Cos'altro dovrei dire? Mi sembra di percepire sulla pelle l'inutilità di queste parole. Rimarranno inascoltate in eterno, me lo sento, e chiunque troverà questo diario (una volta che sarò morta) si farà una gran bella risata.
Spesso mi chiedo perché io sia ancora tanto legata a te. Non so se è per quello che siamo stati o per quello che mi sono resa conto di provare per te quando oramai era tutto finito. Non lo so davvero ma, Dio, quanto vorrei che le cose fossero andate diversamente quella sera.
Sei arrivato a casa con la faccia stravolta, gli occhi spenti e il sorriso che lottava per scomparire.
"Che vita di merda" hai biascicato e l'odore di alcol si è fatto più intenso che mai. Ti sei passato una mano tra i capelli, noncurante, e mi hai guardata negli occhi in un gesto che sapeva tanto di sfida.
"Ti rendi conto che è tutta colpa tua?" hai rantolato. Io ho taciuto coi pezzi del mio cuore che cadevano a terra senza fare rumore. Non li ho raccolti, mai, e sono scomparsi insieme a te. Non mi resta niente ora.
"Mi ami?" hai insistito poi. Che diavolo di domanda è?, ho pensato. Non ti ho risposto.
A quel punto mi hai guardata come si fa col proprio peggior nemico e per un attimo, solo un attimo, ho creduto di ricevere uno sputo nell'occhio. Sai com'è, è così che si fa quando la rabbia supera tutto il resto.
"Me ne vado, Aria. Me ne vado"
Non ti ho fermato, quella sera. Mi sono illusa di poter vivere anche senza di te, 'ché tanto se l'amore non c'è è inutile resistere. Che senso avrebbe avuto riprenderti, se proprio non volevi essere preso? Perché avrei dovuto fermarti quando eri tu a volertene andare?
In tutto questo credo di aver preservato almeno un po' della mia dignità. Non rincorro chi non mi vuole, non elemosino amore da chi fa persino fatica ad incrociare i miei occhi.
Ti ho lasciato andare, semplicemente. Ti avevo già perso, gli ulteriori giorni insieme non sono stati altro che una bugia. Abbiamo mentito, dicendoci di amarci ancora, nella speranza che un "ti amo" in più potesse fare meno male. Che ci saremo curati le ferite a vicenda, con le parole e non coi baci.
Ma io, delusa e ferita, ho smesso di lottare. Ti ho forse rovinato la vita, come dici tu, ma tu, la mia, l'hai invece calpestata senza ritegno ed è proprio per questo che non capisco. Nonostante tutto preferisco ricordare il bene che abbiamo condiviso.

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N/A: finalmente, ecco spiegato cos'è successo quella sera. Cosa ne pensate? Quale sarebbe la vostra reazione in una situazione del genere?

Un abbraccio e grazie a chiunque supporti (sopporti) me e questa storia. Grazie di cuore.
A mercoledì :)