Atto VII
Naruto sospirò guardando il ragazzo dai capelli corvini. «Hai intenzione di stare lì per le lunghe?» esclamò un po' seccato dalla presenza del suo compagno di squadra. Si trovavano in una piccola stanza della biblioteca del villaggio, illuminata solo da una debole luce che filtrava dalla finestra. Il tavolo era coperto di pergamene e libri polverosi, la maggior parte dei quali scritti in una lingua antica che Naruto trovava incomprensibile. «Tu non hai mai letto un libro in vita tua, e per giunta quella lingua non la conosco. Voglio assicurarmi che tu non faccia idiozie, testa quadrata» rispose il ragazzo dai capelli neri, osservando il biondino con uno sguardo altrettanto infastidito. Sasuke incrociò le braccia, appoggiandosi alla parete con un'aria di superiorità che faceva ribollire Naruto il quale strinse i pugni, cercando di mantenere la calma. «Ehi, non è colpa mia se ci sono così tante parole strane!»
«È normale tu non riesca, appartiene al nostro Clan ma Naruto può leggerlo.» intervenne Saiko, entrando nella stanza con un fascio di pergamene tra le braccia. Posò le pergamene sul tavolo e si sedette accanto a Naruto, osservandolo con un'espressione gentile ma decisa. Il ninja si sentì un po' rassicurato dalla sua presenza. «Grazie, Saiko-sensei. Quindi, da dove cominciamo?» Saiko sorrise leggermente. «Prima di tutto, devi capire che questa lingua è antica e complessa. Richiede pazienza e concentrazione. Cominciamo con le basi.» Prese una delle pergamene e la aprì, mostrando una serie di simboli intricati. «Questi sono i caratteri fondamentali. Ogni simbolo ha un significato preciso e può essere combinato con altri per formare parole e frasi. Sono fondamentali in ogni tecnica di sigillo grafico.» Naruto annuì, cercando di seguire le spiegazioni di Saiko. Accanto a lui, Sasuke continuava a osservare con aria critica, ma senza interrompere. «Scusa per il ritardo, ma stavo recuperando alcuni sigilli basilari. Tu, se vuoi restare, farai meglio a tacere e stare buono» disse Saiko, rivolgendosi a Sasuke con un tono autoritario. Sasuke sospirò, ma non replicò. Si limitò a spostarsi leggermente, prendendo un posto vicino alla finestra. Il suo sguardo, però, rimase fisso su Naruto e Saiko, come se volesse assicurarsi che ogni loro mossa fosse corretta. Naruto, sentendosi un po' più a suo agio, iniziò a copiare i simboli sulla sua pergamena, cercando di memorizzare ogni dettaglio. Saiko lo osservava con attenzione, pronta a correggerlo ogni volta che commetteva un errore. Il silenzio nella stanza era interrotto solo dal fruscio delle pergamene e dal suono della penna di Naruto che graffiava la carta. Con il passare del tempo, Naruto cominciò a sentirsi sempre più sicuro. Ogni simbolo che riusciva a memorizzare era una piccola vittoria. La presenza di Saiko lo incoraggiava, e persino la vigilanza silenziosa di Sasuke gli dava una sorta di motivazione. Doveva dimostrare a se stesso e agli altri che poteva farcela, che poteva imparare quella lingua misteriosa e padroneggiare i segreti nascosti nei testi del Clan. Alla fine della sessione, Saiko si alzò e sorrise a Naruto. «Hai fatto un buon lavoro oggi. Continua così e vedrai che presto sarai in grado di leggere questi testi senza problemi.» Naruto annuì, sentendo un'ondata di orgoglio e determinazione. «Grazie, Saiko-sensei. Farò del mio meglio.» Mentre Saiko lasciava la stanza, Naruto si girò verso Sasuke, che continuava a osservare in silenzio. «Vedi? Posso farcela. Basta solo un po' di pratica.» Sasuke sollevò un sopracciglio, ma alla fine un piccolo sorriso si formò sulle sue labbra. «Vedremo, testa quadrata. Vedremo.»
Il sole era rovente e caldo, l’arido vento di tanto in tanto muoveva i piccoli granelli di sabbia in tondo, creando minuscoli vortici dorati che sembravano danzare al ritmo del deserto. Gaara camminava con passo deciso, la sua giara sulle spalle, mentre alla cintola aveva legate varie borracce d'acqua. Dietro di lui, le sue compagne avanzavano a passo sicuro rasserenate dalla sua presenza, le loro figure avvolte da ampi mantelli che le proteggevano dai raggi implacabili del sole. Nonostante il caldo opprimente, riuscivano a mantenere il passo di Gaara, che di tanto intanto si voltava preoccupato sia per Matsuri che per Ako. «Se solo fossi in grado di coprire queste distanze…» mormorò la ragazzina dai capelli rossi mentre Matsuri la guardò con aria interrogativa. «Non ti preoccupare, e poi è una distanza che neanche volendo puoi coprire. » esclamò Gaara fermando le due ragazze. I granelli di sabbia avevano un ritmo diverso. Fece vagare lo sguardo nel deserto ma non vide alcun dislivello in cui trovare riparo. «Tempesta in arrivo!» pronunciò serio mentre Matsuri si guardò attorno. «Anche con il tuo guscio sarà difficile ripararsi. » esclamò Matsuri mentre Ako chiuse gli occhi stringendo i pugni. «Sayako che hai? Stai male? » domandò Matsuri facendo voltare Gaara. Quando la giovane aprì gli occhi, Matsuri rimase allibita ed indietreggiò impaurita. La sclera era nera come la pece e gli occhi risplendevano di azzurro come mai prima d'ora. « Una grotta non è molto lontana se corriamo la raggiungeremo in cinque minuti. È nascosta. » esclamò guardando Gaara che annuì chiedendo di far loro strada.
« La sabbia ci seppellir» «Arte del legno!» esclamò mentre dalla sabbia fuoriuscirono dei pezzi di legno che coprirono l'entrata alla grotta. «Per ora siamo al sicuro, con il mio occhio potremo capire quanto sarà passata la tempesta.» affermò Gaara sedendosi e guardando le sue amiche. «Sei grande Ako, ma tutte queste tecniche dove le hai imparate? E quegli occhi? Di quale clan fai parte?» chiese Matsuri mentre Gaara rise leggermente, chissà perché ma lo aveva immaginato che sarebbe finita così.
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