Capitolo 4. Scott
«Parla il signor McCall, come posso esservi d'aiuto?» Così Scott aveva risposto prontamente, sicuro di trovare dall'altra parte la signora Patterson, la quale aveva un cane di media grandezza allergico ai croccantini al pollo, nonostante lei si ostinasse a darglieli ogni volta. Lo sguardo divertito di Stiles gli fece prendere un espressione divertita in volto, gli era mancato parlare con il suo migliore amico.
«Salve, il mio nome è Robert Edwards, la chiamo direttamente dall'ospedale di Beacon Hills.» Una voce fredda, quasi pungente, aveva accolto Scott, facendogli cambiare espressione in volto. Non aveva mai ricevuto una chiamata del genere, se non dalla madre, che lavorava come infermiera. La paranoia prese parte di lui, non sapeva cosa aspettarsi da quella chiamata.
«Capisco.» Aveva risposto immediatamente, in attesa che la voce dall'altra parte continuasse. Non sembrava essere l'unico preoccupato, Stiles guardava fisso l'immagine dell'amico, non riuscendo a comprendere il motivo di tanto cambiamento d'umore. Nonostante non potesse vederlo, fiutava la sua paura, il suo non riuscire a comprendere; lui, che capiva sempre tutto prima degli altri.
«Mi rammarico nell'informarle che sua madre, Melissa McCall, è recentemente stata ricoverata assieme ad un altro uomo. Entrambi hanno avuto un incidente, anche se sua madre comporta ferite maggiori a causa di un colpo d'arma da fuoco alla gamba. Ci aveva chiesto di non avvisarla, ma essendo lei il suo unico parente nei paraggi, non abbiamo potuto accontentarla. Capisce che per lei sarebbe meglio che la sua presenza fosse più immediata possibile. Conosciamo tutti bene Melissa, teniamo tutti molto a lei...» Aveva continuato poi il signor Edwards, mostrandosi veramente dispiaciuto, oltre alla preoccupazione che stava invadendo ormai tutti quanti. Scott non sapeva cosa aspettarsi, aveva una vaga idea su chi fosse l'uomo con cui era arrivata ferita, ma non avrebbe saputo nulla di preciso fino a quando non fosse arrivato direttamente sul posto.
«S-Sì, c-certo. Verrò il prima possibile. La ringrazio.» Aveva risposto di conseguenza Scott, mentre la paura cresceva in lui. Erano anni che non faceva visita a sua madre, andare da lei in quelle condizioni lo fece sentire un vigliacco. Quella donna che non l'aveva mai abbandonato, che era stata in piedi anche dopo che quello che considerava suo padre se n'era andato di casa, senza farsi più sentire. Doveva molto a sua madre, avrebbe preso il primo volo per Beacon Hills all'instante.
Scott non sapeva quanto sarebbe dovuto rimanere, ma il pensiero di perdere sua madre, non appena passò per la sua testa, rilasciò così tanti brividi che quel ragazzo dal mento storto non vide soluzione migliore che rimanere definitivamente nella cittadina dov'era cresciuto. Capiva che compiere una scelta di questo genere l'avrebbe distaccato per sempre dal suo migliore amico, ma sapeva che quest'ultimo avrebbe compreso.
E difatti, fu proprio così. Stiles si dimostrò aperto, mentre Scott fiutava in lui la paura, la paura di perdere quella donna che era stata una parte costante anche in quella del suo migliore amico. Dopo le parole del ragazzo difronte a lui, Scott non aveva perso tempo: era corso verso casa per prendere qualche cosa, per poi dirigersi immediatamente verso l'aeroporto.
«Mamma, vado alla clinica, se hai bisogno chiamami.» Erano passati anni dal brutto incidente a cui Melissa era andata incontro, in tutto quel periodo Scott le era rimasto accanto, sempre pronto ad aiutarla. L'amore che il figlio provava per la madre si era dimostrato infinito, ed entrambi sembravano aver ritrovato il rapporto che avevano sempre avuto. Il ragazzo dal mento storto salutò la madre, lasciandole un bacio sulla fronte come faceva lei quando da piccolo aveva la febbre alta, per dirigersi a lavoro. Con tutto ciò che era accaduto, Scott non si era fatto problemi a lasciare tutta la sua vita a Washington per iniziarne una nuova a Beacon Hills, e ciò sembrava renderlo felice. Viveva assieme alla madre nella casa che dov'era cresciuto, e lavora alla clinica veterinaria dove aveva intrapreso il suo primo mestiere da adolescente. Deaton si era dimostrato disponibile nell'affidargli il posto dove aveva lavorato per anni.
