Capitolo 29 - In cui faccio un viaggio in macchina noiosissimo
Mi ritenevo una persona abbastanza perspicace. Mia madre mi diceva sempre che sarei potuta diventare una abilissima detective. Se solo non mi fosse piaciuto così tanto il mondo della televisione...
Avevo iniziato a pensare alle pubblicità sin da piccola, ricreandole nella mia testa nel modo più accattivante possibile, tanto che spesso mi trovavo talmente sopraffatta dall'oggetto che avevo in testa che iniziavo a desiderarlo ardentemente.
Un giorno costrinsi mio padre a comprare una spugna. Una spugna rossa, senza infamia e senza lode. Chissà cosa doveva farsene una bambina di otto anni di una spugna? Si chiese il mio vecchio, con tutte le ragioni del caso.
Ma nella mia testa... io avevo visto milioni di scenari possibili per quella spugna, e in tutti quanti era un bene di prima necessità. Era questa la magia della pubblicità, per me. Ero stata tanto fortunata a trovare un lavoro nel campo che avevo sempre amato.
Dicevo, pensavo di essere una persona perspicace, eppure non riuscivo assolutamente a ipotizzare dove potessero aver portato Yemon. Mi tornò in mente una persona che avrebbe potuto aiutarmi, ma ero dubbiosa.
Avrei dovuto contattare Miles Tempest, farmi dare della pazza da lui e da sua moglie, solo per farmi restituire un procione parlante che neanche tolleravo molto bene? Ero arrivata a quel livello di follia?
Ebbene sì.
Afferrai il cellulare e scorsi la rubrica fino a un numero che non avrei mai pensato di dover comporre di nuovo. Ci eravamo lasciati andare con molto affetto e stima, avrei odiato rovinare le cose.
«Dimmi che è uno scherzo» borbottò la voce di Miles.
«Sorpresa...?» cercai di sdrammatizzare io.
Lui non sembrava particolarmente esaltato al pensiero di risentirmi. Decisi di ingoiare l'orgoglio e iniziare a snocciolare la triste verità.
«Non voglio rubarti troppo tempo, Miles. Ho solo bisogno di sapere dove vive tuo fratello.»
«Credo che se non te lo ha mai detto lui stesso ci siano delle buone ragioni.»
Incredibilmente mi resi conto di odiare molto di più Miles. Spike era stronzo e cattivo, ma almeno era coerente. E stava cercando di salvare il mondo.
Con delle metodologie del tutto errate, ma lo stava facendo. Ci stava provando.
Miles era solo un rompiscatole.
«Ha preso una cosa che mi sta molto a cuore» sussurrai, timorosa. Non volevo che assolutamente nessuno mi sentisse dire che quel coso peloso che rovistava nella spazzatura potesse significare qualcosa per me.
«Cos'è?»
«Oh mio Dio, perché mi odi così tanto Miles? È un procione. Va bene? Spike mi ha rubato un procione.»
Miles rimase in silenzio qualche secondo.
«Ma è una metafora per qualcosa di sessuale che mi sfugge, per caso?»
Mi strofinai la faccia con la mano, esausta.
«No, è un vero procione. E io ho una certa urgenza di sapere dove trovare Spike.»
«Certo che voi due siete proprio strani. Spike abita a Isleworth. È un po' fuori Londra. Se vuoi ti accompagno.»
Ponderai per un millisecondo che forse Miles non era psicologicamente pronto per vedere un procione parlante, ma poi decisi che avrei potuto usarlo come scudo umano nel caso Spike avesse davvero voluto trafiggermi con una spada.
Non so perché me lo immaginavo sempre con una spada. Lo vedevo benissimo come un damerino ottocentesco. In sella al suo cavallo bianco...
Ok, dovevo finirla di fantasticare.
«Grazie. Mi passi a prendere fra un'ora?»
Arrivare a Isleworth fu una noiosissima epopea. Miles guidava come un vecchietto prossimo alla pensione perché diceva che, correndo, gli si sarebbero consumate le gomme buone. Il tragitto - già lungo di per sè - ci portò via quasi due ore.
Io pensai che in due ore avrei fatto in tempo a trovare Yemon stecchito.
Cosa avrei fatto se lo avessi trovato davvero morto? Magari avevano costruito un altare sacrificale appositamente per lui. E accanto al suo ci avrei trovato anche il mio!
Scesi dalla macchina di gran carriera e mi ritrovai di fronte a un castello vero e proprio. Mi emozionai perché la mia premonizione sulle spade e sull'atmosfera ottocentesca sembrava avverarsi.
«Sembra la casa della famiglia Addams. Perché Spike vive qui?»
Miles fece spallucce e si avviò verso il portone. Bussò due volte utilizzando il batacchio a forma di testa di grifone. Sì, avete letto bene. Il batacchio.
Una casa con il batacchio. Nel 2022.
Io ero pressoché allibita, ma Miles non sembrava affatto turbato. Attese qualche secondo, poi, la porta della casa si aprì da sola, producendo un rumore decisamente sinistro.
«Prego» scherzò Miles, facendomi strada.
Io non trovavo niente di divertente in quella situazione. E, in quel momento, mi resi conto della enorme cazzata che stavo facendo: mi ero volontariamente recata nella casa ai confini del mondo del tipo che mi voleva morta, accompagnata da suo fratello, il quale, in un possibile scontro, avrebbe senza dubbio difeso lui e non me.
Le mie gambe divennero piombo, e mi resero impossibile continuare a muovermi.
L'atrio del castello era buio e arredato in modo stranamente fitto. C'erano ninnoli e cianfrusaglie su ogni ripiano, e mi resi conto che Spike era stato davvero un collezionista. Almeno su qualcosa, la famiglia Tempest non mi aveva mentito.
«Cosa aspetti? Vuoi ritrovare il tuo procione o no?» sbraitò Miles, nervoso.
Sembrava che neanche lui apprezzasse molto l'atmosfera lugubre della casa del fratello. Come dargli torto.
Annuii e mi diressi a passi svelti verso quello che sembrava un salone. Sentivo del vociare concitato provenire da quella stanza. Non riconobbi subito le tonalità di voce.
Miles era subito dietro di me, con sguardo preoccupato. Avrebbe preferito fare qualsiasi altra cosa quel martedì, eppure si trovava lì con me. Per un breve attimo lo apprezzai.
«E quindi? Me lo hai detto tu di liberarmi della teiera e di quella donna!» sbraitò Spike. Nonostante non lo vedessi ancora, il suo tono di voce cominciava a diventare familiare, mio malgrado.
«Non ti ho detto di uccidere nessuno. Ti ho solo detto di non conoscerla. Perché nè tu nè lei siete in grado di fare una cosa tanto semplice?»
Mi bloccai sul posto, poco prima di accedere alla sala.
Anche quella voce era di Spike. Mi fiondai all'interno e mi trovai di fronte una scena inquietante.
Due Spike. Uno in piedi di fronte all'altro. Uno più giovane e uno più vecchio. Che si contendevano il mio procione.
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