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Capitolo 13. Malia


Dal capitolo 11. Branco
[...] «Scott.» Lo chiamò poi Malia, mostrandogli con lo sguardo il punto che aveva notato.
I due si scambiarono uno sguardo serio. «È meglio farlo sapere agli altri.» Continuò poi la stessa ragazza, quasi intimorita da ciò che aveva davanti.

In risposta, Scott annuì deciso.

«Non è possibile. Non vedevo un marchio del genere da anni e anni...» Mormorò Scott, quasi parlando con sé stesso, intimorito a sua volta da ciò che aveva davanti. L'ultima volta, il marchio stesso aveva indicato solo guai.
Non potevano permettersi di mettere a rischio la cittadina, non un'altra volta.

«Scott.» Cercò di attirare la sua attenzione la ragazza, che per tutto il tempo era rimasta ferma, quasi immobile. «Scott.» Ripeté, con più decisione, appoggiandogli la mano sulla spalla.

«Come?» Rispose lui, con uno scatto ritardato, come fosse appena ritornato nella realtà. E in effetti, era proprio così. Quel marchio lo aveva mandato per aria, gli aveva fatto perdere tutte le poche sicurezze che sembrava possedere.
Che fosse legato al bambino? E se così fosse, per quale motivo?
Quale oscuro segreto si cela dietro il volto ancora impaurito, di una giovane creatura, come quella che aveva soccorso?
Scott non sapeva dare una risposta a tutte queste domande, che comparivano in lui come fossero flash.
Ed era forse quello a mandarlo in bestia.

«Dovremo tornare alla clinica. È meglio far sapere a Stiles e Lydia ciò che abbiamo difronte. Perché se questo marchio vuole dire ciò a cui sto pensando, abbiamo un grave problema davanti. E dobbiamo pensare bene a come agire.» Sussurrò in un solo fiato Malia, in piena alla determinazione e alla conoscenza del pericolo.

«Si, certo, hai ragione.» Si ricompose d'un tratto, come fosse appena stato illuminato, anche se non da una luce positiva. «Andiamo.» Concluse poi, avviandosi dalla strada che avevano appena percorso.

Entrambi si chiedevano se i due amici, rimasti alla clinica, avessero trovato qualcosa, un qualsiasi indizio che gli facesse dirottare strada. Perché quella che stavano proseguendo, portava solo a tanto male.

«Non ti ho mai chiesto perché sei tornato a Beacon Hills. Credevo volessi allontanarti, da tutto ciò.» Gli domandò Malia, mentre uno di fianco a l'altro camminavano con un carico pesante sulle spalle: la paura.
Le parole della ragazza coyote mannaro erano riuscite, però, a non far pensare ad entrambi al presente. E forse era quello che dovevano fare, pensare ad altro; qualcosa che potesse distrarli.

«Anni fa ho ricevuto una chiamata dall'ospedale di qui; mia madre aveva avuto un brutto incidente. Allora, non ho trovato altra situazione se non lo tornare.» Spiegò lui, con un lieve tono di fastidio, che però Malia non sembrò percepire. La ragazza, infatti, alle sue parole annuì; forse con poca conoscenza della realtà, o forse con ingenuità.

«Oh. E come è avvenuto?» Domandò nuovamente, nel vano tentativo che Scott si aprisse, davanti alla sua curiosità.
Quello che la giovane donna sperava, infatti, era che il rapporto che avevano tornasse. In quegli anni, seppur felici, le era mancato qualcosa. E tornare a Beacon Hills, aveva dato la spiegazione a quella mancanza che di lei sembrava essersi impadronita.
Un amico.
Ecco cosa mancava, alla ragazza determinata e all'apparenza con pochi sentimenti.
Un vero amico.

«Non mi piace parlarne. Non è un bel ricordo, ecco.» Rispose poi lui, dopo attimi di silenzio meditati a pensare. Non si sentiva pronto, difatti, a parlarne con qualcuno. Non l'aveva fatto nemmeno con Stiles, seppur non lo vedesse da anni.
E tutto ciò, gli scocciava; gli scocciava parecchio.

«Ed era da sola?» Domandò nuovamente, incurante dei sentimenti che l'amico al suo fianco stava avendo. «Voglio dire, l'incidente. Lo ha avuto da sola?» Proseguì, nel tentativo di spiegarsi meglio.

Di colpo Scott si fermò, tanto che inizialmente Malia nemmeno se ne accorse. Quando poi sentì il suo respiro sempre più lontano, si girò accorgendosene. Fece per tornare indietro, per chiedergli se andasse tutto bene. Ma dalla sua posizione, lo vide sbottare. E in quel momento, capì che stava sbagliando tutto. Aveva esagerato, e ciò non era da lei.
Che le stava accadendo?
Era l'essere ritornata in quella cittadina di cui aveva conosciuto il bene e il male, a mandarla su di giri?

Non si mosse. Non le sembrava il caso, d'altronde.
Ma con sua sorpresa, Scott tornò al suo fianco, con passò lento. Quasi, dispiaciuto. Riconosceva di aver esagerato, senza alcuna motivazione. O almeno, Malia non poteva sapere il motivo di tutta quella sua irritazione per quelle semplici domande.

«No.» Mormorò, una volta vicino. «Era con Argent.» Continuò poi, tra una pausa di silenzio e l'altra. «Ha causato lui l'incidente.»