Melissa annuì al figlio sempre molto preoccupato e generoso, amava ciò che il suo bambino era diventato, amava la persona che era. Sapeva bene che Scott non l'avrebbe mai lasciata sola se in casa non ci fosse stato nessuno su cui potesse fare conto, e ciò la rendeva sempre più fiera. Difatti, assieme a lei passava i pomeriggi Chris Argent, l'uomo con cui era finita all'ospedale.
Scott non aveva voluto spiegazioni maggiori dopo aver costato che il padre di quella che era stata il suo primo amore non aveva voluto dargliele. Approvava la relazione della madre con quell'uomo, ed era felice che accanto a lei ci fosse finalmente qualcuno che sapeva essere una brava persona.
Scott ricambiò il sorriso per poi scendere le scale, diretto verso la moto a cui teneva così tanto. Si mise il casco e, tagliando il tempo, arrivò in pochi minuti alla clinica veterinaria.
Si infilò il camice, che sembrava renderlo parecchio fiero di lui, per poi andare a fare la solita visita agli animali. Era felice del suo nuovo lavoro, rimpiangeva molto gli strani problemi degli animali di Beacon Hills, che non per forza erano legati a fattori sovrannaturali.
Si avvicinò alla sua gatta preferita, il cui sentimento era reciproco.
«Allora, cara Maddie, abbiamo passato una bella notte?» Le sussurrò Scott, amante delle fusa che la gatta le ricambiava con dei semplici grattini sulla nuca. Aveva compreso fin da subito che il suo mestiero era favorevole se gli animali con cui trattava si dimostravano fiduciosi verso il loro medico.
Scott sorrise a quella buffa espressione che Maddie presentava sul suo volto, ogni volta che si rilassavo con la mano calda del veterinario.
Il rumore intenso e continuo di un mano che sbatteva sulla porta d'ingresso colse la piena attenzione di Scott. Chiuse la gabbietta della gatta, che spaventata era scattata in piedi.
Con passo silenzioso ma veloce, il ragazzo si avvicinò alla porta. Non sapeva chi potesse essere, ma era curioso di scoprirlo. Si stava avvicinando pian piano quando il rumore cessò.
Scott colse il momento per aprire la porta, ma ciò che si ritrovò davanti non era nulla di quello che si poteva immaginare.
Senza perdere altro tempo lo prese in braccio, osservando che non ci fosse un altro essere all'esterno di quell'edificio. Lo fece sdraiare sul tavolo dove faceva gli interventi sugli animali, per poi cercare di immobilizzarlo.
Il bambino davanti a lui continuava a divincolarsi, se pur stando sdraiato. Agli occhi di Scott, sembrava posseduto; non vedeva nulla di naturale, perciò chiamare l'ambulanza sembrava del tutto fuori questione.
Senza pensarci due volte, gli prese una mano, stringendola più forte che poteva. Sentiva il bambino sotto di lui tranquillizzarsi pian piano, mentre lui assorbiva ogni male che possedeva prima. Dopo qualche instante, dovette toglierla dalla forte stretta del bambino, mentre tossiva continuamente. Aveva assorbito troppo di quel male, e lo sapeva benissimo. Ma negli occhi spaventati ed impauriti di quel bambino, riconosceva i suoi, quando assisteva di nascosto ad un litigio dei suoi genitori.
La persona davanti a lui lo guardò impaurito ancora una volta, mentre attorno agli occhi un velo di lacrime si impadroniva. Dopodiché, perse i sensi, sotto lo sguardo preoccupato di Scott. Quest'ultimo rimase qualche secondo ad osservare la scena che gli si era presentata. Quella che sembrava essere iniziata come una giornata tranquilla, si stava trasformando in un incubo. La sensazione degli avvenimenti che lo avevano circondato per anni a Beacon Hills stava tornando.
Il telefono iniziò a squillare, facendo scoppiare la testa di Scott. Quell'assurdo e martellante suono era straziante per l'udito più sviluppato del ragazzo.
«Scott, ti dispiace se porto Melissa a fare una passeggiata fuori città?» Troppe informazioni stavano passando per la mente del ragazzo, non capiva più nulla. Non sapeva come reagire, cosa dire. Non riusciva a capire se lasciare andare sua madre con l'uomo che anni prima l'aveva mandata all'ospedale dopo una delle loro uscite fosse una buona idea.
«Ar-Argent, po-potrebbe venire un attimo alla cli-clinica?» La voce gli tremava, non era più abituato a tutti quegli avvenimenti. Probabilmente se a chiedergli aiuto fosse stato qualcun altro, non avrebbe avuto la stessa reazione. I bambini erano sempre stati un suo tasto dolente, e non riusciva a sopportare l'idea che a questi venisse fatto del male, soprattutto se a farlo erano creature sovrannaturali. Sapeva che mondo crudele ed affascinante fosse, e prendersela con un bambino era fuori questione per lui.
