40.
Eddie's POV
Quel giorno l'avevo cercata, rassegnandomi e aspettandola davanti casa sua. A scuola non ero riuscito a vederla, ero fermamente convinto che mi stesse evitando e non potevo biasimarla.
Quasi mi venne un colpo nel vederla scendere dopo un po' dalla macchina della sig.ra Henderson, feci appello a tutto il mio coraggio e mi avvicinai, gettando la sigaretta a terra.
<Sally?> mi venne fuori una voce incerta e lei sobbalzò nel sentirla, ma non si voltò.
<Sally ti prego, possiamo parlare?> okay in quel momento sembravo davvero disperato, ma non potevo farne a meno.
<Cara, ti aspetto dentro.> intervenne interdetta la mamma di Dustin.
<No, arrivo!> le rispose mentre la signora si allontanava, poi si rivolse a me. <Non è che ci sia molto di cui parlare!> rimase sempre di spalle e fece per andarsene.
<Dai Sally! Ti prego, non fare la bambina!> ero frustrato.
<Bambina??? Bambina???> si voltò di scatto era livida di rabbia, non l'avevo mai vista così. <Tu non sai niente, Eddie Munson, e non ti permettere di giudicarmi! Tu dici di essere un emarginato, un outsider, ma non sai cosa vuol dire esserlo davvero, avere gli sguardi di odio tutti puntati su di te! Anche quelli delle persone più importanti per te! Della tua famiglia!> sputò fuori quelle parole con una voce rotta e angosciata.
<Sally, ti prego, lascia che ti aiuti!> la implorai.
<Non ho bisogno di nessun aiuto, voglio solo essere lasciata in pace, ci riesci? O sei davvero così svitato da non capire il significato delle parole?> si voltò e mi sbatté la porta in faccia, lasciandomi completamente sconvolto. Le sue parole mi avevano trafitto più di quanto avesse potuto fare un coltello. Calde lacrime cominciarono a scendermi dagli occhi, mentre restavo inerme a fissare quell'entrata.
Dopo un tempo che mi sembrò interminabile mi sentii scuotere da qualcuno, era Dustin che stava rientrando.
<Ehi, amico!> mi salutò, <Ehi stai bene?> mi chiese poi dopo avermi gettato un'occhiata più approfondita.
<Dus, credo di averla persa!> e nel pronunciare quelle parole ad alta voce mi sembrava come se ormai fossi arrivato ad un punto di non ritorno.
<No, dai, non dire così! Non ci credo! Entra dentro, parlate!> mi esortò.
<No, non voglio sentirmi ripetere quelle cose. Mi ha già detto quello che aveva da dirmi.>
<Dai, Eddie, non so cosa vi siate detti, ma non può essere, non può finire così, cioè voi siete fatti l'uno per l'altra!>
<No, tu non puoi capire lo sguardo che aveva mentre mi parlava, non l'ho mai vista in quel modo!>
<Ne ha passate tante...> poi aggiunse, <non voglio giustificarla, ma voglio che tu non getti la spugna!> mi incoraggiò.
Sospirai.
<Ciao, amico.> lo salutai e mi rifugiai nel mio van.
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Ormai erano un paio di giorni che il negozio di dischi era diventato il mio rifugio, me ne stavo lì con Harrington e Buckley, sperando, e allo stesso tempo temendo, di vederla, ma inutilmente. Anche perché nella mia stanza non riuscivo a starci più di tanto, avevo ormai cominciato a dormire sul divano, tanti erano i ricordi di cui la mia camera era stata testimone. Non riuscivo nemmeno a concentrarmi più di tanto sulla musica o sulle campagne di D&D. Mi sentivo come perso, come se qualcuno mi avesse gettato nel bel mezzo dell'oceano senza salvagente e io dovessi fare il possibile per non affondare.
Inoltre, non osavo più tornare a casa Henderson, in quanto Dustin mi aveva confermato che lì tirava una bruttissima aria e poi non riuscivo ancora ad allontanare dalla mia mente gli occhi della ragazza così pieni di rabbia. Addirittura, li rivedevo nei miei incubi peggiori. Di solito, erano tutti legati a mio padre e mia madre, ormai ci si era messa anche lei a popolarli.
Avevo, invece, stretto amicizia con Robin e Steve che erano venuti a trovarmi il pomeriggio del giorno dopo la mia ultima conversazione con Sally.
Me li ritrovai di fronte la mia porta di casa.
