Tao la via
C'era una volta, un'alta montagna, erosa dai venti e conquistata solo da muschi e licheni. Era la meta di numerosi pellegrini nelle stagioni calde ed un albero sempreverde cresceva solitario ed ospitava tutte le forme di vita che potevano godere del suo riparo. Una notte d' inverno la principessa della Terra e il principe del Cielo decisero di incarnarsi in forma umana. Essendo una stagione fredda decisero di stare in cima alla montagna dove nessuno li avrebbe visti. Erano la coppia più bella si potesse vedere. Raggianti di gioia nell'incontrarsi quando camminavano lasciavano petali e foglie lungo la strada. Lei era profumata e lui era fresco come il vento estivo. Una volta stanchi di ballare, ridere e giocare decisero di sdraiarsi sotto le fronde del sempreverde. Si baciarono dolcemente e dopo aver provato quel piacere soffice, vollero di più. Si congiunsero con estrema lentezza e dolcezza. I lampi nel cielo sereno si muovevano senza che le nuvole li trasportassero e la terrà tremò dolcemente senza creare scompiglio. I due si addormentarono abbracciandosi stretti e calmando le forze della natura, donando pace tutto intorno.
Quando si svegliarono notarono che il ventre della principessa si era gonfiato.
Colta di sorpresa, non sapeva cosa fare. Era abituata a movimenti lenti e circolari, ma in quella forma tutto era accelerato e anche la vita che le cresceva dentro si faceva sentire pulsare sempre più forte. Il principe era allarmato e, sapendo che avevano poco tempo da passare nelle sembianze umane, si dettero da fare per l'arrivo del piccolo. La donna raccolse i petali, i fiori e le foglie e creò una culla. L'uomo invece essendo principe del Cielo e, operando nell'invisibile, si introdusse nei sogni di un uomo che dormiva con sua moglie. Nel sogno gli mostrò il posto in cui avrebbe trovato il bambino e si sarebbe dovuto prendere cura di lui. Lo scelse perché era un uomo di fede ed ascoltava i segni dell'universo senza dubitare. Il suo nome era Servizio, mentre sua moglie si chiamava Saggezza. Lui si svegliò all'improvviso e le raccontò la sua visione. La donna essendo in grado di leggere i segni e desiderando un bambino convinse l'uomo a partire. Cosi si incamminarono per la montagna lasciando la casa e il lavoro. Nel frattempo la principessa aveva partorito un bambino luminoso, frutto della notte d'amore. Venne chiamato Entusiasmo. Lo fasciarono nelle foglie e lasciarono un fiore vicino alla culla. Appena sollevato da terra l'aroma avrebbe dato le istruzioni per crescere il bambino. I genitori lasciarono anche tre semi che sarebbero stati il loro regalo al figlio e dopo averlo baciato sulla fronte lo deposero vicino alle radici dell'albero protetto dal freddo. Si scambiarono un ultimo abbraccio e tornarono nel tutto, svanendo alla vista.
Servizio e Saggezza giunsero all'albero, dove udirono un bambino piangere. La donna lo raccolse e lo coprì con la pelle di pecora. Lo riportarono a valle e lo accudirono secondo le indicazioni ricevute dalla fragranza del fiore. Nascosero i semi decidendo di consegnarglieli solo nel momento fosse stato pronto.
Il ragazzo crebbe molto forte e veloce nell'apprendere. Quando fu pronto per partire alla ricerca di sé, la coppia decise di raccontargli la sua storia donandogli i tre semi. Lui ne fu colpito, anche se in cuor suo sapeva di appartenere a tutt'altro posto.
Partì ringraziando gli insegnamenti e le cure ricevute, pronto a scoprire il mondo.
"Ci sarà un giorno in cui anche le montagne si inchineranno a te, allora avrai vissuto appieno."
Questa era l'unica frase lasciata alla nascita, come profezia al ragazzo.
Dopo settimane e settimane di viaggio raggiunse un campo enorme dove una donna era disperata e piangeva.