«Arrivo, non preoccuparti.» La risposta di Argent era arrivata immediatamente, e ciò aveva rassicurato in parte Scott. Non sapeva che fare, se il bambino si fosse risvegliato? Lui non era di certo Deaton, nonostante vestisse e lavorasse nel posto in cui lui era stato per anni, non era di certo lui. Non aveva le soluzioni pronte, non era colto quanto l'uomo che l'aveva consigliato più volte.
Sapeva che la colpa non era di certo sua, che a confronto di quella persona saggia lui era ancora un ragazzino a cui, dopo una notte, la vita era cambiata drasticamente.
Argent, come detto, non tardò ad arrivare. Non voleva lasciare la madre da sola, la quale non poteva ancora muovere bene la gamba a cui aveva comportato una ferita grave.
Scott lo accolse con in volto un'espressione sconvolta, che ancora non l'aveva abbandonato. Non si riconosceva nemmeno più: qualche anno prima sarebbe stato pronto alla situazione, l'avrebbe affrontata con il massimo della concentrazione ed avrebbe trionfato.
Scott gli fece cenno di seguirlo, e così Argent fece, con la sua espressione sempre sull'attenti.
«Oh Gesù.» Aveva esclamato con una nota di rammarico il più anziano tra i due, sconvolto dalla vista di quel bambino. Quest'ultimo in fatti, oltre ad essere pallido in tutto il volto, aveva i vestiti strappati, sporcati di sangue sovrannaturale. Il volto, però, era quello che più lì sconvolgeva maggiormente.
Il bambino sotto di loro aveva il viso ricoperto da cicatrici, che rendevano quasi impossibile in alcuni punti riconoscerlo.
Argent abbassò lo sguardo, socchiudendo gli occhi. «Cosa è accaduto, Scott?» Aveva domandato, preoccupato. Erano anni che a Beacon Hills non accadevano casi di questo genere, la cittadina dopo molto tempo sembrava aver ritrovato la tranquillità che aveva perso dopo molto tempo. Nonostante questo, pochi degli abitanti sapevano che nel bosco, e tra di loro, strani esseri si nascondevano, per poi fare la loro uscita quando la luna sorgeva alta e piena nella notte.
«Ho sentito qualcuno sbattere sulla porta, non sapevo cosa aspettarmi. Quando sono uscito, il bambino giaceva a terra, con gli occhi socchiusi, ma come indemoniato. L'ho preso in braccio e l'ho portato dentro, mentre continuava a dimenarsi. Ho assorbito molto del suo dolore, ma credo che ci sia sotto qualcosa di pericoloso, qualcosa che non sappiamo ancora, ma che non porterà a nulla di buono.» Spiegò con calma Scott, anche se di calma ne dimostrava ben poca. Era preoccupato per quel povero bambino, ma dentro di sé un altro problema lo lasciata imperterrito. Aveva affrontato tante situazioni del genere anche se non trattavano con bambini, possibile che non riuscisse più a gestire problematiche che trattassero con il mondo sovrannaturale?
Che ne era del Vero Alpha, che lo aveva fatto conoscere in quella che era diventata la sua seconda persona?
Dentro di lui sapeva che il ragazzo buono, sempre pronto a trovare altre soluzioni alla morte, era ancora parte di lui. Non avrebbe mai ucciso nessuno, e questo lo sapeva benissimo.
Solo, dov'era finita la grinta di aiutare il prossimo? Dov'era finita la capacità di gestire qualunque problema gli si presentava davanti, con forza?
Dopo tutti quegli anni, non riusciva a capire perché stare lontano da Beacon Hills lo avesse cambiato così tanto. Era quasi arrivato alla risposta che fosse proprio quella cittadina ad avere enormità di problemi sovrannaturali. Sapeva che tutti questi casini c'erano dall'origine della famiglia Hale, che essendo la più forte tra quelle del mondo licantropo, aveva attirato a sé mille cacciatori, tra cui gli Argent. I problemi c'erano da anni ormai, e di certo riattivare i poteri del Nemeton, non era stato un miglioramento per la cittadina di Beacon Hills. Nonostante ciò, Scott non aveva rimpianti; assieme ai suoi amici aveva salvato i genitori di ognuno di loro, riprendendoseli sani e salvi. Sicuramente però, il potere che era ritornato al Nemeton dopo anni, aveva attirato molti esseri a Beacon Hills, e Scott e i suoi amici li avevano dovuto affrontare, uno a uno.
«Scott, mi stai sentendo?» Erano minuti che Argent cercava di spiegare ciò che c'era da fare al ragazzo, che, ancora traumatizzato, si era perso in altri pensieri, più profondi e più laceranti.
Il diretto interessato si mise una mano sulla nuca, sapeva che Argent non aveva tutto il tempo del mondo per lui, e che ad essere lì gli stava facendo un grande favore. «Puoi ripetere?» Replicò il ragazzo, imbarazzato.
