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Capitolo 2. Stiles



Un velo di barba non curata contornava il mento di Stiles. Erano notti che non riusciva a chiudere occhio, gli incubi lo tormentavano, ma lui non sapeva cosa fare per non scacciarli via.
Era sempre stato astuto, questa era la principale particolarità del suo carattere che gli aveva permesso di salvarsi la pelle più volte al liceo.

Il ragazzo divenuto ormai uomo, era sdraiato con la pancia rivolta verso l'alto su un letto scomodo, dal materasso duro. Quel motel dove noleggiava una stanza per la notte da qualche giorno era diventato più di semplici quattro pareti con il passare degli anni.
Stiles, difatti, non aveva scelto un motel qualunque. Sapeva bene che per aiutarlo a dormire due cose avrebbero potuto farlo: il suo cuscino, che da sempre si portava dietro ovunque andasse, e un posto familiare.
E quel motel, era familiare. In quel motel, quando la notte era ormai fonda, aveva rischiato la vita, per quella del suo migliore amico.
Mai avrebbe pensato che con gli anni si sarebbero divisi, loro si erano fatti una promessa, una promessa che erano riusciti a mantenere durante i primi anni del college. Avevano scelto  Washington assieme: la cittadina dove situa la Casa Bianca era da sempre stata una grande metà per loro, desideravano andarci a tutti i costi. E così avevano fatto.
Erano partiti con la Jeep di Stiles, che continuava a rimanere in moto nonostante il nastro isolante fosse ormai ovunque, pure sui sedili.
Le facoltà che avevano scelto di studiare erano diverse, perciò i loro edifici non gli stessi.
Ma nonostante questo, si vedevano ogni volta che potevano. Si aiutavano, parlavano.
Si chiedevano se qualche bella ragazza avesse attirato i loro occhi, anche se la risposta per entrambi era sempre stata negativa.
Il secondo anno all'Università, avevano conosciuto altri licantropi, ma sembrava che i veri problemi sovrannaturali esistessero solamente a Beacon Hills.
Quella cittadina che avevano sempre cercato di difendere sembrava tranquilla senza di loro.
Nuovi branchi erano diventati i protagonisti, ma a loro questo non interessava più.

Sembravano essere tutti più liberi tolti quei problemi che li assillavano, li dividevano, ma contro cui combattevano sempre, uscendone vittoriosi. Stiles però, rimpiangeva il non avere più misteri da svelare tra le mani, lui che di investigazione era sempre stato il migliore.
Aveva deciso di seguire le orme del padre, studiando per entrare in polizia nella città dove aveva intrapreso gli studi.
Questo era il secondo punto del patto tra lui e Scott: studiare assieme, per poi rimanere assieme anche dopo gli studi.
Erano più determinati che mai, nessuno avrebbe potuto spezzare quel legame che li teneva sempre uniti.
Scott aveva intrapreso un'attività in una clinica veterinaria a Washington, mentre Stiles passava il tempo a cercare di passare l'esame per entrare in polizia. Sì, non era ancora riuscito a superarlo, ma sapeva che la sua determinazione e la sua volontà non lo avrebbero mai abbandonato.

Ciò che il ragazzo dall'animo sarcastico non sapeva, però, era che a volte nonostante i desideri, e il tentativo di mantenerli vivi non sempre si avverano.

Era un mattinata nuvolosa, e a Washington tutti i cittadini vestivano di abiti lunghi e pesanti. Il giorno prima, Stiles e il suo migliore amico avevano accordato per incontrarsi al bar vicino alla clinica dove Scott lavorava da qualche anno.
Era così fiero che il suo amico avesse mantenuto il suo sogno, lavorando come veterinario.

A volte, raccontava al migliore amico di come rimpiangesse Beacon Hills. Nonostante il mondo sovrannaturale, raccontava Scott, alla clinica arrivavano sempre casi particolari, che lo affascinavano, facendolo comprendere di dover intraprendere quel cammino. Ma lì a Washington, l'unica cosa che arrivava erano dei cagnolini truccati con il mal di pancia perché hanno mangiato troppi croccantini.
Stiles a quei racconti scoppiava sempre in fragorose risate; sapeva quanto il suo migliore amico odiasse non avere nulla a che fare, uno dei fattori che li accomunava.

