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Capitolo 26 - In cui mi chiedo cosa ho fatto di male nella vita precedente

La coppa gelato finì troppo velocemente, lasciandomi in balia dello sguardo accusatore di Spike. Dovevo pregare che un miracolo impedisse al biondino di uccidermi.

Sperai che Yemon non richiamasse. Di solito all'ora di pranzo dava il meglio di sè, cercando di contattarmi dalle tre alle cinque volte.

«Allora? Aspetto una risposta.»

Il tono minaccioso mi indusse a irrigidire la mascella già abbastanza tesa. Quel pranzo mi avrebbe ucciso. Con mia fortuna ricordai che dovevo contattare Viola, quindi mi alzai dalla sedia e rivolsi un sorriso caustico a Spike.

«Devo fare una chiamata di lavoro. Tanto paghi tu, no?»

Normalmente avrei odiato farmi pagare il pranzo da un tizio come lui, ma la fretta di svignarmela era troppa. Non gli diedi il tempo neanche di rispondere che già mi trovavo in strada. Decisi di scomparire in un vicolo prima che Spike riuscisse a pagare e raggiungermi.

Mi chiesi anche cosa pagasse a fare un tizio che avrebbe scatenato l'apocalisse. Cioè io, al suo posto, me ne sarei fregata. La fine del mondo mi sembra una ottima scusa per smettere di pagare i pranzi, ma fortunatamente Spike non era del mio stesso avviso perché non riuscì a raggiungermi.

Mi abbandonai vicino a un secchio della spazzatura, cercando di ignorare l'odore di umido e pesce andato a male. Tirai fuori il cellulare dalla tasca del giubbotto e composi il numero di Viola.

Lei, fortunatamente, rispose dopo mezzo squillo.

«Lattughina! Sarai felice di sapere che ho salvato il tuo numero.»

Beh... solo dopo venti anni di amicizia, direi che non potevo lamentarmi.

«Ne sono felicissima. Sono appena stata a pranzo con Spike e sono più che certa che volesse uccidermi. Sono scappata appena in tempo. Dimmi che hai qualche novità per me.»

Mi resi conto di aver formulato troppe frasi, infatti Viola si concesse qualche secondo di silenzio per riordinare le idee. Ne fui felice, perché significava che aveva compreso la gravità della situazione.

«Ho delle notizie. Non ti piaceranno.»

Non potevo dire di esserne sorpresa.

«Ho parlato con un procione. Mi ha detto che anche il suo padrone Spike è tornato indietro nel tempo per parlare con il sè stesso del passato. Doveva impedire che voi due vi metteste insieme.»

Ok. Avevo bisogno di processare anche io.

«Punto uno: la padrona del procione sono io. Punto due: che cazzo ha detto al suo sè stesso del passato per farmi odiare tanto? Ti prego, non può essere vero niente. Perché non possiamo metterci insieme?»

«Hai scordato di dire punto tre, prima di farmi la domanda.»

Era grave voler uccidere la propria migliore amica?

«Scusami. Punto tre: PERCHÉ CAZZO NON DOBBIAMO METTERCI INSIEME, VIOLA?»

Più passavano i giorni, più iniziavo a capire perché la Bianca del futuro era diventata così insofferente.

«Il procione dice che, in realtà, sarà la vostra relazione a causare la fine del mondo.»

Già il fatto che io ritenessi normale ascoltare una frase che avesse come incipit 'il procione dice' la diceva lunga sul decorso della mia vita.

«Perché non dirmelo subito? Perché Bianca ha messo in mezzo tutta la storia della teiera?»

«Forse Bianca sapeva che tu avresti fatto l'esatto contrario di quello che lei ti avesse detto.»

Cosa stavo sentendo? Mi alzai di scatto e feci rotolare il secchione accanto a me. Come mi ero ridotta? Nascosta in un vicolo sudicio a parlare con Viola nel futuro, che stava prendendo le parti della me stessa del futuro e non della sua migliore amica del presente.

«Stai difendendo lei?» chiesi, evidentemente alterata. Non volevo prendermela con lei, ma quella situazione stava facendo uscire il peggio di me.

«No... sto solo valutando questa ipotesi. Insomma... sai come sei fatta, Bianca. Per ora hai fatto tutto quello che ti è stato chiesto di non fare. Qui c'è ancora l'apocalisse...»

Sospirai. Ero furiosa. Decisi di attaccare la chiamata prima di dire cose che non pensavo realmente. O forse sì.

Decisi a quel punto di fare la cosa più stupida che potessi fare in quel momento. Tornare da Spike.

E NO, NON È ASSOLUTAMENTE VERO CHE FACCIO SEMPRE IL CONTRARIO DI CIÒ CHE MI VIENE DETTO.

Volevo solo sapere cosa diavolo gli aveva detto il suo doppio del futuro. E perché non potevamo stare insieme.

Non che la cosa mi dispiacesse granché. Spike non mi piaceva per niente, era borioso, troppo biondo e faceva cose strane.

Mi stavo dirigendo a passi svelti verso il ristorante. Ritrovai Spike all'esterno, intento a mandare messaggi a qualcuno. Mi sentii gelosa, per qualche secondo, poi ripresi possesso di me stessa.

Mi accostai a lui e attesi che si accorgesse della mia presenza.

«Sei caduta in un secchio della spazzatura?» chiese, facendomi andare su tutte le furie.

«Mi stavo nascondendo da te, psicopatico.»

«E perché sei tornata qui?»

Bella domanda. La prima risposta sarebbe dovuta essere: "perché sono una persona con evidenti problemi psicologici", ma lo tenni per me.

«Ho scoperto qualcosa di interessante e dovevo parlartene. Cosa ti ha detto il tuo te stesso del futuro?» chiesi, mettendo su la mia migliore espressione da detective investigativo.

Spike voltò finalmente lo sguardo verso di me, fulminandomi. Mi sentii piccola piccola, ma non indietreggiai.

«Come lo hai saputo?»

«Non puoi rispondere a una domanda con un'altra domanda.»

«Questa è una regola inventata dai bambini di quattro anni, Bianca.»

Lo fissai con espressione dura, finché stranamente non cedette e rispose. Assunse una espressione a dire poco irritata, mentre snocciolava il suo discorso.

«Ha detto che sei un pericolo per il mondo e che devo eliminare te e la teiera che tieni a casa.»

«Eliminare? Intendi che devi uccidermi?»

Spike fece spallucce, come se mi avesse appena detto che doveva portare il cane a fare pipì.

«Che differenza fa?» chiese, statico.

«Beh, mettiamola così. Se io ti sparassi e poi ti dessi uno schiaffo quanto sarebbe differente dal darti prima uno schiaffo e poi spararti?»

«Il finale sarebbe sempre lo stesso, però...»

Perché quell'uomo faceva di tutto per non capire i miei ragionamenti?

«E per quale motivo sarei un pericolo, sentiamo?»

«Mi ha detto che scatenerai la fine del mondo.»

Tutta quella situazione era assurda. «Ma io ti ho raccontato che è la stessa cosa che mi avevano detto di te. Non hai pensato che meritassi di sapere qualcosa?»

«Ho pensato che mentissi per portare avanti i tuoi piani di distruzione.»

Lo osservai con apprensione. Come poteva pensare che una come me potesse davvero causare l'apocalisse? Cioè andavo in giro con le gonne a fiori con sotto i leggings neri per non prendere freddo. Per me era un dato abbastanza parlante.

«Quindi vogliamo entrambi salvare il mondo...» constatai, calma.

«Credo di sì...»

«E cosa facciamo adesso? Smettiamo semplicemente di incrociarci per caso?» chiesi, innocentemente.

«È molto difficile fare questa cosa. Ho appena ordinato a Loyd di liberarsi del tuo procione, approfittando della distrazione data dal nostro pranzo.»

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