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Capitolo 10 - In cui mi rendo conto di aver sposato un megalomane

Miles mi fissava con sguardo divertito. Io stavo per uscire fuori dai gangheri.

«Hai idea di come mi sono sentita nelle ultime ore?» sbraitai, allucinata.

«Mi dispiace, Abbraccio. Mio fratello è un tipo particolare» commentò, come se potesse essere una giustificazione.

«Sì, non sei il primo che me lo dice. Inizio davvero a crederci» sbuffai, amareggiata.

Anche Bianca del futuro mi aveva fatto capire che Spike non fosse esattamente un uomo normale.

Non sapevo davvero cosa aspettarmi da lui. Se fosse stato fisicamente simile a suo fratello potevo dirmi seriamente spacciata.

«Quindi... la teiera apocalittica, eh?» scherzò Miles.

Avevo quasi dimenticato di avergli raccontato tutta quella folle vicenda.

Considerando che non stava ancora scappando in preda al panico, direi che era andata bene.

«Già. Tu come mai volevi comprarla?» chiesi, sperando di ottenere una risposta quella volta.

Miles sollevò un angolo della bocca, in un mezzo sorrisetto che lo rese ancora più bello.

«Spike è un collezionista compulsivo. Si stufa quasi subito, a dire il vero. Essendo molto ricco non ha problemi a trovare tutto ciò che gli serve...» esordì Miles, con voce profonda. «Da circa sei mesi ha iniziato con le teiere. Quella in tuo possesso è molto rara».

Rimasi a fissarlo con espressione confusa, in attesa che concludesse il discorso.

«Quindi la volevo per regalarla a lui. Ora che mi hai confessato cosa sarebbe riuscito a farci, però... non la voglio più».

Wow, ero davvero riuscita a fare la cosa giusta? In modo così facile?

Mi osservai intorno, guardinga. C'era sicuramente qualcosa sotto.

«E dici che Spike non la verrà a cercare?» chiesi, leggermente preoccupata. Da quel poco che avevo scorto di lui, potevo immaginare che non fosse un tipo che si fermava facilmente.

Miles, infatti, non rispose.

«Puoi parlarmi di lui? Considerando che mi è assolutamente vietato conoscerlo... vorrei sapere qualcosa di più sull'uomo che in un'altra vita avrei sposato. Non so se mi capisci...» mormorai, abbassando lo sguardo.

Miles annuì, comprensivo.

«Spike è più grande di me di tre anni. Quando eravamo piccoli non parlavamo molto... lui era un tipo molto chiuso, e lo ero anche io. Con i nostri genitori parlavamo poco, non c'erano quasi mai a casa», mentre mi parlava faceva vorticare freneticamente un cucchiaino nel suo caffè americano. «Abbiamo iniziato a fare amicizia da grandi, quindi io stesso conosco poco di lui. Quello che so, però, è che indossa sempre questa maschera... si mostra allegro e sorridente fuori. Poi torna a casa ed è come se fosse morto».

Rimasi agghiacciata da quelle parole. Per certi versi, mi rispecchiavo molto nella descrizione di Spike.

Anche io, spesso, mi schermavo dietro a grandi sorrisi per poi sentirmi morire quando mi chiudevo nelle quattro mura di casa mia.

«È un bel tipo, però. Ti piacerebbe. Piace a tutti», mormorò, irrigidendo la mascella e assottigliando gli occhi chiari.

Notai un certo cordoglio nella voce di Miles, come se quell'argomento lo turbasse particolarmente. Decisi di non approfondire oltre, perché quella conversazione mi stava intristendo.

«Prendi qualcos'altro?» chiesi, per smorzare l'atmosfera.

Miles fece un cenno di diniego, e capii che era meglio salutarci lì.


Appena tornai a casa chiamai Viola. Dovevo prenderla a parolacce per non aver capito subito che la storia del Galles era una baggianata, ma purtroppo rispose Jesus al posto suo.

Dire che 'rispose' era una grandissima esagerazione, visto che Jesus sapeva dire solo Pronto.

«Ciao Jesus, dov'è Viola?»

«Pronto».

«La tua fidanzata. Viola. Sai dov'è?»

«Pronto?»

«V I O L A?»

«P R O N T O?»

Attaccai, esaurita. Le avrei mandato un messaggio.

Siccome era tardi per andare in ufficio, decisi di occupare la mia giornata in maniera proficua.

Mi accomodai davanti al pc, e cercai informazioni sulla mia teiera.

E su Spike Tempest.

Ma fondamentalmente sulla mia teiera.

Scoprii che Spike Tempest era il proprietario del canale 19, che ultimamente era andato in tendenza per gli scherzi paurosi e apocalittici.

E per i reality show idioti.

Non c'era alcuna foto di Spike sul web. Cercai in lungo e in largo, ma niente.

Ovviamente non esisteva neanche sui social network.

Mi chiesi come fosse possibile che uno così famoso non fosse da nessuna parte...

Chiusi il PC, frustrata, e sbuffai.

Non riuscivo a capire perché non riuscissi a darmi pace.

Avevo appena conosciuto Miles: era bellissimo, intelligente, stronzo nella giusta misura, il perfetto mix per me.

Eppure... c'era qualcosa che mancava.

Il telefono squillò nuovamente, e gli lanciai un'occhiata allarmata. Oramai, ogni volta che squillava presagivo brutte notizie.

Era solo Viola.

«Vio?»

«PRONTO?»

Oh Mio Dio.

Attaccai di nuovo, esasperata. Ero sicura che Jesus volesse solo aiutarmi, ma stava diventando ridicolo.

Riflettei un secondo.

Il dubbio che Jesus stesse cercando di chiedermi aiuto mi invase, facendomi scorrere un brivido lungo la schiena.

Era panico.

Poverino, era difficile spiegarsi per lui. Dal suo tono sembrava particolarmente urgente.

Decisi di correre a casa di Viola, sperando che almeno a gesti ci saremmo saputi capire.


Jesus mi aprì la porta, ed effettivamente era abbastanza preoccupato.

Indicò prima il letto sfatto, poi dei vestiti in terra. Poi si indicò, e fece un gesto sconcio.

Io ero inorridita, ma purtroppo capii cosa stava cercando di dire.

«Ok. E poi, dov'è andata?»

Jesus fece spallucce. Cioè Viola che si alzava, e se ne andava subito dopo aver fatto le cosacce?

Lei era più propensa a cadere in una sorta di profondo coma fino al mattino successivo. Era molto strano.

Come lo so, dite? Preferisco non spiegarlo.

Jesus sembrava nel panico più totale, e alzò sette dita.

Era sparita da sette ore?

Avevano fatto le cosacce per sette ore?

Chi poteva dirlo? Erano domande per le quali non avrei mai ricevuto risposta.

«Hai visto se ha lasciato qualcosa? Un biglietto magari?»

Jesus negò, ma non credevo che avesse capito nulla di quello che avevo detto.

Setacciai tutta la casa di Viola, nella speranza di trovare qualcosa che mi parlasse della scomparsa della mia migliore amica.

Effettivamente, al bagno, trovai qualcosa.

Se c'era una cosa che sapevo di Viola era che non avrebbe mai e poi mai sprecato i suoi beneamati trucchi.

Per questo, quando trovai la scritta 'SPIKE TEMPEST' sullo specchio del suo bagno, fatta con il suo rossetto di Mac preferito, lo trovai quantomeno strano.

Santo cielo...

Spike Tempest aveva rapito la mia migliore amica?

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