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T W E N T Y

Kim Taehyung camminava svogliatamente sulla via di casa con un lento passo strascicato, ciancicando una gomma da masticare. La musica nelle orecchie faceva del suo meglio per distrarlo, ma il più delle volte la sua mente tornava a ciarlura e alla notizia del suo forfait. Al pensiero non poté nascondere un sorriso; il perché non sapeva dirlo esattamente, eppure quella notizia lo aveva rallegrato, in una maniera o nell'altra.
Tirò fuori dalla tasca le chiavi di casa quando, avendo alzato lo sguardo, notò una macchina scura parcheggiata di fronte alla sua abitazione: l'attimo successivo Taehyung tremò.
Un uomo in smocking ne uscì con sguardo truce, sguardo che si posò senza indugio sul ragazzo <Vedo che continui ad avere l'abitudine di gironzolare la sera tardi> lo rimproverò.
Taehyung strinse i pugni <Non credo siano faccende che ti riguardino>
Un sorriso divertito si dipinse su quel volto austero dai tratti troppo simili a quello del giovane <Così come non ti sei liberato della tua brutta abitudine di rispondere a tono quando dovresti solo tacere>
<Cosa vuoi? >
Taehyung ricambiò lo sguardo truce del padre non senza un po' di timore: era raro che venisse a trovarlo e, quando lo faceva, non era certo per una visita di cortesia.
<Sono venuto per ricordarti qual è la tua strada, figliolo>
<Non osare chiamarmi così> ringhiò il ragazzo, avanzando di un passo. Il padre non si smosse di un centimetro e continuò indisturbato <Non manca poco al tuo diploma, conto sul fatto che sceglierai senza dubbio la facoltà di giurisprudenza>
Taehyung gli rise in faccia, sprezzante <Non sarai di certo tu a dirmi cosa fare del mio futuro>
<O sì che sarò io, quindi vedi di darti una svegliata e rendere onore al tuo cognome, intesi? >
<Aspetta e vedrai>
L'uomo aprì lo sportello dell'auto <Non giocare col fuoco, ragazzino. Sei stato avverito> ciò detto sgommò via, lasciando Taehyung da solo, sul marciapiede, con un bruciante brurito ai pugni chiusi.

Yura era arrivata come al solito in anticipo, così si sedette al suo banco; la musica risuonava solo in una cuffietta, dall'altro orecchio poteva vagamente percepire le conversazione dei suoi compagni che man mano entravano in classe.
<Chissà dov'è.. >sussurrò tra sé e sé e, parlando del diavolo, lo intravide dalla finestra. Taehyung sembrava perso, frustrato e nervoso: camminava lentamente, ma i pugni serrati e lo sguardo vuoto evidenziava o ulteriormente la presenza di qualcosa che non andasse. Arrivato in classe non salutò nemmeno la sua compagna di banco, si sedette e, in silenzio, arrotolò le cuffiette con fare metodico.
<Ehi, Kim. Qualcosa non va? > Yura aveva provato a smuoverlo ma lui non aveva dato alcun cenno di socialità. Provò col solletico, ma nulla. Taehyung guardava fuori dalla finestra con sguardo perso, con la fronte corrugata, come se qualcosa gli desse fastidio. Yura si protese lungo il banco e cominciò a guardarselo per bene: certo che era proprio uno dei più bei ragazzi che lei avesse mai visto.
Sovrapensiero la ragazza allungò una mano a spostargli una ciocca ribelle dagli occhi, solo allora Taehyung si voltò a guardarla.
<Cosa c'è? >
<Nulla, ciarlura> rispose perentorio.
<Con questa faccia? E tu vuoi pure che io ti creda? >
Il ragazzo sospirò <Non è..non è giornata. Tutto qua>
Yura lo guardò ancora, in silenzio, poi gli si avvicinò lentamente <Quando ero triste mamma usava un trucchetto; funzionava sempre>
La ragazza prese delicatamente fra le mani la testa di lui, se la portò all'altezza delle labbra e gi stampò un bacio sulla fronte.
Taehyung non fece in tempo a realizzare il tutto prima che accadesse <C-che fai! > aveva arrossito, sconvolto.
Yura rise <Eeeh, fai tanto l'uomo vissuto Kim e ti scandalizzi con un bacetto in fronte. RI-DI-CO-LO>
Lui inizialmente mise il broncio, poi seguí Yura nelle risa. Per un attjmo, un breve attimo, il ragazzo fu capace di dimenticarsi dello spiacevole incontro del giorno precedente.

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