capitolo 4: combattere
un'altro giorno perso a girare. era il quarto e mano mano che andavamo avanti la ragazza peggiorava. era arrivata al punto da tossire quasi costantemente sangue, si dimenava dal dolore e ormai i tranquillanti stavano finendo
-Annalisa, bisogna fare scorta di tranquillanti
-io vedo di pulirla dal sangue, tu vai a comprarne un altro po'... conserva gli scontrini cosi lo stato può risarcirti
-ma io non conosco la cit...
-tu... conosci... la città...
Caterina mi guardava con uno sguardo misto tra il dolore che stava provando e la rabbia
-..non fingere... sai che qui c'é una farmacia sempre fornita e aperta 24h...
-...come...
la ragazza tornò a tossire sangue, gli schizzi macchiavano tutta l'auto
-non é il momento di pensare a questo, vai in questa farmacia e prendiamogli dei tranquillanti!
il tono agitato di Annalisa mi zittì, partii in silenzio. Era vero, c'era una farmacia sempre ben fornita, e sapevo dove stava, ma non volevo andarci. mentre viaggiavo continuavo a guardare la ragazza dietro di me: i suoi occhi erano diretti verso lo specchietto, verso di me, mentre si stringeva il petto con una mano e si tappava la bocca con un fazzoletto ormai tinto di rosso. la tosse era forte, e le lacrime erano molte, ma lei continuava a guardare me. arrivai davanti alla farmacia e scesi di corsa, entrai scattando verso il bancone
-salve, Farmacia...
-mi servono urgentemente dei pacchi di anestetici molto potenti...
appena me ne resi conto ricevetti un ceffone in faccia. era lei, un'altro demone
- sei solo uno schifoso uomo... cos'é, hai fatto del male a un'altra donna e adesso devi dargli degli anestetici?
-mi servono urgenti, sta malissimo...
-io te ne darò uno di anestetico, poi chiamerò la polizia...
sbattei le mani sul bancone. ero furioso. per colpa del mio passato quella ragazza stava per morire tra atroci dolori, e senza aver trovato la sua parentela
-dammi quei dannati anestetici e lasciami andare! c'é una ragazza affetta da cancro mortale ai polmoni e sta sputando sangue seza sosta tra atroci sofferenze! ora tu mi darai quelle medicine e solo dopo che lei sarà tranquilla tu e la tua famiglia potrete lanciarmi tutti i sassi che volete!
la donna, sentendo questo, prese un pacco di anestetici e corse fuori con una sua collaboratrice, io rimasi fermo davanti al bancone guardando a terra. perché? per colpa di una casualità la mia vita era stata distrutta, e ora per colpa della mia vita quella ragazza morirà senza aver visto nemmeno un parente. mi scese una lacrima. sentivo una fitta al petto. Alzai lo sguardo quando sentii la porta dell'entrata aprirsi, prima l'aiutante con la faccia sconvolta verso di me, poi la donna a testa bassa. tornarono dietro il bancone e mi diedero due pacchi di traquillanti
-quanto devo darti?
-niente, ho già parlato con la poliziotta... ora vai
presi i pacchi e la guardai, i suoi occhi guardavano un punto vuoto ai suoi piedi, e aguzzando la vista vidi le sue labbra stringersi tra i denti. tornai in macchina, Caterina stava tossendo ancora ma era più calma, la poliziotta sembrava voler tirare giù il mondo dalla rabbia ma stringeva con forza il pantalone e teneva lo sguardo basso
-tutto ok?
- si... andiamo a mangiare da qualche parte, un posto economico...
accesi la macchina
-so io dove dobbiamo andare...
poi partii. durante il tragitto Caterina dormiva e Annalisa stava in silenzio, io guardavo avanti ma la mente era persa nei miei pensieri. avevo iniziato questo viaggio per aiutare la ragazza a trovare i suoi parenti, ma ora volevo fronteggiare i miei demoni, il mio passato, volevo tornare la dove ero scappato. avrei affrontato il mondo per poter tornare a sorridere come un tempo, e il primo passo sarebbe stato questo viaggio. ci fermammo in un ristorante, scesi e aiutai Annalisa a mettere sulla sedia a rotelle Caterina
-mi sembra un po troppo questo ristorante...
