primo fiocco di neve d'inverno, potente come un torrente primaverile, calda quanto l'estate... ma letale per il fuoco. Lo estingueva in modo naturale, quanto il tocco dell'autunno.

Una folata di vento mi accarezzò il viso, scostando due scure ciocche dalla mia fronte imperlata di sudore, e le fiamme iniziarono ad aprirsi in due muraglie. L'aria al suo centro rifiutava di lasciarsi usare come comburente... di vibrare in sincrono con le molecole adiacenti. Era calda, ma neppure ustionante. Era...

"La nostra via di fuga." dissi tra i denti a una sbigottita Jessica.

"Q-quello... Sei tu a farlo!?"
"Ratri..." Samuele, forse per l'affanno, sembrava senza parole. "Come hai... Non importa, andiamo via di qui, adesso! Jessica, guidaci tu: Ratri potrebbe svenire da un momento all'altro!"

Buffo che lo avesse intuito lui prima di me. Effettivamente, le mie gambe erano esauste come se avessi corso per chilometri, la mia gola era riarsa e la mia testa già iniziava a pulsare. Eppure, l'adrenalina e l'alternativa di un'atroce morte mi mantenne sveglia e operativa. Seguivo Jessica come un automa, la cui mano era arpionata alla mia e mi trascinava in avanti. Mi indicava la direzione dell'uscita, mentre io comandavo all'aria di aprirci una strada.
Ad un tratto ci ritrovammo in un corridoio che non era ancora stato raggiunto dalle fiamme e un provvidenziale e semifuso cartello "Exit" ci venne in soccorso.
La mia concentrazione era tale da rendere difficoltosa anche un'azione come correre nella direzione giusta, ma Jessie mi trascinava implacabile.

Tuttavia, come ci ritrovammo ad un'uscita sul retro dell'hotel, una figura si frappose a sbarrarci la strada: un Solare che era appena giunto sul posto. Non pensai e non gli diedi il tempo di articolare un incantesimo: agii.

Pugno alla gola, calcio alla rotula, calcio volante in piena faccia. Come il tizio barcollò, Jessie lo scansò con una spallata e spalancò la porta allarmata.

L'adrenalina mi ruggiva nelle vene e riuscii a correre sino alla macchina della polizia che inchiodò davanti all'uscita del personale dell'albergo, l'unica a poter superare le transenne, al fianco delle ambulanze.
Spalancò la portiera uno degli stregoni che ricordavo al fianco di Ethan nel covo della congrega. Io e i nomi propri non andavamo d'accordo, pertanto l'avevo classificato come Mr Muscolo, considerato che misurava due metri per uno e che ora la sua testa sfiorava il tettuccio dell'auto. Il compare che salmodiava dal posto del passeggero con le mani protese era Equino, per il falso sorriso da cavallo che mi aveva rivolto per tutto il tempo delle presentazioni.

Non avevo idea di che incantesimo stesse alimentando, visto che ancora una volta fui io a generare lo scudo che respinse una fiammata raminga dalle porte dell'albergo. Il contraccolpo energetico fu micidiale e una serie di stelline si radunarono ai margini del mio sguardo.

Eppure...
Eppure percepivo ancora l'aria tutto attorno a me. La sconfinatezza del cielo che rispondeva al mio canto. Era un incantesimo senza parole, era...

Percepivo i respiri di decine di persone che ci stavano ignorando, quasi non vedessero nulla di strano nell'anomalo comportamento delle fiamme. Si adoperavano solamente per spegnere l'incendio, senza degnare noi fuggitivi di uno sguardo.
Una finestra in alto fu spalancata e un Solare dai capelli d'oro vi si affiancò. Un momento... il suo volto angelico non era forse famigliare? Un brivido mi percorse la schiena. Era uno di loro... Uno dei due riusciti a fuggire.

Mancavano ancora pochi passi all'auto, quando il Solare orientò un'occhiata omicida e un braccio nella mia direzione. Nessuno ebbe una minima reazione di fronte alla palla di fuoco che ci avrebbe presi in pieno.
Lasciai a Samuele il compito di generare uno scudo e, ancora una volta, lasciai agire l'istinto.

Il sangue mi ruggiva nelle vene, il poco potere che ancora mi restava fu incanalato nell'aria... In un incantesimo senza parole.

Una propulsiva raffica vento scompigliò i miei capelli e reagì alla tempesta emotiva che mi dominava. Udii il rumore di finestre infrante, prima che la mia vista si riempisse di macchie nere.

"Chi è quella...?"
"La ragazza viene con noi!" replicò duramente Samuele "Parti, ora!"
Non avevo idea di cosa fosse appena successo, ma l'impatto con il sedile su cui Samuele mi aveva guidata con urgenza mi trattenne alla coscienza per qualche istante ancora, prima che la notte mi reclamasse a sé.

SPAZIO DELL'AUTRICE

~

Salve a voi, miei prodi, che fin qui giungeste. Come vi sentite in questo ridente giorno / notte?

Questo capitolo è stato un po' più corto del solito, maaaaa non temete il prossimo arriverà quanto prima ^-^
Commenti, pareri, curiosità? Cosa credete che accadrà?

Un grazie speciale a tutti coloro che sono arrivati con me sino a qui e che non intendono arrendersi ^-^

Baci,
Fiore del deserto.

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