Il carillon
N.d.A. Mia madre mi dice sempre di segnare le date su ogni cosa che scrivo/scarabocchio, ma io sono stupida e non lo faccio mai. Scusa ma', non so quando ho scritto questa roba.
Se la civiltà umana dovesse essere minacciata di distruzione totale e si volesse lasciare di essa qualche cosa che meglio testimoniasse ciò che ha saputo produrre l'intelligenza umana, che cosa sceglieresti e per quale motivo?
Tra un giorno o cento anni, il nostro pianeta azzurro, che ci ostiniamo a chiamare amichevolmente Terra e che ruota per terzo attorno a una nana gialla qualunque, in un braccio di una galassia a spirale barrata qualunque, diventerà identico a tutti gli altri pianeti suoi fratelli.
Le terre verranno invase dai deserti e diventeranno aride e sterili. Nulla potrà più crescere in nessun luogo. L'acqua sarà quasi inesistente e quella poca che resterà sarà solforosa e corrosiva.
Di ciò che rimarrà delle sue rovine, consumate dalla sabbia e dal vento, e di coloro che in tempi lontani le costruirono si racconteranno solo leggende e favole. Gli sciacalli avranno fatto piazza pulita di tutto ciò che vi sarà stato di valore appena il pianeta sarà scoperto, anche se ogni tanto qualcuno tornerà a cercare qualche pezzo da rivendere a buon mercato.
Qualche romantico, invece, si arricchirà alle spalle di quella misteriosa civiltà sconosciuta inventando libri su libri di fandonie senza senso e scrivendo forse un'intera saga letteraria su quelle leggende.
Qualcuno, uno sciacallo in cerca di artefatti rari o un romantico in cerca di ispirazione per il suo nuovo libro, tornerà su quell'arido pianeta, l'unico nel suo sistema ad essere un minimo interessante.
Capiterà in un deserto qualunque, uguale a tutti gli altri e vagherà senza metà, cercando nuovi giganti di metallo ormai morti e mezzi sepolti dalla sabbia pieni però di oggetti da rivendere e pieni di storie da inventare.
Forse penserà sognante al genio che un tempo era riuscito a far stare in piedi certi colossi metallici o semplicemente ci passerà accanto senza prestare troppa attenzione.
Poi entrerà in una rovina che apparentemente sembrerà più stabile delle altre. Sarà una casa qualunque affondata nella sabbia.
Scenderà con attenzione, per evitare di scivolare e venire ingoiato per sempre nelle profondità di quel pianeta morto.
All'inizio non troverà molto: pezzi di metallo sparsi per terra mimetizzati tra le ossa vecchie e fragili.
Si farà strada tra la polvere e la sabbia che sarà riuscita a entrare anche nel cuore di quel luogo.
Poi il suo sguardo distratto o sognante si fermerà in un angolo di una stanza uguale a tutte le altre, vuota e triste come tutte le altre.
In quell'angolo, però, ci sarà qualcosa che nessuno avrà trovato prima.
Uno strano blocco di metallo, un parallelepipedo, più grande di quelli che si potranno trovare in giro prima di quel momento, pressoché ovunque. Questo non avrà uno pseudo schermo di vetro. Sarà lavorato con cura per quanto, anche lui, come tutto ciò che si troverà sul nostro pianeta, sarà rovinato e danneggiato dall'abbandono. Avrà degli strani ghirigori in rilievo, anche se alcuni si saranno staccati e saranno persi per sempre. Non si potrà mai più ammirare lo splendido disegno.
Chi lo troverà lo porterà con sé, nel luogo che chiamerà casa. Lo osserverà per un po', senza neanche toccarlo. Penserà a quanto potrà valere al mercato nero o quante storie potrà raccontargli.
Poi comincerà a pulirlo, un po' per renderlo più gradevole alla vista (e quindi alzare ancora il suo prezzo), un po' per cercare altri indizi sul suo significato e sulla sua essenza.
Noterà allora una specie di chiave incastrata nel lato più corto della scatola: prima cercherà di toglierla ma per evitare di romperla, danneggiando così la merce o quel artefatto così curioso, eviterà di forzarla.
Così proverà a girarla. Al primo colpo sbaglierà verso: la chiave non si muoverà di mezzo centimetro, così proverà dall'altra parte.
Finalmente ingranerà.
Girerà quella piccola chiave molte volte, ma nulla si aprirà. La girerà ancora un paio di volte e lascerà la presa, battuto.
Si allontanerà da quell'oggetto, deluso, chiamerà qualcuno a cui piazzare quella robaccia o chiamerà il suo capo e si giustificherà dicendo che neanche quella volta avrà trovato una buona idea per la nuova storia inventata.
Poi, un secondo prima di avviare la conversazione, sentirà una cosa strana e ritornerà all'oggetto. Non si sarà sbagliato. L'oggetto trasmetterà una melodia. Certo, qualche nota salterà o si avvertirà distorta, dopo tutto prima di quel momento era abbandonata nella sabbia in un pianeta inabitato, però anche quel piccolo difetto lo renderà più magico.
Chi l'avrà trovato lancerà un urlo di pura gioia, perché non sarà esistito nulla di simile prima di quel momento così il suo valore quadruplicherà e diventerà ricco o potrà inventare tutte le storie che vorrà su quell'oggetto così meraviglioso e diventerà ugualmente ricco.
I media verranno presto a conoscenza di quel ritrovamento e per mesi non si parlerà d'altro.
Verranno fatti centinaia di saggi sulle teorie riguardo a quell'oggetto e la civiltà che l'aveva creato con mano sapiente ma ormai estinta, la melodia sarà commercializzata e re-mixata migliaia di volte.
E spesso, parlando del più o del meno, in qualunque luogo, si dirà:
"Ehi! La senti anche tu?"
"Sì, è quella musica!"
"Esatto, sembra che venga..."
"Da un pianeta desolato che orbita per terzo, intorno a una nana gialla qualunque di un braccio di una galassia a spirale barrata qualunque?"
"Già..."
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