'<Possiamo entrare?> chiese Buckley. Aprii la porta e li feci passare.
<Dobbiamo parlare di Sally!> esordì Steve.
<Non credo ci sia molto da dire.> affermai sconsolato.
<Si sta comportando da vera stronza!> esordì Buckley, gettando la borsa sul divano e facendoci saltare.
<Le hai parlato?> le chiesi avido di notizie.
<Ho parlato con il suo clone malvagio!>
<Che vuoi dire?> chiese Steve.
<Che non ha voluto parlarmi e mi ha detto di lasciarla in pace!> e il collega scosse la testa.
<Comunque, mi ha chiamato poco fa la sig.ra Henderson, dicendo che la nipote non sarebbe venuta al lavoro in questi giorni in quanto sta poco bene.>
Robin sbuffò e io mi misi le mani sulla testa.
<Dio, che ho combinato?!>
<Sicuramente le saranno tornati a galla i brutti ricordi di qualche tempo fa!> continuò Steve.
<Sì, ma questo non la giustifica nel trattarci tutti di merda!> esclamò la ragazza.
<Giusto.>
<Ragazzi, è tutta colpa mia, ho anche provato a parlarle, ma mi ha liquidato con parole durissime, dicendo di lasciarla in pace, che non aveva bisogno di nulla... sono a pezzi, credetemi!> ammisi sinceramente.
<Vedi? Ormai in questo momento è come parlare con Mrs. Hyde. Aspettiamo che torni la Dr. Jeckyll.> fece lei e l'amico la indicò annuendo.'
Stare in quel negozio mi tranquillizzava, anche se i due continuavano a battibeccare tra di loro praticamente sempre, quel posto mi ricordava i bei momenti trascorsi con lei, inoltre, era diventata una specie di base operativa per scambiarci notizie.
Dopo un po', infatti, fummo raggiunti da Dustin che entrò con il fiatone per via della corsa in bicicletta che aveva fatto per raggiungerci.
Mi alzai di scatto da terra.
<Ehi. Tutto bene?> gli domandò Steve, porgendogli un bicchiere d'acqua.
<Sa—ly- im---az---ta> tra un sorso e un balbettio non capimmo nulla.
<Ehm, potresti parlare scandendo bene le lettere?> gli domandò l'amico.
<Sally è impazzita!> ripeté.
<Di questo ce ne eravamo accorti, dicci qualcosa che non sappiamo.> proseguì Robin.
<E' venuto Lucas prima a casa, per chiedermi come ci saremmo vestiti per la festa di metà novembre e io gli ho detto che non sapevo ancora a quale film ispirarmi...> altro sorso. Steve lo incalzò.
<Che ce ne frega di come vi vestirete per un bello, cavolo Henderson, devi rivedere le tue priorità.> il ragazzino lo sguardò stortissimo.
<Lucas ha poi aggiunto che verrà a casa mia assieme ad un suo compagno della squadra di basket che porterà Sally al ballo!> scosse la testa.
Fu come ricevere un pugno in piena faccia. Guardai gli altri ed erano tutti sconvolti.
<Chi sarebbe questo tizio?> chiese Steve.
<Un certo Nate...>
<...Walsh!> terminò Robin. <Lo sapevo, era il tizio che era assieme a Jason quando ci è venuto a chiedere il voto per il miglior costume!>
<Sì, Lucas mi ha detto che ha un debole per Sally da un po', è lui che gli ha dato il nostro numero di telefono.> abbassò lo sguardo.
Altro colpo nello stomaco. Tutti mi fissavano.
<Beh, se ha deciso così.> alzai le spalle.
<Se ha deciso così un cazzo, a lei piaci tu.> fece Dustin.
<Ehi, modera il linguaggio ragazzino.> intervenne Harrington. <Comunque ha ragione, lei ha solo paura.>
<Ma cosa possiamo fare?> alzai le mani rassegnato.
Si guardarono tutti in faccia senza sapere come rispondermi.
<Facciamo un bell'appuntamento.> rivelò Buckley ammiccando dopo averci pensato qualche minuto.
<Sìììììì.> concordò il collega, lanciandole uno sguardo complice, mentre io e Dustin sembravamo interdetti.
<Spiegate anche a noi?>
La ragazza prese a misurare la stanza con i suoi passi.
