39. Una ROSA con le SPINE!
🌹Mi scuso con gypsy03!
Questo capitolo è tutto per te, anche se in ritardo!🌹
Kelly si era adagiata su una sedia vicino al lettino d'ospedale,
addormentandosi con la testa tra le braccia e i capelli ramati che
le ricadevano intorno al viso pallido.
Era stanca.
L'uomo sotto le coperte aveva la pelle di carta velina, morbidi ricci dello stesso colore di quelli della ragazza, ma con qualche filo d'argento, una barba curata e la magrezza dovuta alla sua malattia. Aveva tratti del viso duri ed eleganti, ma sembrava così tanto un fantasma sotto la luce scarna di quella stanza.
La ragazza socchiuse gli occhi neri, appena sentì una mano stringerle lievemente le dita.
– Kathleen...
– Sono qui – mormorò, ricambiando la stretta – Vuoi un po' d'acqua?
– Preferirei un bicchiere di Guinness, ma...– non riuscì a finire di parlare che la voce gli si affievolì trasformandosi in tosse.
Kelly si alzò e versò l'acqua, che era stata posta su un tavolino, in un bicchiere di plastica, per poi accostarlo alle labbra dell'uomo e aiutarlo a bere.
– Sa di disinfettante, come tutto in questo posto...– si lamentò, schioccando lievemente la lingua sul palato.
– Come ti senti, Senan?
– Meglio...– si sforzò di rispondere dopo qualche minuto di silenzio, alzando i suoi occhi blu su di lei e accarezzandole una guancia – Tu?
– Voglio che tu stia meglio...– ribatté la ragazza con un velo di tristezza – Mi sento morire a vederti così...
– Andrà bene...– increspò le labbra in un tenue sorriso – Sei una donna, ormai. Una donna irlandese con tutti gli attributi... e sei diventata così bella, Kathleen... Hai gli occhi di tua madre, sai? –
Annuì, sospirando.
- Melida sarebbe stata felice di vederti ora, sai? Sei così forte...- prese fiato, con gli occhi ormai persi nei ricordi –Ti... ti andrebbe di cantare per me?
La ragazza annuì per la seconda volta e si schiarì la voce.
Senan chiuse gli occhi appena la fanciulla emise la prima nota di una litania irlandese che parlava della loro terra, del profumo della primavera così lontana,
del vento che soffiava sull'Oceano...
Kelly osservò lo zio rilassarsi e avvertì un macigno nello stomaco farsi più pesante, perché lo sapeva...
Sapeva che suo zio non avrebbe mai rivisto l'Irlanda.
Appena chiuse le labbra si alzò e uscì dalla stanza, sentendo come se uno spirito la stesse seguendo. Non era una sensazione nuova, ovunque andasse aveva sempre avuto la percezione di non essere mai sola, ma...
Quel mattino era diverso.
Sentiva un'altra presenza oltre alla solita. E fu questo che la fece rabbrividire.
Avrebbe voluto far qualcosa per smettere di sentirsi così, per avere le ali ai piedi e volare via, lontano...
In un posto senza dolore, senza malattie, senza spiriti...
Iniziò a correre per i corridoi tutti uguali fino alle scale e solo all'ultima rampa si fermò, piegandosi in due con il fiato corto. Avrebbe voluto continuare a correre, ma non aveva abbastanza fiato.
Maledette sigarette.
– Devo andarmene da qua... – mormorò, stringendo i denti.
Lo sapeva che non doveva, che aveva smesso... ma il dolore era troppo forte, insopportabile e Senan aveva sbagliato a giudicarla.
Lei non era forte, non lo era mai stata...
Si chiuse in bagno.
Osservò per un attimo il ripiano lucido e pulito del lavandino e poi prese in mano il portafoglio. Respirò affondo prima di trattenere il fiato, mentre tirava fuori una bustina trasparente e disponeva sul lavandino due strisce di polvere magica, bianca come il paradiso, come la quiete, come la purezza.
Mi osservai allo specchio, mordendomi il labbro inferiore.
I miei occhi neri erano un peso che mi sarei portata dietro per sempre, perché mi facevano pensare a mia madre, a quello che si era fatta, che mi aveva fatto... e i miei capelli a mio padre quell'uomo sconosciuto che
ci aveva abbandonate, che mi aveva abbandonata...
E a mio zio Senan, l'unica cosa bella della mia vita e che ora stavo perdendo...
Ne avevo bisogno.
Avevo bisogno di quel pezzo di paradiso, di una culla tranquilla,
un posto solo mio, lontano anche se era tutto nella mia testa, anche se poi sarei stata male...
Chiusi gli occhi e inspirai tutto in un solo istante, come i vecchi tempi...
E nelle mie orecchie risuonarono i canti allegri della mia Irlanda...
§§§
Slash's pov.