Argent sospirò. Sapeva che un nuovo problema avrebbe attaccato Beacon Hills, sperava solamente di sbagliare, anche se accadeva di rado. «Scott, devi chiamare i tuoi amici, devi riunire il branco. Se ho ragione, questo bambino sarà l'inizio di una nuova serie di problemi. Beacon Hills ha bisogno del vostro aiuto, della vostra difesa. Cercherò di contattare Deaton, anche se attualmente è impegnato in Europa. Ma Scott, questo bambino ha bisogno della vostra protezione, e al più presto.» Continuò l'uomo, serrando i denti non appena terminato. Non voleva svelare a Scott ciò che pensava fosse, avrebbe voluto indagare ancora un po' prima di dare notizie sbagliate.
Il ragazzo dal mento storto, in risposta, serrò gli occhi. Non vedeva i suoi amici da parecchi anni, non sapeva nemmeno in che città fossero.
E poi, gli avrebbero risposto? E come?
Sapeva bene che tutti i suoi amici molte volte avevano espresso il desiderio di vivere da normali adolescenti, nonostante tutti quei problemi sovrannaturali li tenessero uniti. Perciò, ora che potevano avere una vita normale, non era sicuro che avrebbero rinunciato tutto per un bambino dal volto ricoperto di cicatrici. Eppure, sperava davvero che lo facessero. Ciò che Argent gli aveva detto, gli aveva gelato il sangue. Aveva ascoltato per bene il suo battito, non era mai accelerato, nonostante sperasse lo facesse, in modo da avere una speranza che fosse tutto una grossa bugia.
Scott annuì, mentre Argent usciva dalla clinica. Il primo spostò il suo sguardo sul bambino: sembrava così indifeso, così fragile. No, non avrebbe mai potuto lasciarlo solo. Avrebbe combattuto per lui, avrebbe sfidato chiunque pur di tenere viva quell'anima che doveva essere ancora così pura.
Abbiamo un problema. Ho bisogno di te alla clinica di Deaton entro il weekend. Ti prego, aiutami.
-Scott
Le parole uscirono senza scrupoli dopo aver rivolto vari sguardi a quel bambino; avrebbe avuto bisogno dell'aiuto dei suoi amici per salvarlo.
Selezionò le persone a cui mandare il messaggio, senza avere rimorsi, né ripensamenti. Sulla lista di Scott, comparvero i nomi di Stiles, Lydia, e Malia. Non aveva dimenticato nessuno, anche se sperava non fosse così. Non aveva avuto più notizie di Kira da quando la signora Yukimura aveva cambiato città. A quella che era stata il suo secondo amore era stata concesso la libertà di comunicare con i genitori una volta ogni anno, così la madre non aveva perso tempo a comunicargli come stesse Kira, dopo averla incontrata. Mancava terribilmente a tutti, anche se si sapeva che ciò che stava facendo, lo faceva per il suo bene. Altrimenti, ciò che era dentro quella ragazza volpe l'avrebbe uccisa.
Con lo stesso coraggio, aveva inviato i messaggi, con determinazione. Ora, doveva aspettare solo una loro risposta, che sperava non tardasse ad arrivare. Aveva chiesto a tutti loro di presentarsi entro il fine settimana, esattamente a un giorno di distanza dall'incontro con il bambino. Sperava solamente che intanto, sarebbe andato tutto liscio, non sapeva ancora cosa si sarebbe trovato davanti, ma dalle parole di Argent, non era affatto nulla di semplice. Ma d'altronde, da quando il mondo sovrannaturale poteva considerarsi semplice, nella cittadina di Beacon Hills?
Spazio Autrice:
Salve Teenwolfniani! Come state?❤️
Cosa ne pensate nel capitolo?
In questo capitolo con protagonista Scott, il ragazzo spiega il problema che l'ha spinto ad allontanarsi dal suo migliore amico! Perché insomma, io adoro la coppia Melissa-Argent, voi?
Scott è rimasto parecchio scosso dall'incontro con il ferito, che si dimostra essere un bambino!
È Argent a prendere in mano la situazione e a comunicargli che è ora di riunire il branco. Secondo voi, quale potrebbe essere il pericolo che il nostro gruppo preferito dovrà affrontare?
Allora, ho pensato che sarebbe carino porgervi una domanda su Teen Wolf alla fine del capitolo, non trovate? Non sono né quiz né niente, figuriamoci! Solo semplici domande per sapere i vostri gusti!
Quindi, domanda del capitolo: chi è il vostro personaggio adulto preferito di Teen Wolf? (Melissa, Argent, lo Sceriffo, Parrish, Derek, ecc?)
Ci vediamo al prossimo capitolo, Teenwolfniani!❤️
-Rebecca🌸
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro