Una volta arrivati all'università, Diana ed Ermet varcano decisi il cancello principale. Entrano in un'aula non molto grande, al punto che una trentina di alunni la fanno sembrare affollata. All'ingresso dei due ragazzi, un leggero brusio comincia a riempire la stanza, ma il professore non palesa il minimo disappunto, come invece è solito fare quando qualcuno interrompe la sua lezione. Tuttavia termina in fretta l'argomento del giorno, congedando i presenti all'indomani. Sul volto dell'insegnante si può leggere l'impazienza di veder uscire tutti, tranne Ermet e Diana, che non ha perso un attimo di vista. Accertatosi di aver chiuso la porta a chiave, si avvicina ai due ragazzi, e rivolge un'occhiata minuziosa al primo.

"Diana, cosa è successo?"

Non può immaginare di avere di fronte la prova delle loro teorie, l'oggetto delle infinite ore di studio passate tra il dipartimento della biblioteca, i siti archeologici e i laboratori.

"Forse sono riuscita a unire i nostri mondi. Ermet, ti presento il Professor Caveglio " esordisce la ragazza.

"I nostri mondi?" la interroga Ermet.

" Cercherò di renderti tutto più comprensibile. Ciò di cui sono quasi certa, è che tu venga dal futuro. Un futuro a cui sto lavorando, e che a questo punto, devo aver creato. Un futuro in cui ho unito i nostri mondi. Un futuro in cui ho trasmesso a tutta l'umanità le capacità che mi sono proprie. Allora, correggimi se sbaglio: dove vivi tu, quando dormite non sognate nulla, vi riposate e basta."

Il ragazzo senza taen ascolta immobile, inquieto.

"Qui non è così. Per la maggior parte di noi, dormire comporta dell'altro. Noi spesso sogniamo. Sognare significa perdere se stessi, elaborare timori, interessi, speranze e fantasie. Io invece, a differenza degli altri, ho da sempre una predisposizione, una specie di talento innato, diciamo che posso sognare in modo cosciente, ho l'abilità di decidere cosa sognare. Lo faccio in modo naturale, è un dono. Capisco che per te sia difficile da comprendere, ma ti prego di provare a capire. Ho svolto delle ricerche, e sono giunta al Professore, insieme a lui ho scoperto che nel corso della storia non sono stata l'unica ad avere questa capacità. Diversi soggetti, in passato, hanno avuto a che fare con questo, è chiamato il potere dei Taen. Le persone come me esistono per uno scopo ben preciso. I miei predecessori hanno coltivato quest'arte, al punto di decidere di tenere segrete le conoscenze a cui sono giunti. Il nostro è un segreto tramandato solo a un gruppo ristretto di persone. Quelli come me affrontano il sonno con la stessa coscienza diurna, e io e il professore siamo certi di essere in pericolo. Credimi."

"Non riesco a seguirti perfettamente", la interrompe Ermet.

"Sappiamo che non è ciò che immaginiamo nel sogno, ma quello che vediamo da svegli ad alimentare la nostra immaginazione. Alcuni uomini stanno sfruttando a loro favore questa scoperta, sanno che è l'immaginazione la vera forza creatrice, ciò che trasforma l'energia in materia. Non so come spiegarti meglio...è quello che viviamo sulla terra, che ci condiziona laggiù, nel mondo della creazione, nel mondo del sogno. C'è chi vuol far emergere solo una parte della realtà. Noi vogliamo impedirlo, e a questo punto, forse ci siamo riusciti.

In effetti, per alimentare il potere che serve alla vita, il potere del Taen, ciò che permette all'immaginazione di creare, c'è bisogno di altro oltre a noi. C'è bisogno di un mondo, vasto, incomprensibile, pieno di misteri che non riusciamo a spiegare. Quando si sogna, lì si torna alle origini, si torna pura energia, e tutto si fa più chiaro, si torna in possesso di ciò che occorre. Stiamo lavorando affinché in futuro si possa vivere in un mondo così. Un mondo in cui una coscienza collettiva, un collante, un flusso, unisca tutti e regoli ogni cosa. Una dimensione in cui c'è sintonia con l'altro, oltre a noi. In una dimensione che è molto simile a quello che oggi chiamiamo sogno. Il fatto che tu sia qui, non me lo so spiegare."

"Devo trovare i miei amici", è tutto quello che riesce a dire Ermet.