"Perché piangi?" Chiese.
"Questo terreno è arido e la popolazione di questa regione sta morendo di fame."
"Vi aiuterò." Dichiarò.
Fece un solco nel terreno, mise la mano e stette in ascolto. Quel terreno parlava della Cina e dei monsoni d'Oriente. Cosi alzò una mano al cielo.
"Padre, questa donna ha fame e il suo popolo sta morendo. Porta l'acqua su questa terra."
Finita la preghiera le nuvole si radunarono e si concentrarono sui campi diventando pioggia torrenziale. Tutti gli abitanti di quella zona uscirono di casa per festeggiare il nuovo arrivato e la pioggia.
La donna si sorprese del potere del giovane e lo volle tutto per sé. Cosi lo fece innamorare e gli insegnò il segreto di amare: dedicarsi completamente ad un altro. Entusiasmo non seppe resistere. Restò con la donna e continuò a piovere. Il terreno arido diventò una risaia e tutti gli abitanti ne gioirono.
L'amore che Entusiasmo provava per la donna lo stava consumando rapidamente. Infatti era sempre più bisognosa di attenzioni. Si era proclamata capo villaggio, essendo il ragazzo, il "portatore della pioggia" e suo amante.
Chiedeva sempre di più ed Entusiasmo doveva sopportare il suo dispotismo, la sua tirannia e i suoi capricci. Lui, peggiorando la sua condizione fisica, stava intuendo che qualcosa non andava come avrebbe voluto e la sua idea di amore fosse corrotta. Più i dubbi si instauravano in lui, più la risaia si stava tramutando in una palude, che si espandeva anche nelle terre vicine.
Un giorno il ragazzo decise di andare a cercare la spiegazione di quello che stava accadendo. Si incamminò all'origine del campo, dove la risaia aveva preso vita. Al suo interno, un districato di piante e acque fangose si ergeva a perdita d'occhio. Com'era stato possibile tutto questo? Interrogò il padre, fischiando. Chiese una risposta alla Madre tenendo il fango in entrambe le mani. Tutto taceva.
Senza perdere la fede nella sua ricerca si incamminò ancora più a fondo fino a quando non finì nelle sabbie mobili. La terra era stata corrotta a tal punto da intrappolare gli animali più incauti ed ora, era il suo turno. Cercò a modo suo di uscire da quel posto, ma i suoi sforzi furono inutili. Più spingeva il fango, più affondava in profondità. Il suo corpo indebolito e privo di energie era incapace di risollevare la situazione.
Giunse in quel posto la donna, sua consorte. Quando lo vide in difficoltà, cercò qualcosa per aiutarlo, ma alla fine capì che non poteva fare niente, così salutò l'amato e gli voltò le spalle. Lui non capì: lei gli aveva insegnato che amare era dedicarsi completamente all'altro. Quello non era veramente il significato della parola amore.
Triste, pianse e si disperò. Pregò l'aiuto dei suoi genitori celesti, ma l'unico conforto che ricevette fu il silenzio.
Ricordò improvvisamente che la Terra e il Cielo non l'avevano abbandonato. Frugò nelle sue tasche ed estrasse un seme. Lo lanciò lontano dalle sabbie mobili e poco dopo una pianta iniziò a crescere. I semi avevano proprietà speciali che permettevano loro di crescere e riprodursi in fretta in qualsiasi tipo di albero, fiore o pianta. Le radici crebbero sotto terra fino a raggiungere i suoi piedi e a sollevarlo, salvandolo dall'imminente morte. L'acqua venne prosciugata e il ragazzo riuscì a sfuggire all'abbraccio del fango. Si sedette sotto l'albero che l'aveva salvato e si riposò, addormentandosi. L'albero in questione era un salice piangente; aveva preso quella forma ispirato dalle lacrime del ragazzo. Al suo risveglio stava nevicando copiosamente, però, per fortuna, lui si trovava al riparo sotto le fronde. Tra sè e sè pensava all'albero che lo proteggeva e si chiedeva quanto avrebbe retto. Il peso della neve era sempre maggiore. Quell'albero gli ricordava il rapporto tra lui e la donna del villaggio.
