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Capitolo 19 - In cui mi presentano un sacco di vecchi


Viola's POV

Il Comitato si riuniva in una sala circolare sotto terra. Così mi aveva spiegato Bianca, almeno, e io non avevo abbastanza nozioni per contraddirla. Poi avevo smesso di ascoltare.
Mi stava trascinando dietro Spike, completamente rapita a fissare la schiena enorme di quell'uomo. Era come se io fossi diventata una borsetta. Non le importava più nulla di me e della mia presenza accanto a lei.

«Bianca?» chiamai, ma non riuscii ad attirare la sua attenzione.

Prima di raggiungere la sala del Comitato ci fermammo in quella che mi parve subito una grossa mensa scolastica.

«Io non faccio niente senza prima aver fatto colazione», chiosò Spike, facendo ridere Bianca. Mi chiesi cosa diavolo ci fosse da ridere, ma non lo dissi ad alta voce.

Fu in quell'esatto momento che mi bloccai, improvvisamente colta da una visione angelica.

Il mio Jesus era seduto proprio lì, a qualche tavolo di distanza da noi. Sorrideva educatamente al suo interlocutore e non potei far altro che pensare che fosse davvero bellissimo, nonostante l'evidente invecchiamento del suo volto.

Feci per muovere qualche passo verso di lui, ma Bianca mi afferrò per il braccio e mi tenne ferma. Le lanciai un'occhiata furiosa, ma dalla sua espressione triste compresi che lo stava facendo per me.

Riportai l'attenzione su Jesus e sul suo interlocutore e mi accorsi che si trattava di Rachel.

Che teneva stretta una mano di Jesus.

Si osservavano con un affetto di cui non mi ero mai accorta prima di quel momento.

Io non sono un tipo di persona che si accorge di queste cose ovvie molto facilmente. Per questo motivo fu decisamente un trauma.

«Se ti consola saperlo, almeno adesso parla un inglese quasi perfetto», commentò Bianca, facendomi ridere, mio malgrado.

Non mi consolava affatto. Quel futuro era decisamente strano, non mi convinceva fino in fondo. Decisi istintivamente che avrei fatto delle domande a questi tizi del Comitato.

E mi sarei fatta dire come tornare a casa.

Dopo l'abbondante colazione composta da cibi liofilizzati, Spike si mise in spalla tutte le sue armi e condusse me e Bianca verso un altro corridoio. Non avrei saputo ritrovare la strada verso la camera di Bianca neanche se ne fosse andato della mia vita.

«Un avvertimento Viola. Il Comitato è facilmente irritabile. Ricordatelo e non avremo problemi».

La voce di Spike era profonda e tradiva un certo senso di colpa. Non saprei dire per quale motivo riuscii a notarlo.

«Non entrerete insieme a me?» chiesi, rivolta a Bianca. Lei scosse la testa, quasi spaventata.

«Il Comitato non tollera vedere troppe persone tutte insieme».

Storsi il naso e mi costrinsi a non ribattere. Che stronzata era? Mi chiedevo anche per quale motivo loro potessero non tollerare di vedere troppe persone e io, invece, dovessi tollerare di vedere loro.

Bianca non mi diede neanche il tempo di formulare una frase di senso compiuto che mi spinse senza alcuna remora dentro a una stanza vuota. Sentii solo la serratura dietro di me chiudersi a chiave.

Attesi, immobile, per qualche secondo.

Non rimanevo da sola da giorni e il silenzio ebbe su di me un potere calmante. Di solito non ero una che apprezzava il silenzio, ma dopo quella giornata ne avevo decisamente bisogno.

Il pensiero vagò distratto su Jesus e Rachel, e poi sulla mia Bianca, e soprattutto su quello strano tipo a cui si sarebbe dovuta accompagnare.

Ora che lo avevo conosciuto non ero affatto stupita che un tipo come quello potesse scatenare l'apocalisse.

Sospirai e mossi dei passi veloci e stizziti verso la grandissima porta che mi si stagliava davanti. Nel ferro battuto c'erano incisi dei volti stilizzati e quello che pareva un motto:

'Oltre la fine del mondo, noi saremo vittoriosi'

Trattenni una risata e bussai.

Dopo qualche secondo l'enorme porta si aprì con un lungo cigolio, che mi spinse a coprirmi le orecchie con le mani.

«Benvenuta, Viola Errata».

Rimasi perplessa visto che il mio cognome non era Errata.

Il tipo che mi aveva parlato sedeva su un trono, anch'esso in ferro battuto, e aveva il viso coperto da un velo nero, attraverso il quale potevo notare che non si trattava esattamente di un giovincello.

«Noi siamo il Comitato dell'Apocalisse, e ti diamo il nostro più cordiale benvenuto».

Sebbene stessero dicendo cose carine non riuscivo a farmi piacere il tono mellifluo di quell'uomo.

Mi ricordò la stessa sensazione che provai quando decisi di rifiutare il passaggio da uno sconosciuto perché non mi piaceva la sua faccia.

Peccato che non si trattasse né di un passaggio né di uno sconosciuto, ma dell'autista Uber che avevo prenotato.

«Vi ringrazio molto dell'ospitalità, è stata senza dubbio una visita affascinante, ma io ora vorrei tornare a casa mia».

Il vecchio con il velo rise, e altre voci si unirono al suo coro. Mi accorsi solo in quel momento della presenza inquietante di altre cinque figure nascoste nell'oscurità.

Il capo smise di ridere e fece tacere gli altri con un gesto della mano. Mi mise i brividi.

«Signori, la ragazza non è di questo tempo. Non può sapere», mormorò riassumendo quel suo tono fastidioso. «Non è possibile, Viola. Sono le regole. Chi va avanti non può tornare indietro».

Pensai che sarebbe stato meglio leggere questo motto inciso sulla porta, ma ricordai gli avvertimenti di Spike e non diedi fiato alla bocca.

«Allora perché Bianca è andata indietro e poi è tornata qui?» lamentai, invece, indicando dietro di me in modo eloquente.

«Ci sono sacrifici che uno deve essere disposto a fare per salvare il mondo. Bianca ha deciso di sacrificare qualcosa di molto importante per tornare indietro. Qualcosa a cui tu hai già detto addio».

Praticamente non mi aveva detto niente di utile. Dovevo parlare con Bianca e fare luce su quella faccenda.

«E cosa dovrei fare io, qui?» mormorai, perplessa.

«Ti unirai alle forze militari che stanno cercando di debellare i demoni».

I demoni? Speravo di aver capito male.

Qualcosa nell'espressione dell'uomo, però, mi diceva che non c'era altro da capire.

Cazzo.

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