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Capitolo 4 - In cui scopro che Spike Tempest è uno stronzo

L'indomani mi recai a lavoro in un evidentissimo stato comatoso. Non avevo dormito per niente, perché Fitzgerarld (il mio cane) aveva passato tutta la notte a litigare con Jack Emerson (il mio gatto).

Ovviamente, mentre cercavo di dividerli, prendendomi non so quante unghiate in faccia, non riuscivo a far altro che pensare alla discussione che avevo avuto con la Bianca futura.

Quando entrai nel mio ufficio, la Delaver Agency, la mia seconda migliore amica, Rachel, si fiondò su di me con la potenza di un uragano.

L'avevo conosciuta a lavoro, tre anni prima, ed eravamo andate subito d'accordo.

«Bianca! Perché questo weekend non ti sei fatta sentire?» trillò subito, fulminandomi con un'occhiata al veleno. La pesante linea di eye-liner che contornava i suoi occhi verdi rendeva il suo sguardo ancora più austero.

«Sono stati giorni movimentati, ho dovuto vendere delle cose. Se stasera ci sei ti racconto tutto davanti ad un Margarita».

Lei esalò un lungo sospiro di sollievo.

«Meno male. Pensavo fossi ricascata tra le braccia di quell'ameba di Francis».

Francis non piaceva proprio a nessuno.

A Rachel era prepotentemente andato sulle scatole quando mi era venuto a prendere due ore in anticipo, mentre festeggiavamo il nostro primo successo aziendale.

Diceva che le aveva rovinato il divertimento.

È molto facile finire sulla lista nera di Rachel. Non è esattamente una persona paziente.

«A breve ho una riunione per lo spot per quelli della carta igienica. Ci sei a pranzo?»

Annuii, chiedendomi come diavolo aveva fatto ad ipotizzare uno spot sulla carta igienica. Lei si allontanò muovendo dei passi così leggiadri che mi chiesi come riuscisse a non produrre alcun rumore.

Nella mia mente già si stavano avvicendando numerose scene di rotoli danzanti su water splendenti, quando il mio telefono vibrò.

Lo afferrai, già pronta a farmi ferire gli occhi da una delle stupide immagini del buongiorno che manda sempre Viola.

Invece rimasi scossa nel notare una notifica proveniente dal sito internet su cui avevo pubblicato l'annuncio della teiera.

Come un'idiota avevo dimenticato di cancellarlo dopo tutto quel trambusto.

Lessi velocemente e per poco non mi strozzai con la saliva.

'tempestadichiodi scrive: Buongiorno, le scrivo perché sarei interessato all'acquisto di questa teiera. È possibile trattare sul prezzo?'

TEMPESTA DI CHIODI?

Ma davvero? Arrivai nel mio loculo a passi pesantissimi, tanto che tutti i miei colleghi si voltarono con furia omicida verso di me.

Nel mio ufficio vigeva la regola secondo la quale prima del caffè di metà mattinata non potevano essere prodotti rumori più forti di quindici decibel.

«Ehi! Pensi di darti una calmata?»mugugnò Tom, il mio dirimpettaio di loculo. Aveva un taglio aperto, e ancora leggermente sanguinante, che gli copriva metà faccia. Lo scrutai, allarmata.

«Venerdì sono uscito con Fred e Stefan e sono caduto dalla portiera della macchina ferma. Ero ubriaco», spiegò, con pacatezza.

Ma almeno andare all'ospedale... fui tentata di rispondergli, ma ormai conoscevo Tom.

Sarebbero state parole sprecate.

Mi accomodai alla mia postazione, senza neanche accendere il computer. Ripresi subito in mano il cellulare, persa a rimirare il nickname del tizio che mi aveva appena scritto.

Tempesta di chiodi lasciava ben poco all'immaginazione. Era sicuramente lui, Spike Tempest.

Un brivido mi percorse la schiena.

La vecchia Bianca era stata molto chiara: non dovevo parlarci. Era un compito semplice. Potevo portare a compimento quella missione.

Da piccola avevo sempre sognato di diventare un personaggio eroico come Lara Croft, una avventuriera senza paura. In quel momento mi sentii esattamente così.

