2. List
"You've built your wall so high
That no one could climb it
But I'm gonna try
Would you let me see beneath your beautiful
Would you let me see beneath your perfect."
-Beneath Your Beautiful, Labrinth
Il mio secondo risveglio a Roma non è stato affatto come mi aspettavo.
Ho aperto gli occhi ad una casa sconosciuta e buia, vuota e fin troppo calda per i miei gusti.
Ieri sera, appena arrivata da suo fratello, Lavinia mi ha chiamato immediatamente ansiosa di spiegarmi meglio la situazione; alla fine non è stata neanche colpa sua, la sua famiglia le ha chiesto aiuto all'ultimo momento e non ha potuto negarlo loro. Non voleva nemmeno che io rinunciassi alla mia vacanza romana e dice che il compromesso migliore era proprio quello di affidarmi a suo cugino.
"Un inguaribile romanticone" l'ha definito "che può farmi solo bene".
A me personalmente interessa solo che mi porti a vedere qualche possibile appartamento e mi dica dove è meglio mangiare qualcosa; la settimana che avevo in mente di passare con la mia migliore amica é ormai andata in fumo.
Apro gli armadietti della cucina e sotto un ripiano adibito all'alcol trovo un pacco di biscotti dimezzato e un cartone di latte chiuso.
Lo apro per versarne un po' in una tazza e provo a godermi la mia approssimata colazione in solitudine.
Saranno le nove e mezza del mattino e fuori dalla finestra si intravedono gli alberi lungo il Tevere immobili nell'aria calda.
Quasi mi dispiace lasciare questa stanza fresca di aria condizionata, anche se avrei bisogno di respirare un po' fuori dalle quattro mura di una casa; Lorenzo ha detto che sarebbe passato a prendermi alle 11 per andare a pranzo in un posto che lui dice essere il "migliore di tutta Roma".
Finisco di bere il mio latte freddo e sgranocchiare due biscotti al cioccolato, che avevano sicuramente superato la data di scadenza, e vado verso la mia valigia.
L'ho disfatta, sistemando le cose alla meno peggio ma ho ancora dei vestiti ripiegati nel bagaglio.
Prendo il primo vestito che mi capita e mi precipito in bagno dove resto per almeno mezz'ora.
Il nero della tuta che indosso fo sembrare la mia pelle ancora più pallida, neanche il lieve segno dell'abbronzatura (se così si può chiamare) che si intravede sulle spalle aiuta tanto.
Da dove vengo io il mare lo vediamo col binocolo, e fare chilometri per raggiungerlo non è mai stato il mio passatempo preferito.
Mi sto ancora pettinando i capelli quando il citofono suona.
Corro a rispondere.
"Sei pronta? Ti aspetto giù!" risponde la voce robotica che esce dall'apparecchio.
"...Lorenzo?" chiedo titubante.
"Certo! Chi vuoi che sia? Dai scendi!" dice ancora e non mi dà il tempo di protestare il suo arrivo anticipato che chiude il citofono.
Passo freneticamente la spazzola sui capelli e in mancanza di tempo per trovare un'idea migliore, li raccolgo in una coda bassa e, a mio malgrado, ancora spettinata.
Prendo la borsa senza fare troppo caso a quello che c'è dentro e mi fermo di colpo subito prima di chiudermi la porta alle spalle.
Le chiavi!
Corro nuovamente in camera per prendere le chiavi di casa che avevo posato sul comodino, prima di scendere velocemente le scale.
Esco dal portone e in base alla mia prima impressione di lui, mi aspetto di trovarlo a cavallo ad una moto o su una cabriolet sportiva, che mi accoglie con quel sorriso beffardo e gli occhiali da aviatore: evidentemente la mia fervida immaginazione stavolta ha toppato.
Lo trovo con gli occhi chini sul suo telefono, gli occhiali da sole sulla testa e una camicia bianco sporco arrotolata sulle braccia, appoggiato ad una vecchia Fiat 500 bianca, sorprendente in ottimo stato.
Mi avvicino e lui alza gli occhi e mi sorride appena mi riconosce.
"Sei in anticipo!" lo saluto, senza riuscire a trattenere il mio commento.
"Meglio che essere in ritardo, non credi?" mi fa un occhiolino e senza dire altro fa il giro dell'auto per entrare dal lato del conducente.
