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Capitolo 3 - In cui scopro di essere sposata con uno che scatenerà l'apocalisse

Ci sedemmo davanti alla vecchia Bianca, con fare guardingo.

Lei trasse un lungo sospiro e capimmo che si stava preparando per raccontare qualcosa di eclatante. Non ero certa di volerne sapere niente.

«Nel futuro da dove provengo il mondo è andato in pezzi. Non c'è rimasto più nulla», esordì lei.

Io ero decisamente perplessa, ma non avevo il coraggio di interrompere quella confessione.

«Ed è tutta colpa di quella stupida teiera», concluse, come se avesse appena detto di aver mangiato una ciambella a colazione.

Dal suo tono traspariva un velo di rabbia, ma non era minimamente conscia di aver appena detto una cosa assurda.

«E nostra».

Quell'ultima frase mi lasciò un senso di angoscia addosso così profondo che mi sentii aggrovigliare lo stomaco. Il colorito della mia pelle, già di per sé funereo, iniziò a tendere ad un colore a dir poco cianotico.

Viola, invece, scoppiò fragorosamente a ridere, smorzando quell'atmosfera in un nano secondo.

«Senti nonna, da quale CIM sei fuggita? Ti possiamo riportare indietro, se hai bisogno di aiuto».

La vecchia Bianca la ignorò con classe (si vedeva chiaramente che sapeva già come trattare con Viola) e focalizzò l'attenzione su di me.

Il suo sguardo sembrava riuscire a leggermi dentro; in lei riuscivo a vedere tutto, come se mi stessi riflettendo in uno specchio sporco e arrugginito.

«Dimmi solo cosa devo fare».

Il mio tono autoritario dovette stupire anche la me stessa del futuro, perché sobbalzò alle mie parole.

Non ero solita avere quel tono risoluto, ma guardando la versione di me 'cazzuta' mi resi conto che potevo tranquillamente iniziare ad esserlo sin da subito.

Bianca del futuro mi sorrise.

«Devi fare solo una cosa: non vendere la teiera a Spike Tempest».

Dovetti trattenermi moltissimo per non scoppiare a ridere dopo aver sentito il nome 'Spike Tempest', ma stranamente riuscii nell'impresa.

Che diavolo di nome era Spike Tempest?

«Non mi sembra un compito così difficile, cara Bianca. Come hai fatto a cannare una cosa così facile?» chiesi, prendendomi gioco di me stessa.

Vidi chiaramente lo spasmo di nervosismo che attraversò il viso dell'altra me.

Era evidente che si trattava di un argomento che voleva evitare di toccare, ma ormai ci trovavamo in quella situazione ed era meglio per tutti che io avessi contezza di tutto.

Viola passava lo sguardo da me all'altra me come se stesse seguendo una pittoresca partita di ping pong. Una partita che non interessava a nessuno.

«Spike è una persona particolare. Diciamo che sa essere molto persuasivo».

Corrucciai lo sguardo, interessata.

«Mi stai facendo capire che noi e Spike abbiamo compiuto degli atti impuri?»

La vecchia Bianca si chiuse in un mutismo che oserei definire lampante.

«Insomma?» esortai.

Iniziavo ad innervosirmi e il pensiero di questo Spike già mi era entrato nel cervello.

«È più difficile del previsto, Bianca».

«Che vuoi dire?» trillai, sconvolta.

«Voglio dire che Spike è nostro marito».

La notizia mi devastò.

Nostro marito, tale Spike Tempest, - essere umano per me ancora totalmente sconosciuto -, sarà complice nella distruzione del mondo. Insieme ad una cazzo di teiera.

«E Francis?» chiesi, attonita.

«Ma chi se ne frega di quel cretino di Francis. Hai sentito cosa ti ho detto?» urlò la vecchia Bianca, esasperata.

Dicevo sempre che mi sarei stata sul cazzo da sola, se mai mi fossi conosciuta, ma adesso potevo dare quella supposizione per fatto assoluto e concreto.

«Ma chi è questo Spike?»

Bianca sbuffò, ingoiando il suo Cosmopolitan in un sorso solo. Wow, ne avevo fatti di progressi.

«Non posso dirtelo. Già sto rischiando molto a parlarti di queste cose. Il Comitato ci farà fuori».

«Il Comitato?»

Avevo la sensazione di parlare con un astrofisico. Stesso grado di inadeguatezza durante la discussione.

«Ho già detto quello che dovevo dire, Bianca», sussurrò, evidentemente combattuta. «Pensi di riuscire a fare quello che ti ho chiesto?»

Io feci spallucce. Insomma, non avevo idea di chi fosse questo Spike, quindi NON conoscerlo non mi avrebbe causato tanti problemi come il conoscerlo.

La vecchia Bianca sembrò addolorata, solo per un attimo, poi mise di nuovo su la sua aria combattiva.

«Bene. Ci vediamo dall'altra parte allora».

Annuii. C'erano tantissime domande che mi aleggiavano nella mente, ma ero sicura che Bianca non avrebbe risposto a nessuno dei miei quesiti.

Lei si alzò dal tavolino rialzato su cui stavamo sorseggiando i nostri drink e si dileguò, dopo avermi dato una fugace carezza sulla guancia.

Io e Viola restammo sedute in silenzio per un tempo indefinito. Io non sapevo assolutamente cosa dire, quindi, dopo due minuti alzai lo sguardo ed incontrai quello della mia migliore amica.

Lei mi sorrise, con fare dolce.

«Spike è un nome molto sexy», commentò.

Chissà quanti eoni fa aveva smesso di ascoltare.

Tornammo a casa, Jesus ci stava aspettando. Aveva preparato una paella di mezzanotte, anche se aveva solo l'aspetto di una padellata di riso già masticato.

Viola lo salutò con un bacio sulla bocca. Lui si eccitò molto a vederla con il suo copricapo militare rigido addosso. La cosa mi provocò un moto di schifo tale che mi costrinse a lanciare il mio caschetto sul divano, con l'intenzione di non toccarlo MAI più.

Le parole della mia versione futura ancora rimbombavano nel mio cervello.

Spike Tempest. La teiera. L'apocalisse.

Erano davvero troppe informazioni da elaborare tutte quante insieme, soprattutto per il mio cervello già incasinato.

«Ehi lattuga... fatti forza, dai. Non dobbiamo credere per forza a quella pazza. Non sappiamo neanche se dice la verità».

Per una volta, Viola non aveva detto una completa corbelleria. Effettivamente non c'erano prove che quella donna avesse detto la verità.

Però quella sensazione...

No. Decisi di ignorarmi da sola. Aveva ragione Viola. Non c'era alcun senso in quello che mi era appena capitato e quindi l'avrei presa esattamente per quello che era: l'ennesima cosa senza senso della mia vita.

Ecco sì, l'avrei riposta in quel cassetto della memoria pieno di figure di merda e stupidaggini che avevo fatto da ubriaca e via. Non ci avrei mai più pensato.

Sorrisi a Viola, con affetto, e ingoiai una mestolata di paella.

Ok, dovevo aggiungere anche quella paella disgustosa nel cassetto delle cose da dimenticare.

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