Improvvisamente i rami si fletterono e scaricarono la neve a terra. Il ragazzo rimase illuminato da ciò. Non solo l'albero l'aveva protetto, ma si era salvato. Imparò cosi il valore della compassione verso se stesso. Baciò le radici dell'albero che era ritornato eretto, libero dal peso come il ragazzo era libero dalle preoccupazioni. Il suo viso, la sua espressione e le sue energie stavano ritornando. Si scrollò di dosso il ricordo della donna e riprese il cammino senza guardarsi indietro. Oramai era creduto morto. Voltandosi un'ultima volta verso la palude, vide che pian piano il salice stava drenando l'acqua, aiutato dai suoi simili che crescevano a vista d'occhio.
Camminò per terre lontane senza fermarsi finché non giunse in una radura di una foresta un giorno d'autunno. Un gruppo di persone vedendolo arrivare, allarmate, lo catturarono. Avevano asce e braccia muscolose ed erano vestiti in maniera molto spartana.
"Cosa fai qui? Chi sei?" Gli chiesero.
"Sono solo un pellegrino di passaggio."
"Non ti crediamo." Disse il capo della banda.
"Spesso il re della regione manda uomini per esaminare il nostro operato. Tiene in ostaggio le nostre famiglie per farci lavorare giorno e notte. Questa foresta è sempre più spoglia, ma niente lo ferma. Se ti lasceremo libero dirai al re che non abbiamo procurato abbastanza legna. Se ti uccidiamo garantiremo la sopravvivenza ai nostri figli e donne. Dimostra che non sei al servizio del re e forse potrai vivere."
"Certo, posso dimostrarlo. Ho con me dei semi speciali che possono far crescere alberi in poco tempo."
Gli uomini intorno al ragazzo risero fino a doversi fermare per il mal di pancia.
"Stai scherzando spero, ragazzo. Tutti sanno che un buon albero che faccia del buon legno deve almeno crescere per trent'anni."
"Vi posso garantire che è cosi." Disse il ragazzo.
"Slegatemi e ve lo dimostrerò."
Gli uomini increduli decisero di dargli una possibilità. Lui, una volta slegato, estrasse un seme e lo piantò sotto terra. Non accadde nulla. Com'era possibile? Provò a pregare il Padre e la Madre celeste ma fu inutile. Ancora una volta il silenzio lo circondò.
Gli uomini risero di nuovo e lo legarono ad un albero.
"Hai cercato di ingannarci. Ti impiccheremo all'alba."
Finito di deriderlo, tornarono al lavoro fino che non giunse il calar del sole. Il ragazzo era spacciato e non sapeva come uscire da quel guaio.
Molto spesso, a chi soffre, non resta altra scelta che ripetere quello che subisce e donare quello che riceve senza trasformarlo. Queste erano state le parole di sua madre prima di partire, cercando di metterlo in guardia.
Arrivata la sera i boscaioli accesero un fuoco e mangiarono gli animali che avevano cacciato durante la giornata, infine si addormentarono. Ormai il ragazzo aveva perso le speranze. Conservando ancora un po' di fiducia chiese aiuto al Cielo. Una gentile brezza accarezzò il viso del ragazzo e ridiede vita alle braci delle fiamme che erano servite per cucinare. Queste, uscendo dal cerchio di pietra, iniziarono a bruciare le sterpaglie e la segatura prodotta dai taglialegna. Raggiunsero in fretta il ragazzo e bruciarono le corde con cui era legato. Lui si alzò di corsa e diede un calcio ad uno degli uomini che svegliò gli altri. Ormai l' incendio era stato appiccato e il fuoco si muoveva in tutte le direzioni. Fuggirono assieme e raggiunsero il limitare del bosco appena in tempo. I colori autunnali del bosco erano diventati improvvisamente tutti neri e bianchi.