A quelle parole, Malia fu percossa da brividi gelidi. Da un lato, quel nome se lo aspettava, e non perché la sera prima li aveva sentiti scambiarsi tenere frasi al telefono.
Fece per aprire bocca, per dirgli che le dispiaceva, e che ora era tutto finito. Ma sapeva che avrebbe raccontato solo falsità, e che Scott l'avrebbe capito ascoltando il battito del suo cuore accelerarsi.
Così, semplicemente, gli mise le mani intorno al collo, per poi far toccare i loro petti.
Lo stava abbracciando.
Malia Hale, la ragazza coyote mannaro all'apparenza prima di sentimenti, stava abbracciando qualcuno.

A quel gesto, Scott lo ricambiò, appoggiando la sua testa nell'incavo tra il collo e il braccio della ragazza.
Erano di nuovo loro.

D'un tratto una porta vicina si aprì di scatto, sciogliendo quel momento che tra i due si era creato. «Oh, scusatemi, non volevo disturbare.» Blaterò Lydia, che a piccoli passi era uscita dalla clinica.
La clinica veterinaria.
Non si erano nemmeno accorti di esserci arrivati.

«Non c'è problema. Noi,...» Iniziò a tranquillizzarla Scott, non riuscendo a trovare le parole per continuare, e per spiegare esattamente cosa stessero facendo. «Sì, ecco...»

«Stavamo proprio venendo da voi. Dobbiamo parlare.» Lo salvò Malia, senza fermarsi a guardarlo. Dopo le parole pronunciate, seguì Lydia, senza girarsi. Non le sembrava il caso, avevano cose ben più importanti da pensare in quel momento. E Scott sembrò comprenderla.

I tre si diressero all'interno della clinica, uno a data distanza dall'altro.

Nonostante ciò, qualche passo indietro non permise a Scott di non notare il polso della ragazza dai capelli rossi. «Cos'hai fatto al polso?» Le domandò, con tono più preoccupato che curioso.

«Questo dici?» Domandò lei, in risposta, indicandosi il punto in cui Stiles, con pazienza e cura, aveva fasciato. «Oh, niente. Sono caduta dalle scale, sai quanto posso essere sbadata a volte.» Mentì, sperando che i due dietro di lei non ascoltassero i battiti più frequenti del suo cuore. Non c'era nulla di male in ciò che era successo un attimo prima, era vero.
Ma Lydia sentiva come se quel momento dovesse rimanere suo e del ragazzo con cui l'aveva condiviso.
O almeno, questo era quello che pensava di aver capito dai sentimenti così per aria che stava avendo, da quando aveva ricevuto il messaggio di Scott.

«Ma qui non ci sono scal-» Fece per parlare Malia, non capendo il volere della ragazza dai capelli rossi di chiudere l'argomento.

«Eccoci.» La bloccò dunque, chiamando Stiles, che era fermo davanti a dei cassetti.

Il ragazzo, una volta sentita la voce, fece per girarsi. La fortuna non sembrava essere dalla sua parte, in quel momento, però. Difatti, una vecchia e fastidiosa anta di legno finì per sbattere sulla sua testa, come fosse appena spuntata dal nulla.

«Maledizione.» Mormorò lui, tra un lamento e lieve segno di dolore, che tutti sapevano si sarebbe tramutato presto in un perfetto bernoccolo.

«Stiles.» Fece per chiamare la sua attenzione Scott, cercando di nascondere anche le risate. «Abbiamo bisogno di parlarvi.» Continuò, facendosi più serio, e girandosi per incontrare lo sguardo di Malia, che gli era affianco.

«Se ciò che abbiamo trovato è legato a quel bambino, siamo tutti in pericolo. Noi, gli abitanti, gli esseri sovrannaturali. Siamo tutti in pericolo.» Iniziò a spiegare ai due che erano rimasti lì, e che non avevano visto con i loro occhi.

«Abbiamo trovato un marchio non lontano da qui.» Continuò, catturando l'attenzione di tutti i presenti. «Un marchio che conosciamo già, e per cui l'ultima volta abbiamo dovuto sacrificarci.»

«Cosa significa il marchio, Scott?» Domandò Lydia, con un filo di voce traballante.

A quella domanda, i due ragazzi che l'avevano trovato si guardarono a lungo. Come per timore di doverlo dire.

«Vendetta.» Rispose questa volta Malia. «Il marchio significa vendetta.» Ripeté, cercando di assumere un po' più di sicurezza nelle sue parole.

Spazio Autrice:
Ciao Teenwolfniani! Come state? 💋💋
Volevo augurarvi di nuovo buon natale ((anche se è finito HAHAH (sempre sul pezzo io)) e buone vacanze! 🎄💖⭐️💫

Comunque, tornando a noi. Ecco un nuovo capitolo, dopo anni aggiungerei, incentrato in parte sulla nostra coyote mannaro.
Cosa ne pensate?
Dubbi? Pensieri?
Per chi non ha capito di quale simbolo sto parlando, ho deciso di mettervi la gif qui sotto👇🏻!

Avete capisciuto?🍪
Tra l'altro mi scuso dei possibili errori grammaticali, dato che sono sicura ce ne saranno tanti ahha!

Bene, direi di chiudere qui!
Vi auguro ancora buone feste! E grazie di aver letto il capitolo! Stiamo crescendo sempre di più, e non so come ringraziarvi, davvero!
-Rebecca💖

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