Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 19. Malia

Il sole non era ancora comparso, e la cittadina di Beacon Hills sembrava spenta, colma dei suoi abitanti ancora nel mondo dei sogni.
Solo qualche impiegato lo si poteva trovare in auto tra le strade, ancora assonnato e volenteroso di caffè.

Ma sebbene la città aspettasse ancora il suo risveglio totale, i boschi sembravano essere già svegli. D'altronde, tra gli alberi non risiedeva altro che il silenzio, ed era forse questo che faceva tanto amare e allo stesso tempo tanto detestare un ambiente come il bosco.

Ma per Malia, quello era la sua casa. E specialmente gli alberi di Beacon Hills, che non vedeva da anni.

Inizialmente la ragazza coyote era titubante sul ritornare o meno in quella che era stata la sua casa, e nei giorni in cui era arrivata non aveva potuto pensarci troppo, siccome impegnata nel vero motivo che l'aveva riportata a Beacon Hills.

Ma in quella mattina ancora buia, aveva preso il coraggio.
Era uscita di nascosto, tentando di non emettere alcun rumore, così da non svegliare gli altri. Aveva indossato i primi vestiti che le erano capitati tra le mani, seppur facendo attenzione a non prendere quelli di Lydia, e con una sacca era sgattaiolata fuori.
Erano passati troppi giorni dalla sua ultima trasformazione, dal suo ultimo essere tornata nelle sue reali sembianze, come le piaceva definirle.

Arrivata al bosco, senza alcuna fretta, aveva lasciato i vestiti nella tasca, e nascosti tra i rami di un albero che non si ricordava esistesse.

Aveva sempre considerato Beacon Hills come un posto dall'interno marcio, e data la sua vita nella cittadina, non la si poteva non biasimare. Ma correndo tra gli alberi di quel bosco, in quel momento riusciva a sentire solo l'aria fresca e pura. E ciò, la metteva in confusione.

Malgrado i suoi buoni propositi su quella scappatella dalla casa di Scott, evitò di avvicinarsi al luogo in cui c'era la sua piccola grotta, quel luogo freddo e cupo che per anni era stato il suo nascondiglio.

«Malia.» Si sentì chiamare da dietro, poco dopo essere ritornata all'albero in cui aveva lasciato la sacca con gli indumenti.
Prima di girarsi verso la persona che l'aveva chiamata, si infilò la maglietta ed indossò i pantaloni.

«Scott. Mi hai seguita?» Rispose non appena incrociò gli occhi del ragazzo, che in quegli attimi aveva cercato di distogliere lo sguardo dal corpo della ragazza.

«Ero solo preoccupato per te.» Rispose senza mentirle, e senza nasconderle la sua preoccupazione, come il tono dimostrò.

«Oh. Si, non c'è bisogno che tu ti preoccupi. Ero solo andata a fare due passi per gestire questa situazione.» Replicò, con un velo di bugia. Non voleva che lui pensasse che era andata nel luogo in cui risiedeva quella piccola grotta. Non perché se ne vergognasse o perché temesse il suo giudizio, ma semplicemente poiché preferiva che anche un tale fatto rimanesse tra di lei e nessun altro.
Aveva passato la maggior parte dei suoi anni da sola, combattendo per se stessa e con se stessa; senza un amico, o un genitore che le fosse accanto. Per questo ciò che caratterizzava il suo carattere era non solo la discrezione, ma anche una forte chiusura verso gli altri.

Da quando aveva conosciuto Scott e gli altri ragazzi, aveva pian piano aperto il suo guscio. Con questo primo, poi, sapeva ciecamente di potersi fidare; eppure ciò non lo ammetteva a se stessa. Malia cercava sempre di riuscire a far tutto da sola, senza l'aiuto degli altri. L'unica persona di cui si voleva fidare era lei stessa, ma era consapevole che si poteva fidare anche degli altri componenti del suo branco, della sua famiglia.

«Capisco.» Ribatté a conoscenza del fatto che Malia non fosse stata pienamente sincera con lui; ma nonostante ciò, Scott rispettava. «Vieni, andiamo a prenderci qualcosa di caldo, ormai la caffetteria della signora Clarke dovrebbe essere sicuramente aperta.» Le disse, alludendo ad un mezzo invito.
Non aspettò che Malia rispondesse, né verifico il suo sguardo. Aveva paura che le avesse riposto che non ne aveva voglia, o che non era il caso.
Ma ciò, per sua fortuna, non avvenne, e Malia lo seguì verso la jeep.

***
Scott

La caffetteria della signora Clarke non era cambiata di una sola virgola. Scott ne poteva sentire ancora l'odore, mentre l'aria calda data dall'allegria e dalla serenità lo abbracciava, come l'abbraccio caldo di una nonna.

L'ultima volta che era stato in quel posto se lo ricordava. Accadeva di rado, che i suoi genitori fossero in armonia.
E quel sabato mattina, lo erano.

L'idea di andare a fare colazione dalla signora Clarke era stata di suo padre, e sua madre aveva assecondato. Si erano seduti ad un tavolo vicino alla finestra, e mentre aspettavano le loro ordinazioni si divertivano a chi trovava prima un auto rossa, così da poter avere più punti.
Oltre alle loro ordinazioni, prendevano sempre un cioccolatino, e lo mettevano in mezzo al tavolo.
Chi, alla fine della colazione, aveva trovato per primo più auto rosse, vinceva il cioccolatino.

