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Capitolo 1: Il Presente

Il caffè era bruciato, amaro, ma almeno mi teneva sveglio in quelle ore del giorno. Posai la tazza e ripresi il piccone, pronto per un'ennesima serie di colpi per rompere i massi. La canotta sudata stava iniziando ad essere fredda a causa del venticello che si era alzato, perciò mi rimisi in moto sperando che la fatica potesse riscaldarmi di nuovo. Il mio turno era quasi finito, così cominciai ad alleggerire il lavoro

-ehi, ragazzo... Portami quel masso che ci serve per le mura

Fermai il piccone guardando la figura in lontananza

-coraggio, non abbiamo tutto il giorno

Presi il masso fin sopra la spalla e con fatica lo portai fin da loro

-ancora mi devi spiegare come mai sei venuto a lavorare qui... Con il tuo livello di studi potresti puntare molto in alto...

-eccoti il masso, ora vado a lavarmi... Il mio turno è finito

Me ne andai senza rispondere. Uscii dagli spogliatoi e tornai a casa. Una casa piccola, silenziosa e ordinata. Una semplice casa da single. Gettai la giacca sul divano e mi buttai di fianco. Un'altra giornata di lavoro stancante, e un'altra serata di pizza e film. Una routine ormai. Una ripetizione che ormai da dieci anni riempiva la mia vita

-dieci anni... Come il vento...

Stavo per entrare di nuovo in quella parte della mente che avevo chiuso, una porta che non avrei mai voluto aprire. Ripresi la giacca ed uscii. Camminai per le stradine del mio paese cercando una distrazione. Una ragazza sulla ventina, occhiaie nere e vestito dark con una sigaretta che camminava barcollante per la via. Nessuno la considerava, tutti la spintonavano e si allontanavano. Nessuno si domandava perché stava così. Nessuno stava pensando di aiutarla. Si avvicinò a me barcollando, la deviai ma lei mi prese la spalla con una stretta umida. Aveva vomito sulla bocca

-... Aiu... to...-

Mi cadde tra le braccia, ed io non potetti far altro che inginocchiarmi per farla sdraiare

-qualcuno chiami l'ambulanza! Aiutatemi, sta male-

La folla di gente accorse subito, come se fosse interessata più all'accaduto che al chiamare soccorsi, e alla fine una chiamata ci fu. Entrai insieme agli infermieri nell'ambulanza

- ora ci pensiamo noi

I medici la presero e la misero sul lettino, mi allontanai per farli lavorare ma la mano della ragazza mi strinse

-vieni... Con me...

Mi guardarono

-salga anche lei, non abbiamo tempo per convincerla a lasciarla

-d'accordo

Così salii anch'io.

Arrivammo in ospedale, aspettai finché non finirono poi andai a farle visita. La guardai riposare.

"Ma perché sono qui? Perché sono venuto con questa ragazza in ambulanza? Perché ho aspettato che fosse salva? Come mai tutto questo?"

Uscii dalla stanza pronto per andare via ma un medico mi fermò

-lei è un parente della donna?

-no, sono colui che l'ha soccorsa... Ho visto i sintomi e ho capito che era grave... Si riprenderà?

-beh... come posso dire... La ringrazio da parte della ragazza per averla soccorsa... Credo se lo ricorderà nel poco tempo che le rimane...

-mi spieghi meglio

-quella donna è il caso peggiore della storia medica... Ha un tumore al polmone destro che prende tutto l'organo... Se sarà forte potrà durare una settimana

Sbiancai. Quella donna era morta a prescindere. Non c'era nulla da fare. Mi voltai quando la sentii gemere

-ehi, ragazza... Tutto bene? Sei in ospedale

Il medico fu subito calmo e cortese

-come... Come...

-ti ha portato questo ragazzo... Gli sei caduta tra le braccia

-ehm... Ciao... Eri davanti a me... Ed io, ecco... Ti ho soccorsa... Stai bene ora?

-...Si...

-riesci a dire il tuo nome?

-Cate... rina...

-Caterina, hai il numero di qualche parente da contattare?

-no... Ness... uno...

-capisco... Riposa adesso, qui stai in buone mani

Ci allontanammo

-che dispiacere... Nessun parente da contattare per farlo venire qui, e lei fra una settimana non ci sarà più... Se vorrà rimanere qui in ospedale fino ad allora non ci sarebbe nessun problema, ma mi dispiace che la famiglia non saprà nulla...