Quella mattinata, trascorsa a bere più caffè che altro, Scott ricette una telefonata. Nessuno di loro sapeva che sarebbe stata proprio quella chiamata a dividerli per alcuni anni.

«Parla il signor McCall, come posso esservi d'aiuto?» Aveva subito risposto Scott, sicuro che dall'altra parte fosse un paziente. Stiles si stava trattenendo dalle risate per il tono che il suo migliore amico stava usando, e per come si era presentato. Non odiava il suo cognome, odiava essere chiamato per quello. E il motivo gli era probabilmente molto chiaro: ogni volta che il coach lo riprendeva, lo chiamava per cognome. Non ci sarebbe stato nulla di male, se solo il coach di lacrosse al liceo non lo avesse chiamato così tante volte.

«Capisco.» Aveva poi mormorato Scott cambiando espressione. Il suo viso si era rabbuiato, la testa era chinata verso il basso, mentre muoveva distrattamente un mano nervosa.
Stiles alla vista aveva iniziato a preoccuparsi, aveva paura che l'uomo davanti a lui fosse stato licenziato.

«S-Sì, c-certo. Verrò il prima possibile. La ringrazio.» Mugugnò nuovamente Scott, attaccando subito dopo. Tolse il telefono dalle mani ancora scioccato, non credeva a ciò che gli era stato detto. Stiles aspettava una sua risposta spontanea, non voleva chiedere nonostante la sua curiosità e la sua preoccupazione fosse a mille. Scott si mise due mani sulla fronte, facendo passare le dita più volte nel ciuffo dei capelli che solo Stiles sapeva quante ore ci mettesse a sistemarlo.

«Devo, devo tornare a Beacon Hills.» Aveva detto, con voce bassa, Scott dopo qualche minuto. «Mia madre, ha avuto un incidente.» Aveva continuato, mentre il cuore di Stiles aveva perso un battito.
Melissa, la madre di Scott, era sempre stata gentile con tutti loro, nutriva un grande amore per il figlio, e per Stiles era stata una seconda madre dopo la malattia che aveva portato a perderle la sua.

Stiles apriva bocca, per poi richiuderla. Non sapeva cosa dire, o meglio, non gli uscivano le parole. Sbatteva gli occhi più volte, non ci credeva nemmeno. «Quanto starai via?» Aveva poi domandato al suo migliore amico, nonostante la domanda fosse tra le più sciocche che gli fossero venute in mente.

«Io, non lo so. Penso che rimarrò definitivamente lì. Mi hanno detto che, che ha avuto un brutto incidente, bruttissimo. Non posso abbandonarla.» Così aveva risposto Scott, ancora scosso. Stiles un rimando aveva annuito. Sapeva benissimo che questo avrebbe comportato lo spezzare del loro legame, ma sapeva ancor meglio quanto Melissa in quel momento avesse davvero bisogno di lui.

«Vai, prendi il primo volo per Beacon Hills. Ci penserò io ad inviarti la tua roba, non preoccuparti.» Stiles e Scott si scambiarono uno sguardo comprensivo: solo loro sapevano quanto bene ci fosse nei loro cuori rivolto verso l'altro.
Loro, si consideravano fratelli.

"Scott, tu sei mio fratello." Aveva pensato in quel momento Stiles, ritornando nella realtà, in quel vecchio motel. Quelle cose le aveva dette, le aveva pensate, e sperava anche di avergliele dimostrate. Quella notte, nel motel, aveva rischiato la vita per salvare il suo migliore amico, sotto gli sguardi spaventati di Lydia e Allison. Era entrato della pozzanghera di benzina che il suo migliore amico si era rovesciato addosso, mentre teneva in una mano del fuoco. Stiles quella notte non aveva potuto non piangere, mentre Scott era fuori di sé, tentando il suicidio.
Entrando nella pozzanghera, però, Stiles si era fatto dare il fuoco che il suo migliore amico teneva in mano, buttandolo poi lontano da lì.

