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4

La donna era di nuovo inginocchio e ancora lo contemplava, si avvicinava sempre di più a quel corpo malandato ma pur sempre bello che il destino le aveva quasi furtivamente donato.

Non capitava facilmente cosa simile, sembrava che la Sibilla a cui tanto credeva avesse avuto qualcosa in serbo per lei e per la sua tribù, per tutta quella terra tanto fertile e tanto amata da chiunque passasse di lì.

Gli afferrava la mano, era dura e callosa.

D'improvviso avvertiva una presa ancor più forte, il respiro diveniva sempre più presente e deciso.

"Rebecca, mogliettina mia!" disse una voce scura aprendo pigramente un occhio, sorrideva.

A quel punto la giovane ebbe un sussulto che le fece aprire gli occhi poco prima chiusi, si ritrovava con una guancia riversata sul suo petto.

Sollevò il capo e sorrise a sua volta chinandolo per via di quel certo strato di imbarazzo che in viso e in cuor suo recava, questione di istinto.

Non credeva ai suoi occhi, pensava semplicemente di essersi appisolata e averlo sognato.

Ancora il capo chino, poi di nuovo l'uomo.

"Ti amo!" allora era vero, continuava a pensare.

Si voltò di scatto e incontrava così uno splendido sguardo dorato, le labbra brune disposte a forma di cuore.

Il busto dell'uomo era leggermente sollevato e più del dovuto, si protendeva verso quella figura femminile: le sue intenzioni non erano ideali e soprattutto in quel momento, un bacio era meglio di no.

La ragazza intuì subito il gesto dell'altro, scrollava il capo di continuo per distogliere il suo tanto delicato sguardo da quelle iridi focose di sole: era una visione biblicamente indescrivibile.

"No così è sbagliato, ti stancherai..." replicò la fanciulla, non  conosceva neppure lei il vero motivo perchè le uscivano dalla bocca simili parole.

"Come sei bella, Regina mia!" le sue labbra ripresero a muoversi, gli accarezzava i capelli con quelle mani di mare.

"Ma io non sono nessuna regina, sono solo un maschiaccio..." ripeteva la ragazza, l'altro annuiva di continuo.

"Lo so, amore mio... bella!" quella voce virile ancora non si arrendeva.

"Stai delirando, adesso continua a riposare..." gli dibatteva contro.

"Insisti? Sto bene, vita mia... adesso devo andare, dove hai messo le cose?" si scrollò dal letto e si sollevò in piedi, era determinato.

"Aspetta, non state ancora bene..." insisteva la dolce creatura, l'altro la spinse.

"Che razza di uomo è questo..." mormorava, si ritrovò per terra con il labbro spaccato.

Si risollevò in piedi, dopo poco.

Si guardava intorno, non sapeva perché riversasse in quello stato.

"Allora, saranno arrivati davvero i cattivi avventurieri... aveva ragione Navajo e maledetta io che non gli ho mai dato ascolto solo perchè non provo niente per lui..." il viso dell'uomo era pieno di rabbia, si calmò.

Tornò da lei, le prese teneramente il volto o almeno ci provò.

"Scusami, Rebecca... mi dispiace ma adesso devo andare..." diceva.

"Lasciami stare, non mi toccare..." l'altra si dimenava, la voce alta: ancora l'aveva.

"Ma..." insisteva il primo, quella chinò il capo e gli voltò le spalle.

Egli schioccò la lingua sul palato, era senza parole.

"Rebecca, dai non fare così..." non reagiva ancora, si era data al mutismo più assoluto.

Raccolse il vestiario e lo infilò, il sangue ancora colav dal voltò della piccola creatura.

Lasciò il capanno, era decisamente caparbio.

"Ma io non sono Rebecca, il mio nome è Tallulah!" sospirò flebilmente, si voltò.

Forse era ancora arrabbiata, chissà.

Probabilmente aveva cambiato idea, l'uomo non c'era più.

"Dove mi trovo?" domandava ancora gridando, quella lo sentiva da lì dentro.

I viaggi di Miss Fogg:
Vi sta piacendo ancora?

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