E quel sabato mattina, così sereno e armonioso, forse l'ultimo dove ricorda la sua famiglia felice, vinse lui.
Già all'epoca sapeva che i suoi genitori lo avevano fatto vincere, perciò con un coltello divise il cioccolatino in tre parti uguali, dando ad ogni componente della sua famiglia un pezzo.

Quella fu l'ultima volta che mise piede nella caffetteria della signora Clarke.
In quel momento, ricordando quel momento così felice ma al contempo così triste, non poté non domandarsi il perché fosse tornato in quel posto.

Perché non era andato da un'altra parte?
Cosa l'aveva spinto a tornare in quel posto che, sebbene colmo di bei ricordi, gli aveva fatto venire i brividi?

Mentre si poneva quelle domande nella sua testa l'immagine della madre che piangeva, seduta sul letto, aveva preso il sopravvento.

Cosa ci faceva lì?

Non aveva mai più messo piede in quella caffetteria, né con sua madre e né con Stiles.

Perché adesso ci aveva portato Malia?

«Scott, riesci a sentirmi?» Domandò una voce femminile nella sua testa.
«Scott.» Si sentì ripetere il suo nome, mentre adesso veniva scosso.

D'improvviso aprì gli occhi, ritrovandosi una Malia preoccupata che lo fissava cercando di comprendere un solo motivo del suo comportamento.
La caffetteria, sebbene aprisse presto, presentava solo un paio di camionisti fermi per una sosta, che non appena incrociarono lo sguardo del ragazzo, tornarono immediatamente a fare le loro cose.

«Scusa. Io, non so cosa mi sia successo.» Ammise abbassando la voce, e cercando di togliere dalla testa l'immagine della madre che ancora era ferma a piangere sul letto.

«Andiamo via, vieni.» Si sentì prendere per la mano e portato via, fino a ritornare nella jeep.

«Ti senti bene?» Domandò Malia preoccupata, nel tentativo che il ragazzo si aprisse con lei e le svelasse il motivo della sua reazione.

«Si. Non dovevo tornare qui. Non so nemmeno perché ho proposto questo posto.» Ammise più a se stesso che a lei, tenendo lo sguardo fisso su un punto.
«L'ultima volta che sono stato in questo posto ero con i miei genitori. Erano ancora assieme, sai? E quel giorno eravamo tutti così felici.» Iniziò a raccontarle, e a Malia parse di vedere, e di sentire, una luce nei suoi occhi. «Ma quello è l'ultimo ricordo che ho di loro due assieme e felici.» Terminò in fretta, chiudendo gli occhi e togliendo quella luce che aveva preso parte in lui.

«Scott.» Lo fece girare dalla sua parte, appoggiando una mano sulla sua. «Mi dispiace.» Ed era seria. Anche dentro di lei l'ultimo ricordo della sua famiglia felice era come una valvola piena di amore e di tristezza, che quanto faceva bene, faceva anche male.

Si guardarono fissi negli occhi per qualche attimo, dove entrambi con lo sguardo sembrarono dirsi a vicenda infinite cose. Tra le prime, grazie di esserci.

Poi, senza alcuna velocità, la mano di Scott accarezzò il viso di Malia, per poi avvicinarsi a lei con il viso.
La ragazza fece lo stesso, fino a che le loro teste non si toccarono.
I loro respiri divennero una cosa sola, mentre gli occhi chiusi avevano smesso di parlare. Non servivano parole per quel momento.

Poi, come un gesto naturale ma vero, le loro labbra presero ad incrociarsi.

In quel bacio, ci misero ogni sentimento che provavano, dall'amore alla rabbia, dalla felicità allo sfogo. E unendosi, si liberarono di ogni sensazione, fino a rimanere solo loro due. Assieme.

La mano che Malia aveva prima messo su quella di Scott era ancora lì ferma, con la differenza che in quel momento entrambi se la tenevano stretta, come ad avere paura di staccarsi.

In quegli istanti capirono che avevano bisogno l'uno dell'altro. Liberandosi da tutte le preoccupazioni, dalle paure, e dalle sofferenze, riuscivano ad amare.
Era come quando, con uno specchio sporco, per vedere il tuo riflesso lo devi prima pulire.
E loro avevano fatto così; si erano visti l'uno nell'altro prendendo e liberando del tutto ogni forma negativa presente, specchiando così l'uno nel corpo dell'altro il loro amore.

«Adesso dovremmo andare, prima che gli altri si sveglino.» Le disse Scott, staccandosi leggermente dalle labbra di lei, che formavano un sorriso perfetto. La ragazza annuì e Scott iniziò a guidare.

Ma le loro mani erano ancora strette.

Spazio Autrice:
Ciao Ragazzi! Come state?
Nuovo capitolo, spero tanto vi sia piaciuto.. 🌹🌹

So che magari non tutti approvano questa coppia, ma Malia è l'unica affianco a Scott che mi è piaciuta dopo, ovviamente, Allison!👫
Voi cosa ne pensate? Spero veramente che ciò piaccia anche a voi haha!

Vi ringrazio per aver letto questo capitolo e per essere semplicemente qui, a supportarmi!
Vi voglio bene❤️
-Rebecca

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro