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27/09/2017

Ti è mai capitato di trovarti in una situazione in cui hai temuto di parlare? Ha prevalso l'omertà o il coraggio? Rifletti sul perché della tua scelta e sulle sue conseguenze.

Quanto ciò che sto per raccontare è archiviato come top secret e anche come "Documento sensibile, non aprire prima del prossimo secolo", per cui i nomi delle persone coinvolte (compreso il mio) non saranno quelli reali, poiché rischierei l'ergastolo o addirittura la condanna ai lavori forzati per divulgazione di dati sensibili appunto.

Ricordo ancora la claustrofobica aula bianca piena di una ventina scarsa agenti. Era tutto un gran fremito e non si sarebbe potuto trovare un solo agente seduto su quelle scomode sedie di eco plastica.

A ripensarci forse ce n'erano due o tre seduti ma non è questo il punto.
Non era nulla di speciale: una semplice stanza quadrato dalle pareti bianche riempita da meno di una quarantina di sedie. Contro una parete c'era un grande schermo e davanti a questo una cattedra con tre sedie.

Stavo parlando con una collega – piuttosto carina, se posso dire – quando entrarono e si fece silenzio.

Lasciai la mia pseudo amica bionda, andai a sedermi accanto alla mia partner (esclusivamente lavorativa, che non si dica che ci sia qualcosa tra di noi), nelle ultime file di sedie occupate, e mi unii al surreale e rispettoso silenzio.

Erano entrate solo tre persone, l'ispettore capo, il suo vice e il mio diretto superiore.

Quest'ultimo era il più sciatto dei tre: gli altri indossavano un completo bluastro e uno più grigio mentre l'ispettore – la persona presente in quell'aula a cui portavo più rispetto – indossava il suo solito cappotto beige con il colletto alzato.

- Guardalo – mi disse la mia partner mentre tutti gli altri già bisbigliavano tra di loro – Lo fa per far risaltare i suoi zigomi, quel narcisista del

L'ispettore capo Smith intimò di fare silenzio con il semplice movimento della sua mano.

Io non sarei comunque riuscito a proferire parola, troppo nervoso, troppo teso.

I tre si sedettero e dietro di loro lo schermo si accese.

Mostrò foto che avevo già visto dal vivo, per cui non mi procurarono stupore ne tanto meno conati di vomito; contribuirono invece a accrescere la mia tensione.

Smith spiegò che il cadavere smembrato, scuoiato e in parte carbonizzato apparteneva alla – e cito testualmente – "buon'anima dell'onorevolissimo governatore".

- Che in tutto il suo "onorevolissimo" mandato non aveva combinato un accidenti! - sbuffò a bassa voce la mia partner Nicole, dando voce ai pensieri della maggior parte dei presenti e forse anche dello stesso ispettore.

Tirai fuori dal taschino la mia matita mezza mangiucchiata e presi a giocherellarci nervosamente.

- Il corpo, e le armi usate abbandonate accanto ad esso, sono stat trovati a una decina di chilometri dagli alloggi del... - aggiunse poi che non ci furono testimoni e che l'ubicazione del corpo fu segnalata da una chiamata anonima fatta da un vecchio telefono pubblico. Inoltre le indagini si era aperte quella notte stessa e non erano ancora stati trovati testimoni.

Il mio superiore Greg si alzò in piedi e continuò: - Nell'infausto caso che questi testimoni non si trovassero dovremmo raccapezzarci con quello che abbiamo. Presto i ragazzi della scientifica ci sapranno dire se hanno trovato qualcosa di interessante – poi si risedette e tornò al suo asociale silenzio.

Sistemata la matita nel taschino, cominciai a sudare freddo e a battere leggermente i denti e fu abbastanza perché Nicole si accorse del mio stato emotivo.

Era impossibile che non si sarebbe trovati testimoni, in quanto io stesso avevo assistito – fortuitamente o meno – a quel freddo massacro.

Ero uscito per una passeggiata quando vidi l' "onorevolissimo governatore" picchiato, mutilato e quant'altro.

Uscire senza la solita scorta non era poi stata una bella idea.

E fin qui non avrei avuto problemi a fare rapporto e non era infatti quello che mi spaventava, ne tanto meno che l'anonima telefonata fosse invece mia.

Quella notte vidi chiaramente l'assassino: non un barbone, certamente non un pazzo ma una persona rispettata e il punto che più di tutti mi terrorizzava era che si trovasse lì, in quella stanza.