-tranquilla Annalisa, pagherò tutto io, e non voglio nemmeno il risarcimento dallo stato
-ehm... tutto bene Andrea? ti vedo diverso...
-sto bene, solo che... era da tempo che volevo venire qui
spinsi per la salita Caterina fino all'entrata, li una ragazza ci accolse con un sorriso
-salve, avete prenotato?
-no, ma siccome andiamo di fretta vorrei far almeno mangiare lei
Caterina alzò leggermente la mano sorridendo, la cameriera le sorrise un po a disagio
-vi prego, datemi un secondo, vado a chiedere al capo se ci sono posti disponibili
- ditegli anche che il cliente in questione e Andrea Mariano
la ragazza sorrise, poi si allontanò
-Andrea, sicuro che possiamo stare?
-tranquilla, Annalisa... voi mangerete, io devo affrontare un attimo una mia battaglia personale... non ci metterò molto, conoscendo la persona
non finii di parlare che una donna anziana in lontananza mi guardava con disprezzo, si avvicinò decisa
-Laura, porta la malata e la signora al tavolo dieci, io mi occupo di lui...
la cameriera prese il mio posto dietro la sedia a rotelle e accompagnò le donne al tavolo
-sei sfacciato come al solito... anche alla sua morte insistevi in modo sfacciato che non avevi fatto niente
-sembra che l'età ti faccia brutti scherzi alla memoria... io ricordo di aver pianto fino allo stremo, e voi mi accusavate... ricordo anche il pestaggio
- te lo sei meritato, bugiardo assassino...
-io non voglio ne il perdono ne altro, so che non é stata colpa mia e ho la coscienza apposto, parte per il dolore di averla persa... se non mi vuoi qui non mi interessa, basta che fai mangiare le persone che ho portato... metti tutto sul mio conto
mi avvicinai a lei
-...non farò due volte lo stesso errore... non scapperò di nuovo...
poi uscii. aspettai le ragazze in macchina, il portafoglio aperto con la foto di me e lei. la mia amata. Era carnevale, lei ed io eravamo vestiti da pagliacci e sorridevamo mentre ci facevano le foto. un sorriso di felicità, un amore che avrei pensato fosse eterno. mi strinsi una mano al petto, le lacrime che uscivano disperate. perché perdere tutto ciò che amavo? perché era finita così? forse la colpa era veramente la mia, non ero stato attento quel giorno. alzai lo sguardo quando mi accorsi dell'uscita delle ragazze, richiusi il portafoglio e mi asciugai le lacrime, poi vidi Caterina farsi abbracciare dalla donna anziana, Annalisa che si asciugava le lacrime mentre teneva la sedia a rotelle. appena arrivarono alla macchina misi dentro Caterina e partimmo. durante il tragitto Annalisa scoppiò a piangere
-che hai Annalisa?
accostai e spensi l'auto, poi mi girai verso di lei. il suo sguardo piangente era rivolto verso di me
-ecco... io...
la mano di Caterina raggiunse il braccio di Annalisa, come per fermarla
-e solo triste per me siccome non mi rimane molto tempo da vivere... tranquilla Annalisa, io ormai l'ho accettato... per favore non piangere per me...
Annalisa sembrò non capire perché aveva detto quelle cose, però si zittì e fece un cenno col capo
-Caterina, una curiosità... tu conoscevi la signora del ristorante?
-no
-allora perché ti ha abbracciata fuori dalla porta?
-le ho raccontato la mia storia, era solo molto triste...
sembrava voler deviare il discorso girandosi di lato per non incrociare il mio sguardo, Annalisa girò il capo verso il finestrino. vedendo questo tornai a guidare. sentivo come un segreto che mi riguardava, mi stavano nascondendo qualcosa, ma io ero solo un estraneo e non avevo diritto a intromettermi nella fiducia che Caterina aveva riposto in Annalisa, anche se mi faceva sentire più distante da quella storia che volevo diventasse parte di me.
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