I boscaioli erano infuriati e ,non avendo travi per impiccare il ragazzo gli vennero incontro con le asce pronti a farlo a pezzi. Il ragazzo aveva commesso un errore a salvarli dalle fiamme e ora sarebbero morti tutti. Lui, per mano dei taglialegna e gli uomini e le loro famiglie, per mano del re.
Entusiasmo dava le spalle al bosco ridotto in cenere e accettando il suo destino si inginocchiò e piegò il collo pronto a ricevere il colpo letale.
"Guardate!" Urlò un taglialegna.
In lontananza si era sollevata una nube nera e bianca . Un albero stava crescendo a vista d'occhio ed era diventato alto almeno trenta metri. Un altro apparve accanto al primo e poi un altro ed un altro. La foresta si stava ripopolando a vista d'occhio.
"Com'è possibile?" Esclamò il più anziano.
"In tutta la mia vita non ho mai visto simile stregoneria."
Eppure la foresta era ricresciuta in pochi minuti ristabilendo i suoi vecchi confini e invadendo i campi coltivati. Un urlo di gioia si era levato dal gruppo di boscaioli.
"Non solo hai salvato noi, ma anche le nostre famiglie. Come possiamo sdebitarci?"
"Ditemi solo che tipo di albero è cresciuto dal mio seme, perché non lo conosco."
Gli uomini si avvicinarono alle enormi piante, e uno di loro disse.
"Si tratta di una sequoia. Albero che cresce solo dopo che il seme è soggetto a forte calore. Si chiama albero paziente perché una volta che inizia a crescere è il più alto, ma l'ultimo a germinare."
Il ragazzo capì cosa poteva imparare. La pazienza. Ringraziò l'uomo e si rimise in cammino lasciando gli uomini festeggiare.
Dopo mesi e mesi di cammino raggiunse una valle sulla quale si affacciavano due montagne. Lungo il sentiero stretto che passava tra le pareti rocciose Entusiasmo incontrò un vecchio che chiedeva l'elemosina. Gli mancavano entrambe le gambe.
"Cosa è successo qui? Perché la valle è così silenziosa?" Chiese il ragazzo.
"Più in alto si combatte una guerra di cui sono rimasto vittima. Il nonno di mio nonno non ricorda il giorno in cui iniziò. Non proseguite. Entrambe le fazioni cercheranno di farvi diventare loro amico per combattere al loro fianco."
"Non temo le loro parole, vecchio." Disse il ragazzo sorridente.
"Ho con me la saggezza per fare le scelte giuste e la possibilità di servire senza perdere la compassione per me stesso. Sarò paziente e ascolterò cosa avranno da dirmi. Non si sa mai che pianta può nascere dal prossimo seme." Disse strizzando l'occhio.
Cosi proseguì ed incontrò un esercito. Gli uomini della montagna a destra lamentavano il furto dell'erede maschio che avrebbe dovuto comandare il loro popolo. Gli uomini del secondo esercito lamentavano la scomparsa e il presunto rapimento della loro regina. Per questo i due popoli erano nemici giurati da un tempo immemorabile. Il ragazzo ascoltò attentamente e poi durante la notte riprese il cammino in modo che non potesse essere influenzato dai cuori di quegli uomini.
Una volta oltrepassate le due vette, sul sentiero molto stretto, si prospettava una dolce discesa seguita da colline, pianure e foreste. Tirò un sospiro e iniziò a camminare. Ad un tratto la sua quiete fu interrotta da un belato. Una capra gli attraversò la strada correndo. Si fermò ad osservare la scena divertito. Subito dopo vide una ragazza che con una corda le correva dietro gridandole di fermarsi. Entusiasmo cambiando espressione si lanciò subito all'inseguimento, pronto ad aiutare la ragazza. Le sue falcate da cervo lo portarono davanti alla capra e la immobilizzò. La ragazza lo raggiunse.
"Grazie straniero. Mi presento, il mio nome è Libertà. "
Lui rispose con un sorriso.
"Mi chiamo Entusiasmo."