Riportai tutto ciò a Nicole che mi spronò a "essere uomo" e a parlare di ciò che aveva visto.

Ma ero terrorizzato.

Per prima cosa potevo essermi sbagliato e la luce fioca dei lampioni poteva avermi ingannato quindi non me la sentivo di accusare gente di grado superiore al mio senza prova alcuna.

Seconda cosa che mi suggeriva di serrare la mia boccaccia per almeno mille anni erano le ripercussioni: l'assassino non era certo un signor nessuno, avrebbe potuto vendicarsi e io ci tenevo alla mia pellaccia, eccome se ci tenevo!

Ma Nicole non volle sentire ragioni e colse la palla al balzo quando Greg riprese la parola:

- Se avete idee, intuizioni o sospetti anche e soprattutto derivanti da queste immagini – spiegò nuovamente in piedi, indicando le rivoltanti diapositive che continuavano a scorrere dietro di lui in un loop infinito – Non esitate a parlare. c'è bisogno di tutte le idee possibili per risolvere al più presto questo – imprecazione- caso, ne va della nostra reputazione!

Nicole si alzò in piedi e subito mi pentii di essere uscito quella sera invece di restare sul divano davanti a Netflix.

- Matthew – disse con voce squillante, indicandomi – Matthew ha qualcosa da dire!

Il viso perennemente apatico di Greg si illuminò per un istante come faceva sempre quando mi toccava parlargli o lavorare al suo fianco; penso di potermi definire il suo pupillo.

Mi alzai lentamente e la sedia fece un rumore terribile in quel silenzio imbarazzante creato da Nicole.

- Parla, ragazzo – mi spronò Smith – Non vediamo l'ora di sentire le tue brillanti deduzioni!

Ero famoso per quello, perché mi bastavano pochi indizi per individuare colpevole, arma e movente e spesso questo cozzava con la mia natura introversa.

- Non è una deduzione signore – spiegai e comincia a svuotare il sacco sottolineando più volte che conoscevo l'assassino e che ero sicuro che si trovasse a quella riunione convocata in tutta fretta.

- Allora dici chi è! - esclamò Greg.

Tutti si stavano guardando tra loro con sospetto e l'assassino era contrariamente l'immagine della calma più totale.

Incassai la testa tra le spalle e – come farebbe un bambino – indicando con il braccio teso l'assassino.

- Oltraggio! - sbraitò Smith, sbattendo i palmi delle mani sul tavolo - È un affronto, è...

- L'ho visto chiaramente; è stato lei – pronunciai con quel poco di coraggio ritrovato – L'ha fatto per liberarsi del governatore.
E chi non ha mai desiderato farlo? Pensai ma preferii tenerlo per me.
- E per creare un caso di grande scalpore, per guadagnare notorietà o...
Già non mi stava più a sentire che era scappato fuori di cosa, bloccato poi da due guardie prima che potesse uscire dall'edificio.

Se la fuga precipitosa dell'ispettore capo dopo la mia infondata accusa (dopo tutto era la mia parola contro la sua) non fosse stata sufficiente come prova di consapevolezza, i ragazzi della scientifica, come li chiama Greg, trovarono alcune impronte digitali sul cadavere e sulle armi usate, sorprendentemente appartenenti proprio all'ispettore capo. E se questo ancora non bastasse una telecamera a circuito chiuso trascurata all'angolo del palazzo accanto alla scena del crimine era riuscita a riprendere tutto quanto.

Tornai a casa il prima possibile per evitare evitare frasi del tipo "Cavolo, deve essere stato forte assistere" o "Non vorrei essere stato al posto tuo" o ancora "Compagno, ti trovi sempre al posto giusto, al momento giusto", non amo stare al centro dell'attenzione.
La sera ero al solito pub come un cittadino qualunque, seduto al tavolo solo come un cane.
Verso mezzanotte un tipo si sedette davanti a me con due boccali di birra tra le mani.

- Greg?
Non avevo mai pensato che il capo fosse un tipo da pub. Quello sorrise e mi avvicinò uno dei due boccali.
- Cosa abbiamo imparato oggi? - domandò dopo essersi scollato metà della propria birra.

- Che anche i pazzi maniaci omicidi possono assumere un ruolo di una certa importanza nella polizia? - risposi confuso da quella domanda.
- Che se a qualcuno fosse venuto in mente di controllare quella – imprecazione – telecamera a circuito chiuso, ci saremmo potuti evitare qualche grana! - sbuffò svuotando il boccale.
Scoppiai a ridere e lui poco dopo di me.

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