Che gentiluomo...
Apro la portiera e mi siedo al suo fianco.
Gli interni della macchina sembrano più nuovi degli esterni; sedili in pelle nera, carrozzeria in perfetto stato, e un odore di viole che mi riempie le narici.
Mette in moto e dopo qualche sobbalzo, partiamo.
"Macchina nuova?" chiedo mentre guida lungo una strada alberata.
"Dipende cosa intendi per nuova..." risponde accarezzando lo sterzo "Questa bambolina è del '58, era di mio nonno, ma l'ho fatta restaurare da poco."
Ora si spiega tutto.
"La amo più di me stesso..." continua e sorrido per il suo tono assurdamente sdolcinato.
Il resto del viaggio lo passiamo in silenzio, con me che guardo fuori dal finestrino le strade e lui che picchietta le dita sullo sterzo al ritmo della musica che passa distorta alla radio.
Ciò che guardo non lo guardo davvero, i miei occhi vedono il sole illuminare i ponti, gli alberi, i negozi e i passanti, ma la mia mente si smarrisce, si perde in altri pensieri dei quali mi dimentico subito dopo; mi accorgo che per essere una domenica di agosto la città è piuttosto vuota.
Roma mi è sempre stata descritta come la più caotica delle città, piena di gente a qualsiasi orario del giorno e della notte, eppure non mi sembra tanto diversa da casa mia.
"Dove sono tutti?" chiedo senza qusi accorgermene senza allontanare il naso dal vetro appannato del finestrino.
"Tutti chi?" chiede a sua volta.
"Tutti tutti...sembra che non ci sia quasi nessuno per strada..."
"Ah, capisco...sei una di quelli che si aspetta di camminare per Roma schiacciata tra i milioni di turisti che la visitano ogni giorno?" ride e io arrossisco immediatamente "Ehi, tranquilla! La pensano tutti come te prima di venire qui...Certo non si può dire sia un paesino tranquillo ma, niente di tanto esagerato...soprattutto ad agosto quando la maggior parte dei romani va a godersi il mare...e di domenica! Chi resta in città lo trovi certo a fare un picnic in qualche parco..."
Mi spiega con quel suo accento poco marcato.
"E noi?" chiedo voltandomi verso di lui "Dove andiamo?"
Mi guarda con la coda dell'occhio da dietro i suoi occhiali e sorride.
"Vedrai." dice prima di accelerare e girare a destra.
Saliamo lungo una strada contornata da alberi e piante, per pochi secondi mi sembra di intravedere i tetti della città tra le fronde e le foglie.
Arriviamo su una piazzola e lui posteggia la macchina che si ferma dopo qualche scossone.
Spegne la radio ed esce dall'auto: corre verso il mio sportello ma non fa in tempo ad aprirlo per me che io sono già uscita.
Hai perso la tua occasione...
Mi guarda un momento prima di farmi cenno di seguirlo.
Il suo sguardo era a metà tra la sorpresa e la delusione.
Lo seguo fino a girare l'angolo di un muro alto e coperto da piante e quello che vedo mi lascia senza parole.
Avanziamo verso una ringhiera di ferro oltre la quale l'Altare della Patria spicca in lontananza e attorno a lui tutta Roma mi rivolge i suoi tetti rossi e i suoi pini alti e secolari.
Affianco a me coppie si abbracciano alla vista di tale spettacolo e turisti si sprecano in fotografie da tutti i punti di vista.
Lorenzo mi si avvicina appoggiandosi alla ringhiera con gli avambracci, si alza gli occhiali sulla testa e mi guarda, ma io ho occhi solo per lei.
La città eterna.
"Certo, di sera è ancora più bella..." commenta lui e al tono di un uomo abiutato a tale meraviglia si contrappone il mio, come quello di una bambina che vede per la prima volta il mondo fuori dalla sua casa.
"È meravigliosa..." dico semplicemente mentre il sole esce da dietro una nuvola passeggera.
"Già...hai ragione...lo è davvero." risponde lui dopo pochi secondi e lo guardo.
Mi rivolge un sorriso e si rimette dritto.
Mi prende la mano con mia totale sorpresa e quel gesto mi distoglie dalla meraviglia della vista.