Senza pantaloncini e toppino scollato, però.

«Tu che hai fatto nel weekend?» chiese Tom, massaggiandosi la tempia destra e stiracchiandosi la schiena allo stesso tempo.

«Ho cercato di vendere una teiera».

Lui non ebbe il cuore di rispondere niente, evidentemente attonito davanti ai miei piani di vita così entusiasmanti.

Insomma, parliamo di uno che è venuto a lavoro con una faccia che farebbe paura anche a Freddy Krueger.

Passai le successive tre ore a cercare di concentrarmi sul lavoro, ma non riuscii a pensare a nulla. Dovevo consegnare una catch-phrase per la campagna pubblicitaria di un paio di scarpe da ginnastica, quello stesso venerdì. Peccato che non avessi alcuna idea.

Il mio cervello era totalmente occupato da Spike Tempest.

Volevo rispondergli. Bianca del futuro mi avrebbe tagliato la testa, ma io non potevo assolutamente rischiare di non sapere come sarebbe potuto essere mio marito.

Ero curiosa. Lo sarebbe stata anche lei, non poteva biasimarmi.

D'altronde, aveva sbagliato lei. Io non mi sarei mai affidata un compito del genere da sola.

Afferrai il cellulare e scrissi velocemente una risposta.

'calorosoabbraccio scrive: Il prezzo non è trattabile, soprattutto se a chiederlo sono dei pazzi furiosi omicidi.'

Sorrisi, soddisfatta di me stessa. Gliene avrei dette quattro. Magari, parlandoci gentilmente, avrei potuto convincerlo ad evitare di far scoppiare il mondo.

Maledetta me e la mia sindrome da crocerossina.

Rachel batté violentemente un pugno sulla mia scrivania, inducendomi ad alzare lo sguardo che tenevo basso sullo schermo del cellulare.

«Andiamo a pranzo?» chiese lei, fissandomi impaziente. Decisi di abbandonare il cellulare nel cassetto del mio loculo, così non avrei passato tutto il pranzo a fissare lo schermo in attesa.

A pranzo raccontai tutta la storia della Bianca del futuro a Rachel. Conclusi dicendole che qualche ora prima mi aveva scritto quello che ipotizzavo essere proprio Spike Tempest.

«Quindi, fammi capire, la te stessa del futuro ti ha detto di non parlare e di non vendere la teiera a questo tipo... ed è esattamente ciò che stai facendo?»

Devo ammettere che il suo riassunto ebbe il magico potere di farmi sentire in colpa, ma cercai di ricacciare il sentimento indietro, inghiottendo rumorosamente.

«Non ho alcuna intenzione di vendergli la teiera».

Su quel punto ero categorica. Poi, andiamo su, quanto avrebbe potuto spingersi oltre una persona per comprare una stupida teiera?

Rachel non rispose più, limitandosi a chiudersi in un profondo mutismo per tutto il resto del pranzo.

Dovevo averla profondamente sconvolta.

Tornammo in ufficio giusto in tempo per il sonnellino post prandiale.

Tirai fuori il cellulare dal cassetto e lo esaminai con cura.

Avevo due notifiche.

'tempestadichiodi scrive: Meno male che si fa chiamare "caloroso abbraccio" altrimenti uno potrebbe anche pensare che lei sia una vera stronza. Ops... mi sa che è proprio così'

E subito dopo:

'tempestadichiodi scrive: La vende la teiera o no? La compro anche al prezzo indicato da lei sul sito'

Rimasi perplessa dalla velocità di ripensamento di quell'uomo, ma sogghignai mentre componevo la mia risposta.

'calorosoabbraccio scrive: Piuttosto che venderla a lei ci butto dentro un po' di terra e ci pianto il basilico'

Lui rispose qualche istante dopo, senza neanche darmi il tempo di poggiare il cellulare sulla scrivania. Rimasi interdetta nel leggere il messaggio.

'tempestadichiodi scrive: È la stessa cosa che ha fatto con la sua vagina?'

Dopo quella risposta, decretai con assoluta certezza una cosa: odiavo Spike Tempest.

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