PENDRAGAR I: CAPROMULO
Tre studenti dell'Accademia di reyonica, un capretto che rischia di finire in padella, un cuoco violento. Ci sono tutti gli ingredienti per un gran pasticcio. Albiedo Pinderot soffia col naso, la penna d'oca gli ha di nuovo stuzzicato la narice. Scuote la testa la testa e spalanca gli occhi. Tenere il calamaio in mezzo al banco è un ottimo il trucco per non cadere addormentato. Nelle lezioni di storia diventa vitale. Il Decano Malvernon passa la mano sulla barba, lo sguardo perso verso il soffitto. «Gli anni dell'Assedio sono essenziali per la reyonica. Sapete dirmi il perché?» Rafiel Vis-Rel scatta in piedi. «Sì signore! Le moderne tecniche di manipolazione bellica nascono in quel periodo, signore.» Il Decano sospira. «Ragazzo, non siamo nell'esercito. Quante volte devo ripetertelo? Altre idee?»Valteria Granget alza la mano, sorridendo. «Il Riflesso era alla distanza più vicina mai registrata, un'occasione unica per studiarlo. Ha permesso passi da gigante nelle teorie reyoniche.» «Al costo di innumerevoli vite, signorina.» «Beh, sì.»Granget arroscisce. «Immagino sia una brutta cosa.» Il Decano congiunge le mani dietro la schiena e fissa Pinderot. I suoi occhi sono due fessure ombrose sotto le sopracciglia candide. «Siete entrambi nel giusto, ma il vero motivo è un altro. In quegli anni i manipolatori furono perseguitati, ferocemente. Alcuni vennero usati come armi, molti uccisi e basta. Bastava una piccola estrazione, anche involontaria, per finire sul rogo. La gente diede la colpa dell'Assedio ai manipolatori, specialmente a quelli umani.» Il Decano si sposta alla finestra e volge lo sguardo verso il cortile. La sua voce diventa un sussurro. «Da quanto sappiamo oggi, avevano ragione.»…