- Ho un piano!- esclamò Steven, sbucando dal nulla.
Io e Bella sciogliemmo il nostro abbraccio con riluttanza.
La sentii tirare su con il naso e, istintivamente, le strinsi la mano.
- Di che piano parli?- mormorò con voce interessata e alla stesso tempo preoccupata.
Forse anche lei ricordava l'ultima idea geniale di Steven: provare a suonare tenendo le bacchette con le dita dei piedi, perché secondo lui era una cosa troppo figa e la gente sarebbe venuta solo per vederlo...
Il problema era che non riusciva a suonare a testa in giù senza diventare paonazzo e svenire. Oppure c'era stata quella volta in cui si era messo in testa di fare una piantagione di faggi perché io gli avevo raccontato la balla che era da loro che si traeva la birra!
Insomma, Steven era troppo facile da abbindolare e si entusiasmava per cazzate, ma tra noi ci voleva uno come lui.
Se no con chi mi sarei potuto esercitare a mentire?
- Aspettiamo che quella brutta racchia isterica dell'infermiera (che secondo me è così antipatica solo perché non riesce a farsi una bella scopata in santa pace!) se ne vada e ci introduciamo nella stanza di Duff!
- Ma il tuo piano è scontato!- sbottai, alzando gli occhi al cielo e accendendo un'altra sigaretta.
- Certo! E allora perché non l'hai proposto tu, mister Originalità?- mi fece il verso il nano da giardino, muovendo la sua chioma cotonata da tutte
le parti – Ammettilo che sono un fottuto genio!-
- Tu sei fottuto in testa, te lo dico io!
- Ah, davvero? E tu sei stronzo e cattivo! Sì! Sei davvero una persona cattiva! Cattivissima!- piagnucolò il batterista, mentre Bella gli accarezzava una spalla
in segno di consolazione... Ma che cazz..?
- Ehi! Io non sono affatto una cattiva persona!- protestai.
- Già, sei senza cuore!
- Così mi ferisci nel profondo, razza di nano...
- Ma se sei profondo come un pacchetto di sigarette, Saul! E non chiamarlo in quel
modo!- sorrise divertita Bella e io la fulminai con un'occhiataccia – Quindi ora
basta fare i cazzoni e andiamo ad attuare il piano di Stevie!-
Avrei voluto dire qualcosa, ma ero letteralmente senza parole.
Bella si era alleata con Steven per farmi incazzare!
- E dai Slash! Lo sai che Steven è sensibile!- continuò quella accarezzando il braccio del ragazzo, che l'aveva abbracciata continuando a piagnucolare mentre rientravano in quel dannato corridoio che sapeva di disinfettante.
- Se certo...-misi il broncio, seguendoli per poi vedere Steven da sopra la spalla di Bella, immerso nei suoi ricci, sorridermi a trentadue denti e mostrarmi il dito medio.
Se seee.. Sensibile come un dito in culo, proprio...
§§§
Izzy's pov.
Osservai Axl uscire dalla camera di Jade.
- Avete fatto sesso?- gli chiesi a bruciapelo appena salì in macchina.
- No - rispose secco, ma aveva uno sguardo diverso dal solito.
Non era arrabbiato come le altre volte che l'aveva respinto, non lo vedevo infastidito per l'ennesimo due di picche che gli aveva rifilato. Sembrava solo
pensieroso e un po' interdetto, forse...
Chiunque lo avesse guardato in quel momento senza conoscerlo non avrebbe notato niente oltre a uno sguardo freddo, ma io lo conoscevo da molto tempo
e sapevo leggere i suoi occhi.
Tuttavia non l'avevo mai visto così.
- L'ho fatta piangere...- disse in fine, abbassando lo sguardo.
- E..?
- E niente. Si è chiusa in bagno piangendo...
Osservai di nuovo il suo viso.
Non era la prima che il rosso faceva piangere, anzi, era successo molto spesso ma perché questa volta reagiva così?
Aveva la fronte lievemente corrugata, gli occhi che guardavano un punto fisso al di là del parabrezza e le guancia più pallide del solito.
Stava tornando Billy, la sua maschera si stava sciogliendo lentamente. Perché eravamo tornati noi.
In quel fuoristrada ammaccato che puzzava di whisky e canne eravamo tornati Jeff e Billy, i due sognatori fuggitivi.
- Cosa le hai fatto?- chiesi passandogli una sigaretta.
- Stava andando tutto bene, l'avevo quasi fatta mia... e aveva iniziato pure lei. Ma poi...non lo so!- levò lo sguardo sui miei occhi e sbattè le palpebre,
senza capire, pensieroso – Non so cosa l'è preso! Non so neppure cosa le ho fatto...
- Forse non è cosa le hai fatto, forse era più cosa avevi intenzione di fare... o cosa le avrai detto...