<Allora Sally scappa da te perché le hai ricordato dei traumi che ha vissuto in passato e che nella sua testa potrebbero ripetersi se si lasciasse andare con te.> mi zittì quando vide che stavo per replicare, poi proseguì, mentre io ero ancora sconvolto dalle sue parole. <Quindi ha deciso di buttarsi in una nuova uscita senza senso che però la allontanerebbe dal suo passato, secondo lei, e la farebbe allontanare anche da te.> era un fiume in piena.
<Maaaaaa, se noi organizziamo un doppio appuntamento, cioè tu, Eddie Munson, ti farai trovare al ballo con un'altra ragazza, lasciando sottintendere che di lei non te ne frega più niente, anche perché ti ha trattato decisamente male, magari lei così resterà scioccata dalla cosa e si riprenderà.> concluse aprendo le mani. Harrington le fece un applauso e lei si inchinò soddisfatta.
<Doppio-shock!> affermò Steve entusiasta, puntandole il dito.
<Doppio-shock!> ripetette lei.
<Sei un genio Buckley, l'allieva sta superando il maestro!> le diede il cinque.
<Voi siete pazzi!> affermò il ragazzino.
<Ehm, concordo.> e lo indicai, mentre loro due alzavano gli occhi al cielo. <A parte l'assurdità di questa teoria, ci sarebbe anche un altro piccolo problema: con chi dovrei andare a questo dannato ballo? Avete dimenticato che per tutti sono lo svitato? E che le ragazze mi si avvicinano solo per l'erba o perché pensano che sia una specie di satiro?>
<Su questo non devi preoccuparti. Ho diverse amiche che non sapranno dirmi di no.> affermò Steve e Dustin scosse la testa disgustato.
<Operazione double-shock andata?> fece Buckley mettendo la mano come i quattro moschettieri.
<Operazione double-shock andata.> ripetemmo noi tre, aggiungendo le nostre mani.
⚠️ATTENZIONE⚠️: quest'opera è protetta da copyright © - sono vietati plagi, anche in modo parziale.
***
Ciao a tutt*, doppia sorpresa per voi stasera - oltre al doppio capitolo, vi posto anche un piccolo estratto nella nuova storia che ho intenzione di scrivere non appena finirò questa <3
spero che vi piaccia, e fatemi sapere se siete curios* di saperne di più. Io spero che tutti voi la seguirete con lo stesso entusiasmo con cui state seguendo Take on me, che comunque sta arrivando alla sua conclusione **
Vi chiedo intanto, se possibile, oltre a darmi le vostre opinioni sul piccolo estratto, di continuare a sostenere questa storia con una stellina e/o condivisione ** grazie mille <3
"Hawkins 1974
Il bambino con i capelli rasati stava inseguendo una lucertola. La mamma gli diceva sempre di non allontanarsi troppo, ma lui non l'ascoltava mai quando si divertiva. Poco lontano dalla riva del lago, notò una bambina più piccola con dei lunghi capelli neri raccolti in due trecce mentre, sdraiata sull'erba, faceva aprire e chiudere le ali di una farfalla muovendo il dito come un direttore d'orchestra.
Il ragazzo non credette ai suoi occhi e dovette più volte e più volte strofinarseli per sincerarsi che non fosse in un sogno.
<Come ci riesci?> le chiese, facendola sussultare spaventata.
<Non ho fatto niente!> negò lei, tirandosi su, e facendo volare via l'insetto.
<Sì, invece, la farfalla apriva e chiudeva le ali seguendo il movimento del tuo dito! Come fai? Posso impararlo anche io?> continuò lui.
<No! Non è vero! Sei un bugiardo!>
<Sei tu la bugiarda!>
Le iridi scure si incatenarono a quelle color nocciola. Il primo che avesse interrotto il contatto avrebbe perso.
<Okay, ma non raccontarlo mai a nessuno! Mio padre mi ha detto che è una cosa diabolica quella che so fare e che se mi ostino a non smettere andrò all'inferno!> fu lei a cedere, scoppiando in lacrime.
Lui le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla, poi le tese un fazzoletto.
<Tieni. Mamma dice che devo sempre portarmene uno dietro.>
Lei lo afferrò e cominciò a soffiarvici dentro.
<Mamma mi ha detto anche che non devo far piangere nessuno, soprattutto le bambine più piccole. E poi mi dice sempre che non esiste l'inferno, perché lo stiamo già vivendo tutti.>
La bambina si tranquillizzò con quelle parole.
<Come ti chiami bimba? Io sono Eddie.> le domandò, ricevendo in cambio un sorriso annacquato."
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