La sua mano stringe la mia e mi trascina verso la nostra sinistra.
"Vieni dai, o non troveremo posto!" esclama avvicinandosi ad una porta di vetro; sopra di essa una pensilin verde e a lettere luminose la scritta "Ristorante caffè lo Zodiaco".
Mi accorgo del locale solo adesso, appena siamo scesi dall'auto sono stata subito rapita dal belvedere.
Saliamo delle scale e ci ritroviamo in una sala di ristorante con una grandissima vetrata; è come un cubo di vetro che fluttua sulla città.
"Luca!" esclama Lorenzo andando verso un ragazzo alto che lo abbraccia a sua volta.
Io lo seguo imbarazzata.
"Lorenzo! Chi se vede..." risponde lui "Che ci fai qua?"
Lui mi indica con lo sguardo e il suo amico mi sorride e si avvicina con gli occhi socchiusi.
"Ora capisco...enchanté, signorina..." dice, mi prende la mano e la bacia.
Io rido e Lorenzo mi allontana con un ghigno.
"Fermo là, non è il tuo tipo te l'assicuro..." gli dice e poi si rivolge a me "E lui non è certamente il tuo!"
"Sei troppo prevenuto..." lo rimprovera lui "Piuttosto..."
"Giusto..." lo interrompe "Che per caso avresti un tavolo per due, per il tuo vecchio amico?"
"Mi sembra di averti ripetuto più di dieci volte che devi prenotare! Non puoi arrivare qui e cullarti del fatto che ci sono io! Non posso sempre appoggiare le tue follie..." risponde Luca ma Lorenzo sorride e alla fine, dopo un lungo gioco di sguardi il giovane maitre annuisce con un sospiro.
"E va bene...c'è un tavolo per due laggiù, ma devi liberarlo entro le due!" esclama e Lorenzo gli dà una pacca amichevole sul braccio.
"Due ore ci bastano e avanzano! Sempre che la tua cucina sia abbastanza veloce..." gli fa un occhiolino e mi tira con se verso il tavolo prima che lui possa rispondergli.
Lo seguo e mi siedo difronte a lui, alla mia destra la vetrata e il panorama mozzafiato.
Faccio per aprire il menu, ma lui mi ferma.
"Camilla...non c'è bisogno...hai detto che vuoi che ti convinca a restare qui, giusto?" chiede.
"Non esattamente, ma..." inizio e lui mi interrompe.
"Allora è Carbonara..."
"Carbonara?"
"Carnonara!"
Un cameriere ci raggiunge e lui ordina per entrambi.
Prende del vino rosso che io so già che non berrò.
"Allora..." dice guardandomi negli occhi e le sue labbra si piegano in un sorriso storto "Che altro mi racconta la ragazza che non beve caffè..."
"Dipende che altro vuoi sapere..." rispondo.
"Stupiscimi..." dice sorseggiando il suo vino.
"Beh se ti ha stupito il caffè, sappi che quella bottiglia di vino la berrai da solo...e non provare ad offrirmi una sigaretta!" rido e lui sgrana gli occhi.
"Non ti piacciono?" chiede.
"Non li ho nemmeno mai provati in realtà..."
Smette improvvisamente di bere e mi guarda sconvolto.
Forse non avrei dovuto dirlo...mi prenderà per una disagiata.
Improvvisamente il suo sguardo si illumina.
"Ho un'idea!" annuncia e si volta verso Luca che sta passando accanto a noi verso la cucina e gli sfila il taccuino con la penna dalla tasca.
Alla sua occhiataccia risponde con quel suo solito sorriso.
"Cha fai?" chiedo mentre lui scrive su una pagina del quadernetto.
"Hai detto tu che Roma è magica, ed hai ragione! Che altro modo se non questo per rendere indimenticabile questa settimana..." risponde mostrandomi ciò che ha scritto:
10 cose che non ho mai fatto
1.Fumare una sigaretta
2.Ubriacarsi
Sgrano gli occhi.
"E chi meglio di me per farti recuperare tutto quello che ti sei persa..." aggiunge riprendendo il taccuino e ricominciando a scrivere .
"Chi ti dice che mi sono persa delle cose? Solo perché non capisco il volersi rovinare la vita con fumo e alcool, non vuol dire che..."
