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Epilogo.

"Louis, mi fai il solletico!" urlò Harry nel bel mezzo di una dolce risata. 

Gli stavo facendo delle pernacchiette sul collo, perchè vederlo con grembiule da cucina, mi fece troppa tenerezza.

Era concentrato nel tagliare le zucchine. Non potevo lasciarlo lì da solo, con la linguetta di fuori per la concentrazione e le spalle curve.

"Che prepari di buono, Harry?" sussurrai al suo orecchio, sorridendo dolcemente, carezzandogli i fianchi da dietro. 

Harry continuò a tagliare le sue zucchine e ridacchiò. Si voltò verso di me e mi guardò negli occhi.

"Non te lo dico." sussurrò prima di schioccarmi un bacio a stampo sulle labbra e allontanarsi verso il frigo.

Mi faceva impazzire quando faceva così; Sembrava una perfetta mamma di famiglia.

Lo osservai a braccia incrociate, mentre si cimentava a cercare qualcosa nel frigo, con un' espressione preccupata. "Dove sono le uova?" mormorò, sgranando gli occhi e grattandosi la nuca.

"Eh, non saprei, donnina." ridacchiai. Guardai l'orario: 09.30. Era ora di andare a lavoro.

Ormai andava così. Harry ogni giorno preparava da mangiare e io invece andavo a lavorare nell'azienda di mio papà. Non era poi così male, anche se dovevo ammettere che fare l'insegnante mi mancava. 

Io ed Harry eravamo scappati davvero, ma non del tutto. Io, avvisai il preside della scuola che dovevo tornare in Francia per motivi familiari e lui non era deluso, anzi, mi sorrise e mi salutò con un "Hai fatto un buon lavoro Tomlinson. Buona fortuna."

La madre e la sorella di Harry sapevano tutto. Erano felici del fatto che Harry avesse trovato qualcuno che lo amasse e che lo potesse far star bene. 

Gemma continuava a lavorare e guadagnava molto di più, rispetto a un anno fa.

Si, era passato un anno da quando il mio Harry fece apparizione nella mia vita incasinata.

Non mi sarei mai aspettato di innamorarmi di un uomo, anzi, non mi sarei mai aspettato di innamorarmi.

Da quando seppi del passato di Harry, sapevo che avrei dovuto far qualcosa. Dovevo essere io ad insegnargli ad amare e invece fu lui, anche semplicemente sorridendomi. 

Amare non è un lavoro difficile, amare non è alzarsi e andare a lavorare. Amare è qualcosa di più semplice, anche se tu non lo volessi, lo fai.

"Devo andare a lavoro, bellezza." mormorai avvicinandomi ad Harry per poterlo salutare. Il più piccolo mise il broncio e incrociò le braccia al petto. "No, stamattina non vai! Dai, rimani con me! Sono solo soletto." soffiò al mio orecchio, avvolgendo le braccia attorno al mio bacino e attirandomi a se. Io dovevo andare, anche se non volevo...ma Harry che provocava non era facile da superare.

"Dai, invia un messaggio al tuo papà e digli che hai meglio da fare." Harry e le sue provocazioni mi stavano convincendo, così, come un coglione, presi il cellulare e inviai un messaggio a mio padre dicendogli di non sentirmi molto bene. Beh, effettivamente non era una bugia: Harry con il grembiule da cucina e le labbra più rosse del solito non era di certo una vera e propria medicina.

Harry mi ringraziò con lo sguardo e poi sorrise. Mi aspettavo che mi avesse preso dai fianchi con la sua solita prepotenza e che mi avesse baciato...e invece...

"Lou, mi prendi il pentolino dallo sportello?" Mi prendeva per il culo? Mi ha tenuto a casa solo perchè io potessi fargli da servetto? Eh no, eh no, Styles. 

"Harry, non puoi prenderlo tu?" sbuffai, accarezzandogli le spalle, guardando il suo naso. Esatto, se mi avvicinavo a lui non alzavo lo sguardo, vedevo il suo naso. Era troppo alto, troppo.

"Dai, Lou, dai" mise il labbruccio. Non potei resistergli, così annuii e andai a prendergli il suo amato pentolino. Aprii lo sportello e presi il suo amato pentolino. Non mi accorsi di nulla, così lo porsi ad Harry e quest'ultimo sorrise timidamente, prendendo un gran respiro.

"Harry, non è che ti stai innamorando di un pentolino, vero?" mi finsi offeso, abbassando la testa ed emettendo un falso sospiro. Ma quando alzai lo sguardo, persi un battito.

Harry prese un cofanetto da dentro il pentolino e, posando quest'ultimo sul tavolo, si inginocchiò e aprì il cofanetto, mostrandomi un anello.

"Louis Tomlinson..."

Non urlare, non urlare, Lou.

"Mi vuoi sposare?" 

Sentivo che stavo per svenire, ma per mia fortuna, le mie corde vocali erano abbastanza sveglie da farmi urlare come una ragazzina, nonostante mi ero detto di non farlo.

Vidi Harry scoppiare in una dolce risata. Era una risata timida, impacciata, diversa dalla sua solita risata. Era una risata tra il nervoso e la felicità.

Scoppiai a piangere come un bebè, e mi buttai sulle ginocchia difronte ad Harry, prendendo il suo viso tra le mani per poterlo guardare negli occhi.

"Si, lo voglio." 

E mi baciò, come era il suo solito, ma era un bacio bagnato dalle lacrime di gioia, un bacio pieno d'amore ed emozione. Un bacio quasi timido, un bacio tenero. Dopo che Harry si fu staccato da questo, prese l'anello e me lo mise al dito.

Vi sembrerà una parola esagerata, ma con quell'anello al dito mi sentivo l'uomo più bello del mondo- dopo Harry, ovviamente.-.

Non me ne importò nulla che le ginocchia sulla quale ero poggiato da circa mezz'ora mi facessero male; Il mio futuro marito era difronte a me, era con me, vicino a me e innamorato di me. Ma non lo sarebbe stato solo in quel momento, lo sarebbe stato per tutta l'eternità.

-

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"Tomlinson, Louis Tomlinson; E' così che mi chiamo.

Sono un professore di francese e mi trovo a Londra per lavoro da circa due anni. 

Insegno in una scuola media e mi piace davvero farlo, nonostante i miei alunni certe volte mi stressano talmente tanto che quando esco da scuola, sembro una donna mestruata. Ma mi trovo davvero bene con loro e adoro quando si impegnano solo per avermi amico e non tradire la mia fiducia; Mi fanno sentire amato, in un certo senso, anche se non so come ci si senta in realtà, perchè non ho mai avuto una ragazza. Odio vedere le coppiette felici che passeggiano per i parchi e pomiciano davanti a tutti come se niente fosse. Ma comunque sia, adoro i miei ragazzi e non li abbandonerei per nessun motivo al mondo.

Amavo Londra, ed era tutto perfetto, tranne per il fatto che mi mancava l'odore di Croissant spargersi in tutta la città di Parigi al mattino e comprare le baguette per poi forcirle di marmellata alla ciliegia e mangiarle leggendo un bel libro di Jacques Prevert."

Tutto perfetto, dicevo, fino a quando un giorno...Non conobbi davvero la perfezione: Harry Styles, mio marito. 

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