09/04/2019
Sono una persona seria, lo giuro.
No, ok, non ci credo neanche io.
Questo tema aveva una traccia da seguire, ma mi sono dimenticata di segnarmela, quindi riporterò solo lo svolgimento.
Comunque sia non era nulla di eccezionale e parlava del fatto che i diritti universali sono tuttalpiù un'utopia.
È ormai sotto gli occhi di tutti il fatto che i maggiori governi del pianeta sono di stampo nazionalista, questo perché il mondo stesso è diventato più nazionalista.
Dopo un periodo che sembrava aver abbattuto ogni barriera, soprattuto dopo il crollo del muro di Belrino, queste vengono nuovamente rialzate e fortificate, come se la Storia non avesse insegnato nulla all'uomo.
E questo è un processo - quello di alzare barriere intorno non solo allo Stato, ma a ciascuno cittadino - che finisce solo a isolare, senza portare molti altri risultati.
Ammetto che mi ha sempre stupito il fatto che non si possa andare facilmente a vivere dove si voglia. infatti non basta conoscere il nuovo Paese, la lingua e in generale la cultura: spesso sono necessari anni per ottenere la cittadinanza e anche con ciò le difficoltà non finiscono.
Ora come ora, spesso, se lo Stato sulla carta garantisce diritti uguali per tutti - a prescindere da tutto - così non avviene nella realtà, per una serie di fattori che possono essere comuni o dissimili a seconda delle minoranze interessate.
Altra questione che trovo tristemente sbalorditiva: nel mondo moderno, dove si fanno passi da gigante in ogni campo, ogni giorno, vige ancora la legge del più forte.
Non saprei come altro descrivere l'avversità e l'odio dei più, che vengono indirizzati verso quelli che sono appunto i meno.
E non parlatemi di omofobia, xenofobia e di altre parole che finiscono in "fobia", perché questa non è paura.
La paura è ciò che spinge masse enormi di persone a scappare da casa per i motivi più disparati (guerra, povertà, violenze, soprusi, mancanza di diritti, persecuzioni) e ad affrontare fughe più grandi di loro, pur di trovare un luogo migliore.
La paura è ciò che magari non fa correre via, perché troppo grande, troppo spaventosa, e quindi rimane in balia come una zattera nell'oceano, senza riuscire a farsi sentire e a chiedere aiuto.
La paura può anche alzare muri enormi, certo: è da molto tempo, dall'alba dei tempi, che ci rifugiamo dietro a mura per fuggire al pericolo.
La paura però non spinge a pensare che qualcuno, per il sesso, l'origine, la religione e l'orientamento sessuale, valga meno di chi incarna lo stereotipo predominante della nazione.
La paura non inizia guerre, a quello ci pensano fame di potere e ricchezza e l'odio.
La paura non spinge a impedire la libertà altrui, quello è sempre odio.
La paura non è mai da confondersi con l'odio dettato dai preconcetti e dall'ignoranza.
Si parla di diritti universali quando, in luoghi della terra più o meno lontani, tu non puoi professare liberamente la tua religione senza venire deriso, isolato e in generale odiato, lei viene lapidata in pubblico perchè omosessuale e loro si vedono chiuse in faccia le porte per una vita migliore, perché stranieri; e si potrebbe andare avanti così all'infinito, con migliaia di esempi.
Ma forse un po' di speranza per questa cittadinanza universale c'è ancora speranza; voglio dire, la speranza è l'ultima a morire, no?
E dunque, se l'odio - come detto prima - dettato da preconcetti antichi e non e da stereotipi infondati, nel mondo moderno - dove, grazie a internet, siamo tutti più o meno uguali - ciascuno può far sentire la sua voce.
A lasciarsi alle spalle questi odi tra popoli, potrà forse essere la mia generazione, se non quella prima, grazie appunto a questa infinità accessibilità a realtà altrimenti lontanissime e stereotipate.
Penso questo perché, più che a vivere dentro alle fortificazioni dei nostri padri e madri, siamo più abituati a vivere tutti sotto uno stesso tetto, in questo "melting pot" di culture, e a non arricciare il naso davanti a qualcosa di diverso.
Questo è qualcosa a cui molto adulti - legati all'idea di cittadinanza nazionale - non arrivano facilmente: siamo tutti diversi e dunque l'importanza e il rispetto che rivolgo ai connazionali deve valere anche per tutti gli altri, fino a quando non si limitano la libertà e i diritti, ovviamente: in quel caso è più che giusto scendere a compromessi.
In conclusione, quindi, viviamo in un mondo in cui si fa spesso di tutto l'erba un fascio e gran parte di noi si è dimenticata che viviamo tutti nella stessa casa e se crediamo che l'abbia costruita una divinità o una casualità del cosmo, se vogliamo cambiare luogo in cui si dorme, per mille motivi diversi, se decidiamo di urlare perchè altrimenti nessuno ci ascolta, se decidiamo che la convenzione uomo-donna non fa per noi, se decidiamo dunque di fare valere le nostre libertà di inquilini e di cittadini della terra, allora dovremmo avere tutto il diritto e tutte le ragioni di farlo e magari un giorno l'avremo, tutti.
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