- Non le ho detto niente- ribatté, e ora iniziavo a riconoscere una vena di fastidio e irritazione nella sua bocca.
- Lo sai che Jade non è come le altre, l'ha pure dimostrato, no?
- Cazzo! Quella ragazza non è normale! Non le ho detto niente, volevo fare solo sesso! E non me ne frega un cazzo di ciò che prova! Perché la deve fare tanto lunga? Odio quella ragazzina!- ringhiò a denti stretti.
- La odi così tanto perché ti ricorda te?- mi lasciai sfuggire.
- Nessuno è come Axl Rose! E ve lo dimostrerò!- ok, ormai era inutile provare a discutere, era tornato di nuovo Axl, Billy era scomparso dietro la sua solita maschera – Vado a chiamare Steven! Tu fai uscire da lì quella!-
Sbattè la portiera dietro di sé e io sbuffai, scendendo a mia volta.
Forse avevo sbagliato a credere che Jade fosse forte e in grado di respingerlo senza esserne ferita. Non volevo che tra loro finisse male, Axl era troppo distruttivo e tormentato, e la verità era che ci stava provando con Jade solo per una stupida scommessa.
Jade sapeva come trattare i tipi come noi, ma si stava illudendo di sapere come comportarsi con quelli come Axl ed era lì il suo e il mio errore. Anche se non lo dava a vedere il rosso le stava facendo uno strano effetto.
Dovevamo tornare a casa.
Entrai nella sua stanza e vidi la maglia di Duff per terra e i suoi vestiti posati su una sedia. Era ancora chiusa in bagno.
Mi avvicinai e bussai alla porta con le nocche.
- Jade, sono io.
Dopo un paio di minuti vidi il viso della ragazza fare capolino sulla soglia con i capelli ancora mezzi umidi.
- Ciao Izzy –mormorò, guardandomi – Mi passeresti i vestiti?
La accontentai e dopo poco fu fuori, ma non parlava.
Sospirai :- Che cosa ha fatto Axl?
- Niente - rispose troppo velocemente per essere la verità.
Sbuffai, accarezzandole un braccio nudo e lei corrugò la fronte, guardandomi intensamente per poi nascondere i suoi grandi occhi sotto le lunghe ciglia.
- Jade, con me puoi parlare, ok? Non sono qui per giudicare.
La ragazza scosse la testa: - Lo so, ma non c'è niente da dire e non possiamo perdere tempo, no? Dobbiamo cercare Duff!
- No.- ribattei, facendola sedere sul letto – Abbiamo chiamato Steven ieri sera e ci ha detto che l'ha trovato. Ora lui, Slash e Bella sono in ospedale.-
- In ospedale? Perché non mi avete svegliata prima? Potevamo essere già lì!
Esitai a parlare per far soffermare il mio sguardo sul suo collo.
Era pieno di segni rossi vividi e piccoli lividi, poi la mia visuale fu bloccata dalle sue mani che li coprirono, ma io gliele tolsi e sospirai.
Sapevo perfettamente chi glieli aveva fatti.
- Non... abbiamo... io e lui...- farfugliò, incapace di formulare una frase per darmi delle inutili spiegazioni.
- Lo so, me l'ha detto- tagliai corto, accendendomi una sigaretta.
- Non voglio che mi tocchi ancora...- mormorò e questa volta mi guardò seria, anche se pareva dirlo a sé stessa – Non voglio più permetterglielo.-
La osservai un'istante prima di ritrovarmela tra le braccia, con il viso premuto contro la mia giacca. Le accarezzai i capelli ancora umidi, ma dal profumo intenso, con le mie lunga dita chiare.
L'avevo sopravvalutata? O era solo colpa degli incubi della notte precedente?
Avevo sentito le sue urla e ora mi chiedevo cos'era successo... Cosa avesse sognato.
Ma in quel momento era troppo fragile per rispondermi o anche solo per sopportare il peso di una simile domanda.
Incubi.
Non era solo l'orgoglio che accumunava lei ad Axl, e neppure il loro innato istinto per i giochetti e le lame a doppio taglio, ora c'erano anche gli incubi.
Se solo Axl non fosse stato così cocciuto, così apparentemente stronzo.
Osservai la ragazza raggomitolata tra le mie braccia.
Non stava piangendo.
Aveva la fronte corrugata e un'espressione di frustrazione e rabbia che le assottigliava le belle labbra rosse, i capelli sconvolti tutti disordinati e la
maglia leggermente stropicciata con lo scollo che le lasciava scoperta una spalla pallida.
Le accarezzai una guancia e lei si strinse di più contro di me, senza dire niente.
Ora capivo il comportamento di Axl.
Quella testa di cazzo aveva paura d'innamorarsi.
Era Jade stessa ad essere una lama a doppio taglio.
Una rosa con le spine.
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