Non sentiva Scott da ormai tre anni, e gli mancava terribilmente, come tutti gli altri. Di tutti loro, sapeva solamente del fatto che Kira fosse ancora con le Skinwalker, e che Scott la stesse ancora aspettando. O almeno, questa informazione risaliva a tre anni prima, quando era il suo migliore amico a dargliela. Degli altri, non sapeva niente, non sapeva nemmeno in che città abitassero.
Era così curioso di sapere come se la stesse cavando Malia, la ragazza di cui aveva sempre creduto, ma più di tutti, voleva capire come stesse Lydia, come stesse vivendo. Più volte aveva voluto chiamarla, ma la paura e lo stupido pensiero che non avesse nemmeno più lo stesso numero avevano avuto la meglio, lasciando che anni di vuoto li circondassero.

Aveva anche avuto l'idea di fare visita a Scott, andando a trovare anche suo padre, che sentiva solo per telefono. Ma la scoperta che quest'ultimo avesse una nuova famiglia aveva annullato ogni suol desiderio di vederlo. Aveva scoperto che il padre viveva con la nuova fidanzata e il figlio di lei, di circa cinque anni.
O almeno, così pensava fosse, non sapeva quante altre cose suo padre gli avesse nascosto. Lo sceriffo, che era rimasto tale a Beacon Hills, aveva inviato più volte il figlio a venire a fargli visita, ma Stiles ancora deluso non gli aveva mai risposto, dividendo quel legame che da sempre era parte di loro.

La suoneria di un messaggio fece alzare Stiles da quel letto scomodo. Doveva ricordarsi di chiedere un'altra stanza, dato che lui ricordava i materassi di gran lunga migliori. Non sarebbe mai venuto in quel motel, se non avesse scoperto che avevano cambiato gestione.
I proprietari di prima, erano proprio quelli che avevano causato quello stordimento a Scott e ad altri ragazzi. Causando continuamente suicidi. Ciò, con la loro morte, non accadde più, e Stiles ne fu sollevato.

Prese il telefono, sbloccando la schermata principale. Quasi gli venne un colpo nel leggere quello che le parole esprimevano.

Abbiamo un problema. Ho bisogno di te alla clinica di Deaton entrò il weekend. Ti prego, aiutami.
-Scott

Stiles fu avvolto dalla curiosità, e dalla preoccupazione per il suo amico. Sarebbe andato subito da lui, d'altronde dal motel a Beacon Hills la strada non era così lunga da doverla fare con altri mezzi che non fossero la sua amata Jeep.
Sapeva però, che Scott quel messaggio l'aveva inviato a tutti, e che perciò andare a Beacon Hills avrebbe comportato il rivederli, il fare il conto con il tempo. No, non era pronto. Non era pronto a sorreggere tutti quegli sguardi, di uno in particolare. E poi, se avesse incontrato suo padre? Che avrebbe dovuto fare?

Non sarebbe stato pronto a sorreggere lo sguardo dell'amore, ma avrebbe fatto di tutto pur di aiutare il suo migliore amico.

Spazio Autrice:
Salve teenwolfniani! ❤️ Come state?
Prima di parlare del capitolo volevo chiedervi se conoscete qualcuno a cui chiedere di realizzare una copertina, o se tra voi qualcuno è disposto! Mi fareste davvero molto piacere, dato che la copertina che c'è adesso fa abbastanza pena! 😅😂Vi ringrazio in anticipo sperando di una risposta da parte di qualcuno! ❤️

Comunque, in questo secondo capitolo abbiamo trovato uno Stiles triste per il rapporto che si è spezzato con il migliore amico, entrambi non erano mai stati per così tanto tempo lontani infatti!
In più, Stiles ammette di non essere pronto ad incontrare Lydia, la ragazza per cui aveva perso la testa dal primo giorno in cui aveva incrociato i suoi occhi con quelli di lei.

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, anche se non è un granché! 🌹
-Rebecca🌸

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