Era sola, nell'ultima settimana di vita. Sentii una fitta

-ecco... Forse posso aiutarla io... Se si sente meglio posso portarla a casa dei parenti così da parlargli di persona...

-per essere sinceri già ora sta al meglio delle sue condizioni, però non possiamo farla andare via con uno sconosciuto, spero mi capisca

-può controllare dai database, sono stato uno scienziato del centro malattie infettive, settore sperimentale... Sono uno sconosciuto, certo... Ma sono la persona più qualificata per portarla in giro, essendo un esperto...

lui mi guardò un momento, poi guardò la ragazza

-... Dottore, la guardi... Ha una settimana di vita... Per il bene suo e della sua famiglia siamo obbligati ad aiutarla al massimo delle nostre forze

Il medico ci pensò su un po', poi mi sorrise

-vedo che ti sta a cuore la ragazza, pur essendo sconosciuti...

-mettiamola così... Ha delle somiglianze fisiche a una persona a me cara...

Era così. I capelli spettinati rosso naturale e il fisico minuto con un leggerissimo accenno di muscolatura erano somiglianti

-e va bene, se vuoi accollarti questa responsabilità io te la concedo, ma devi chiedere anche il permesso della ragazza per poterlo fare, andiamo a chiederglielo più tardi, ok?

-va bene...

Camminai per l'ospedale pensieroso. Dieci anni, e io ancora mi crugiolavo dolorante davanti a quella porta che fermava i miei ricordi peggiori. Mi fermai nel reparto neonatale, davanti al vetro che divideva i parenti dai neonati, senza però vietargli la vista di quei magnifici pargoletti. Mi fermai davanti al vetro, intanto una coppia stava uscendo dalla porta di fianco con il loro bambino in braccio. Erano felici, l'uomo giocava con la mano del bambino mentre piangeva a dirotto dalla felicità, la moglie invece rideva per la buffa espressione del marito mentre tentava di far ridere il piccolo. Erano una famiglia. Una famiglia completa. Si fermarono davanti a me accorgendosi del mio interesse

-... E una femminuccia...

-... E bellissima, complimenti...

-si chiama Sofia... Saluta Sofia...

Gli mossero delicatamente la mano in segno di saluto verso di me

-ciao Sofia, sei una bellissima bambina

-anche lei è qui per il grande momento?

-no no no... Sfortunatamente sono single, ma mi piacciono molto i bambini... Mi piacerebbe averne uno un giorno...

La signora avvicinò la bambina a me

-la vuoi tenere un po' in braccio? Tanto per prepararti a quel momento

-non credo sia il caso...

-tranquillo, mica ti mangia... A meno che non abbia preso il mio appetito ahahaha...

Presi in braccio la bambina. Era tiepida, morbida, mi guardava con gli occhi socchiusi

-com'è tenere una bambina?

-mi sento fragile ma allo stesso tempo Dio... Sento di doverla proteggere ad ogni costo...

-sante parole... Le stesse cose che ho provato io appena l'ho vista

-taci tu... Che appena l'hai vista hai detto "e mo chi guarda le partite con me?"

Si mise a ridere, intanto il marito sorrideva imbarazzato

-un giorno vorrei stare al vostro posto, così da dire le stesse cose che voi mi avete detto oggi... Così da far felice una persona così come avete fatto voi con me

-ne siamo lieti...

Si allontanarono con la bambina in braccio, li salutai di conseguenza. Tornai dalla ragazza insieme al medico

-Caterina... Sei sveglia? Dobbiamo parlarti

i suoi occhi si aprirono a malapena

-ascolta, se tu vuoi questa persona ha accettato di farti da accompagnatore per andare a trovare i tuoi genitori, così da dirgli tutto ciò che hai... E il tempo che ti rimane...

La ragazza indirizzó lo sguardo verso di me

-... Sul... Serio...? Lo fares... Ti... Per me...?

-voglio aiutarti, perciò ho pensato che essendo un esperto nel settore sarei l'accompagnatore giusto per te... Tranquilla, ho dato tutti i miei dati alla polizia qui fuori, ci faranno da scorta per tutto il tempo

-... Capisco... Va bene...

E mentre lei provava inutilmente a muoversi nel letto per guardarmi meglio, io cercai almeno un motivo che mi aveva spinto a farlo. La guardai di nuovo. Era quello il motivo

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