"Quanto spesso vai a ballare?" chiede interrompendomi e io non riesco a mentire per quanto ci provi.
"Beh.."
"Immaginavo...Neanche in un bar?"
"Per bar intendi...a colazione?"
"Come non detto...certo questo è d'obbligo...questo sono certo che non l'hai mai..." mormora a se stesso scrivendo freneticamente sul suo pezzo di carta.
"Posso?" chiedo quando posa finalmente la
Penna e lui sorride soddisfatto prima di passarmi il taccuino.
Leggo ad alta voce:
1. Fumare una sigaretta
2. Ubriacarsi
3. Rimorchiare al bar
4. Violare la legge
5. Venir buttata fuori da un bar
6. Stare sveglia fino all'alba
7. Vedere Pulp Fiction per intero
8. Andare a ballare
8. Imbucarsi ad una festa
9. Mangiare una carbonara Romana
"Vorrei sapere cosa intendi per violare la legge..." chiedo incuriosita e spaventata e lui ride.
"Non finirai in carcere Cami, tranquilla!" esclama e il modo in cui pronuncia il mio nome mi fa sorridere.
Dalle mie parti gli danno un intonazione completamente diversa; nella sua bocca sembra...diverso.
"Allora...accetti?" chiede avvicinando il suo calice di vino.
E forse io potrei essere diversa, anche solo per una settimana.
"Perché no..." rispondo avvicinando il mio pieno d'acqua e facendoli tintinnare.
"Mi manca il numero dieci però...sono a corto di diavolerie!" esclama e io rileggo la lista e lo guardo.
Gli faccio cenno di passarmi la penna e scrivo io stessa l'ultimo punto della mia bucket list improvvisata, prima di restituirgli il quaderno.
Lui legge e sorride.
Mi guarda e il suo sorriso si fa più grande.
Strappa la pagina, la piega e la mette nel taschino della sua camicia.
Prendo il taccuino e scelgo un'altro foglio bianco.
"Ora tocca a te." dico e lui sgrana gli occhi.
"A me?" chiede ridendo ancora "Ti assicuro che ho fatto già tutto...e anche troppo..."
"Deve esserci qualcosa...almeno una cosa che non hai mai fatto..."
Mi guarda a lungo e non riesco a liberarmi dai suoi occhi.
Quando finalmente lo faccio mi sento come se mi stessi sottraendo alla forza di una calamita troppo forte per me.
"Forse una cosa c'è..." dice in fine e io mi accingo a scrivere soddisfatta.
"Innamorarmi." dice serio e io alzo lo sguardo su di lui che schiude le labbra.
Il sole che entra dalla vetrata illumina i nostri occhi e i bicchieri pieni tra di noi.
Gli alberi si muovono fuori lungo il colle e attorno ad un cartello in ferro battuto che pende lì dove poco prima mi meravigliavo della vista e del quale non mi ero ancora accorta: Vialetto degli innamorati.
Il nostro sguardo viene interrotto dal cameriere che ci serve due piatti di fumante carbonara.
Lo ringraziamo e Lorenzo sembra aver perso ogni interesse nella nostra conversazione a favore della sua pasta.
"Mia cara Camilla..." dice sistemandosi il tovagliolo al collo "Benvenuta in paradiso..."
Sorrido prima di proseguire al primo assaggio.
Beh, non c'è che dire...buona è buona!
Lui aspetta con ansia un mio responso ma io non dico nulla, mi limito a guardarlo e annuire mentre gusto quel capolavoro culinario che mi è stato servito.
"Vedi che avevo ragione..." dice lui versandosi dell'altro vino.
"Già..." dico mandando giù ciò che avevo in bocca "Te lo concedo!"
"E allora a te!" dice alzando il bicchiere "Al primo punto superato della tua lista e alla scoperta di una nuova Camilla..."
Il suo tono e solenne da far ridere, eppure estremamente penetrante.
Partecipo al suo brindisi ma riposo il bicchiere subito dopo.
Per questo c'è ancora tempo...un punto alla volta.
E mentre fuori il sole riscalda una romantica Roma e i suoi innamorati, qui dentro noi ci godiamo un pranzo per niente romantico e tanto improvviso quanto quello che mi aspettava sotto il cielo della Capitale.
9. Mangiare carbonara romana✔
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