"Voglio ringraziarti di questo gesto. Significa molto per me."
Il ragazzo la ascoltò pazientemente.
"Io e mio fratello viviamo al limitare della foresta. Vorresti venire per cena? Non abbiamo molto ma divideremo con te tutto il possibile."
"Ti ringrazio, accetto volentieri."
"Mio fratello si occupava di guardare le capre finché non si è ammalato. I nostri genitori sono morti della stessa malattia. Le capre tendono ad andare in cima al sentiero e scavalcare le montagne. Hanno questa abitudine da sempre. Peccato che siano preda dei soldati affamati. Ultimamente abbiamo perso molte capre. Io sono una vasaia. Vado al fiume e prendo l'argilla per le mie creazioni. Ma raccontami di te."
"Ho vissuto cose a cui non penso crederesti."
"Non credo. Sono giunte storie qua a cui si fa fatica a credere. Un ragazzo definito il portatore della pioggia, una foresta di salici ha drenato una palude in un giorno, un incendio e poi la ricrescita dell'intera foresta in poche ore."
Il ragazzo restò sorpreso. Le sue avventure avevano viaggiato un passo davanti a lui.
La ragazza ispirò compassione al ragazzo e decise di mettersi al suo servizio.
"Potrei fermarmi per qualche giorno e darvi una mano con le capre."
"Sarebbe molto gentile da parte tua." Sorrise la ragazza.
Entusiasmo la aiutò nel preparare la cena e si recò dal fratello di Libertà, per dargli da mangiare, essendo troppo debole per alzarsi. La sorella piangeva nel vedere la scena e anche il ragazzo si commosse.
Restò parecchi giorni a casa della ragazza e l'aiutò, imparando l'arte della ceramica e a pascolare le capre. La situazione del fratello non migliorava e la sorella, come se avvertisse la sorte imminente, si indeboliva giorno dopo giorno.
Una sera andò fuori al buio e pregò a voce alta.
"Padre e Madre, perché mi avete abbandonato in questo mondo pieno di sofferenza? Io ho fiducia, ma sembra che siano sempre le persone migliori a dovere soffrire di più. So che mi avete donato tre semi, ma io non mi sento di essere superiore a nessuno, vorrei che questo ultimo seme che ho non sia per me. Guarisci Volontà, il fratello di Libertà." Disse.
"Con chi stai parlando?" Chiese la ragazza.
"Nessuno, pregavo." Disse lui lasciando cadere il seme, che aveva in mano, per terra.
"Ti ho preparato il letto." Disse la ragazza invitandolo all'interno.
Il giorno dopo tutto intorno alla casa erano cresciute strane erbe. Il ragazzo le raccolse e le diede a Volontà. Lui in pochi minuti tornò pieno di vigore. Sorpreso abbracciò Entusiasmo.
"Come hai fatto a guarirmi?" Chiese inchinandosi davanti a lui.
"Io non ho fatto niente." Rispose lui.
Volontà chiamò la sorella. Lei accorse e vide il fratello di nuovo pieno di energie. Pianse e non potè crederci. Gli corse incontro e baciò tutto il suo corpo. Poi si voltò verso il ragazzo.
"Chi sei tu ? Vieni qua, ti offri di aiutarmi senza chiedere niente, mio fratello guarisce e tu ti comporti come niente fosse?"
"E' una lunga storia." Rispose il ragazzo imbarazzato.
Fuori si sentì un forte belato. Tutti guardarono fuori dalla finestra. Improvvisamente le capre si erano messe a correre in cima alla montagna. Tutti e tre si erano precipitati fuori senza riuscire a tenere il passo con i movimenti rapidi delle capre che ormai erano arrivate in cima alla montagna. Oltrepassata la parete rocciosa sentirono il fragore delle armi, il rumore dei massi che atterravano sulla terra dopo essere stati lanciati dalle catapulte e le armature che producevano un continuo rumore scontrandosi. Le capre senza essere ferite si erano radunate intorno ad un uomo che cantava in mezzo alla battaglia. I tre lo raggiunserò.
