Epilogo - In cui mi rilasso all'inferno
Una volta che ti abitui alle urla dei dannati, l'inferno è abbastanza rilassante.
Sì, va bene, c'è il malefico castello di satana che si erge per migliaia di metri costruito proprio con le ossa di tutti quanti i condannati, ci sono le nubi tossiche violacee che si portano dietro stormi di uccelli demoniaci, e c'è gente davvero poco amichevole.
Però, in fondo, dopo circa due mesi potevo dire di essermi abituata.
La cosa che davvero non sopportavo era la trasmissione dell'apocalisse che stava avvenendo nel mondo. A ogni ora di pranzo e di cena, nel castello di satana dove ci riunivamo tutti, lui si divertiva a mostrarci il modo in cui tutta l'umanità stava morendo.
Per colpa mia.
Quella era l'unica parte che avrei volentieri saltato.
Però, insomma... non potevo volere tutto.
La mia occupazione primaria durante la giornata era raccogliere le pietre e trascinarle nel fiume di sangue che scorreva placidamente sotto al grosso cratere che si era formato quando era scoppiata l'apocalisse. Da lì erano riusciti a uscire quasi tutti quanti i demoni. Tranne me.
Ci avevo provato, ovviamente, ma uno scudo impenetrabile si formava ogni volta che cercavo di superarlo.
La risposta era deprimente quanto scontata: solo i demoni potevano salire, e io non lo ero.
Quando andavo a dormire, sotto un cielo infuocato e marcio, pensavo spesso a Viola e Rachel, a mia madre, a Yemon... diamine, pensavo perfino a Jesus.
Mi domandavo se i miei amici e cari fossero sopravvissuti.
Qualche volta mi sembrava di sentire la voce di Spike, ma era un'illusione che faceva troppo male a qualunque cosa mi fosse rimasto all'altezza del petto, quindi stringevo forte gli occhi e continuavo a spostare pietre.
Ero riuscita a farmi un'amicizia anche all'inferno, però, giusto per riconfermarmi regina assoluta della socialità.
Non parlava moltissimo, ma ero sicura che fosse un essere senziente, nonostante il suo aspetto molto simile a uno scopettone per pulire i pavimenti. Motivo per il quale l'avevo soprannominata Sil, diminutivo di Silenzio.
Vi aspettavate una brutta battuta sugli scopettoni eh? L'inferno mi ha aiutato molto, sono maturata da questo punto di vista.
«Mia carissima Sil, sta iniziando un nuovo folgorante giorno all'inferno! Tu sei entusiasta? Perché io lo sono.»
Forse stavo esagerando. Come sempre, nel momento più basso del mio umore, continuavo a ironizzare e stressare le situazioni all'inverosimile.
In realtà avevo pregato satana di uccidermi almeno un migliaio di volte, ma lui aveva sempre fatto finta di non sentirmi. Certe volte sembrava uno di quei padri despoti che non vogliono comprarti la nuova favolosa cucina di Barbie.
«Insomma Sil! Avrei bisogno di un pochino di sostegno, qui! Dammi un po' di calore!»
«Se non la finisci di infastidirmi ti faccio dare fuoco. Ti sei salvata fino a ora solo perché non riesco a spostarmi in autonomia, fetida umana.»
Adoravo Sil, era una forza.
Alzai gli occhi al cielo, mentre trasportavo l'ennesima pietra. Era un tormento vedere il cratere che mi avrebbe permesso di uscire e abbracciare la mia famiglia e non poterlo attraversare.
Mi mancava l'abbraccio di mia madre, la risata di Viola, la pelliccia morbida di Yemon che mi teneva al caldo durante la notte e...
«Padroncina...?»
Ecco, altre allucinazioni. Dovevo smetterla di pensare ai miei amici, mi faceva troppo male.
«Padroncina... sei davvero tu?»
Una fitta al cuore, una coda che trotterellava verso di me.
Non ero più sola.
FINE.
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