"Venite via di qui!" Urlò Libertà alle creature.
L'uomo le sorrise. Camminava, seguito dalle capre in mezzo allo scontro senza esserne toccato. Si avvicinò ai tre ragazzi e videro che era cieco.
"Mi chiamo Verità. Sono un cantastorie, ma spesso le mie storie non piacciono agli uomini. I soldati mi hanno cavato gli occhi perché non potessi più muovermi, ma la forza delle parole mi protegge. Non sono mie, io sono solo un canale tra cielo e terra. Loro mi danno questa possibilità." Disse abbassandosi leggermente e schivando un fendente di un soldato vicino.
Le capre tranquille lo seguivano ed evitavano i soldati intenti nello scontro. Il vecchio si avvicinò alla ragazza e le mise una mano sulla fronte.
"Mmhh..." Disse.
"Desideri conoscere la tua storia?"
"Di cosa stai parlando?" Chiese il fratello.
"Racconta." Disse lei.
"Tu e tuo fratello siete i diretti discendenti del re di questa montagna. Le capre discendono da quelle che appartenevano al castello e nella loro memoria, nei loro sogni, continuano a vedere questi posti come la loro casa. Per questo tornano sempre qua, dove una volta c'erano due castelli. I vostri antenati stanchi della vita da sovrani avevano scelto una vita scemplice, solo che la loro decisione scatenò la guerra che dura ancora oggi. "
"Cosa?" Disse il fratello.
Il vecchio si inchinò in direzione di Entusiamo. I due fratelli si girarono nella sua direzione. Le capre si sdraiarono davanti a lui guardandolo.
"Tu, ragazzo hai la storia più interessante di tutte, sei figlio del Cielo e della Terra." Le parole echeggiarono sulla montagna e i soldati a poco a poco rallentarono la battaglia fino a fermarsi, incantati dalla scena.
"Solo tu puoi dare una fine alla tua storia." Continuò il vecchio.
"Diversamente da tutti noi, che siamo vittima di quello che ci è successo, tu puoi cambiare le cose perché il tuo cuore è puro , nato da un'unione sacra."
Tutti osservavano il ragazzo. I due fratelli riconoscendo la storia vera si inchinarono davanti a lui e poco a poco anche tutti i soldati.
Il ragazzo aveva fatto inchinare la montagna.
Ricordò della sua profezia e capì che aveva manifestato la sua natura. Sorrise.
"So che voi tutti aspettate io vi dia ordini, ma non è questo il mio compito. Ho sperimentato molte cose in questa vita tra cui la compassione per me stesso e la pazienza. Ora voglio vivere di semplicità con Libertà. I suoi antenati avevano scelto questa strada. Se un sovrano saggio aveva preso una decisione del genere chi sono io per ribellarmi alla loro saggezza?
Scelgo la semplicità della pastorizia e dell'artigianato. Invito tutti voi a cercare quello a cui più siete affini. Seguite la vostra via e cercate una strada che abbia un cuore, altrimenti vi si rivolterà contro. Se posso esprimere un desiderio è quello che nessuna parola venga più fraintesa e arrivi dritta al cuore degli uomini in modo tale da creare rapporti armoniosi con i quali si possa vivere di condivisione e abbondanza."
Detto questo tutti gli uomini posarono le armi. Verità continuò a vagare per la montagna, Libertà ospitò Entusiasmo e vissero insieme alle capre, viaggiando e modellando vasi d'argilla che potessero contenere tutto che la gente desiderava conservare. I soldati utilizzarono le erbe cresciute sull'altro versante per guarire le ferite, mentre Volontà decise di viaggiare per raccontare la storia che aveva vissuto e che Entusiasmo l'aveva salvato dalla morte.
Ancora oggi le sequoie e i salici piangenti ricordano questa storia e insegnano agli uomini la compassione per sè e la pazienza. Le erbe che guarirono Volontà furono mangiate tutte dalle capre e nessuno ricorda il loro nome.
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